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- Autoconfronto -
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Cos'è l'autoconfronto?

Si definisce autoconfronto quel fenomeno in cui il soggetto confronta se stesso con gli altri per stabilire una sorta di guaduatoria, per stabilire il suo valore in una scala ipotetica in cui c'è lui e gli altri.

L'autoconfronto pone l'accento sul fatto che il soggetto vuole stabilire la differenza fra sé e gli altri e in alcuni casi anche cercare di capire chi è tramite il confronto con gli altri.

 

Perché ci confrontiamo?

- il primo è competitivo, piacere a qualcuno non è sufficiente perché se questo può avere di meglio è probabile che preferisca altri, essere i migliori vuol dire essere scelti;

- il secondo è di dominio, una questione di piacere nell'essere fra i primi e sofferenza nell'essere sotto ad altri;

- il terzo è di identità, alcune persone non hanno gli strumenti cognitivi per cercare di capire chi sono, cercando risposte in un confronto con gli altri. Manca il concetto di autostima, riuscire a capire quanto si può fare a prescindere degli altri.

 

  

 

 

L'autoconfronto implica che il soggetto sappia stabilire con validità il proprio valore e quello degli altri, cosa che difficilmente accade facendo precipitare il soggetto in una serie di confronti distorti.

 

 

 

FINO A QUI

L'autostima ha prevalentemente due funzioni:

- la prima è quella competitiva, ricerca da soggetti orgogliosi, in base a dove si sentono in graduatoria proveranno emozioni positive o negative;

- la seconda è quella in rapporti agli obbiettivi sociali, il soggetto chiedendosi "quanto valgo confrontato agli altri" è come se cercasse di capire se qualcuno gli ruberà il posto, prenderà quello che è suo perché è meglio di lui. Pensiamo ad una donna che non si sente fra le più belle, per quanto possa sapere di piacere ad un ragazzo potrebbe non fare a meno di pensare che qualcuna più bella di lei potrebbe rubarglielo, pensare che comunque il suo ragazzo continuerà a vedere e sapere che ci sono ragazze più belle di lei, etc...

Questo ci suggerisce che l'autostima svolge funzioni diverse anche in base a quelle che sono le credenze e gli obbiettivi che il soggetto ha collegati con l'autostima.

 

L'unico modo per non sviluppare autostima sarebbe quella di non confrontarsi con il mondo esterno, possibile ma di fatto utopistico, dato che queste informazioni sono utili al soggetto sopratutto in un'ottica di obbiettivi sociali, di comprendere come gli altri statisticamente ci vedranno, cosa ne conseguirà etc...

L'autostima presenta immediatamente il problema della distorsione, maggiore sono gli errori che il soggetto fa nel confrontarsi e nel prendere per veri giudizi esterni (che potrebbero essere falsi o fraintesi) e minore sarà la validità della sua autostima, finendo per avere un'autostima che non rispecchia il suo reale valore in una graduatoria oggettiva.

Questi problemi sono stati trattati in modo approfondito nell'articolo della stima, si legga quest'ultimo per approfondire.

Avere un'autostima bassa vuol dire che il soggetto, a prescindere dalla validità delle sue credenze, crede che in un determinato settore come potrebbe essere quello estetico, lui abbia un valore inferiore alla media se non il più basso del gruppo di persone (che può avere un'estensione variabile) con cui si è confrontato.

 

L'autostima e il pessimismo, il soggetto non comprende che può investire per migliorare il suo valore e di conseguenza cambiare il confronto con gli altri, i giudizi di valore degli altri e alzare la sua autostima con i fatti.

L'autostima da risultato è un errore che compiono le persone che non riescono ad avere una visione di insieme, quindi in base ad ogni singolo risultato hanno un impennarsi o abbassarsi dell'autostima, l'esempio della piacenza, piaccio ad una ragazza "sono bello, piaccio a tutte, sono fra i più belli" viceversa "non piaccio a quella ragazza, non piaccio a nessuna, sono brutto". Il soggetto non riesce ad avere una visione d'insieme e comprendere che un singolo risultato dice poco. Da non confondere con autoefficacia da risultato. 

 

il paradosso di autostimarsi prima ancora di aver investito per gareggiare, questo paradosso è dato dal fatto che il soggetto è intrappolato nell'incapacità, pensa che sarà sempre così, non riesce a comprendere la dinamicità dei confronti, il crescere, migliorarsi e poi riconfrontarsi. Aiutare una persona a comprendere che conviene autostimarsi a seguito di un percorso di crescita e non senza investimenti sul propro valore.

Le frasi più comuni riguardo l'autostima:

- "pieno di sé", evidenzia come una persona abbia un'alta autostima di sé a prescindere che un esterno gliela riconosca o meno, ad esempio una persona che lavora nel suo campo potrebbe credere di essere il migliore, un esterno lo osserva e vede che ha un'alta autostima e lo definisce "pieno di sé", poi da ulteriori analisi potrebbe uscire fuori che questo osservatore concorda con il professionista e pensa fra sé "si effettivamente questo è fra i migliori nel suo campo" o invece potrebbe pensare "sto qui si crede fra i migliori ma per me non lo è";

- "se la crede", stesso significato del punto precedente.

 

L'autostima può essere una convinzione? Si, ma può essere anche vissuta con fermezza. 

L'autostima da dove proviene esattamente? Dai confronti a partire dai propri risultati e quelli altrui, o da quelli che si pensano possano essere i propri risultati e quelli altrui.

 

L'autostima influenza la scelta che un soggetto compie in un dato scenario? Si se il soggetto è insicuro, altrimenti è ininfluente dato che comunque il soggetto è in grado di accettare i rischi di fallire.

 

 

(inferiorità e superiorità a prescindere, la stima fra sé e gli altri è dinamica, varia fra gruppi

collegamento con autostima da risultato, come modifica in base ai risultati

percezione ottimistica dell'autostima, posso migliorarmi e quindi crescere e divenire meglio in rapporto ad altri vs SARAI SEMPRE COSi E INFERIORE

le implicazioni dell'autostima, sono punti di interesse del soggetto ed è collegato alle credenze che il soggetto ha sulla posizione che ha in graduatoria

bassa e alta autostima indicano la posizione nella graduatoria)

Si parla di autostima per evidenziare il fenomeno del valore comparato. La persona non solo risponde alla domanda "che valore ho io per l'altro?" basandosi sulla dinamica di autoimmagine ma si domanda anche "questo valore è più basso o più alto degli altri, in una classifica io dove mi trovo in questo gruppo?".

Per questo l'AB propone di distinguere fra:

- autoimmagine, come mi giudico e come penso che gli altri mi giudicano;

- autostima, mi paragono con gli altri per vedere le differenze;

- autoefficacia, mi focalizzo su ciò che so fare e posso fare, una porzione di autoimmagine.

Scindere autoimmagine e autostima è fondamentale per comprendere il fenomeno e i suoi due possibili punti di vista, cioè giudicarsi basandosi solo su se stessi e giudicarsi confrontandosi con gli altri.

Ad esempio una persona potrebbe giudicare il suo valore e il suo adattamento nel giocare a pallone e poi potrebbe confrontarsi con gli altri giocatori della sua squadra, nel primo caso sta producendo autoimmagine nel secondo autostima.

Immaginiamo che questo ragazzo veda che sa muovere la palla come desidera, è soddisfatto del suo livello di adattamento e giudica positivamente il suo rapporto con la palla ma al tempo stesso si rende conto che i suoi compagni sono superiori a lui, questo ci fa comprendere come la persona viva in modo distinto autoimmagine e autostima. 

L'autoimmagine descrive il fenomeno del proprio valore agli occhi degli altri, quello che la persona pensa essere il suo valore agli occhi degli altri, l'autostima descrive il fenomeno di come la persona confronta questo suo valore con gli altri per stilare una sorta di graduatoria fra chi è meglio e chi è peggio, mentre con l'autoefficacia si entra nell'ambito dell'agenticità cioè di quello che la persona pensa di poter fare, qual è il suo adattamento in un settore.

Questa distinzione è fondamentale, specialmente con il concetto di autoimmagine, perché sono due i momenti fondamentali in quanto prima una persona pensa e tenta di scoprire quanto vale e solo in un secondo momento si confronta con gli altri. In alcuni casi una persona deduce il proprio valore facendo confronti con altri, questo non toglie che le proprie credenze sul valore e il fatto di confrontarsi siano due momenti e fenomeni distinti che vengono compresi meglio se vengono definiti con due termini differenti.

La distinzione con l'autoefficacia è fondamentale per descrivere la differenza fra ciò che una persona vale e quindi l'interesse e giudizio degli altri e quello che a prescindere di tutto questo può fare e sa fare.

Qualcuno a questo punto potrebbe domandarsi "ma se una persona sa fare qualcosa, questo non può essere un valore per qualcuno?" la risposta è si, ma solo scindendo le due cose si possono comprendere queste dinamiche, se tutto viene chiamato autostima come si può comprendere questa differenza?

 

Qual è il problema principale dell'autostima? Che una persona può in qualche modo conoscere il suo valore tramite i feedback anche se in alcuni casi potrebbe cadere in errore, ma la difficoltà sta proprio nel comprendere il valore degli altri.

Qui esce fuori il caso facebook,  un luogo dove le persone possono selezionare cosa far vedere gli altri, possono fingere o pompare i loro risultati,finendo  per apparire con un valore maggiore di ciò che le persone hanno realmente facendo diminuire l'autostima alla persona.

Per avere un'autostima valida è necessario avere una visione chiara sia del proprio valore sia di quello con cui ci si va a confrontare, cosa rara ai giorni d'oggi.

Come gestire l'autostima in un bambino? L'AB proprone di seguire l'effetto Rosenthal.

 

Autostima alta si definisce superbia. La superbia valida e la superbia non valida. La superbia acquisce una valenza positiva se valida, in quanto il soggetto stimandosi sa quanto è il suo valore nel gruppo di persone considerate e può fare meglio le scelte in funzioni dei suoi obbiettivi che a sua volta sono correlati al concetto di valore.

 

 

Un esempio di autostima:

"Vivo di quest’ossessione della mediocrità, ma io sono mediocre in realtà perché mi sono laureata con una misera media del 25 con un voto come 97. Vorrei essere brava e andare bene all’università, questo è il mio più grande sogno. Purtroppo gli esami sono pieni di ansia, passo il 90% delle volte a piangere a disperarmi su come andrà l’esame. Per molte persone tutto ciò è stupido, ma per me è diventato un incubo. Poi c’è un’altra storia che mi permetto di raccontarvi, al primo anno ho superato un esame molto difficile e mi sono legata molto alla figura di questa persona, il professore. Durante tutti gli altri esami l’ho sempre sognato e pensato. Ho aspettato tre anni per arrivare alla magistrale e seguire un altro corso con lui, ma sono come invisibile e nonostante ce la metto tutta lui mi ignora. Il mio non è un amore o un vendermi con un professore assolutamente no, sono solo convinta che lui sia bravissimo e vorrei poter essere apprezzata da lui così da essere sicura che il mio sia un buon lavoro. Ringrazio per aver letto questo post, grazie mille."

La persona punta all'autostima perché crede che solo i migliori lavorino e solo così sarà apprezzata e cercata dal suo professore.

Questo racconto ci fa comprendere il perché le persone si interessino all'autostima, in quanto pensano che dalla graduatoria derivino determinate cose.

 

 

Il problema dell'autostima e del campione di riferimento, quando ci autostimiamo non possiamo farlo basandoci sull'intera popolazione mondiale ma solo su un numero limitato di persone che sono quelle che casualmente conosciamo, questo ci fa comprendere come l'autostima sia qualcosa di limitato anche se per assurdo le persone possono usarlo per obbiettivi sociali tipo "sono il migliore del mio gruppo quindi sarò un vincente nella vita" ma con un minimo di scetticismo ci si rende conto che è una deduzione fallace. Il prossimo racconto spiegherà meglio qusto punto.

 

"Salve a tutti!Volevo porvi la seguente questione che mi fa star male parecchio ultimamente.La questione è la seguente:Quando mi capita,negli ambiti più svariati,di avere a che fare con persone meno dotate di me che stanno per l'appunto"peggio"anche solo in quel determinato ambito la mia autostima sale.In queste situazioni,inoltre,riesco a dare il meglio di me e a migliorare molto.Quando all'opposto mi capita di avere a che fare con persone che stanno"meglio"di me mi sento un perfetto incapace,non mi impegno,mi demoralizzo,cado in depressione e abbandono subito i miei obiettivi.Quindi cos'è meglio:Essere un Primus inter pares?O cercare di competere con chi è molto più avanti di noi?Voi cosa ne pensate?Avete esperienze a riguardo?"

 

Queste persone vanno in confusione in quanto potrebbero non aver compreso la differenza fra autoimmagine, autoefficacia e autostima collegando l'autostima all'agenticità, cioè pensano di poter fare solo se sono fra i migliori in qualcosa. Una persona che comprende questi punti e sa distinguerli e sa cosa vuol dire saper fare e avere un valore non cadrà mai in questo tipo di errori.

L'autostima è compatibile con una visione saggia? Per l'AB la risposta è no, sono praticamente nulli i casi in cui un soggetto ha vantaggi nello stimarsi con gli altri, ogni obbiettivo sociale che ci si pone necessita di possedere un valore e ogni azione che facciamo necessita di autoefficacia e adattamento, questi due punti sono sufficienti per raggiungere ogni obbiettivo e appagarsi, quando una persona inizia a pensare che ciò che otterrà sia correlato al confronto con gli altri e la relativa graduatoria dimostra tre cose:

- o di non aver compreso quanto spiegato fino ad ora;

- crede erroneamente che quella cosa arriverà solo se è fra i migliori;

- è rimasta intrappolata in una dimensione di sensibilità al giudizio e dominio, dove si confronta per appagare questi bisogni.

 

Nel web è pieno di siti che puntano a migliorare costruire la propria autostima, questo sito invece punta e spinge per costruisce un'autoimmagine valida e autoefficacia crescendo e comprendendo che l'autostima non serve a nulla, anzi indica problematiche irrisolte.

A volte questo percorso viene erroneamente descritto come il consiglio di "vedere il proprio valore come qualcosa al di fuori del giudizio degli altri" ma è una frase che così scritta non può essere compresa, anzi porta la persona ad allontanarsi ancora di più dalla psicologia perché la vede come qualcosa di illusorio e distante dalla realtà in quanto chiunque abbia un minimo compreso il mondo sa che il proprio valore esiste proprio perché ci sono altri a giudicarli come tale.

ultima modifica il: 15-04-2019 - 7:57:48
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