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Cos'è il tipo?

Si definisce tipo qualsiasi elemento sia in grado di riprodurre una categoria con specifici particolari. Usato erroneamente come sinonimo di categoria questo termine richiama più la creazione non che la classificazione.

Pensiamo al termine "tipografia" usato per descrivere la stampa, dove partendo da un "testo" se ne stampavano una serie di testi uguali, che facevano riferimento al tipo originario.

Prototipo, stereotipo, archetipo, sono tutti concetti che fanno riferimento ad una creazione, un soggetto che ha stereotipi crea con la propria mente la rappresentazione dell'altro, non sta ad indagare per capire chi ha di fronte nella sua particolarità ma la costruisce a partire da ciòc he sa.

Una donna che pensa che gli uomini siano tutti uguali, con tutte le sue convinzioni, quando vede un uomo già lo etichetta perché costruisce lei con la sua mente chi ha di fronte partendo per l'appunto dai suoi stereotipi.

Per capire cosa sia il tipo prendiamo un esempio, immaginate di essere con un amico sdraiati su un prato ed il terreno è umido. Dopo poco vi rendente conto che le vostre mani hanno lasciato un'impronta, chiedete al vostro amico di farlo e si formano due impronte.

Il tipo di impronta che le vostre mani è unica, avete delle mani particolari che lasceranno quel tipo di impronta, così come sarà unica l'impronta del vostro amico ma concettualmente sapete riconoscere il genere di impronta, riconoscere le impronte a partire dalla classificazione che avete nella vostra mente.

L'impronta è tale perché possiede specifiche caratteristiche che ci fanno immediatamente definirla come tale. Per dirla in termini tecnici ogni volta che definiamo un concetto, delineiamo anche delle caratteristiche che fanno si di poter categorizzare tutta la realtà che rientra in quelle caratteristiche riuscendo al tempo stesso a distinguere gli elementi fra loro nelle loro diversità.

Siamo esseri che comprendono, che conoscono tramite la classificazione ma siamo anche degli agenti nella realtà, ed è qui che entra il concetto di tipo.

 

C'è un dualismo fra categoria e tipo, con le categorie giudichiamo e comprendiamo il mondo mentre con il tipo lo costruiamo, partendo da quelle stesse categorie che possediamo, creando strumenti per produrre dei tipi che ci interessano.

 

FINO A QUI

 

Una volta compreso cosa è il tipo ci si può domandare cosa siano invece categoria e genere:

- categoria, seguendo la logica del tipo si assegna un nome  in base a specifiche caratteristiche, ogni volta che si vedrà un tipo con specifiche caratteristiche lo si rappresenterà e riconoscerà con un nome specifico, questa è una categoria. L'utilità delle categorie è di poter assegnare un significato ad uno specifico fenomeno e poterlo anche comunicare ad altri, anche se in alcuni casi la persona sviluppa delle categorie ad hoc che sono soggettive. Un esempio di categoria sono i libri "la persona quando vede qualcosa che ha quella forma, che ha delle pagine, che ha delle scritte, chiama quel tipo come libro". Ogni categoria ha delle sottocategorie specifiche, cioè categorie disposte in una sorta di albero, i libri possono essere spiegati ad esempio in base al contenuto "un libro horror, un libro di informazione". Ogni cosa che ha un nome è di fatto una categoria che la persona usa per intendere specifiche caratteristiche. Detto in altri termini ogni tipo su cui c'è un accordo comune sulle caratteristiche diviene una categoria. Ad esempio una persona ogni volta che conosce qualcuno sa che questa persona è un tipo, ma sa che ad esempio un tipo può essere chiamato simpatico perché c'è un accordo comune, quindi si parlerà di categoria delle persone simpatiche, sei una persona simpatica è quindi sia un tipo ma anche una categoria per l'accordo che si è fatto su quel termine e le relative caratteristiche. L'utilità della categoria è duplice, da una parte l'accordo sul "tipo" e le caratteristiche e dall'altra anche la possibilità di categorizzare, cioè prendere ogni tipo che corrisponde alla categoria e metterlo nello stesso gruppo;

- genere, sottolinea una categoria superiore. L'utilità di questo concetto sta nel porre l'accento sulle caratteristiche che avvicinano al prototipo. Ad esempio l'essere umano può essere distinto in maschi e femmine e da questi due generi poi si parte con le varie sottocategorie che distinguono sempre più i soggetti. Ma il genere sessuale a sua volta può risalire di una categoria e si può parlare del genere dei mammiferi. 

 

Ritornando all'esempio dell'impronta, l'impronta come concetto è generico, cioè è un tipo con pochi particolari. Quando un uomo con la mano piccola lascerà un'impronta si inizierà a parlare di categoria e sottocategoria con i relativi particolari, ad esempio impronta di bambino, impronta di adulto, impronta di animale, impronta su terra, impronta su cemento, impronta grande, impronta piccola, etc...

Perché il concetto di genere è particolarmente utile? Perché pone l'accento sulle categorie di partenza ma ci aiuta anche a comprendere un errore, definito errore di generalizzazione dove la persona scambia una categoria particolare per una di genere (detta anche generale) conoscendo un uomo con le sue particolarità e invece di stabilire quali siano le sue caratteristiche lo generalizza pensando che quelle siano le caratteristiche di tutti gli uomini.

L'errore di generalizzazione produce stereotipi, lo stesso stereotipo che abbiamo già visto precendentemente nel momento in cui la persona commette errori statistici. Questo ci fa comprendere come lo stereotipo possa venir costruito in due modi, uno a partire dalla frequenza che il soggetto ha vissuto, dove la persona ad uno specifico punto vede che qualcosa è più frequente e arbitrariamente conclude per comodità che sia l'intero genere ad essere fatto così, anche se in parte aveva suddiviso e compreso le categorie e casi particolari. L'altro modo è quello della generalizzazione, la persona è completamente cieca alle categorie e quindi ogni esperienza che ha con qualcosa che vede di quel genere l'attribuirà al genere, quindi ad esempio un uomo conoscerà dieci donne e dall'esperienza di queste dieci donne costruirà la categoria donna "le donne sono" generalizzando ogni esperienza invece di dire "carla era così, giulia era così, monica era così, etc.."

Questo vuol dire che esistono due possibili visioni della realtà:

- una prototipale, la versione prototipale genera una gerarchia di categorie, dove la persona si rende conto di quanto la realtà sia complicata e che c'è un continuo alternarsi di categorie e sottocategorie, il prototipo è la categoria di partenza "essere umano" "veicolo" "essere vivente" "lavoro" e che queste possono essere scomposte in generi, cioè sottocategorie che spiegano meglio quanto può essere variabile quel gruppo in base a ulteriori caratteristiche che possiedono. La persona al tempo stesso sa che alcuni elementi e sottocategorie possono essere più frequenti di altro ma ciò rimane un'inferenza e non si trasforma in uno stereotipo;

- una stereotipale, il soggetto usa una categoria generale invece di produrre sottocategorie che spieghino meglio la realtà e la differenzino. Non è più "gli uomini si disintuono in" ma "gli uomini sono fatti così". Questo nasce o per comodità a partire dalle proprie inferenze o per errore di generalizzazione e assenza di visione prototipale.

La visione stereotipale si riconosce facilmente perché non suddividendo gli elementi in sottocategorie la persona finisce per lanciarsi in affermazioni quali "tutti sono così" o "nessuno è così" in quanto nella sua mente ogni cosa è giudicata con la categoria stereotipata e non ha modo di quantificare e discernere con sottocategorie come invece può fare chi ha una visione prototipale.

Facciamo degli esempi per comprendere la differenza fra visione prototipale e visione stereotipale, pensiamo alla categoria "immigrato", si definisce immigrato qualsiasi persona provenga da un'altra nazione. Una persona che ha una visione prototipale sa che immigrato è solo una categoria di partenza, quindi una visione per genere suggerisce al soggetto che esistono diverse sottocategorie di immigrati ma sarà sufficiente analizzare l'immigrato stesso per conoscerne il tipo. Cioè la visione stereotipale spinge o all'analisi per conoscere le caratteristiche del tipo o comunque a produrre generi quando si pensa per concetti, cioè si tenda di scindere la categoria nelle varie sottocategorie che la compongono per comprendere chi siano questi immigrati, come sono composti.

La visione stereotipale è invece all'antitesi, la persona invece di scendere nella sottocategoria ha costruito (nel corso dell'articolo verrà spiegato come) una visione fissa dove secondo lui l'immigrato ha specifiche caratteristiche come "gli immigrati sono violenti" o "portano problemi" o "portano malattie" o "sono delinquenti".

Il concetto di generalizzazione non necessariamente fa riferimento alla categoria più generale possibile, ma va inteso come l'uso di una categoria più generica invece di basarsi una sottocategoria più particolare ed efficace per circoscrive il fenomeno e le persone che realmente possiedono tale caratteristiche.

 

Ricapitolando lo stereotipo si produce in due modi:

- esperienza generalizzata, proprio perché la persona non produce sottocategorie quando fa un'esperienza la attribuirà alla categoria generalizzata e non al caso specifico. Ad esempio un uomo ha un rapporto con Claudia, una donna che ha una data personalità, è un tipo unico e invece di usare questa esperienza con questa donna per comprendere meglio le sottocategorie del femminile o della personalità dedurrà a partire da questa esperienza che "le donne sono così", cioè andrà a costruire lo stereotipo a partire dall'esperienza che invece era particolare;

- fallacie inferenziali, qui il soggetto generalizza a partire dalla statistica. Cioè se vede che su 10 donne che conosce 8 hanno un dato comportamento invece di conservare questo come un dato inferenziale che lo aiuta a comprendere la probabilità della realtà lo usa come dato da generalizzare nello stereotipo arrivando quindi a concludere e vedere la realtà con "le donne sono così". Anche qui il soggetto conclude erroneamente e trasforma in certezza qualcosa di diffuso e lo porta ad un livello generalizzato.

Questo ci fa comprendere come le persone che non generalizzano conservano al tempo stesso una visione prototipale e una versione inferenziale della realtà, cioè riescono a fare in modo che l'esperienza vada a costituire categorie senza generalizzare e al tempo stesso la persona conserva statistiche della realtà senza avvertire la necessità di trasfornare "8 su 10 fanno così secondo la mia esperienza" in "tutti fanno così" e farlo divenire un'ulteriore caratteristica stereotipata.

Per fare un esempio un uomo che non generalizza è un uomo che riuscirà a comprendere che ogni donna con cui avrà a che fare è una donna relativamente unica, riuscirà a comprendere che le donne non sono tutte uguali ma ci sono diverse categorie e al tempo stesso conservestatistiche come "di tutte le donne che ho conosciuto mi sono reso conto che un 50% era emotiva" e da quest'uomo non si ascolteranno mai frasi "le donne sono..." o "tutte le donne sono emotive".

 

C'è un altro fenomeno a carico del genere che non è la generalizzazione ma la rigidità mentale. Il fenomeno è diverso, la persona sviluppa delle sottocategorie con le quali giudicare la realtà ma queste si rivelano essere insufficienti (come nell'esempio precedente dove la persona divide gli immigrati per buoni e cattivi), quindi la persona nonostante abbia tentato di avere una visione di genere ha comunque fallito perché non è riuscito a cogliere la totalità della realtà con quelle sottocategorie.

 

 

Il punto cruciale per comprendere la differenza fra sterotipo e prototipo è quindi la generalizzazione, se una persona ha sviluppato una visione di genere vuol dire che riesce a comprendere la realtà e produce le sottocategorie necessarie per catalogare la propria esperienza e comprendere la realtà stessa, viceversa una generalizzazione precoce o una generalizzazione totale portano il soggetto a sterotipare cioè ad avere queste "macro categorie" prive di sfumature, la persona non vede differenze ma mette a partire da caratteristiche di base ogni cosa sullo stesso piano.

Per fare un test chiedetevi ad esempio quante categorie avete sviluppato per comprendere la personalità delle persone, quante categorie avete sviluppato nelle cose che fate più frequentemente. Se gli uomini li dividete in stronzi o buoni? O se ragionate solo in termine di gli uomini sono fatto così è probabile che non abbiate una visione di genere sufficente, che non riusciate quindi a pensare in modo prototipale ma che invece siate vittime del problema dello stereotipo o della rigidità mentale.

Come già detto una delle conseguenze della visione stereotipata è che non solo la persona non comprende la realtà ma anche che quando giudica o parla se il suo stereotipo riguarda persone, questa persona si sentirà messa sullo stesso piano di altri, si sentirà uguale ad altri e non compresa perché appunto quella persona ha le sue unicità, differenze che l'altro nella sua visione limitata non riesce a cogliere.

Lo stereotipo è largamente usato nel preconcetto e al tempo stesso stimola la formazione di preconcetti, in quanto la persona avendo questa categoria fissa non avverte il bisogno di scavare è la categoria stessa che gli suggerisce cosa ha di fronte, quindi la persona vede un immigrato "ah tanto già so come sono" oppure una donna vede un uomo "ah tanto so come sono fatti gli uomini" e così via. Con lo stereotipo la persona non ha bisogno di scavare, gli servono poche caratteristiche per utilizzare la categoria che sarà essa stessa la base per comprendere ciò che ha di fronte (erroneamente).

Mentre la visione prototipale è l'esatto opposto, la persona proprio perché ha una visione di genere e ha sottocategorie sa che l'unico modo per comprendere ciò che si ha di fronte è conoscere, scavare per ottenere informazioni che daranno poi luogo al giudizio mirato, giudizio specifico e particolare. La visione prototipale stessa spinge in questa direzione dove se la persona desidera comprendere sa che è necessario scavare.

 

 

 

 

Quando una persona usa l'esclamazione "tipico" a cosa si riferisce? Potrebbe riferisi alla visione stereotipale ma in alcuni casi potrebbe anche basarsi su una visione inferenziale non fallace.

 

Si parla di tipologia per descrivere l'intero fenomeno, in quanto ogni cosa di fatto si origina dal tipo e dalla possibilità dell'essere umano di discernere caratteristiche e in base a queste non solo comprendere il tipo ma anche produrre categorie e sottocategorie.

 

La scelta di generalizzare in modo funzionale, ci si rende conto che si può scavare all'infinito nelle sottocategorie ma ad un determinato punto di approfondimento si ha una visione sufficiente e un numero di categorie tali da poter comprendere la realtà. Generalizzazione prototipale.

 

Cos'è l'archetipo? L'esempio dello smartphone e dell'iphone. Con archetipo si definisce storicamente la nascita di una categoria, cioè un tipo definito, che poi l'umani stessa continuerà ad usare. Oggi abbiamo diversi smartphone, li abbiamo definiti nelle loro caratteristiche, ognuno di questi è diverso ma tutti derivano dall'idea di un uomo che per primo ne ha creato e definito uno nel 2009, prima di questa data non esistevano concettualmente.

Ogni categoria che l'essere umano ha una nascita archetipica, solo che non è detto che storicamente la riusciamo a individuare.

APPUNTI:

 

 luogo comune, se una cosa la dicono in tanti non vuol dire che sia valida

L'esempio del "sei italiano" e usare a proprio vantaggio le inferenze sugli italiani e al tempo stesso avere una visione prototipale che faccia comprendere come "ogni italiano sia un caso a sé che va analizzato per essere compreso".

ultima modifica il: 26-01-2019 - 12:21:36
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