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- Reputazione -
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Cos'è la reputazione?

 

(aggiungere effetto echo, la reputazione che varia anche in base a singoli giudizi che vengono formulati soggettivamente e vengono fatti girare con il passaparola, con il problema delle distorsioni nella comunicazione o con il fatto il giudizio che si diffonde era basato su diverse distorsioni)

 

Con la reputazione si definisce il fenomeno del giudizio sociale, cioè la persona si rende conto che un conto sono i giudizi singoli un conto è il tentativo di comprendere come mediamente si venga visti dagli altri, quest'ultimo punto viene definito reputazione.

La reputazione è un concetto complicato perché non solo è necessario conoscere e fare una media dei vari giudizi, ma gli stessi giudizi vanno sintetizzati.

Pensate a qualsiasi persona conoscete, su questa persona avrete giudizi positivi e negativi, una visione d'insieme non è facile da raggiungere né tanto meno da comunicare, ecco perché la ricerca della reputazione è doppiamente complicata.

La reputazione è fondamentale per le persone che sono sensibili al giudizio e puntano all'onore, in quanto con la reputazione confermano se la loro ricerca della dignità e dell'onore sia stata svolta in modo efficace.

Quindi se si chiede "di quale reputazione gode Mario?" ci si sta chiedendo come vedano e giudichino Mario le persone che lo conoscono come i vicini, i parenti, i conoscenti del paese etc...

L'utilità del concetto di reputazione è duplice:

- da una parte ci ricorda che a prescindere dalla sensibilità al giudizio ogni persona viene giudicata dalle persone con cui entra in contatto e questi giudizi hanno comunque una conseguenza sulla sua esistenza, specialmente da un lato sociale;

- dall'altra parte che la reputazione non necessariamente si basa su un singolo giudizio ricevuto ma si basa su una serie di giudizi  integrativi, una persona ha una visione di noi basata su una serie di giudizi sia positivi e negativi che alla fine integrerà in un giudizio unico, ciò rende il concetto ancora più complicato.

 

Dal primo punto derivano due concetti fondamentali collegati alla reputazione:

- sensibilità al giudizio con relativa succubanza e istrietismo, le persone sono interessate alla reputazione perché ricevere giudizi positivi o negativi gli fa provare emozioni e quindi è loro interesse investire in questi giudizi, stare attenti, etc..;

- onore, a prescindere che si sia sensibili al giudizio essere giudicati in un modo piuttosto che in un altro ha conseguenze sulle proprie interazioni sociali, un esempio lampante è quanto più si ha una reputazione elevata nel paese quanto più è probabile e facile trovare un lavoro o essere invitato, etc...

 

Se chiediamo ad una persona "come vedi Caio? Cosa ne pensi di lui?" gli stiamo chiedendo il suo giudizio, dopo aver intervistato numerose persone si può iniziare a fare un discorso di reputazione.

Uno degli errori più grossi che si possa fare su questo concetto è quello di pensare che una persona possa parlare in nome di altri, alcune persone realmente illuse di poter sapere come gli altri vedono qualcosa ma ciò non è possibile specialmente per gruppi ampi.

Difficilmente si può calcolare una reputazione in modo accurato, l'unica cosa che si può fare è prendere un campione statistico significativo e variegato e tentare di estrapolare la reputazione. 

 

Qui entra in gioco una fallacia utile ai giornalisti detta fallacia della reputazione universale, se io intervisto dieci persone che conoscono Caio e ad ognuna di loro chiedo la reputazione di Caio avrò dieci reputazioni differenti, ma una persona che non ha capito la reputazione e che tende alla visione universale potrebbe pensare che "la visione di uno corrisponde più o meno alla visione di tutti". Quindi il giornalista retorico potrebbe prendere uno o due giudizi che puntano in una data direzione e mandare in onda solo quelli sapendo che gli ascoltatori finiranno per concludere in modo errato la reputazione di quella persona. 

 

 

 

Nel momento in cui un soggetto si chiede "come mi vedono le persone all'esterno?" ha tre opzioni di risposta:

- la prima fallace è con l'autoimmagine, il soggetto presenta una convinzione che pensa essere la stessa che vedono gli altri osservandolo, cioè dice "io sono così gli altri mi vedono così";

- la seconda  è fallacia conclusiva, la persona si basa su alcuni giudizi esterni per concludere la sua reputazione;

- la terza è d'indagine non fallace, il soggetto arriva a capire che chiunque l'ha conosciuto si è fatta una visione di lui differente e l'unico modo che ha per conoscerla è di chiederla ad ognuna di queste persone, conscio del fatto che il soggetto nel tempo potrebbe cambiare e le persone che conoscerà si faranno reputazioni differenti di lui. l'unico modo per comprendere la reputazione e il giudizio degli altri è conoscerlo. Una persona che arbitrariamente pensa che così come l'hanno giudicata i genitori e i parenti o i pochi amici che avuto sarà lo stesso modo in cui la giudicheranno tutte le persone che incontrerà anche di sfuggita nella sua esistenza non ha compreso nulla del concetto di indagine e reputazione.

 

Come fare per cambiare la reputazione che gli altri hanno di noi? La risposta è che non si può, o meglio sarebbe da illusi pensare di poterla cambiare e controllare a nostro piacimento.
La strategia migliore per chi desidera costruire una reputazione positiva è quella di conoscere valori e morale delle persone che ci circondano ed iniziare un investimento all'onestà, iniziando ad esempio attraverso social network a dare in pasto solo quelle informazioni mediamente approvate e apprezzate, il passaparola farà il resto.

Il paradosso è che la persona che mostra solo alcune di sé non viene reputata per quello che è ma solo per quello che ha investito e strategicamente mostrato affinché gli altri arrivino a concludere una reputazione artificiale, cioè difficilmente gli altri possono conoscere tutto di noi o capirlo senza fare errori, la reputazione è quindi il frutto anche di come ci si è comportati per favorire la conoscenza agli altri o al contrario usare menzogne e retorica per costruirsela a proprio piacimento.

Pagina di disambiguazione apprezzamento.

 

La reputazione e il passaparola

In alcuni casi la reputazione viene modificata da come le persone parlano, alterando il giudizio, questo problema va considerato e dimostra quando sia complicato investire o tentare di controllare la propria reputazione

 

La reputazione in luoghi diversi

In alcuni casi conviene parlare di una reputazione generale ma singole reputazioni ad esempio "come mi vedono le perosne della città natale e come mi vedono le persone della città in cui mi sono trasferita". 

 

DA INTEGRARE

 

 

 

 

La dignità è il fenomeno che descrive l'assenza di disapprovazione da parte del gruppo a cui appartiene o dalle persone che lo circondano, detto in altre parole le persone definiscono degno:

- qualsiasi cosa (azioni, scelte, comportamento) si pensi venga approvato dalla maggior parte o da tutti, quindi quando pensando a ciò che secondo loro può essere degno;

- qualsiasi cosa che a conti fatti è stata approvata dalla maggior parte o da tutti, quindi qualcosa che è stato realmente degno dal gruppo a cui si appartiene.

Ne consegue che si definisce indegno qualsiasi cosa invece produca disapprovazione dalla maggior parte o da tutti.

Si parla di ignonimia per porre l'accento sull'universalizzazione, cioè la persona crede che quella cosa non sia disapprovata solo dalla maggior parte ma da tutti, cosa che può esistere solo in gruppo ristretto di persone ma che non esiste più a livello elevati che considerano centinaia o migliaia di persone. 

Comprendere la dignità vuol dire riferirsi ad un gruppo circoscritto, un gruppo studiabile, ad esempio una persona pensando a tutti i suoi parenti può farsi i conti su ciò che è degno e ciò che non lo è.

Per comprendere la dignità è sufficiente comprendere il concetto di reputazione, le persone sanno che vengono giudicate e da questi giudizi ne consegue la loro integrazione, la loro considerazione, il rispetto, il comportamento, etc..

La dignità punta ad una reputazione positiva sul versante approvazione.

Qual è la differenza fra dignità e onore? L'onor

Cioè una persona insegue l'onore in quanto desidera essere approvato dagli altri, aumentare la reputazione, la dignità invece evidenzia il fenomeno in cui si ricerca la non disapprovazione.

Chi ricerca la dignità è una persona che desidera integrarsi socialmente, desidera seguire le norme e la visione media di un posto.

Da qui si comprende perché la persona parli di indignazione, cioè nella sua mente l'azione dell'altro non è soltando disapprovata da lui ma crede che sia disapprovata da tutti perché usa quella stessa visione che ha su di lui "ciò che non ti fa disapprovare dagli altri" sulle altre persone.

 

Quindi ricapitolando:

- con il concetto di indegno si pone l'accento sul fatto che la persona proprio perché crede di aver compreso cosa renda degni agli occhi degli altri viceversa sa cosa è indegno;

- con il concetto di indignazione si pone l'accento sul sentimento negativo, la persona è come se soffrisse non tanto per una propria visione morale ma perché è qualcosa che va contro la collettività e "non va bene". 

 

Il problema è che dignità, indegno e indignazione hanno una validità fino a quando la persona si ferma ad un gruppo di persone, quando la persona usa questi concetti su scale più grandi come quelle nazionali o mondiali cade sistematicamente in errore, in quanto non è detto che ciò che viene approvato o disapprovato dalla maggior parte del suo gruppo, i valori mediamente condivisi da quel gruppo siano gli stessi su scala maggiore.

Il concetto di indignazione è utile perché ci fa comprendere come alcune persone non pensino come un singolo e con la loro testa disapprovando ciò che per loro è sbagliato ma ragionano solo in termini della loro collettività.

 

Questo in sintesi vuol dire che è fondamentale rendersi conto dei limiti della propria visione di dignità e di collettività e conservare una visione reale in cui si è in grado di giudicare giusto e sbagliato volta per volta a prescindere da quello che pensano gli altri intorno a noi.

 

L'uso di termini alternativi per riferirsi a questo concetto

Le persone conscie del concetto di dignità e di ciò che non è normale e sbagliato per un gruppo di persone potrebbero esprimerlo con termini diversi, ad esempio una donna potrebbe usare il termine "volgare" per rifersi ad un modo di vestire indegno, parlerà quindi di "no così non mi ci vesto perché è troppo volgare" riferendosi al fatto che secondo la sua visione delle cose vestirsi in quel modo porterà ad una disapprovazione da parte degli altri.

 

Attenzione a non confondere il concetto di dignità con quello di orgoglio e sensibilità all'inferiorità.

 

Esempi di ignonimia

"Senza lavoro non c'è dignità" assolutizzando, in quanto ci sono persone che non lavorano e non hanno alcun problema in tal senso. Senza lavoro e senza una fonte di reddito è difficile vivere, questa è un frase valida.

 

APPUNTI:

- confondere l'indignazione con l'etica, che un gruppo di persone disapprovi qualcosa non vuol dire che ciò che dicono sia valido

ultima modifica il: 10-06-2017 - 13:42:11
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