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Cos'è la sapienza?

Il termine sapienza definisce tutto ciò che una persona conosce in un dato settore in quanto memorizzato in forma verbale (si legga conoscenza per comprendere la differenza).

In termini tecnici si definisce sapere tutti i concetti con le relative nozioni che una persona ha sviluppato in uno specifico settore.

Per fare un esempio, prendiamo il settore dell'edilizia, nell'edilizia ci sono macchinari, specifici termini, specifiche regole per costruire, una persona ha tanto più sapere nell'edilizia quanto più possiede questi concetti e relative nozioni approfondite.

Se chiedessi ad un passante "tu conosci il disco diamantato per scanalatore?" questa persona probabilmente risponderebbe di no perché non lavora e non ha mai studiato/lavorato nel settore edile, è cioè per gran parte ignorante di edilizia.

Iniziate a capire? Sapere e ignorare sono due termini che vogliono analizzare il bicchiere per vedere quanta acqua c'è e non c'è.

L'ignoranza in italiano vuol dire semplicemente "non avere conoscenza in un settore".

Il sapere è variabile, non esiste il "o so tutto o so niente" ma ci sono numerose sfumature, qui entra in gioco il concetto di abilità ovvero il sapere in modo sufficiente qualcosa da rendere capace di saper fronteggiare e operare in uno specifico settore.

 

Se io spiegassi al passante "il disco diamantato per scanalatore è.." questo passante ora saprebbe una nuova cosa dell'edilizia, ma questa nozione non sarebbe sufficiente a renderlo abile, non basta questa nozione per farlo diventare capace ed esperto in quel settore.

Per riprendere l'esempio del bicchiere avrei buttato una goccia ma non sarebbe comunque abbastanza.

Il sapere è variabile, è misurabile e nel momento in cui aumenta sempre più porta il soggetto ad essere abile in quel settore, si legga abilità per approfondire.

Allora il sapiente chi è? L'etichetta sapiente viene solitamente data in modo sommario ad una persona che dimostra di sapere molto, ma senza che necessariamente questa etichetta sia reale

Quando uno parla, può sembrare preparato anche se non lo è, tutto sta nella casualità delle domande che si fanno, ma quando si entra a livello operativo, quando ci sono diverse sfide da affrontare, quando ci sono problemi reali, un soggetto abile traspare immediatamente da uno non abile, di conseguenza anche la sapienza che vi è dietro viene confermata dall'abilità.

Detto in altri termini non giudicate sapiente qualcuno in base a quello che vi dice, se gli fate tante domande e risponde è probabile che sia realmente sapiente in quel settore, ma c'è un modo più rapido ed efficace di misurare ciò che sa ovvero di metterlo alla prova in quel settore, facendogli fare azioni concrete misurando la sua sapiena tramite le abilità.

Volete un esempio? Ritorniamo nel settore dell'edilizia, immaginate che a questo soggetto si spieghino in cinque minuti diversi concetti del campo edilizio e questa persona li ripeta ad un gruppo lì vicino, il soggetto appare come sapiente ma sta solo dicendo quello che sa e che è nulla in confronto a ciò che non sa.

Non lasciatevi abbindolare da chi appare sapiente, o lo testate a fondo con domande o lo mettete di fronte a situazioni pratiche, a problemi reali da risolvere per capire se c'è una reale abilità dietro, se c'è un bagaglio di sapienza significativo. 

 

 

Il sapere può essere organizzato in due modi:

- sapere tassonomico

- sapere non tassonomico,

 

Il primo è il migliore, fondamentale per codificare (facilitando la memoria) e avere un rapido richiamo della nozione che serve. Senza un sapere tassonomico difficilmente si diventa abili, man mano che studia dimentica le cose precedenti e fatica a capire le cose nuovamente acquisite proprio perché mancano i concetti di base.

Le probabilità che un soggetto non riesca poi ad essere abili sono significativemente elevate.

Questo spiegherebbe gran parte del fallimento nello studio e nell'ambito scolastico. dove numerosi soggetti studiano con la finalità di superare l'esame dimenticando presto gran parte delle cose che hanno studiato e non sviluppando alcuna abilità, producendo solo un pezzo di carta che vuol dire poco e nulla.

Studiare senza capire come si sviluppa un sapere tassonomico è un suicidio e predispone ad un'elevata probabilità di fallire e di non sviluppare abilità in quel settore.

 

Sapere e consapevolezza

Usato erroneamente come sinonimo di sapere dove il soggetto dice frasi come "ne sono consapevole" per intendere che lo sa. La consapevolezza è un termine che si usa per rafforzare il concetto di sapere, come a dire "non solo lo so, ma so tante altre cose, conosco in modo esteso la situazione".

In sintesi consapevolezza vuol dire "ho misurato la sapienza di qualcuno e ho notato che in quel settore praticamente sa quasi tutto".

La consapevolezza proprio per la sua definizione generica vuol dire tutto e nulla, è uno di quei termini che creano più confusione non che altro, per non parlare del fatto che il soggetto si autodefinisce consapevole sulla base di non si sa cosa.

Ultimamente questo termine ha subito una variazione di significato con l'arrivo della mindfulness in Italia. Cosa è successo? Che il termine inglese awareness è stato tradotto in consapevolezza, quindi usato in questo caso con l'accezione non più generale ma specifica.

Consapevolezza diventa "tutto il sapere che il soggetto ha di sé in un dato momento della realtà che lo circonda".

Attenzione quando ascoltate questa parola, differenziate quando viene usata come sinonimo di sapere, da quando viene usata per intendere un sapere ampio, da quando viene usata per intendere il livello di coscienza sul presente (awareness in inglese).

Un approfondimento sul significato di consapevolezza che proviene da awareness.

Fermatevi per un secondo, guardatevi come se ci fosse una telecamera sopra di voi, cosa vedete? Un soggetto che sta leggendo, circondato da un ambiente, la consapevolezza è attivare i sensi sul momento presente, rendersi conto di chi si è, del luogo, del perché, della differenza dagli altri.

La coscienza non è sempre al massimo, anzi, a volte i livelli di lucidità sono bassi che siamo come impossessati dalle emozioni oppure perché a volte agiamo con il pilota automatico ignorando e dimenticando chi siamo, dove siamo, perché siamo lì, perdendo parte dell'esperienza presente.

Questo fenomeno può essere anche definito con l'accezzione "livello di coscienza e di lucidità". 

 

 Sapere non implica abilità, se io so qualcosa non è detto che quel sapere sia sufficiente per agire, potrebbe essere un sapere fumoso, mancando del lato pratico o anche se so non avendo mai agito possono esserci diverse distorsioni o lacune che impediscono di essere efficace. L'esempio del laureato che passa cinque anni sui libri, sa diverse cose ma all'atto pratico fallisce.

 

Sapere e contezza

Si definisce contezza quella capacità di giudizio di un soggetto di rendersi conto di quanto sa e quanto non sa. Il famoso so di non sapere di Socrate è la contezza, dove Socrate si rende conto che in un qualcosa non sa, è conscio della sua ignoranza.

Si parlerà di incontezza per definire chi non si rende conto realmente di ciò che sa o non sa in qualcosa.

Il soggetto che parla di tumori senza capirne nulla ed essere convinto tramite una ricerca di sapere molto o gran parte è una persona con incontezza, dicendo cose errate a causa della sua estesa ignoranza che nemmeno si rende conto di avere.

 

Dare dell'ignorante a qualcuno non è un'offesa, è come dire "tu respiri" perché nessuno sa tutto in ogni settore, l'essere umano tranne nei campi in cui è specializzato, è praticamente ignorante in tutto il resto ovvero la maggior parte delle cose, ma ciò che conta è sapere di non sapere, avere una contezza sviluppata.

 

 

APPUNTI:

 come si esterna il proprio sapere? In quattro modi:

- saccenza 

- pedanza

- nozionismo

- rielaborazione retorica

 

Il so di non sapere (tutto) di Socrate non rientra del fenomeno della consapevolezza, ma della contezza

ultima modifica il: 10-12-2019 - 16:54:24
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