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- Consenso -
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Cos'è il consenso? Cosa si intende per consentire?

approvazione, il soggetto giudica il comportamento altrui in base ai danni che questo può avere. Approva se non lo danneggia, disapprova se lo danneggia;

consenso, non mi limito ad approvare (cioè a dire fai pure perché tanto a me non mi danneggi) ma il soggetto è come se moralmente la pensasse allo stesso modo, cioè suggerisse che sta facendo la cosa giusta anche dal suo punto di vista

acconsento, una variante dispregiativa del consenso. Il soggetto in realtà non sente un reale consenso ma lo dissimiula all'esterno perché in qualche modo crede di doverlo fare. Ad esempio il genitore che acconsente che il figlio prenda un'università secondo lui sbagliata, ma essendo il sogno del proprio figlio non se la sente di andare contro quindi finge un consenso che in realtà non sente proprio

assecondare, si asseconda qualcuno quando inq ualche modo ciò che l'altro sta facendo lo apprezziamo, non c'è solo approvazione o consenso, ma vediamo in quell'azione, in quella scelta, qualcosa che ci piace e ci interessa e di conseguenza ci immergiamo in essa, aiutiamo l'altro a raggiungerla, come il vento che spinge le sue vele. Ad esempio il genitore che ad ogni buon voto del figlio all'esame gli da regali, lo va a trovare nella città dove studia per passare giornate insieme. Oppure un uomo che asseconda il flirt di una donna, in quanto vede in quella sua scelta qualcosa che a lui stesso interessa. Assecondare vuol dire approvare, consentire e non limitarsi ma favorire quella scelta che l'altro ha fatto, spingere e immergersi da in essa perché in questa si vede un vantaggio per sé, si trova del piacere.

 

 

Questo spiegherebbe perché in alcuni casi non ci basta sapere che l'altro ci approva, ma ne ricerchiamo il consenso, come nel caso dei genitori perché anche il dissenso ci potrebbe far sentire insicuri, far sentire che stiamo sbagliando e perdere in qualche modo la stima di qualcuno.

attendere il consenso e dare il consenso

 

 

Il paradosso dell'agire solo che un terzo dia il consenso

"da quando andavo a scuola non parlavo con nessuno, me ne stavo sempre da solo al mio posto, ora ne sono passati di anni e sto sempre chiuso in camera mia. Non ho amici e questo non mi dispiace per niente!
Sto sempre zitto e non parlo neanche con i miei genitori, ormai non conosco nemmeno la mia voce, ho provato a iscrivermi a diversi forum ma proprio non ce la faccio, non sopporto nessuno, a parte il fatto che vedo molte ipocrisie, alla fine vengo sempre visto male da tutti per come penso le cose, ma questo non è importante.
La solitudine fondamentalmente non mi fa soffrire, però mi rendo conto che gli anni passano e io non ho fatto niente in vita mia, a volte penso che dovrei anche farmi una mia famiglia.
La questione principale credo sia il mio rapporto con mio padre, a giorni ci evitiamo e altri litighiamo, mi ha sempre vietato molte cose e ancora oggi lo fa, anche per questo sono chiuso in me stesso. Non sono libero di fare niente, senza avere il suo consenso o una sua opinione, sono convinto che solo andando a vivere da solo, potrei cambiare veramente le cose.
Non so perchè sto ancora scrivendo qui, so bene quello di cui ho bisogno e so anche che nessuno può aiutarmi, è inutile...devo sopportare e aspettare che veranno tempi migliori, per il momento non sono ancora nella posizione di agire."

 

 

Dissentire? Approvare ma pensare che comunque il soggetto stia sbagliando, il soggetto non si sente danneggiato ma comunque pensa che chi ha di fronte stia facendo qualcosa che non va bene.

ultima modifica il: 23-01-2019 - 22:47:46
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