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 Cos'è l'impegno?

Nel linguaggio comune questa parola viene usata in modo distante dal senso etimologico, ovvero si definisce impegno tutto il dispendio di energie che un soggetto ha profuso per raggiungere un obiettivo, sia che questo venga raggiunto sia che non  venga raggiunto.

Ad esempio un professore assegna un compito a degli studenti, osservando questi studenti vediamo che uno ci mette un'ora, uno ci mette due ore e un altro ci mette cinque minuti. Non solo, quello che ci mette cinque minuti fa il compito senza errori, chi ci mette un'ora lo svolge ma con errori e chi ci mette due ore nemmeno riesce a completarlo.

L'impegno così come è usato nel linguaggio comune è incompleto in quanto non aiuta a comprendere l'efficienza, il ragazzo che ha svolto il compito in cinque minuti è stato il più efficiente.

Non si confonda l'impegno con il dovere e l'obbligo.

Il senso etimologico del termine invece descrive l'atto di prendersi un incarico e di mettere un pegno come a dire "lo farò altrimenti ti prenderai il pegno", ad esempio si impegna un orologio ad una persona che ci presta dei soldi, quando gli daremo dei soldi.

Perché si è usato il termine impegno in modo così distante dal senso etimologico? La risposta è che manca un termine per indicare questo fenomeno, ovvero la quantità di energie spese nel tempo per un dato obiettivo, quello che secondo il senso comune verrebbe evidenziato con "quanto si è impegnato?".

 

Il sito propone di utilizzare il termine impegno secondo l'etimologia e di usare invece il termine

 

Riflessioni personali sull'uso del significato improprio del termine impegno, sopratutto quando viene usato con accezione positiva:

La parola impegno dovrebbe essere cancellata dal dizionario italiana, la ritengo una delle parole che ha fatto più danni in assoluto, si insinua nella mente delle persone in età scolastica dove professori incapaci di valutare un alunno o incapaci di fare gli insegnanti dicono frasi senza senso come ti devi impegnare di più o ti premio perché ti sei impegnato.
Sebbene questa premessa sembra che mi porti ad essere d'accordo con quanto espresso nel topic io sono invece in forte disaccordo, perché l'idea trasmessa da colui che ha scritto quell'incipit è che la vita è per lo più caos o fortuna, cosa che non ritengo veritiero.

La vita è competizione, pura competizione dove a volte non si compete nemmeno in modo onesto, si compete in modo disonesto dove la competizione si svolge sulla furbizia, premiando i più bravi a imbrogliare, a fare accordi sottobanco, etc...

Che sia una competizione sul valore o una competizione sulla furbizia la vita rimane puramente una questione di competizione e l'impegno in tutta questa equazione non trova nessuno spazio, anzi trova una spazio negativo, maggiore è l'impegno che ci metti per raggiungere un risultaro e peggiore è la tua performance indicando che a livello competitivo vali poco e che arrivato ad un certo punto ti fermerai faticando ad emergere e schiacciato da persone più efficienti e svelte di te.

I tre elementi che condiscono il successo nella vita sono:
- intelligenza (miglioramento delle proprie skills)
- volontà (agire e non essere pigri)
- tenacia/resilienza (insistere di fronte alle avversità, non mollare)

Quindi si la colpa di chi non è emerge è totalmente del soggetto, ma colpa probabilmente non è nemmeno il termine esatto, responsabilità sarebbe più azzeccato, sempre premesso che il soggetto si sia dato un obiettivo e abbia fallito nel raggiungerlo.

Se volontà e tenacia sono qualcosa alla portata di tutti il vero problema è l'intelligenza, intensa in senso più fluido e non come un banale e arcaico qi, significa imparare, migliorarsi, divenire davvero competitivo.

Volete un esempio di quello che voglio dire? Cercate su youtube "competitive coding" ci sono dei ragazzi che partecipano ad una competizione per chi scrive codice più velocemente e risolve problemi più velocemente, pensate che un tizio del genere ci sia nato così? sia stata fortuna? un computer costerà si e no 400€ e metà popolazione mondiale se lo può permettere, se uno arriva lì e vince è perché ci vuole arrivare, ha investito tanto per arrivarci ed è diventato bravo per farlo.

Probabilmente ci avrà speso oltre 10000 ore di studio e pratica per arrivare a quel livello (6 ore tutti i giorni per 5 anni, si state sprecando un mucchio di tempo) e l'ha fatto in modo migliore di altri, per tecniche, preparazione, etc..

Qualcuno potrà dire, si ma non tutti possono essere primi, ed infatti il punto non è essere primi ma essere tra i migliori, pensate che google o altre grande aziende assumino solo il primo? forse assumono i primi 100 e gli danno oltre 200k l'anno.

Nella vita bisogna essere competitivi, bisogna essere bravi, svelti, capaci ed è per questo che la parola impegno dovrebbe essere depennata, anzi i professori dovrebbero punire e disincentivare l'impegno, indice di una persona che è incapace in quel settore, che deve cambiare o dedicarsi ad altro verso cui è più portato.

In Italia ci sono dei reali limiti oggettivi a livello politico, ma tanta gente è espatriata ed è stata apprezzata all'estero per reali capacità, quindi questa scusa del "ma in Italia funziona così" regge fino ad un certo punto, poi inizia a diventare una scusa.

In sintesi chi nella vita si impegna è un coione, chi non ce la fa a raggiungere i propri obiettivi (ovviamente obiettivi realistici, non essere il papa o il presidente degli stati uniti d'america) è perché nella vita ha fallito a sviluppare delle capacità che lo rendano competitivo in quel settore portandolo di fatto a perdere nella gara che la vita stessa richiede per farcela.

A tante persone che non ce l'hanno fatta mi verrebbe da chiedere ma ci hai provato? Perché probabilmente diverse persone nemmeno ci hanno provato dicendo che tanto non ce l'avrebbero fatta (e probabilmente era così) ma fa riflettere comunque.

Il vecchio detto la fortuna aiuta gli audaci oggi difficilmente si può capire perché di persone realmente audaci ce ne sono troppo poche.

ultima modifica il: 06-07-2021 - 23:01:20
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