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Cos'è l'allerta?

L'allerta è uno stato di vigilanza sostenuta indotto dalle emozioni, emozioni che a loro volta possono essere stimolate da una propria percezione degli eventi o da un suggerimento altrui.

L'allerta nella maggior parte dei casi è egosintonica ma potrebbero capitare casi (specialmente nell'ipervigilanza) dove il soggetto si rende conto che l'allerta è scarsamente controllabile e che biologicamente parlando è come se fosse "costretto" a porre attenzione a ciò che teme

Quando l'evento si manifesta l'allerta si trasforma in allarme.

L'allerta risucchia attenzione e fa calare il rendimento in altre attività che si stavano già svolgendo o si era intenzionati a svolgere.

A livello pratico l'allerta è indotta per lo più dal timore e si manifesta in concomitanza con un fenomeno ansioso.

Un episodio di allerta che un po' ogni persona ha conosciuto è quello ai tempi della scuola dove si sapeva che il professore stava per interrogare e in quel lasso di tempo precedente alla chiamata o al sorteggio c'è era un silenzio di tomba in classe, ogni persona che temeva di poter essere interrogata era allerta e quindi vigile e guardava direttamente o con la coda dell'occhio il professore, probabilmente la totalità dell'attenzione era rivolta a ciò che stava per accadere e anche se si fosse tentato di distrarsi difficilmente si sarebbe riusciti a non porgere attenzione a quell'evento temuto in quanto era l'ansia stessa che come mezzo di difesa spingeva a focalizzarsi su quel frangente.

Nel momento in cui il sorteggio era finito e la persona si redeva conto che non poteva più essere interrogata ecco che il timore cessava e di conseguenza anche la allerta e poteva tornare a fare qualsiasi cosa desiderava.

La allerta la prova ad esempio il sociofobico che si rende conto che essendo in un contesto sociale potrebbe arrivare il giudizio negativo temuto e quindi rimane vigile su ogni singololo elemento sociale, su ciò che teme, guardando ad esempio lo sguardo dell'altro, i movimenti propri, le parole degli altri anche quelli più lontani, etc.. qualsiasi cosa possa aiutarlo a "capire e difendersi" dai giudizi negativi su di sé ed in particolare quelli temuti.

L'allerta è un dei numerosi paradossi dell'essere umano in quanto usiamo meccanismi di sopravvivenza in una realtà che non ha più nulla a che fare con tale scenario di vita o di morte, il paradosso consiste nel fatto che l'allerta è efficace per difendersi da un predatore, sono fenomeni che accadono in una frazione di secondo e essere preparati dall'allerta fa la differenza fra vivere o morire ma le paure dell'uomo odierne non hanno nulla a che fare con questa possibilità.

Questo fa si che l'essere spinti a focalizzarsi sull'evento temuto non è sempre un vantaggio in quanto sottrae risorse utili a pensare e capire la realtà in cui ci si trova. Siamo in una realtà talmente complessa che l'unico modo che si ha per agire in modo efficace è quello di avere modo constamente di analizzare la realtà circostante e rispondere dinamicamente ad essa, cioè vigilare non su ciò che temiamo ma su ciò che sta accaendo e quando questo non accade le possibilità di fare errori aumentano esponenzialmente e mentre una persona è vigile su ciò che teme di fatto sta perdendo risorse preziose per interagire al meglio in quella realtà.

L'allerta si rivela essere nel migliore dei casi un'attività inutile e nel peggiore dei casi un'attività disfunzionale, pensate allo studente vigile sul fatto se verrà interrogato o meno, sta solo sprecando risorse perché tanto non può fare nulla per impedirlo, quando verrà interrogato mica potrà scappare come una gazzella o uccidere il professore prima che possa interrogarlo. L'obbiettivo dell'allerta è quello di fare la fuga o l'attacco ma lo studente cosa può fare? Anzi l'allerta potrebbe trasformarsi in allarme e il soggetto una volta sentitosi interrogato andare lì e andare nel pallone a causa delle emozioni intense che prova e che lo spingono a fuggire come se fosse nella foresta o comunque che lo rendono poco lucido e non in grado di sostenere l'attività che invece ha da svolgere.

Siamo in una realtà dove è necessario rimanere concentrati per interagire rapidamente e consciamente e l'allerta (con relativo allarme) ci fa essere di fatto "imbambolati".  

In sintesi l'allerta da vantaggio evolutivo è divenuto uno svantaggio ed è per questo che persone con una sensibilità ridotta e che hanno poche paure (specialmente in contesti complessi) sono avvantaggiati perché non si ritrovano a combattere contro se stessi e un meccanismo che gli impdisce di focalizzarsi su ciò che conta.

Quando una persona parla di allerta o comunque parla di difficoltà a concentrarsi non c'è nulla che si possa fare se non andando a risolvere il punto di innesco ovvero le emozioni, dire frasi come "è inutile che ci pensi o sforzati di pensare ad altro" non hanno alcuna utilità, almeno che una persona non sia così abile da riuscire a distrarsi verrà indotta a focalizzarsi su ciò che teme invece che prestare attenzione ad una realtà dove è necessario capire e interagire.

Pensiamo al contesto sociale, chi sa vivere sa che nei contesti sociali conta il fare, conta interagire e capire, è necessario focalizzarsi sulla dinamica sociale per capirla e integrarsi con azioni, pensare a "oddio chissà cosa penseranno di me" non fa altro che peggiorare la situazione di un soggetto che verrà tagliato fuori dalla dinamica di cui non è partecipe.

Raramente l'allerta può servire all'uomo nella realtà che ci siamo costruiti, ciò che conviene fare è tentare di risolvere le proprie sensibilità che generano ansia e timore (e conseguenze possibile allerta in stato di allerta).

Questo è un esempio classico di quanto sia fallace nonché illusorio convincersi che l'ipersensibilità sia un dono o un vantaggio, essere sensibili alle emozioni negative è un handicap per gli innumerevoli rischi che genera, specialmente quando la sensibilità è significativamente elevata.

 

 

Dal web

"Sempre in allerta.
Io ho 33anni e ho paura di tutto,dalle cose più banali(insetti, punture,aereo,allontanarmi da casa,sentirmi male in giro...),a quelle sociali (guidare,parlare in pubblico,chiedere info,parlare di certi argomenti...),a quelle esistenziali(il futuro, la miseria,la fine di una relazione,la solitudine,la vecchiaia...).
Il campanello d'allarme è sempre attivo,e a volte penso che mi scoppierà il cuore.
Per la paura ho perso molto dello slancio vitale e desidero rinchiudermi e restare nella mia zona comfort,dove mi vengono a trovare solo le paure del terzo tipo (e qualche insetto).
La paura più grande è quella di non avere risorse sufficienti a "farcela"."

 

Questo racconto non descirve gli errori e le difficoltà dati dall'allerta ma descrive un fenomeno di ipervigilanza e di conseguenze che hanno spinto il soggetto a preferire di allontanarsi da questi scenari che non è in grado di gestire e che gli producono un enorme mole di sofferenza non solo per gli errori che compie ma anche per quanto rimane vigile al punto da soffrire anche per questo.

Un altro racconto dal web:"

Molti lavori così lo studio, sono delle attività prettamente intellettive.
Mi chiedo: qual'è il vostro rendimento quando provate a concentrarvi mentre c'è gente intorno?
Immaginate delle persone intorno a voi che magari studiano-lavorano vicino a voi ed ogni tanto chiacchierano...

Personalmente io tendo ad ascoltare ciò che la gente intorno a me dice.
Magari a volte mi sale pure l'ansia perché mi aspetto che qualcuno interagisca con me trovandomi "impreparato".
Il risultato è che il mio rendimento intellettuale è di gran lunga più elevato quando sono a casa in solitudine.
Sebbene questa cosa l'ho potuta fare agevolmente quando ero studente, capirete bene la difficoltà di un lavoratore "obbligato" ad andare in ufficio..."

 

 

Allerta e comportamento guardingo

 

ultima modifica il: 01-12-2016 - 11:34:33
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