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Cos'è il pericolo? Cosa si intende per pericolo?

Si legga rischio.

 

DA RISCRIVERE

Si definisce pericolo qualsiasi percezione cognitiva o condizionata di un possibile danno. Detto in altri termini il soggetto definirà pericoloso qualsiasi circostanza in cui o vede che nella catena di eventi può capitare qualcosa che lo danneggi o dove lo sente per condizionamento in quanto in passatto in presenza di quegli stessi stimoli il soggetto è stato danneggiato.

Questo concetto pone l'accento su ciò che il soggetto sente, quindi la sua affezione e tutto il possibile comportamento che ne deriva, le scelte, le azioni, etc...

Il concetto di pericolo è strettamente collegato a quello di minaccia, ad esempio il soggetto vede come pericoloso un incidente stradale e quando sale in auto ne percepisce anche la minaccia, la possibilità che accada in quel momento e in quello scenario.

Solitamente quando si parla di pericolo e sentimento di pericolo si sta affermando implicitamente anche la presenza di una minaccia, cioè che il soggetto si sente in pericolo proprio perché non solo percepisce il concetto di pericolo ma anche che proprio in quel momento c'è la minaccia che lo attiva, che lo rende possibile.

Il pericolo non ha alcuna quantificazione a differenza del rischio che invece definisce un pericolo quantificato, nel pericolo l'unica cosa che il soggetto percepisce è che vi sia possibilità che un danno avvenga.

Il pericolo esiste in quanto c'è la visione di possibile danno dato dalla vicinanza e dall'interazione con qualcosa di pericoloso e perché c'è questa interazione, perché quell'elemento che può offenderci è collegato con i nostri obbiettivi in modo diretto o indiretto. Il pericolo è qualcosa di emotivo in quanto il soggetto ha percepito il possibile collegamento con sé, in alcuni casi la soluzione del pericolo è immediata in quanto il soggetto si rende conto che ci sono vie non pericolose da seguire,  ma in alcuni casi questo non è possibile e si fa i conti con il fatto che l'unica strada o le uniche strade che si hanno a disposizione sono pericolose, da qui il concetto di stizza, il fatto di reagire e tentare di annullare/cambiare questo elemento potenzialmente dannoso.

(aggiungere l'illusione del rischio dato da inferenze ingenue).

 

 

Cosa succede nel momento in cui c'è la percezione del pericolo? Scattano due possibili reazioni (l'ansia avviene quando questo pericolo non è presente ma previsto nel futuro) una è quella di paura e l'altra è quella di stizza.

La questione qui diventa complicata perché queste sono risposte biologiche predeterminate, inizialmente queste emozioni hanno avuto un ruolo prevalentemente orientato alla sopravvivenza e alla soddisfazione dei bisogni primari intesi come mangiare, dormire, avere un proprio territorio, riprodursi, etc...

Da una parte ci sono quindi due emozioni che si sono evolute per garantire il massimo di efficacia in termini di sopravvivenza propria e della specie, spingendo per una fuga/inibizione o per un combattimento verso il possibile danno a seconda degli scenari.

Dall'altra parte troviamo una realtà profondamente più complicata che è quella dell'essere umano e il fatto che ciò che ci danneggia non è più un predatore, ma ci danneggia perfino perdere 5€ o che una persona possa giudicarci male, e quello che era un sistema basato prevalentemente su pochi obbiettivi e pochi scenari pericolosi oggi si ritrova letteralmente in tilt di fronte ad un'infinità di possibili pericoli che l'essere umano è in grado di percepire e che possono danneggiarlo.

 

Su che base c'è una reazione o un'altra? Dare una risposta univoca non è possibile, l'unica ipotesi utile in un'ottica esistenziale che si può fornire è che a livello cognitivo e a livello inconscio c'è una continua analisi delle "conseguenze della propria reazione" creando uno scontro fra:

- posso fallire? La mia reazione mi può far fallire? O posso farcela nel combattere/arginare l'elemento di danno?

- nel caso fallissi quali sarebbero le conseguenze del danno, è un danno che grossomodo posso reggere o può essere recuperato o è un danno irreversibile e del quale non reggerei le conseguenze sulla mia persona?

 

Queste due domande non vanno prese solo a livello cognitivo ma anche come condizionamento, immaginate un soggetto che nel tempo ha sempre combattuto il danno e l'ha sempre vinto, questo senso di confidenza interno potrebbe spingerlo a reagire sempre e combattere i danni perché dentro di sé sente che "tanto vince sempre". Così come il secondo punto potrebbe portare una persona ad uno stato di inaccettabilità tale che l'inibizione è invincibile (qui si entra nella fobia) cioè la paura è tale che il soggetto vede il danno così irreversibile o intenso che non è in grado di superare quel pericolo, anche se quantificandolo e scoprendo che il rischio è minimo, la sola possibilità che avvenga lo paralizza perché sa esattamente quale sarebbe l'impatto se accadesse.

Quindi si potrebbe dire che la reazione di stizza sia quella più immediata ma questa viene "soppressa" dalla paura quando le domande o i sentimenti inerenti a questi punti precedentementi descritti portano il soggetto a temere una reazione, temere un contatto con il pericolo che potrebbe non riuscire a gestire e quindi scivola in una spinta fatta di inibizione, fuga o evitamento. 

Questo cosa ci fa comprendere? Che se la stizza è la risposta principale, si crea una dinamica interna al soggetto fatta da "volontà  di fronteggiare" e "volon inibitoria", la reazione stessa al danno può essere conflittuale e dove vincerà la componente più intensa essendo un conflitto.

 

Tutto questo in cosa si traduce? Nel senso di insicurezza, cioè quel sentimento che nasce nel momento in cui il soggetto percepisce un pericolo e non è più in una situazione di sicurezza dove non percepiva alcun pericolo. Senso di sicurezza che come abbiamo potuto osservare ha un'infinità di sfumature differenti, spaziando dall'estremo della fobia a quello in cui il soggetto reagisce senza paura alcuna al possibile danno ma che nella maggior parte dei casi si ha un mix continuo fra volontà di reagire (stizza) e volon inibitoria e fuga (paura).

 

A questo punto è necessario inserire altri concetti per comprendere quanto la dinamica del pericolo e insicurezza abbia conseguenze sul lato esistenziale:

- intraprendenza, il soggetto non è fobico, riesce in qualche modo a livello cognitivo ad analizzare questa situazione, tentando per quanto possibile di quantificare il pericolo (arrivando ad una visione del rischio) e di comprendere esattamente il ruolo delle conseguenze in caso di errore o in caso di imprevisti quando si tenta di gestire il possibile danno collegato al pericolo. Sarà quindi intraprendente il soggetto che nonostante l'insicurezza e quindi la mancanza di certezza che non ci siano danni comunque sceglie di agire, di prendere una strada che contiene pericoli;

- coraggio, si parla di coraggio ogni qualvolta la persona supera la paura e reagisce al danno, non si lascia sopraffare dalla componente inibitoria della paura. Il coraggio può essere aiutato e facilitato anche da esterni.

 

Il sentimento di sicurezza come quello di insicurezza possono essere distorti, nell'insicurezza ci potrebbe essere una distorsione della propria autostima e il soggetto finisce per essere inibito e lasciarsi sopraffare dalla paura cosa che non accadrebbe se il soggetto si rendesse conto di quanto invece ha abilità nel gestire tale pericolo. Ma la distorsione principale c'è nel giudizio e percezione del pericolo, nelle conseguenze.

Questo cosa ci fa comprendere? Che la maggior parte dei scenari di insicurezza e sicurezza sono solo nella mente del soggetto e la persona non reagisce a quella che è la realtà ma quello che vede, quello che vede fuori e quello che vede di sé.

 

Il paradosso della zona di sicurezza dove anche se non ci sono pericolo non c'è vita, non c'è abbastanza per il soggetto per sentirsi appagati, creando una depressione collegata alla fuga da quella che potrebbe essere una vita che sebbene non sia depressiva crea un continuo senso di insicurezza.

 

APPUNTI:

- non percepire i pericoli anche se ci sono;

- ecco perché le persone si siano rese conto che le ossessioni nascono intorno allo stress, perché ciò che tentano di elimianre è appunto quel danno che stanno già subendo, conitnuando ad agire e agire anche se in modo inefficace.

ultima modifica il: 08-06-2018 - 14:05:50
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