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- Perfezionismo -
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Cos'è il perfezionismo?

(avere una direzione, accettare gli errori i fallimenti e gli imprevisti e non essere spaventati da essi, perché ciòche conta è la direzione e non il controllo assoluto sui vari passaggi

collegamento fra ossessione e perfezionismo, il perfezionismo si può manifestare con l'ossessiva ricerca del perfetto non accettando il difetto

distinguere perfezionismo ed eccellismo)

Il perfezionismo descrive il fenomeno in cui un soggetto una volta posto un obiettivo non è in grado di accettare un piano d'azione che possa contenere anche solo in minima parte dei difetti.

Il termine di difetto non è casuale, prendiamo l'etimologia del termine perfezione ovvero "perficere" e prendiamo l'etimologia del termine difetto ovvero "deficere", entrambi hanno la stessa radice che è "ficere" che vuol dire fare.

Il difetto è quell'elemento che "fiacca" un piano, più sono i difetti e maggiori sono le probabilità che capitino dei problemi, che si possa fallire nel raggiungimento dell'obiettivo o che rendano l'obiettivo meno appetibile.

Questo punto è fondamentale perché un difetto di per sé non vuol dire nulla, può essere ininfluente o può essere fatale, può causare problemi di poco conto o causarne di rilevanti.

Il punto è "come fa un soggetto a stabilire cosa è un difetto? Come fa a stabilire l'impatto?" e la risposta è nelle regole, nella componente previsionale umana, sul fatto che un soggetto può rispondere alla domanda "cosa succede se faccio questo? Cosa succede se faccio quest'altro?".

Ogni soggetto ha una sua visione di perfezione, cioè un piano d'azione che secondo lui lo porterà al risultato e quindi ogni volta che vede che non può fare le cose secondo quel piano parlerà di difetto e potrebbe scattare la componente perfezionista e non riuscire a proseguire fino a quando le cose non vanno esattamente come pensa.

Il difetto è percepito come un danno, quanto più il danno viene sentito emotivamente e percepito ingente quanto più sarà la reazione emotiva perfezionista, specialmente se il soggetto non è conscio del suo essere perfezionista.

Sono due le domande che scattano a questo punto, la prima domanda che conviene porsi a questo punto è "la perfezione esiste?" e la seconda è " perché le persone diventano perfezioniste? Perchè hanno bisogno della perfezione".

Iniziamo con il rispondere alla prima domanda, la risposta è "si, la perfezione esiste ma non è detto che sia ciò che la persona crede o che sia realizzabile", questo cosa vuol dire? 

Che un piano d'azione perfetto virtualmente esiste, anche se noi non lo conosciamo o se non possiamo attuarlo per limiti intrinsechi alla nostra condizione.

Questo punto è fondamentale perché ci fa capire esattamente che il perfezionista potrebbe rimanere bloccato in una dimensione di "voglio la perfezione e non la trovo" oppure in una dimensione di irraggiungibilità dove è l'obiettivo stesso che non ha un possibile percorso perfetto.

Pensiamo a chi si pone come obiettivo quello di piacere a tutti, probabilmente una soluzione c'è, ma il soggetto difficilmente la conoscerà e difficilmente potrà realizzarla.

Per comodità il perfezionismo va distinto in quattro componenti:

perfezionismo razionale, il soggetto ha una visione di razionalità valida e si è posto un obiettivo realizzabile. Quindi il suo essere perfezionista può rivelarsi un vantaggio, dato che il piano è giusto esiste  ed è percorribile;

- perfezionismo irrealizzabile, il soggetto sebbene abbia una visione di perfezione valida non riesce a rendersi conto che è irrealizzabile, il perfezionismo non farebbe altro che farlo soffrire e lasciarlo bloccato;

- perfezionismo introvabile, nonostante esista un piano perfetto il soggetto non lo trova;

- un perfezionismo distorto, il soggetto insegue una perfezione che è solo nella sua testa, non è reale.

 

 

 

Ma attenzione a non pensare che il perfezionismo sia sempre la scelta da preferire, il perfezionismo razionale ci dice che è percorribile ma non è una strada obbligatoria, molti soggetti riescono a vivere senza perfezionismo perché semplicemente accettano le conseguenze dei difetti, hanno capito che l'obiettivo può essere raggiunto anche se il piano non è perfetto, se il piano contiene dei difetti come degli errori o come il fatto che qualcosa non venga realizzata al meglio.

Questo percorso viene definito come "percorso soddisfacente" cioè chi non è perfezionista si rende conto che un'alternativa c'è, cioè è possibile inseguire obiettivi e fare scelte che contengano difetti se al netto di tutto ciò che si ottiene è comunque soddisfacente e non interferisce con la felicità e qualità esistenziale in generale.

Parte della vita stessa è quella di comprendere e accettare che un difetto non porta necessariamente alla catastrofe, anzi l'umanità stessa si basa su tutta una serie di processi contenenti in minima parte difetti ma che funzionano comunque, quasi nulla è perfetto e nonostante questo l'umanità progredisce, le persone si rapportano, si amano e tante cose vengono svolte comunque, la vita accade lo stesso.

Anche quando una persona accetta e comprende il concetto di percorso soddisfacendo potrebbe comunque non riuscire a fare almeno del perfezionismo e la risposta la troviamo in due punti:

- perfezionista difensivo, il soggetto cerca il perfezionismo per la paura del giudizio e azioni degli altri. Ha paura delle reazioni negative da parte degli altri se facesse qualcosa di sbagliato, il soggetto è letteralmente terrorizzato dal fatto di poter essere ripreso, di poter essere messo di fronte al fatto che ha sbagliato e quindi punito per qualcosa, di essere lasciato, abbandonato, scartato, il soggetto ha una paura degli altri che riversa in ciò che fa. Detto in altri termini abbiamo un soggetto vulnerabile, un soggetto che prova vergogna frequentemente e per difendersi cerca la perfezione perché ogni difetto diventa fonte di ansia, di paranoia, ogni difetto potrebbe portarlo a ciò che più teme;

- perfezionismo competitivo, il soggetto cerca il perfezionismo per competere, la sua ricerca del meglio, la sua assenza di difetti non è collegata alla paura degli altri ma quanto più al non accettare di essere inferiore agli altri, ma di dominarli, di superlarli, etc... Il soggetto non riesce ad accettare dei difetti perché questi lo farebbero sentire inferiore. 

 

Il perfezionismo è la conseguenza di ciò che siamo, finendo per attingere alle nostre credenze per cercare un prodotto perfetto che ci difenda da un mondo che ci fa paura o ci faccia sentire ad un buon livello in un mondo in cui siamo continuamente in competizione.

Il perfezionismo difensivo punta all'ineccepibilità, presentare un prodotto su cui nessuno abbia nulla da ridire, sia assente di quelle cose che potrebbero portare alla rottura, al rimprovero, alla punizione, etc...

Il perfezionismo competitivo punta all'eccellenza, al presentare un prodotto che sia migliore di tutti, che non abbia rivali, etc...

Il soggetto non riesce in alcun modo a fare meno della perfezione, non può ricercare la strada soddisfacente perché è fatto in quel modo lì e ciò implica un cambiamento se il soggetto desidera cominciare a vivere meno e con meno pressione.

 

 

 

 

Ecco che a questo punto è possibile non solo capire il perfezionismo ma anche capire che la differenza la fanno gli obiettivi che i soggetti si pongono.

Quando oggi sentiamo frasi dire "il perfezionismo è in un aumento" quello che significa è che sempre di più sono le persone perfezioniste e che gli obiettivi che le persone si pongono sono sempre più elevati.

Come si spiega questo? La risposta la troviamo probabilmente nei social newtork, questa realtà sempre connessa porta a due conseguenze:

- la prima è che un soggetto fragile sente di essere sotto i riflettori continuamente, tutti con lo smartphone, tutti parlano, i gruppi, le chat, le foto i video, sente ancora di più la spinta a difendersi dietro la perfezione, la stessa realtà gli suggerisce quali standard avere per non essere "deriso" "allontanato";

- la seconda è che un aumenta la competizione, si è virtualmente in competizione con tutto il mondo completamente e quelli che potevano essere gli standard per eccellere in un piccolo gruppo diventano troppo scarsi per eccellere in gruppi ampi e vasti come quelli della rete, anche questo porta ad aumentare gli standard, a raggiungere obiettivi più elevati.

 

Attenzione a ricordare che la perfezione che il soggetto sviluppa potrebbe essere distorta, così come potrebbe essere distorto il suo senso di danno collegato al difetto, anzi il tutto è altamente probabile proprio per la complessità della realtà, il fatto di fare deduzioni generalizzate a partire da pochi casi o distorcerli, etc...

Ora abbiamo il quadro completo, sappiamo perché le persone cercano la perfezione, sappiamo perché non ne possono fare a meno, sappiamo anche perché gli standard sono aumentati e il perfezionismo sta diventando sempre un fenomeno più rilevante e sappiamo che il tutto potrebbe essere anche vissuto in modo irrazionale dal soggetto.

 

 

Facciamo un esempio in cui la perfezione non serve e si può convinvere con il difetto

Prendiao un artigiano sa che per guadagnare non deve essere l'artigiano migliore del mondo con prodotti privi di qualsiasi errore, ma che è sufficiente fare dei prodotti attraenti per qualcuno, con un prezzo commisurato al valore e che anche se hanno qualche imperfezione, anche qualche persona si arrabbierà per ciò che ha fatto (ad esempio arte basata sul nudo) o per il prezzo, anche se a qualcuno non piacerà preferendo artisti più bravi di lui, comunque ha una nicchia a cui piace e che comprerà dandogli modo di vivere con un lavoro che gli piace anche se sa che non sta realizzando qualcosa di perfetto.

 

A questo punto potrebbe sorgere un dubbio, ma se l'artigiano ha obiettivi minori comunque tenterà di seguire una sua perfezione o no? La risposta è si, l'artigiano ha il suo piano d'azioni, ma la consapevolezza che i difetti non impatteranno così tanto, il fatto di aver già capito e accettato l'evento di non piacere a tutti lo portano a vivere il difetto in modo leggero, anche se il suo piano non fosse raggiunto è probabile che non sarebbe un problema.

Questo ci porta al concetto di perfezione dinamica, dove il soggetto proprio perché non ha il bisogno di difendersi o competere, non dà peso al difetto, agisce secondo dei piani e fino a quando ciò che fa è efficace, lo porta al raggiungimento dell'obiettivo non si pone alcun problema, agisce, poi nel caso ci fossero problemi, se l'obiettivo non fosse più raggiunto allora inizierebbe ad avere un senso essere perfezionisti.

Questo ci porta a capire come il perfezionismo, nella sua accezione negativa e illusoria descriva il comportamento di chi vive nella sua testa, non è in rapporto con la realtà e con i feedback ma è ostaggio di una competizione e di paure che lo spingono a ricercare una perfezione ancor prima che tutto diventi reale.

Mentre il perfezionismo nella sua accezione positiva è quella di colui che prima vive nel difetto, prima vive realmente, si pone obiettivi e solo dopo aver calibrato la giusta perfezione la insegue, perché collaudata, perché reale e solo quando serve.

 

Ogni volta che vedrete un soggetto perfezionista per smascherarlo, per capire cosa sta vivendo, per capire cosa sta succedendo vi sarà sufficiente chiedergli della sua esperienza con il difetto, di come è arrivato a stabilire l'obiettivo e il relativo piano, del perché ha paura del difetto e lì vi sarà chiaro immediatamente se avete a che fare con un illuso che vive in un mondo proprio o se avete a che fare con un soggetto che ha fatto tesoro della sua esperienza.

Il perfezionismo per alcune persone diventa una trappola che gli impedisce di vivere, di buttarsi, di rischiarsela. Oscillano fra evitamento e perfezione senza che facciano mai tesoro realmente di cosa succede quando immersi in quel difetto, di cosa significa avere a che fare con piani d'azione differenti.

 

Perfezionismo e autoaffermazione

 

Trovare obiettivi alternativi alla competizione e al volere piacere a tutti, trovando la propria nicchia dove essere felici.

 

Qual è la differenza fra eccellismo e perfezionismo?

L'eccellismo pone l'accento sul piacere che si ha nel dominare, nell'eccelere, nel perfezionismo competitivo si pone l'accento sul fuggire dal dolore del sentirsi inferiore, quel dolore che il soggetto cerca di fuggire in ogni modo. Stiamo parlando dello stesso fenomeno ma preso da due angolazioni differenti.

 

FINO A QUI

Quante volte avete avuto paura del giudizio che qualcuno poteva dare su qualcosa pensando che potesse non piacergli, ritenerla sbagliata, errata e la paura ad esempio di ciò che avrebbero potuto farci, dirci, etc...

La perfezione è un concetto relativistico, ogni soggetto ha specifiche paure collegate a quelle che ritiene essere dei difetti o comunque dei difetti rilevanti, questa visione può essere valida e quindi razionale o può essere irrazionale.

In ogni caso, anche quello in cui la visione del difetto e delle conseguenze fosse valida, il perfezionismo impatta sulla qualità esistenziale spingendo il soggetto a sentirsi inibito fino a quando non elimina il difetto.

Per riassumere potremmo affeermare che il perfezionismo nasce nel momento in cui il soggetto ha un'eccessiva paura di ciò che accadrebbe in caso producesse qualcosa che secondo il suo punto di vista presenda dei difetti, cosa che lo spinge a cercare la perfezione, cioè l'assenza di difetti per poter agire, per poter presentarsi senza conflitti interni, nella perfezione trova la difesa, trova rassicurazione, trova la libertà dalla paura collegata a quella che ritiene essere dei difetti.

Il perfezionismo va inteso come una conseguenza, come un meccanismo di difesa che il soggetto attua contro le conseguenze di ciò che ritiene essere sbagliato, che ritiene contenere dei difetti, solitamente associato al giudizio degli altri ma non necessariamente.

Il perfezionismo ha tre possibilità comportamentali:

- il soggetto nonostante il perfezionismo eiesce ad agire e a presentarsi al mondo nonostante i difetti. Questo avviene solitamente quando il soggetto ha raggiunto un punto in cui i difetti sono stati in parte ridotti e in qualche modo riesce a trovare la forza di superare la restante inibizione;

- il soggetto esegue tutto il percorso di perfezionismo, cioè investe tempo ed energie per eliminare tutti i difetti e alla fine agisce senza più conflitti interni;

- il soggetto si trova di fronte ad un un numero di difetti cos' elevati o così difficili da superare, da farlo rimanere in un continuo stato di inibizione, il soggetto in quel contesto non riesce ad agire e rimanere paralizzato in un perfezionismo che non riesce a portare a termine, continuando a pensare ai difetti da eliminare e nel frattempo perdendo la vita dato che il tempo scorre. 

 

Il perfezionismo nella sua intensità si correla al concetto di pericolo, quanto più il soggetto percepirà pericolosa la conseguenza collegata al diffetto quanto più sarà perfezionista.

Questo ci fa capire che nel caso di perfezionismo razionale, cioè la percezione del pericolo e del diffetto è valida, l'unica strada possibile da percorrere è quella da lavorare sulla personalità e vita del soggetto per riuscire a non rendere più quell'evento così dannoso, eliminando la sensibilità interna al soggetto così che quella situazione non sia più così pericolosa.

 

Il perfezionismo non va confuso con la diligenza, con l'azione efficace, il soggetto nel perfezionismo non lavora tanto per essere efficace ma quanto per evitare le conseguenze negative dei difetti.

Questo ci ricorda che non tutto viene fatto necessariamente per un'azione efficace e che molto del lavoro potrebbe essere considerato superfluo se l'unico obiettivo fosse raggiungere un livello di efficacia minimo.

Per questo il perfezionismo si potrebbe considerare come l'acerrimo nemico di ogni inizio di progetto, di ogni obiettivo che richiede tempo, perché le persone invece di iniziare e basta, migliorando con il tempo e avviando un progetto il prima possibile dato che che necessità di una crescita lenta, finiscono per temporeggiare, per spendere numerose risorse di tempo ed energie per il perfezionismo, danneggiando il progetto iniziale e la sua efficacia.

Ma per un soggetto sensibile inevitabilmente il perfezionismo sarà un'ancora, una zavorra, un limite enorme, probabilmente il limite più significativo che le persone incontrano in questa dinamica e che fa la differenza fra chi ce la fa e chi a volte nemmeno si butta.

 

(collegare con l'articolo diligenza)

Da riscrivere su perfezione relativa e assoluta, i difetti esistono in base al punto di vista e gli standard posti dal soggetto.

Il perfezionismo scatta con una perfezione relativa eccessiva o in una assoluta, la prima difficilmente raggiungibile e la seconda impossibile da raggiungere.

 

- perfetto, non ulteriormente migliorabile, assenza di qualsiasi difetto da qualsiasi punto di vista;

- irreprensibile., una perfezione a metà. Per comprendere questo concetto è necessario conoscere la differenza fra giudizio positivo e negativo. L'ineccepibile è colui che è interessato solo al giudizio negativo e vuole creare qualcosa che sia privo di tali giudizi, poi la questione valore può esserci o non esserci, non essere la cosa migliore del mondo, etc..  ciò che conta è l'assenza di giudizi negativi;

- impeccabile, a differenza dell'ineccepibile che punta all'eliminazione di qualsiasi giudizio negativo nell'impeccabilità ciò a cui si punta è l'assenza di qualsiasi giudizio morale, cioè quei giudizi relativi al costume e alle norme comuni, quindi una persona non ha paura di ricevere un giudizio negativo dove può aver sbagliato qualcosa ad esempio ha sbagliato nell'eseguire un compito, ma teme solo i giudizi morali dove ad esempio se una norma dice di comportarsi in uno specifico modo il soggetto punta a seguirla;

- preciso, Immaginate due studenti che tentano di riprodurre un'opera d'arte con il disegno, se entrambi grosso modo riusciranno a fare qualcosa che assomigli all'originale uno sarà più vicino all'originale dell'altro, sarà cioè più preciso. Anche se entrambi i lavori possono essere ottimi e quindi si può dire che entrambi sono stati efficaci, uno sarà inevitabilmente più preciso dell'altro. La precisione è tale perché si ricercano i dettagli, la complessità di qualcosa per farla con quanti meno errori possibili, meno differenze possibile da ciò che è l'obiettivo, l'idea;

- accuratezza, evidenzia il raggiungimento di un obiettivo senza che vi sia un minimo allontamento dello stesso ma raggiungerlo così come era pianificato. L'accuratezza pone l'accento sul come viene portato avanti il percorso, senza cambiamenti. Questo perché un risultato può essere raggiunto in tanti modi differenti, sarà accurato chi non sgarra.

- corretto, termine che evidenzia una generale efficacia, a differenza della precisione che invece tende a misurare l'efficacia sarà corretto qualsiasi cosa sia considerabile valida nonostante i vari errori che può comunque contenere;

- completo/compiuto, evidenza il fatto di aver svolto tutti i passaggi di qualcosa a prescindere dalla qualità e dal giudizio finale;

- eccellente, evidenzia il lato competitivo e del fatto che sia meglio di tutto il resto;

- inappuntabile, l'inappuntabile si può descrive come l'insieme di ineccepibilità ed eccelenza totale (non locale), si distingue dalla perfezione perché seppur abbia margini di miglioramento all'atto pratico sulla terra non c'è nulla di meglio;

- ineccepibile, questo termine è paradossale perché punta all'assenza di discussione, il soggetto per diversi motivi non vuole discutere su qualcosa e quindi punta a creare qualcosa di definitivo, che non abbia nulla di cui discutere, qui non si tratta di giudizio negativo o positivo ma solo di discutere di qualcosa eppure alcune persone il solo discutere crea emozioni negative e potrebbe spingere a creare qualcosa di ineccepibile.

 

Su questo pianeta non esiste nulla di perfetto, l'unica cosa a cui si può puntare è creare qualcosa di inappuntabile con un dispendio enorme di energie e una possibilità scarsa di successo, più che altro conviene chiedersi perché si senta la voglia di produrre qualcosa di questo tipo.

Da qui ne deriva che: 

- imperfetto, nonostante sia perfezionabile e abbia qualche difetto comunque è efficace;

- difettoso, i difetti sono tali da danneggiarne il funzionamento.

 

Si definirà perfezionista un soggetto che tenta di inseguire la perfezione, questo termine avrà un'accezione diversa in base all'esito di tale percorso, i risultati che si ottengono e quando la persona è in grado di fermarsi e sopratutto se è in grado difermarsi, da qui la necessità di fare un'analisi del perfezionismo del soggetto.

DA RIVEDERE

La perfezione va intesa come qualcosa di soggettivo, la persona ogni volta che si pone un obiettivo lo ha chiaro in mente e qualsiasi cosa differisca da questo obiettivo è percepito come un difetto cioè come qualcosa che secondo la persona creererà problemi o porterà perfino al fallimento stesso.

Ogni persona pensa in un'ottica di perfezione, altrimenti come si potrebbe pianificare qualcosa? Se le persone non avessero in mente uno standard da raggiungere non ci sarrebbe azione.

Ed è proprio qui che scatta il fenomeno del perfezionismo, si definisce perfezionista un soggetto che di fronte al fatto di non poter raggiungere ciò che vede come la perfezione entra in uno stato ossessivo e di sofferenza, ne risente in modo particolare ed è spinto a raggiungere in ogni modo la perfezione finendo anche per non riuscire a godersi i risultati raggiunti.

Qui sorge una domanda, perché le persone accettano l'imperfezione? Perché non accettano l'imperfezione? 

 

Le paure, le conseguenze negative da una parte e dall'altra la frustrazione di chi non sa essere contento e vuole tutto e subito.

 

Elementi che peggiorano il perfezionismo:

- l'ineccepibilità, di chi è sensibile al giudizio, creare qualcosa che non sia giudicabile negativamente da nessuno, che debba piacere a tutti

- standard eccessivamente elevati

 

Questi due elementi tendono a rendere di fatto impossibile il raggiungimento della perfezione, quindi un soggetto perfezionista finirà ogni volta per precipitare in questo vortice proprio perché la perfezione è irragiungibile o quasi.

 

Il soggetto non perfezionista è colui che giudica lo stato dei difetti ed è in grado di accettarlo o rassegnarsi specialmente se lo trova comunque soddisfacente o almeno momentaneamente ne è comunque contento (in alcuni casi potrebbe esserci anche la rassegnazione).

 

L'illusione del difetto, vedere un difetto quando in realtà non c'è, percepire un danno che in realtà non ci sarebbe.

 

FINO A QUI

 

Tutto ciò che esiste è imperfetto a vari livelli, nell'imperfezione comunque c'è la sufficienza, c'è l'efficacia, qualcosa che è imperfetto può comunque portare a risultati anche se è migliorabile e può contenere errori. 

Il difetto non è ciò che fa fallire, il difetto è quindi qualsiasi elemento negativo passabile non solo di giudizio ma che influenza anche il prodotto finale, sarà il livelli di "difettosità" a stabilirne il prodotto finale, sopratutto in rapporto all'obbiettivo.

Il perfezionismo quindi altro non è che quel comportamento,  che le persone attuano quando sono vulnerabili alle imperfezioni, percepiscono che se qualcosa che fanno è imperfetta ciò li danneggierà e li farà soffrire, ad esempio perché temono il giudizio degli altri, temono che qualcuno possa prendersela con loro se a causa di quel difetto succede qualcosa, il soggetto sa di essere responsabile di ciò che fa e con il perfezionismo altro non fa che tentare di ridurre l'ansia collegata a ciò che teme possa arrivare dall'imperfezione e quindi dal difetto.

Si parla di perfezione per intendere qualcosa di non migliorabile, qualcosa di definitivo, ricercato di solito da persone che hanno paure collegate al giudizio, alla critica, ricercando la perfezione tentano di evitare una critica negativa, perché se qualcosa è perfetto non è criticabile.

Da qui il perfezionismo che spinge il soggetto a raggiungere qualcosa di inarrivabile in alcuni casi o di uno stato di perfezione illusorio in altri, questo perché alcune persone pensano di aver raggiunto la perfezione, questa illusione è comoda perché fa cadere in loro il senso di insicurezza per la critica, al punto che se la ricevono possono perfino combatterla dicendo "è perfetto quindi è il vostro giudizio ad essere in errore".

Ma per persone che hanno una percezione meno distorta la perfezione è solo un enorme dispendio di energia perché rendendosi conto che è ulteriormente migliorabile il soggetto viene risucchiato in un vortice senza fine, senza arrivare a quello stato di perfezione che lo avrebbe rassicurato.

In alcuni casi il concetto di perfezione viene usato in modo errato, usato come sinonimo di completezza e di efficacia, dove le persone lo usano in modo funzionale chiamando perfetto semplicemente quello possiede i criteri necessari di efficacia.

 

Tutto può essere migliorabile e mentre migliora aumenta la piacenza, aumenta l'efficacia, ma proprio perché non esiste la perfezione il rischio di critica rimane comunque, specialmente perché le persone non hanno il giudizio perfetto e giudicano anche in base a quello che non comprendono o distorcono mentre lo giudicano.

Non c'è modo di difendersi dalla critica negativa, prima lo si accetta e si interviene per risolvere le vulnerabilità che sono alla base, prima si riesce ad uscire da queste dinamiche di perfezionismo.

 

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Responsabilità
Una delle cose che da un poco di tempo mi causa ansia è prendermi delle responsabilità.
Mi rende la vita difficile, perchè d'altro canto sono una persona a cui piace...piace non è la parola giusta.
Diciamo che sono una perfezionista; quindi prima di prendere una strada/decisione analizzo tutti gli scenari possibili e mi macero.
Questo sopratutto nel caso che la decisione da prendere riguardi terze persone di cui io sono/mi sento responsabile.
Ho spesso riscontrato che chi è molto sicuro di se, chi ha la capacità di dirti..si fa cosi, e lo dice con decisione, molto spesso è un incompetente.
Ma quanto sono rassicuranti questi tipi. O meglio, quanto lo sono quelli di cui puoi fidarti..

Bene il problema è che mi sento scissa. Da un lato ho la presunzione di saper risolvere qualsiasi situazione meglio della maggior parte della gente.
Anche perchè ci metto un impegno enorme. Con quale certezza, mi dico...
E infatti ecco l'altro lato..quello enormemente insicuro, che si aspetta sempre un giudizio negativo esterno.

Alla fine...mi rendo conto che è un ragionamento contorto, frutto del mio "non star bene".
Ma questa consapevolezza non mi aiuta ad uscire da questa stupida spirale, che esurisce e mie energie e produce scarsi risultati.
C'era un tempo in cui col cuore leggero e lo slancio della persona coraggiosa mi esponevo con tale grazia ed incoscienza, che tutte le strade mi portavano
al successo. Riuscivo a spargere fascino e serenità.

Dall'esterno non sono molto cambiata...so ancora mantenere un certo tipo di facciata, ma non mi va più, mi costa una fatica enorme.
Eppure...mi dicono...questo significa essere adultp"

 

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è perfetto ciò è completo, nel senso che ha tutto ciò 

 

 imperfetto, difetto, difettoso

inadeguato,

errore,

 

Letteralmente il termine si traduce in "ciò che è completo" che in ambito esistenziale si può tradurre in "ciò che è necessario per raggiungere un obbiettivo".

Ad esempio per una persona che ha come obbiettivo quello di avere uno specifico obbiettivo estetico investirà affinché i suoi vestiti e la sua estetica sia in uno specifico modo, il suo perfezionismo equivarrà nel raggiungere quel modo che per la persona sarà considerato perfetto.

Il risulato, anche se può sembrare paradossale, è che ogni singola persona pensa in termini di perfezionismo in quanto è l'unico modo che si ha per poter raggiungere i propri obbiettivi in base alle proprie credenze.

In alcuni casi la persona riesce a scendere a compromessi

Il perfezionismo quindi è strettamente collegato con al percezione del soggetto e le sue regole di controllo con le quali la persona inseguirà ciò che è necessario avere o fare per uno specifico risultato.

Quante volte avrete sentito esclamare ad una persona "oh, perfetto" oppure "così è perfetto" a dimostrazione di come nella loro mente sia sia raggiunto la condizione necessaria per poter controllare o ottenere qualcosa.

Il perfezionismo ha un'accezione negativa perché in alcuni casi la persona sviluppa delle regole che sono o irrealizzabili o illogiche. Nel primo caso la persona ricerca qualcosa che non può essere raggiunta, nel secondo la persona ha una visione distorta e sta spendendo una serie di risorse per nulla perché quello che ritiene essere necessario in realtà non lo è.

Un esempio di perfezionismo irrealizzabile è quello di una persona che ha paura delle conseguenze e tenta di fare qualcosa di perfetto, inteso che non debba avere errori o che possa essere non criticabile da nessuno.

Un esempio di visione distorta è ad esempio quella di un uomo che crede che per avere una donna debba fare chissà quante cose, spendendo numerose risorse quanto potrebbe essere semplicemente se stesso e trovare comunque una donna a cui piace così come è.

Ogni volta che qualcuno parla di perfezione è necessario chiedersi:

- Sta aspirando a qualcosa di possibile? O a qualcosa di irrealizzabile?

- La sua visione di perfezione tesa a raggiungere l'obbiettivo è valida o errata? La perfezione proprio perché è strettamente collegata al concetto di controllo può essere sottoposta a scetticismo per vedere se realmente ciò che la persona è reale, cioè se ciò che crede sia perfetto e necessario per raggiungere il suo obbiettivo sia valido.

Da queste due domande si può comprendere se abbiamo a che fare con un perfezionismo normale che corrisponde al concetto di controllo o con una visione distorta/irrealizzabile che si rivelerà essere disfunzionale.

 

Ad esempio per una persona la perfezione potrebbe essere avere nell'università tutti i voti superiori al 28, per un'altra invece potrebbe essere avere tutti 30. Entrambe queste persone argomentano il perché desiderano avere una media del genere e ognuna evidenzierà quelle che sono le sue regole, la prima pensa che sia necessaria la media del 28 la seconda del 30 per i loro obbiettivi.

A volte la perfezione non è argomentabile, la persona la vive in modo inconscio e come un dovere, cioè l'esperienza o la formazione ricevuta l'hanno portato a pensarla così senza che sappia spiegare perché.

Quanto detto fino ad ora ci fa comprendere altre due cose sulla perfezione:

- La perfezione è soggettiva e non va tradotta con il fatto che necessariamente qualcuno aspiri al massimo o al meglio, ci sono livelli di perfezione diverse a cui le persone aspirano per motivi differenti.

- Non si può comprendere la perfezione se prima non ci chiediamo "cosa pensa di ottenere la persona con quel livello di perfezione a cui sta aspirando? Perché lo sta facendo?".

 

La perfezione si basa su una visione soggettiva, la persona è motivata a raggiungere quello che chiama perfetto perché crede che solo così otterrà alcune cose.

 Quando non c'è quello che la persona pensa sia necessario ecco che parla di difetti, da questo se ne deduce che se le regole del soggetto sono distorte ecco che i difetti in realtà non esistono ma sono solo nella mente del soggetto.

Per alcune persone la perfezione è qualcosa di facilmente ottenibile per altri invece lo è di meno, arrivando a spaziare in situazioni dove la perfezione è impossibile o non ottenibile per limiti soggettivi.

Una persona che si autocritica potrebbe rendersi conto che in base alla sua visione di cose è imperfetto come persona per ciò che intende raggiungere e per come crede sia possibile questo raggiungimento.

Il perfezionismo viene confuso con il desiderio di superiorità e quindi tendere ad essere migliori rispetto ad altri per dominare.

 

Perfezionismo difensivo e acquisitivo

Le persone controllano gli eventi o per ottenere qualcosa o per allontanarsi da qualcosa, allo stesso modo si può parlare di perfezionismo difensivo e acquisitivo, cioè raggiungere la perfezione per avere qualcosa o per evitar che accada qualcosa.

 

Si legga controllo per approfondire.

 FINO A QUI

Proprio perché la persona ha in mente lo standard sa quando una cosa è perfetta o ha difetti a seconda se si sia raggiunto o meno lo standard.

Allora perché alcune persone affermano che la perfezione non esiste? Perché non stanno intendendo il concetto di perfezione quanto più quello di progresso, miglioramento e competizione. Cioè le persone stanno affermando che per quanto una persona desideri essere la migliore o fare un prodotto che sia "superiore ad ogni altra cosa" non ci riuscirà mai perché ci sarà sempre qualcosa di meglio che si può fare e che farà qualcun altro prima o poi. Ma queste persone usano erroneamente il concetto di perfezione in quanto la perfezione esiste ed è tutto ciò che per il soggetto è compiuto secondo i suoi standard, viceversa è imperfetto ciò che è ancora incompiuto.

Il perfezionismo non ha nulla a che fare con il concetto di errore o meglio l'errore si intereseca solo secondariamente in quanto un difetto potrebbe essere frutto di errori.

La perfezione è un qualcosa di soggettivo e anche estremamente variabile proprio perché ci sono persone che vedrebbero numerosi difetti e chi non ce ne vedrebbe alcuno in una stessa situazione.

Il perfezionismo ha un'accezione negativa perché pone l'accento su quelle situazioni dove la ricerca della perfezione genera problemi ma non è detto che sia così.

Un altro problema intorno alla perfezione è la percezione delle conseguenze che il soggetto ha nei confronti delle conseguenze dell'imperfezione che potrebbero essere distorte.

Pensiamo alla bellezza e al fatto che una persona associ costantemente difetto a bruttezza, pensando che sia bello solo ciò che segue i suoi standard e che quindi vede perfetto.

 

Il perfezionismo è un caso a sé, ogni persona ha la sua visione di perfezione ed le sue soggettive eventuali percezioni distorte nei confronti delle conseguenze dell'imperfezione.

La domanda a questo punto potrebbe essere "ma come si stabiliscono gli standard?" anche qui non c'è risposta univoca, ogni persona ha le sue motivazione e la sua visione delle cose, grossomodo si potrebbe dire che gli standard sono fissati proprio perché la persona crede che a quel livello eviterà sofferenza o raggiungerà il piacere, entrambi correlati ai suoi obbiettivi

 

In sintesi sono tre gli errori che si possono fare nel concetto di perfezione, difetto standard:

- errore razionale nel fissare lo standard, la persona pensa che sia necessario quello standard per avere ciò che serve ma potrebbe bastare meno o servire di più, cioè la persona raggiunger el'obbiettivo con cose diverse e quindi il compimento ha standard differenti;

- errore sulle conseguenze dell'assenza della perfezione, cioè sul fatto che si è in difetto;

- errore da rigidità mentale sulla quantificazione del difetto, la persona dimentica che esistono diverse sfumature di difetto con diverse conseguenze, cioè ci sono gradi di imperfezione differenti con conseguenze differenti.

 

 

L'illusione del "nessuno è perfetto"

Questo è perfezionismo?

class="messageTitle">Pura paura di sbagliare

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Ciao a tutti.
Mi hanno assegnato un compito in ufficio, che sto portando a termine con relativa facilità. I ragionamenti fatti fin qui sono corretti, ma nessuno ha ancora controllato cosa ho fatto, né mi ha chiesto novità a riguardo.
Sto ricontrollando tutto fino alla nausea, perché ho paura di aver commesso un errore. È sempre stato così: finché non ricevo il benestare per il mio operato, sono attanagliato dall’ansia.
Qualcuno potrebbe pensare una qualsiasi giustificazione per aver commesso quell’errore: un vuoto di memoria, aver mal interpretato una comunicazione, chissà cos’altro ancora. Secondo il mio punto di vista, avrei comunque commesso un errore.
L’ansia agisce su due livelli:
1.Mi fa controllare ripetutamente ciò che ho fatto, per evitare errori
2.Mi fa comunque sbagliare: spesso mi accorgo degli errori commessi solo dopo aver consegnato il tutto.
Non so nemmeno io dire se è la paura di aver sbagliato a generare l’ansia, oppure se è l’ansia che mi fa pensare di aver sbagliato.
Inoltre, non riesco nemmeno a pensare positivamente: è come se il mio cervello escludesse a priori di aver fatto tutto giusto.
Mi sono appena preso qualche goccia di xanax: per carità, sta facendo effetto…ma non mi piace l’idea di dover ricorrere ai farmaci.
Si può vivere così? Sicuramente sì (io lo faccio)…ma possiamo chiamarla vita?
 
 
Si, la persona in questo caso ha come standard l'assenza di errore perché ha paura delle conseguenze se ne facesse. Questo esempio ci aiuta a comprendere come l'errore sia a livello concettuale una delle cause del difetto ma possa al tempo stesso per alcuni soggetti parte dello standard.

 

Quando la perfezione entra nelle dinamiche di istrietismo e subbucanza, questo è un caso di perfezionismo impossibile perché non c'è modo di piacere a tutt

Sono una studentessa di 23 anni mi ritengo una ragazza solare, genuina, senza grilli per la testa. Mi piace andare ai concerti, vedere musical, leggere libri, visitare cose nuove, insomma mi piace il mondo e vorrei scoprirlo a poco a poco. Purtroppo voglio che debba essere tutto perfetto e quindi non amo le mie debolezze e le mie fragilità. Ed è per questo motivo che sto scrivendo perché mi capita di soffrire di attacchi di panico ed è la prima volta che lo scrivo nero su bianco. Nessuno sa di questo mio malessere perché non trovo il coraggio di dirlo;ho paura di non essere capita, di essere giudicata, ma sopratutto ho paura di me stessa, perché quando ho degli attacchi è da me stessa che voglio scappare. Se mi trovo con persone che non mi mettono a mio agio, se mi trovo con ragazzi che non conosco mi capita di avere l'ansia, di avere le palpitazioni,la sudorazione a mille e l'unica cosa che vorrei fare è scappare. E delle volte l'ho fatto con delle scuse banali. Mi sento una persona orribile quando mi succedono queste cose perché mi odio profondamente e vorrei essere me stessa sempre perché mi merito delle possibilità anche io. È per questo che non riesco a trovare un ragazzo perché cerco sempre di fuggire ed evitare delle situazioni per paura della paura, per la possibilità di un attacco che potrebbe non esserci. Vorrei trovare il coraggio di dirlo ai miei familiari e farmi aiutare ma è la paura che mi frena. Non sono brava ad esternare i miei sentimenti. Mi piace stare in compagnia, al centro dell'attenzione ma quando si tratta di parlare di me cerco di deviare il discorso. Spero di risolvere il mio problema ed essere completamente felice.

 

 

"DEVO ESSERE IL PARTNER PERFETTO

Ho 35 anni, sono felicemente sposato con una donna che amo e da due anni un bimbo meraviglioso è entrato a far parte della mia vita. La mia professione è legata alla mia più grande passione di sempre: la musica! Insegno infatti in scuole private a persone di tutte le età. Nonostante questo semplice quadro della mia vita possa sembrare invidiabile vi si annida l'ombra dell'ansia. Un elemento della mia esistenza con il quale convivo, a fasi alterne da ormai più di dieci anni. Ho fatto terapie di vario tipo e spesso sono stato in analisi. Ho vissuto molte delle sintomatologie legate a questo tipo di disturbo al quale si è unito a volte l'attacco di panico e l'ipocondria (successivamente ad un intervento d'urgenza). Dopo tanta analisi e autoanalisi, dopo aver ripercorso mille volte il mio vissuto e dopo un intensa e progressiva presa di coscienza del mio essere, credo che il problema fondamentale sia una problematica convivenza con lo stato di "coppia" ovvero con quello che chiamiamo solitamente rapporto o legame fisso di tipo amoroso-sentimentale. A quanto pare le due figure opposte e conflittuali dei miei genitori (sono figlio di genitori separati con tutte le conseguenze del caso) hanno impresso in me uno status di totale rifiuto della figura paterna che fu fonte di sofferenza per me ma soprattutto per mia madre. In pratica, nel profondo del mio inconscio, continuerei a "proteggere" mia madre escludendo qualsiasi "pulsione paterna" dalla mia vita. Cosa ne deriva? Sembra che durante tutta la mia vita, e ancor più adesso che sono sposato e padre, la condizione dello "stare in coppia" mi obblighi ad essere un "partner perfetto" al fine di non sentirmi in colpa o "giudicato male dal partner" e condizionando il flusso delle mie energie vitali e psichiche verso la coppia stessa o addirittura destinandolo ad una sorta di "implosione"  

 

 

"LA MIA VITA SARA' PERFETTA"

Quante persone si sono dette questa frase, pensando che una volta trovato lavoro, fatto bambini, sposatisi, comprata casa, siano arrivati alla fine? Cullatosi di questo stato, zero prevenzione, zero investimento all'efficienza, e dopo poco inizia la cascata di problemi, di imprevisti. 

Pagano le conseguenze di decisioni prese per rispettare delle regole di perfezione che non vanno a finire come gliel'hanno raccontate, pagano le conseguenze di credere che quella sia la perfezione e che automaticamente tutto dovrà andare bene, pagano le conseguenze di non aver investito nel prevenire. La tua vita non era perfetta, te l'hanno fatto credere, tu ci hai creduto in questa illusione e queste sono le conseguenze."

ultima modifica il: 07-09-2019 - 10:53:25
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