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- Cherofobia -
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Cos'è la cherofobia?

Questo termine nel linguaggio comune viene erroneamente tradotto con "la paura di essere felici" ma è una traduzione errata.

Per comprendere questo termine è innanzitutto necessario distinguere il concetto di gioia da quello di felicità. La gioia è quel sentimento di piacere immediato che porta a dire "ora sto bene" e che ogni persona ha provato a seguito di un evento positivo, un evento appagante.

La gioia è direttamente collegata a ciò che di bello e positivo nel presente si ottiene.

Mentre la felicità è uno stato più duraturo e mentale che non si basa su in singolo evento accaduto nel presente ma è più frutto di una constatazioen diq uanto di buono e bello si è costruito, uno stato che va oltre quell'emozione intensa e passionale che si prova a seguito di un evento piacevole.

Sarà gioioso un ragazzo che per natale riceve in regalo qualcosa che desiderava da tanto, sarà felice l'adulto che dopo anni e anni ha costruito la casa dei suoi sogni, ha un cane che lo ama, si è sposato, ha dei digli che lo adornano e può riflettere su quanto di bello ha costruito, di quanto volesse tutto quello.

A questo punto allora cos'è la cherofobia? La cherofobia nasce nel momento in cui un soggetto esperisce la perdita della gioia. Cioè si rende conto che le cose belle che raggiunge possono essere perse e il profondo dolore che prova alla perdita di questi elementi lo portano a sviluppare una paura intensa.

Il cherofobico è colui che ad esempio dice "c'è un ragazzo che mi piace, ma ho una paura tremenda che se mi innamoro e sto bene e poi un giorno lui mi lascia soffrirà terribilmente".

Perché la cherofobia è collegata alla gioia e non tanto alla felicità? Perché la felicità per definizione è qualcosa di stabile, per quanto si possa perdere un elemento che costituisce la felicità comunque il soggetto rimane grossomodo felice e anzi è spronato a ripare a ciò che è successo, il soggetto che aspira alla felicità guarda in prospettiva, guarda alla costruzione.

Mentre chi punta alla gioia tende a prendersela con la speranza che questa rimanga per sempre, non è un soggetto equilibrato, punta a vivere prevalentemente nel presente e non costruendosi una felicità e sono questi i soggetti più vulnerabili alla cherofobia perché  sono quelli che più soffrono quando perdono ciò che gli dava piacere.

 

 

 

La cherofobia ci ricorda ancora una volta quanto sia importante il futuro, sia importante l'equilibrio ed evitare di diventare dipendenti da gioie singole con il rischio che queste passino da farci provare emozioni paradisiadache ad emozioni infernali.

 

 

 

 

 

Un racconto cherofobico:

"io ho avuto brutte esperienze, ho proprio paura a salire verso la cima perche' tutte le volte dopo tanta fatica ho raggiunto qualcosa di piacevole poi son rotolata giu' ritrovandomi da capo e anche soprattutto facendomi male, a questo punto mi dico forse meglio starsene a valle a strisciare, almeno mi evitavo fatica, delusione e lividi"

 

Questo invece è un racconto non cherofobico:

"penso che la paura della felicità possa nascere dalla sensazione di inadeguatezza, come posso essere contento se non merito niente? e allo stesso tempo, se dovessi essere felice, dovrei modificare il mio modo di essere e quindi rimettermi in gioco. credo che per certe persone sia preferibile essere mediamente infelici che affrontare la vita per essere felici. "

QUi il soggetto non ha paura della felicità ma ha paura delle azioni necessarie da fare per essre felice, qui si parla di semplice inibizione e conflitto interiore ovvero "voglio avere X ma ho paura di fare ciò che serve per avere X", mentre nel cherofobico è "non voglio essere felice anche se potrei esserlo perché dopo se va male soffro, il soggetto non avrebbe nessun problema a fare ciò che lo renderebbe felice ma ha paura del dolore che proverebbe se dopo tutto andasse  male.

 

 

ultima modifica il: 23-07-2019 - 10:06:41
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