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Cos'è un trauma?

 (affranto

collegamento fra trauma e atarassia

il trauma avviene quando l'emozione negativa è talmente intensa da segnare il soggetto, non c'è una individualità in grado di comprendere e reggere quell'evento, di spiegarselo in modo che non sia così doloroso e paura. Il trauma trova parte del suo essere nell'ingenuità, nella distorsione e di conseguenza nella fragilità di un soggetto che non è in grado di essere atarassico, capire la realtà e i danni per quello che sono realmente e metterli in prospettiva, non c'è una visione chiara del pericolo

non tutte le persone traumatizzate sviluppano dei disturbi, alcune persone superano completamente il trauma, quindi l'effetto del trauma va considerato in base alla resilienza del soggetto e alla sua personalità e l'abilità nell'elaborarlo

trauma cumulativo, trauma unico)

SI LEGGA RESILIENZA

BOZZA

 

Il trauma è un evento che segnerà il soggetto o sotto il profilo cognitivo o comportamentale, cioè la persona verrà condizionata o svilupperà delle credenze a causa di quell'evento che modificheranno il comportamento futuro teso ad evitare un rischio o un pericolo in modo distorto.

Il trauma alimenta una condotta ansiosa, quando elementi esterni stimolano queste emozione condizionate o credenze ecco che si attiva il trauma (Se con il tempo non viene risolto) con conseguente arousal e pensieri ansiosi, tesi a prevenire o fuggire da questo evento temuto.

Ad esempio un abuso sessuale potrebbe traumatizzare il soggetto al punto da non riuscire a viversi più serenamente o con soddisfazione altri rapporti sessuali perché ciò che sente o ciò che pensa lo rende ansioso e produce un "arousal antagonista" che impedisce al soggetto di svolgere la sua normale esistenza.

 

esistono due tipologie di trauma psicologico:

- trauma esistenziale, un avventimento è in grado di dimostrare in modo irreversibile al soggetto che su un settore o numerosi settori aveva preso un abbaglio, non era come pensava e questo implica una serie di emozioni negative che spaziano fra "senso di colpa" per gli errori fatti, "senso di inferiorità" per l'aver dato modo ad esempio ad altri di potersi approfittare di loro, "senso di frustrazione" la persona vede il proprio castello di certezze crollare, vede il tempo perso per costruirlo e il tempo che servirà per ricostruirlo;

- trauma emotivo, un evento negativo genera emozioni così intense da alterare per un periodo di tempo variabile il mondo emotivo e l'umore del soggetto, questo si manifesta con una serie di pensieri intrusivi, paura che possa ripetersi, flash dell'accaduto. Il trauma emotivo è da spiegarsi con un'impreparazione del soggetto a scenari che nell'esistenza comunque capitano e sono probabili, uno squilibrio fra "crescita personale e visione del mondo" e "evento". Per comprendere questo punto pensate a come vivono in modo differente le persone un lutto, per un bambino potrebbe essere un trauma un lutto di un madre, mentre il marito più adulto potrebbe viverlo in modo nettamente differente. In alcuni casi il trauma è dato oltre che dall'essere impreparati anche dalla percezione e significato che il soggetto dà a quell'evento che ne amplifica le emozioni;

 

Nel primo caso non è tanto l'evento in sé ad essere un trauma ma ciò che simboleggia e fa comprendere al soggetto una realtà scomoda, come quella di aver avuto a fianco a sé un partner "mostro" e non essersi accorti di nulla, aver costruito l'intera esistenza pensando che la famiglia fosse tutto per poi scoprire che la realtà è differente.

 

In ognuno di questi casi l'evento traumatico è tale perché segna non solo l'esistenza del soggetto ma sopratutto segnerà il periodo che ne consegue, sia nel trauma esistenziale che nel trauma emotivo ci saranno episodi post trauma che andranno elaborati affinché questo cessi di avere un peso nell'esistenza.

Il trauma esistenziale si risolve quando la persona ricostruisce il suo castello, il trauma emotivo si risolve quando la persona cresce a sufficienza per poter gestire quell'emozione, gestire quell'evento che l'ha procurato, diventando una persona che può rivivere quell'evento senza la stessa reazione emotiva.

Cosa si intende esattamente per impreparazione nel trauma emotivo? Al mancato adattamento, alla mancata comprensione di ciò che sta per succedere, di quanto sia normale, di quale conseguenze ha, ciò porta il soggetto a viverlo con maggior paura, lo vede come qualcosa che non si aspetta, che non deve succedere, che non comprende e il tutto aumenta le emozioni negative.

 

Una dimostrazione la si trova nel "ricordo del trauma" dove c'è la percezione che oggi quell'evento non sarebbe traumatico, sia che sia esistenziale o emotivo, dimostrando che "tutto sta nella personalità" che vive l'evento e nel divenire nel tempo una personalità che è in grado di affrontarlo.

 

Pensate alle cose più brutte che vi sono successe nella vostra esistenza e che definite come trauma, quello che vedrete in ognuna di loro è che oggi sono cose normali, cose che possono succede a chiunque ma che quando vi sono successe non le potevate regger.

 

Un esempio da trauma emotivo da impreparazione e da percezione distorta, quella dello stupro.

 

 

Traumi infantili e l'essere fragili e non preparati

"Doveva essere una sera d'estate dopo la quinta elementare, 10 anni.

In piazza a correre e giocare con la mia amica di infanzia, un amichetto compaesano di due anni più piccolo ed un suo compagno di classe che conoscevo poco.
Quest'ultimo si prendeva una certa confidenza e mi faceva dispetti, non ricordo cosa esattamente, se mi puntava le dita tra le costole facendomi saltare per il fastidio, o mi tuonava nelle orecchie a sorpresa spaventandomi. Prima gli dicevo di smetterla ridendo, ma continuava.
A un certo punto gli ho detto "dai stronzo!"; invece di prenderla con la leggerezza con cui io glielo dissi, si fermo' sorpreso e mi chiese cosa avevo detto. Glielo ridissi. Lui ancora più sorpreso mi fa: "ma te lo sai chi sono io? io sono il fratello di Alex" (Alex era un bambino di 2 anni più grande di me, che trovavo carino e vicino al quale ero timida). E io gli rispondo: "e allora?" lui guarda la mia amica di infanzia e le fa: "ma glielo hai detto?" io: "cosa?" e vedo la mia amica con sorriso contratto che annuisce. Non capisco. Il bambino mi dice che lo avrebbe detto a suo fratello. Io gli dico: "e diglielo, cosa me ne frega".

Più tardi mentre correvamo in piazza lui di nuovo mi faceva dispetti, e io spontaneamente, ridendo gli ho detto: "dai stronzo!!" e lui: "ma allora sei stupida!" io gli ho detto che dicevo stronzo perché mi veniva così, di non farmi più così, e che comunque lui se la prendeva troppo per quella parola. Lui allora comincia a chiamarmi troia.

Più tardi al bar il bambino dice a suo fratello, con me lì, che lo avevo chiamato stronzo come se fosse una cosa grave. Suo fratello un pò intimidito mi chiede se era vero e poi mi dice vagamente qualcosa tipo: dai chiedigli scusa..

In un altro momento, stessa sera o forse altra sera, il mio compaesano insieme al suo amico arrabbiato con me, mi dicono che devo chiedergli scusa. Io ribadisco che se l'era presa troppo e che comunque lui aveva cominciato col darmi fastidio e gli avevo chiesto di smettere ma aveva continuato, e che non gli avrei chiesto scusa di niente. Mi avvisano che se non chiedo scusa mi avrebbe sputato addosso. Ero seduta su un marciapiede e non c'era la mia amica con me. Mi sentivo ostinata e fragile al tempo stesso, orgogliosa. Gli ripeto che non avrei chiesto scusa anche quando mi chiedono se ero sicura della decisione.

Forse pensavo che non lo avrebbe fatto, che si sarebbe vergognato di fare una cosa simile. O che non mi avrebbe preso. Non mi ricordo in realtà se lo fece solo quello che era arrabbiato con me, o anche l'altro. Mi acchiappò proprio sulla guancia, sporcandomi anche i capelli. Non me lo aspettavo che avesse quella mira. Chiudo gli occhi con la faccia schifata, la sua saliva puzzava, cerco di togliermela dalla faccia, mi alzo e dico: "che schifo...vado a lavarmi". Disse: "te la sei voluta te eh!"

Scappai a casa cercando fortemente di non piangere, non volevo scoprirmi fragile, pensai che se riuscivo a non piangere dimostravo di essere forte.

Non ricordo bene se accadde anche un episodio successivo, in cui il bambino mi sputò di nuovo. O se mi disse che suo fratello aveva detto che sono una troia.

Ricordo che tornando a casa così sull'orlo di scoppiare a piangere sentivo il forte bisogno di trovare al più presto il conforto di mio babbo. Non ricordo se riuscii a raccontargli l'accaduto, ma quel conforto non lo trovai."

 

APPUNTI:

- http://www.internazionale.it/video/2016/01/20/stupro-vittime

 

ultima modifica il: 02-11-2018 - 9:55:47
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