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- Disapprovazione -
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Cos'è la disapprovazione?

Disapprovare, giudizio morale basato sulle conseguenze presunte delle azioni. L'esempio del bambino che va alla ricerca dello sguardo del genitore prima di precedere per capire se approvi o disapprovi.

Deprecare, deprecare qualcosa per quello che è stato fatto, quindi guardare le azioni. Giudizio morale basato sul presente e passato, comunque sulle azioni compiute;

Criticare, esprimere un giudizio di valore o morale , giudizio di aprezzamento/disprezzamento o disapprovare/approvazione (futuro) deprecare/lodare (presente) termine generico per descrivere che si sta facendo una valutazione, si sta esprimendo un giudizio;

Deplorevole, quando la critica negativa è condita da compassione, il soggetto è come se in parte giustificasse. Ad esempio una persona che ruba per fame potrebbe essere visto come deplorevole. Il giudizio negativo è meno aspro e anche le conseguenze saranno tali;

deplorevole2, la persona giudica moralmente in modo negativo in nome di altri, è come se dicesse questa cosa non è sbagliata solo per me ma anche per altri o tutti, commettendo una fallaccia perché la persona può giudicare solo per sé, il resto sono deduzioni.

Biasimare, esprimere in modo acceso e chiaro la propria critica morale negativa,

disprezzo, giudizio di valore negativo, in alcuni casi anche l'indifferenza di valore ha gli stessi esiti del disprezzo.

 

il giudizio morale può essere emesso in tre modi:

- conseguenze per sé, il soggetto giudica l'altro per le conseguenze che quei comportmenti avranno sulla sua esistenza;

- conseguenze per l'altro, in modo empatico, sta cioè mettendosi nell'altro e quindi sta dicendo al suo posto cosa farebbe, qui c'è il doppio rischio di errori. QUando la persona commettere errori empatici il soggetto percepirà nell'altro il moralismo, cioè il fatto che sta parlando di giusto e sbagliato ma senza che abbia preso il suo caso specifico;

- austero, il soggetto vive di regole inglobate per condizionamento e inconsciamente. Anche qui la persona che non sente che il giudizio riguarda il suo caso la giudicherà moralista. La persona sente dentro di sé che la cosa sarà positiva o negativa, ma senza che ci sia un soggetto, un oggetto, un qualcosa di conscio che spieghi, solo un'emozione che il soggetto seguirà nel caso istintivamente. Questo comportamento verrà a sua volta giudicato come bigotto.

 

Da riscrivere

 

Si definisce disapprovazione qualsiasi giudizio negativo una persona esprima riguardo al comportamento che osserva negli altri a prescindere che questo abbia ripercussioni dirette con lei.

Si parla di morale per evidenziare questo fenomeno su larga scala, cioè ogni singolo essere vivente disapprova in modo soggettivo il comportamento altrui ma potrebbe anche approvarlo, si parla di piano morale proprio per evidenziare come questo sia relativo nell'essere umano e non ci sia nulla di universale, alcune persone sono più vicine moralmente mentre sono più distante da altre e questo si traduce con il concetto di devianza.

Parlare di piano morale vuol dire anche interrogarsi su "come giudicheranno le altre persone questo comportamento e questa scelta?" proprio perché la persona inizia a chiedersi, tenendo come punto di riferimento un dato luogo e tempo e quindi un campione ristretto come mediamente alcuni comportamenti vengono giudicati il tutto finalizzato per essere meno deviante possibile se desidera integrarsi.

Il piano della morale non va confuso con il piano del valore, dove si giudica cioè quello che piace in base al benessere e il relativo desiderio verso qualcosa.

Per fare un esempio voi potreste giudicare una persona bella (di valore) esteriormente ma al tempo stesso disapprovarne alcune scelte e comportamenti, questo generebbe un conflitto dove la persona si chiede "vorrei uscirsi con questa persona bella e che mi piace ma che ha questi comportamenti e la pensa in questo modo?".

Di fatti la disapprovazione si basa sul fenomeno della non accettazione, la persona non accetta che sia stata fatta quell'azione per diversi motivi che verranno elencati nel corso dell'articolo, rendendo la disapprovazione condita dal risentimento e dalle relative sfumature emotive che ne conseguiranno fra le più comuni rabbia o rassegnazione.

 

La disapprovazione è un fenomeno complesso e richiede numerosi altri termini/concetti per essere spiegato, ecco la lista:

 

- ignobile, con questo termine si fa riferimento a quello che una persona pensa sia disapprovato dalla maggior parte se non la totalità delle persone. Qui si entra nel piano morale dove la persona per prima pensa o osserva quanto quell'azione sia stata disapprovata, in alcuni casi la persona potrebbe parlare di ignobile in modo errato o solo per rafforzare il suo giudizio negativo facendo credere all'altro che sia così, come se volesse ambire a farlo vergognare il più possibile facendogli credere che non è solo lui a giudicarlo negativamente ma tutti gli altri. Si può parlare di ignobile solo basandosi sui fatti circoscritti nel tempo e luogo, basandosi quindi sui feedback di un dato gruppo ad esempio se una persona sale sul palco e dice qualcosa de dalla folla si eleva un coro di "buuuu, fai schifo, vergogna" ecco che si può dire che quel discorso è stato ignobile per quel gruppo;

- impertinente, con questo termine si pone l'accento sul fatto che la persona non è che disapprovi quella cosa in sé ma solo perché è stata fatta in un determinato contesto dove secondo il soggetto giudicante non andava fatto, una disapprovazione contestualizzata;

- devianza, questo concetto è utile per capire come fra due persone ci sia o meno una vicinanza morale, questo si traduce praticamente con comportamenti quali indignazione, incompatibilità, allontamento, discriminazione etc...

 - critica, con questo termine si evidenzia una disamina in cui la persona giudica sia moralmente che in termini di valore ogni componente, quindi ad esempio un critico del cinema andrà a giudicare secondo la sua visione morale e di valore ogni scena e pezzo del film, basandosi anche su un soggetto livello di analisi;

- dignità, anche se sarebbe più chiaro parlare di dignazione, è il sentimento che il soggetto prova nel momento in cui approva il comportamento di un'altra persona, quando una persona giudica degno qualcosa sta ponendo l'accento sul fatto che lo approva perché pensa alle conseguenze positive;

- indignazione, sentimento opposto a quello di dignità, è il sentimento che si prova quando si disapprova e si pensa alle conseguenze negative e si provano tale emozioni generando un sentimento complesso e variabile così come è complesso il giudizio di disapprovazione;

- biasimare, esprimere e comunicare in modo diretto il proprio giudizio all'altro con quale obbiettivo?;

- rimprovero, esprimere e comunicare in modo diretto il proprio giudizio all'altro con quale obbiettivo?

- condannare, esprimere e comunicare in modo diretto il proprio giudizio all'altro con quale obbiettivo?

- devianza, il concetto che sta alla base del relativismo morale e del fatto che alcune persone percepiranno il comportamento dell'altro distante da sé e sceglieranno di discriminarlo, allontanarlo o in alcuni casi perfino distruggerlo/elininarlo;

- stigmatizzazione, il rischio che corre un soggetto che essendo percepito deviante dalla maggioranza delle perosne che ha intorno verrà allontanato da tutti o quasi, l'esatto opposto dell'integrazione;

- detestare, il sentimento che si prova nel momento in cui la persona percepisce l'altro così deviante da non poter accettare o desiderare di averci un rapporto, quindi è il sentimento di indignazione che si manifesterà con l'allontantamento;

- odiare, il sentimento che si prova nel momento in cui la persona si ritrova a stare con una persona considerata deviante da sé e che se potesse eliminerebbe dalla sua esistenza. Un esempio concreto di odio nella sua accezione più estrema è stata quello di Hitler contro gli ebrei, spaziando all'odio che prova il figlio per i comportamenti del genitore, il concetto è lo stesso seppur si manifesti in modo largamente differenti.

 

 

Ti detesto e ti allontano e quando non posso allontanarti arriverò ad odiarti.

 

Va considerato il fatto che nel linguaggio comune quando la persona usa il termine odio o ti detesto potrebbero riferirsi ad una questione di disapprovazione, all'indignazione e sofferenza che hanno provato per il comportamento altrui senza riferirsi al significato stretto del termine. 

 

La disapprovazione su quali basi viene fatta? Viene fatta su diverse basi fra le quali spicca quella della responsabilità, cioè la persona disapprova in base a quelle che pensano possano essere le conseguenze:

- disapprovazione dal male, la persona pensa che quell'azione e comportamento avrà conseguenze negative nella sua esistenza, danneggiandolo in modo più o meno diretto, in quanto le conseguenze saranno negative;

- disapprovazione da cattiveria, la persona disapprova colui che con le sue azioni ha suscitato in lei sofferenza, emozioni negative;

- disapprovazione da ingiustizia, la persona pensa che quel comportamento abbia degli errori e tali errori avranno delle conseguenze negative. Qui non si tratta di confutare, cioè trovare errori per un fine costruttivo ma di giudicare negativamente e far sentire l'altro criticato perché ha fatto errori. Questo punto è alla base del fatto che alcune persone siano permalose quando vengono confutate perché vedono la confutazione come un giudizio di disapprovazione, come se il loro errore sia stato giudicato in modo negativo;

- disapprovazione da offesa, la persona si sente offesa ed inferiore per ciò che ha subito;

- disapprovazione empatica, la persona si mette nei panni degli altri e quindi disapprova come se fosse stato fatto a lei;

- disapprovazione etica, la persona pensa che quell'azione danneggerà la società intera;

- disapprovazione austera, la persona si basa su una visione interna e istintiva senza che ci siano spiegazioni in quanto quella cosa "non si fa".

 

 

Queste sono le motivazioni più comuni ma virtualmente esistono infiniti motivi per giudicare negativamente e disapprovare il comportamento altrui.

Questo ci fa capire come la disapprovazione non sia un sentimento univoco ma è condito da numerose emozioni diverse e che possono coesistere, il concetto è che la persona non accetta qualcosa e si potrebbe risentire ma ad esempio un conto è stabilire che quella cosa è totalmente inaccettabile e indignarsi un conto è solo risentirsi ma comunque può sopportarlo, oppure una perosna potrebbe indignarsi e al tempo stesso sentirsi offeso dando luogo anche ad un atteggiamento tipico della dominanza.

 

La domanda a questo punto è "esiste una dimensione amorale?" la risposta è no, le persone erroneamente pensano che le persone che non seguono la loro morale non abbiano una loro morale, basti pensare alla cattiveria per rendersi conto che proprio perché ogni persona soffre tenderà a disapprovare e allontanare chi la fa soffrire.

Un altra domanda potrebbe essere "ma i giudizi morali sono sempre validi?" anche qui la risposta è no, quante volte avrete visto persone lanciare una disapprovazione per poi ritirarla poco dopo, le cause sono disparate e vanno ricondotte ad una percezione distorta da parte del soggetto che non gli dà modo di rappresentarsi e comprendere la realtà in modo valido, pensate alla persona che conclude dopo un'analisi superficiale o a chi attribuisce agli altri senza conoscersi, il caso eclatante è chi disapprova qualcuno pensando che quella scelta gli porterà a cose negative senza conoscerlo minimamente, senza conoscere i suoi valori, i suoi gusti, i suoi obbiettivi.

 

La disapprovazione e il piano morale sono concetti utili in campo sociale perché ci spiegano come nascono le subculture, cioè persone che stanno insieme per vicinanza morale, devianza minima e quindi compatibilità, ci spiega perché la persona disapprovi gli altri e quali sono le conseguenze anche a livello di rapporto, spiega perché ci siano numerosi attriti in quei rapporti non liberi come quello famigliare dove le persone stanno insieme nonostante la devianza e le continue disapprovazioni/critiche reciproche.

Ogni persona ha una propria morale, in situazioni di devianza l'unica cosa che si può fare è vedere se questa sia nata da errori dell'altro se invece è valida non c'è altro da fare che accettare la "distanza" tra visioni e comportamento e stare lontani non potendo dare luogo a rapporti.

Questo risolve anche il dilemma che diverse persone disadattate si pongono ovvero "ma perché anche se non faccio niente di male gli altri mi allontanano" oppure "perché alle persone non vado bene come sono", la morale spiega questo poi andranno fatte analisi specifiche per capire cosa si è fatto e cosa si è che viene disapprovato da altre persone, ad esempio non ci vuole molto a capire analizzando una famiglia perché ad esempio un padre critichi costantemente il figlio, basterà analizzarne e conoscere il punto di vista morale, vedere come si comporta il figlio e poi fare "2 più 2".

Quando le persone non capiscono il relativismo morale, quando non riescono ad entrare nel punto di vista morale dell'altro e quando non riescono a capirne gli errori percettivi, quando non riescono a capire che quello è il suo punto di vista si finirà probabilmente nello scadere nella polemica. Cioè le persone inizieranno a battagliare perché tenteranno di far vincere la loro visione di giusto e sbagliato, di bene e male pensando che sia universale o perché sentendosi criticati e soffrendone sanno che uno dei modi migliori per far cessare tale sofferenza e distruggere quella disapprovazione e farla rimangiare a chi l'ha pronunciata.

Qual è la soluzione per evitare polemiche? Tenere a mente che la devianza è un concetto utile e che se qualcuno ha un comportamento che non vi piace al punto da ritenere conveniente allontarlo allontanatelo e basta, se vedete errori nel suo comportamento riuscendovi ad esservi messi nei suoi panni e lo conoscete allora confutate i suoi pensieri solo se siete in grado di farlo senza che l'altro si senta disapprovato o fraintenda. Se qualcuno vi disapprova accettatelo come indice di devianza sul piano morale, al limite si potrebbe investire per analizzare se questa persona ha fatto errori percettivi ma la domanda poi sarebbe "conviene che per ogni persona che mi disapprova io mi stia a scervellare per capire se questi giudizi sono validi o meno?" arrivando alla conclusione che conviene investire tempo ed energie direttamente per interagire con quelle persone che invece ci approvano direttamente, che non hanno fatto errori e non ci percepiscono devianti formando una subcultura.

Capire la realtà vuol dire capire e accettare che si fanno errori di giudizio e non è evitabile (al massimo risolvibile se una persona ha intenzione di investire in tal senso) ma sopratutto accettare il relativismo morale, sul fatto che la persona giudica il mondo sulla base di quello che crede giusto e sbagliato, bene e male per sé, etico o non etico e non c'è modo nemmeno di cambiare questo, capirlo vuol dire accettare che ognuno vive a modo suo e come già tentato ampiamente di spiegare nell'articolo stare lì a comunicare il proprio giudizio negativo non è utile, genererà solo polemiche, o accettate la persona per quella che è perché nel complesso riuscite a tollerarlo o sopportarlo nonostante la devianza oppure vi allontanate per cercare direttamente persone moralmente più vicine.

C'è da dire anche che quando la persona tenta di correggere gli errori deduttivi e percepittivi dell'altro non è detto che il tentativo di confutazione riesca, la persona potrebbe essere talmente chiusa sulla sua visione non accettare nulla, quindi nel caso le confutazioni non sortissero effetto va accettato anche questo come fatto in sé e poi andrà scelto come comportarsi con questa persona alla luce di questo nuovo elemento sempre nell'ottica di "lo approvo o lo disapprovo" "lo accetto o non lo accetto?".

Il relativismo morale come si coniuga con l'istrietismo e la reputazione?

Con il concetto di statistica e di esposizione strategica. Per statistica si intende il fatto che alcuni specifici elementi tendono ad essere approvati e disapprovati dalla maggior parte della popolazione (attenzione al fatto che solo alcuni specifici elementi hanno questa maggioranza altri invece rientrano nel fenomeno della controversia, cioè non hanno una maggioranza schiacciante) una persona quindi conoscendo questi elementi nei confronti di uno specifico gruppo di persone sa quindi cosa fare e cosa non fare per prendersi l'approvazione dei più, ecco che inizia quindi l'esposizione strategica, la persona mostretà solo quelle cose di sé che sa che saranno approvate nascondendo quelle disapprovate o controverse, in alcuni casi arrivando perfino a mentire. Pensate alla persona che più approvate come comportamento, pensate a quello che conoscete di lei e quello che non conoscete, non è difficile immaginare che se conoscesse tutto di quella persona finireste con il cambiare il vostro giudizio complessivo alla luce di quello che scoprirete.

Nei sociale network la persona ha maggiore controllo sull'esposizione strategica e quindi più conosce la statistica delle persone a cui si rivolge più potrà essere efficace nel mostrare solo quello che le darà approvazione (la stessa logica la si applica anche nel campo del piano del valore).

 

 

I paradossi della disapprovazione specialmente per le persone che ricercano istrieticamente (ma anche per succubanza) sempre l'approvazione e fuggono dalla disapprovazione.

 

Il confine fra giudizio di valore e giudizio morale

Confondere i due giudizi potrebbe essere facile per questo è necessario tenere a mente questa possibilità per evitare di confondersi, capire se si stanno analizzando le conseguenze delle azioni o se si sta giudicando il valore di qualcosa.

 

 

APPUNTI:

- aggiungere succubanza

 

 

 

 

 

 

ultima modifica il: 07-06-2017 - 16:23:47
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