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Cosè il bene

(aggiungere per il tuo bene, le violenze fatte da persone che nel loro egocentrismo e soggettivismo altro non fa che  danneggiandoli anche se le loro intenzioni erano positive, ma distorte

sinderesi).

Con questo termine si evidenzia tutto ciò che il soggetto giudica moralmente come qualcosa che gli porterà piacere, che gli porterà  qualcosa di positivo. 

Una persona vede come un bene il cibo, una persona amica, scegliere un percorso universitario che lo farà lavorare. La persona tende a scegliere e investire su ciò che pensa sia un bene, fare errori in tal senso vuol dire investire in qualcosa che si potrà rivelare inutile o ancora peggio un male.

DA RIVEDERE

Il bene non è solo ciò che nel presente viene visto come positivo ma anche come quello che lo sarà nel futuro, da qui lo stretto collegamento con il concetto di approvazione.

 

 

 

Bene Male, giudizio sinderetico, il soggetto valuta accadimenti esterni che avranno un impatto sulla sua esistenza in base alle conseguenze. Riguarda tutto quello che non è pianificato, non è scelto. Ad esempio per una persona trovare 100€ per terra potrebbe essere un bene perché lo arricchisce, se fa le cose senza errori è un bene perché non ci sono danni dati dall'errore, potrebbe essere un male contrarre una malattia che gli impedisce di fare le sue cose e lo costringe a letto. Da qui fare le cose bene, in modo che senza errori non ci sono danni.

buono cattivo, giudizio sugli oggetti o le persone come entità che possono nel tempo darci qualcosa di positivo o negativo;

Giusto Sbagliato, giudizio, detto anche giudizio morale, sulle proprie scelte e azioni. Si può fare anche sulle scelte dell'altro se si mentalizza (moralismo quando si fa con soggettivismo);

Bravo, usato per dare un feedback positivo generico all'esterno, se la persona fa comportamenti giusti, buoni, apprezzati o considerati un bene per l'osservatore

Approvazione disapprovazione, giudizio opzionale collegato alla percezione del danno, approviamo direttamente o indirettamente qualsiasi cosa non sia considerato un danno per sé, viceversa lo si disapprova e da qui partirà la stizza e la possibile insofferenza.

 

Il ti voglio bene ha duesignificati:

- usato per esprimere il proprio affetto verso una persona, come a dire "con te sto bene, mi dai emozioni positive",simile al ti amo ma più generico e indica la presenza di affezioni positive;

- letteralmente invece traducibile in "voglio il tuo bene" ed esprime la volontà che la persona stia bene per diversi motivi come lo scambio e la compersione.

 

L'articolo si concentrerà ora sul secondo punto, in quanto il primo è solo un esprimere i propri sentimenti e nient'altro (Facendo attenzione che l'altro capisca il significato di quella affermazione).

 

Qui il concetto di volere bene si scinde in due parti:

- il ti voglio bene soggettivista e con errori di mentalizzazione, la persona pensa di agire per fare del bene ma non lo fa;

- il ti voglio bene mentalizzato, la persona riesce ad agire e fare in modo di essere un bene per il soggetto a cui si rivolge.

 

Il ti voglio bene nasce come forma di scambio, il soggetto percepisce chiaramente il vantaggio nel dare ad una persona che ci dà, si collega chiaramente il vantaggio nel continuare a dare a qualcuno che ci continuerà a dare, tenendosi a sé colui che ci soddisfa soddisfandolo a sua volta.

Questo scambio tende ad essere non conosciuto, ignorato o perfino disprezzato a causa di una corrente romantica che spinge per emozioni intense che si possono provare se ci si illude che l'altro ci dia il mondo senza chiederci nulla in cambio.

Non necessariamente il voler bene si basa solo sullo scambio, in alcuni casi si verifica il fenomeno della compersione, cioè per condizionamento si inizia a provare piacere al solo pensiero e percezione del piacere dell'altro, questo perché dopo una serie di scambi eseguiti positivamente il tutto inizia ad essere interiorizzato, vissuto in modo condizionato, quindi sarà sufficiente vedere l'altro stare bene per stare bene a propria volta, questo accade in quei rapporti di scambio funzionali e duraturi dove l'altro di fatto "entra dentro" ormai il rapporto è talmente basato sul dare e ricevere benessere che non c'è più la percezione di uno scambio e di pensieri come "do solo se" ma il tutto viene vissuto in un continuo di benessere che fluisce, come già detto, anche solo per condizionamento come se fosse dato per scontato che l'altro è divenuto "fonte fissa di piacere" senza più mettersi a fare i conti.

Questo spiegherebbe anche perché diverse persone si lamentino di non trovare persone che vogliono bene, che non sono come loro, sono persone che iniziano a dare con la speranza che anche l'altro sia come loro, per avviare questo percorso di interessarsi inizialmente al benessere dell'altro come forma dis cambio e poi viverlo sempre più naturalmente e spontaneamente e a livello di compersione, per ritrovarsi con persone che invece sono passive, tendono ad approfittarsene e che non si interessano a loro volta del benessere dell'altro, una sorta di parassiti del benessere che sfruttano la situazione e nient'altro.

 

 

Il paradosso del ti voglio bene

Nel linguaggio comune questa frase ha assunto un significato diverso da quello letterale, viene usata per evidenziare l'affetto generico che si prova per qualcuno in contesti non amorosi e quindi non sessuali, usato quindi in amicizia o nei rapporti di parentela.

Il paradosso consiste nel fatto che mentre il ti amo e qualsiasi altra comunicazione di affetto altro non è che per l'appunto una comunicazione, con il ti voglio bene invece si investe per migliorare l'esistenza altrui o almeno quelle sono le intenzioni, il paradosso quindi sta nel fatto che nel linguaggio comune il ti amo viene percepito come qualcosa di superiore al ti voglio bene per l'uso comune che se ne va, ma in realtà il ti voglio bene è un messaggio più potente e più costruttivo di un ti amo.

 

Si legga affetto per approfondire.

ultima modifica il: 09-08-2018 - 21:42:35
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