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- Acrimonia -
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Cos'è l'acrimonia? 

L'emozione accesa di noia al punto che è visibile in reazione emotive/parossistiche.

DA RISCRIVERE SULLA BASE DI NOIA

(aggiungere boicottare come risposta rabbiosa?

il termine piccato

sistemare astio e odio, usare il termine astio per intendere ciò che si prova verso lo specifico oggetto, acrimonia è utile per dare una speigazione a ciò che si prova a prescindere

collegamento con disinvolto

quando qualcuno se la prende e reagisce a qualcosa che diciamo, sia che sia intenzionale o meno, definiamo quella reazione a base di acrimonia permalosità)

Il termine acrimonia deriva da acre, termine usato per definire qualcosa che sia pungente e fastidioso e in ambito esistenziale si usa per definire quel sentimento che si prova in presenza di qualcosa che non si accetta in quanto elemento percepito come dannoso.

Come reagisce una persona di fronte al fatto che il viaggio che aveva prenotato è stato cancellato? Con il sorriso? No, non lo accetta e manifesta quel comportamento che comunemente verrebbe definito "rabbioso".

Questo termine descrive il sentimento umano che sta dietro ogni "no", detto o pensato. Ogni volta che la persona usa la parola "no" sta comunicando che qualcosa le dà fastidio, che non la accetta, in quanto crede che possa essere danneggiata o ferita da quell'elemento.

La cosa curiosa è che nonostante questo sia probabilmente uno dei fenomeni più diffusi dell'essere umano non vi sia un termine chiaro e diffuso, acrimonia è infatti un termine desueto ma al tempo stesso quello che più si avvicina, con la sua etimologia, a descrivere questo fenomeno.

Quali termini vengono usati nel linguaggio comune per indicare questo fenomeno? tre:

- risentimento, ma sia l'etimologia che l'uso di questo termine è confuso e viene usato anche per indicare il rancore che si porta per qualcuno;

- indignazione, questo termine si avvicina maggiormente a quello di acrimonia ma è troppo limitante, la dignità riguarda prevalentemente l'aspetto sociale, il danno collegato al giudizio degli altri, quindi sarebbe riduttivo pensare che questo sia l'unico aspetto in cui non si accetti qualcosa;

- scazzato, incazzato, innervosito, nervoso e tutti altri termini più o meno regionali.

L'acrimonia non necessariamente nasce a livello cognitivo, non sempre c'è una percezione del danno/pericolo a volte questa sensazione nasce a livello inconscio, per condizionamento, il soggetto sente dentro di sé che quell'evento è negativo e entra in uno stato di acrimonia, avverte qulla sensazione immediata anche se non riesce ad essere pienamente conscio o aspiegarsela, avverte istintivamente un pericolo.

Non solo, l'acrimonia è un fenomeno che evidenzia un sentimento e un relativo nel momento presente, si parla di ossessione per evidenziare come lo stesso sentimento continui ad oscillare nella mente del soggetto per diverso tempo fino a quando non riuscirà ad eliminare o cambiare l'evento che non accetta.

Va considerato anche la possibilità che l'acrimonia nasca nel percepire qualcosa di distorto, qualcosa che non esiste ma il soggetto vedendo e credendo reale reagisce come se lo fosse. Qui entra in gioco il concetto di defusione, cioè il soggetto se è in grado riuscirà a fermarsi e chiedersi "ma ciò che sto provando è per qualcosa di reale?".

L'acrimonia non necessariamente spinge verso un comportamento utile, infatti questa va distinta in due tipologie:

- acrimonia parossistica, il soggetto si rende conto che ciò che avverte è una spinta più disfunzionale non che utile, pensate a tutte quelle volte che siete arrabbiati con qualcuno e avvertite la spinta a vendicarvi, ad urlare, prenderlo a parole ma consciamente realizzate che tutto questo non sarebbe utile, non vi aiuterebbe, vi farebbe sfogare nell'immediato ma sarebbe peggio nel lungo periodo;

- acrimonia razionale, l'emozione che si prova produce una motivazione che di per sé produce un comportamento utile, cioè che si limita ad eliminare il danno o gestirlo senza produrre comportamenti disfunzionali.

 

Si definisce resiliente totale il soggetto che non lascia minimamente spazio all'acrimonia parossistica ma procede immediatamente con quella razionale, si parlerà di essere più o meno resilienti in base a quanto spazio si lascia al parossismo e alle emotività in generale prima di riprendere il timone della propria esistenza e passando ad azioni più razionali e lucide.

La prima cosa da fare quando si sta per agire o si sta agendo in acrimonia è necessario immediatamente chiedersi (specialmente se si è in preda di emozioni intense) "la mia reazione porterà a del bene per me? O sto solo disperdendo le mie energie e danneggiarmi ulteriormente".

Tutto ciò richiede un addestramento conscio per riuscire a farsi queste domande nonostante la mancanza di lucidità e le pressioni emotive.

Ad esempio una persona si arrabbia e inizia a manifestare un comportamento punitivo per tentare di scoraggiare nell'altro ciò che non accetta, ma è realmente così? Se quella rabbia non facesse altro che peggiorare la situazione?

Questo fenomeno è importante perché l'acrimonia, specialmente se si è cresciuti in ambienti rudi, con poca ignoranza e violenti, tende a generare comportamenti distruttivi.

Chiedersi se ciò che stiamo per fare è collegato alla risoluzione o è solo mosso dalla sofferenza provata? Mi aiuta o sto disperdendo energie?

 

Comprendere l'acrimonia e i suoi effetti è necessario per aiutare il processo di razionalizzazione e azione efficace e lungimirante.

Razionalizzare l'acrimonia vuol dire anche impedire che queste emozioni producano pensieri distorti e non validi, riconoscere quando l'acrimonia è nata per qualcosa che in realtà non esiste. 

 

Quando l'acrimonia nasce per emozioni inconscie o subconscie (il soggetto non si rende conto dei passaggi mentali rapidi che fa) potrebbe far fatica a razionalizzare o anche solo spiegare cosa è successo,dire cosa non ha accettato e da dove è nata quell'acrimonia.

 

L'acrimonia ha cinque possibili strade:

- affrontare, si punta ad intervenire direttamente sull'elemento di danno con l'obiettivo di fare in modo che questo non sia più un danno per il soggetto. Riprendendo l'esempio del volo cancellato, la persona potrebbe chiamare la compagnia e fare in modo che trovino immediatamente una soluzione o cercare altre soluzioni per fare comunque quel viaggio;

- elaborare, si punta ad intervenire su di sé, a diventare una persona diversa che vada oltre il "non lo accetto" e finendo per diventare una persona che può accettare quell'evento, non ne è più danneggiato, quando ciò avviene si parla di trascendenza;

- neutralizzare, si punta ad eliminare l'emozione, distraendosi o modifcando i propri pensieri a riguardo, autoingannandosi, negando il fatto, esistono infiniti modi di neutralizzare l'emozione ma sono per lo più momentanei e sebbene producano sollievo nel presente, tendono a peggiorare la situazione una volta finito l'inganno in quanto pensare che un danno non ci sia, non impedisce al danno di avvenire;

- rassegnazione, il soggetto crede che non ci sia nulla che può fare, viene pervaso da emozioni negative lasciando che il danno avvenga o pensano che avverrà e anticipandone l'emozioni negative, la rassegnazione si manifesta con un umore cupo, accompagnato dal pianto;

- tolleranza/sopportazione, essendo qualcosa che oltre che danneggiare produce anche un utile e un guadagno o comunque c'è la percezione che se non lo si sopportasse le conseguenze sarebbero peggiori, si riesce ad evitare una reazione di acrimonia nonostante il sentimento rimanga, anche questo stato  è momentaneo e non può essere sostenuto per sempre.

 

Nella lingua inglese queste strade non sono distinte ma vengono definite con un unico termine "coping" rendendo più difficile comprendere le dinamiche.

In quanto neutralizzazione e tolleranza/sopportazione sono momentanei e non risolutivi, solo affrontare o elaborare lo sono, solo quando si sceglie di affrontare qualcosa si entra nel fenomeno ossessivo fino a quando non si sarà scaricato "l'odio" sull'elemento che non si accetta vincendo.

Ognuna di queste strade se percorsa in modo completo di fronte ad un evento di acrimonia, sia passato che futuro, porta a quello che si può definire come "risoluzione dell'acrimonia" e la catarsi, non c'è più acrimonia e non c'è più nessuna spinta interna a ritornare sull'argomento.

Questo è fondamentale per impedire la formazione di "componenti rimuginative" e "componenti ansiose" che sono i meccanismi che il nostro cervello ha, sopratutto inconsci, per spingere a trovare una soluzione a risolvere l'elemento che non si accetta. 

Per risoluzione completa si intende che il tutto venga svolto senza errori sia operativi che di percezione, perché in presenza di questi, il soggetto dopo poco potrebbe rendersi conto che in realtà non ha risolto nulla e quindi far riparire l'ansia o la rimuginazione.

Questo cosa vuol dire? Che solo affrontando, elaborando o rassegnandosi in modo definitivo e senza errori si mette un punto su quell'evento, altrimenti neutralizzando, tollerando o facendo errori nelle altre strade il rischio è che prima o poi tutto ritorni in mente promosso dalla componente rimuginazione (evento passato) o ansiosa (evento futuro).

Tutto questo fa capire anche perché le persone prediligano la neutralizzazione o la tolleranza/sopportazione o la rassegnazione, in quanto stufe di combattere con tutto questo, volta per volta preferiscono stordirsi, fare in modo che tutto questo non faccia male, non li faccia pensare, ma non sempre ci riescono.

 

Analizziamo ora ognuna di queste cinque strade.

Quando si sceglie di affrontar l'elemento che genera acrimonia si hanno quattro tipi di comportamenti: 

- transigenza, si ricerca il compromesso, cioè si chiede all'altro di non fare più quella cosa e lo si fa promettendogli qualcosa in cambio;

- rabbia, tentativo di cambiare ciò che non si accetta, nella rabbia si usa la forza, la punizione, la lamentela, il ricatto, etc... La rabbia nella sua manifestazione più distruttiva può puntare anche alla distruzione di ciò che non si accetta pur di non esserne danneggiati;

- ripudio/ripugnanza, allontano ciò che non accetto, qui c'è un fenomeno simile alla rabbia ma l'obiettivo non è combattere ciò che non si accetta quanto più scacciarla, tenerla lontana in modo che non ci danneggi più;

- repulsione, tentativo di allontanarsi da ciò che non si accetta, un generico stare lontano senza scacciare l'altro come nel ripudio.

 

Gli ultimi tre sono comportamenti aggressivi definiti anche come intransigenti, cioè di come il soggetto si pone, con quanta violenza, come si manifesta con le sue azioni, etc... dimostrando che non c'è nessun dialogo solo il tentativo di cambiare quello che non si accetta.

Questi tre fenomeni si possono riassumere in "comportamenti d'odio" in quanto in ogni caso si percepirà una volontà negativa, si vedrà qualcuno dalle intenzioni ostili allontanare, allontanarsi o darsi da fare per combattere contro ciò che non accetta. 

 

Quando si sceglie la strada dell'alaborazione il soggetto invece inizia a guardarsi dentro, inizia quella 

 

La strada della neutralizzazione porta il soggetto a non provare più acrimonia perché non ci pensa più o quel che pensa è distorto e non produce più nessuna emozione, come se lo accettasse.

 

La strada della rassegnazione

 

La strada della sopportazione. Si basa sul concentrarsi sulla tolleranza e indulgenza, cioè tenere a mente quanto convenga continuare a sopportare per tutto ciò che di utile si ottiene o per evitare ulteriori danni o perdonare in quanto l'altro fa qualcosa in tal senso. Questa strada è maggiormente percorribile se il soggetto sa che la sopportazione ha una scadenza temporale, che ad esempio dovrà sopportare ancora qualche mese o anno, il tempo di costruirsi un'alternativa. La sopportazione invece non è una scelta intelligente se non si costruisce nel frattempo un'alternativa, se non si vede una data di scadenza ma è una sopportazione ad oltranza, il soggetto in questo modo tenderà a fallire nella sopportazione e quindi alternare esplosioni di acrimonia.

 

Il fenomeno è altamente complesso, la resilienza, le strade da scegliere in base alle circostanze, la percezione dell'evento e tutti i numerosi errori che si possono fare oltre che le abilità necessarie aggiuntive quando si cerca ad esempio di affrontare l'evento rendono questo probabilmente il fenomeno umano più complesso e anche quello più centrale, in quanto ogni giorno siamo tenuti ad interfacciarsi con qualcosa che non accettiamo.

Comprendere e saper operare in questo scenario è difficile, richiede tempo per sviscerare ogni singolo elemento, svilupparlo e poi imparare anche a conservare la lucidità per poter scegliere agire nel migliore dei modi in tal senso e nemmeno lì è "garantito" il successo.

Pensiamo ad affrontare ed elaborare, sono due concetti antitetici, in uno si cambia la realtà esterna e nell'altro si investe per cambiare se stessi, cosa tra l'altro non facile, scelta che richiede la conoscenza di numerosi fattori fra dentro di sé e fuori di sé e poi si è tenuti a capire quale dei due sia migliore in alcuni casi da seguire, senza rischiare di spendere risorse o ritrovarsi un giorno a rimuginare su qualcosa che pensavamo di aver risolto e che invece non lo è, per riniziare nuovamente da capo.

 

 

 

 

L'elemento che non si accetta può essere definito per comodità come elemento avverso, cioè qualcosa che va contro i nostri interessi. 

 

 

C'è un collegamento fra acrimonia e paura? Si, ma conviene tenerli separati perché mentre l'acrimonia genera il fenomeno del combattimento, del risolvere qualcosa che non si accetta nella paura c'è il meccanismo opposto si tende a scappare ad allontanarsi per una serie di emozioni negative che spingono in tal direzione.

Repulsione e paura potrebbero apparire simili ma non lo sono, allontanarsi da qualcosa che non si accetta per acrimonia è diverso da fuggire perché la si teme

 

Questo articolo dimostra come la reazione "attacco/fuga" sia più complicata di quanto si credi, specialmente nella variante del tentare di cambiare ciò che non si accetta. 

 

Ipersensibilità all'acrimonia

"La gente mi fa stare male.
Fra abbandoni, delusioni, disfunzionalità varie(loro),rosik(mio e loro),emotività incontrollabile (mia),divergenze di opinioni che poco tollero su certi temi(scienza/farmaci,religione, politica, idee sulla vita in generale,valori),finisco sempre a soffrire.
Vorrei essere solo meno emotiva e piú distaccata,tipo vivi e lascia vivere,tipo cazzomene,ma invece mi offendo,mi inalbero,mi girano.
E non è neanche facile dire massí mollo tutti,i discorsi demmerda me li ritrovo al lavoro ,sui social,sui forum,fra le poche amicizie che vorrei tenere perchè valide.
Invidio chi se ne frega di quello che pensano gli altri.
A me non frega solo del giudizio sul mio conto,ma anche le opinioni su altro.Se sono temi verso i quali sono particolarmente emotiva,sto male.
Bisognerebbe solo essere assertivi e discutere pacatamente mantenendo l'imperturbabilità."

 

 

Acrimonia e ossessione, approfondimento sulla questione del tempo

Come abbiamo già accennato nel corso dell'articolo l'acrimonia evidenzia un istante, una sensazione collegata al "no non lo accetto" ma poi il fenomeno, in un'ottica pratica, si estende nel tempo, il soggetto si pone l'obiettivo di "combattere" contro ciò che non accetta.

Immaginiamo uno scenario reale, l'acrimonia nasce verso qualcosa in cui percepiamo un danno potenziale, quindi agiamo d'anticipo, o in cui il suo danneggiarci è in essere e quindi in qualche modo cerchiamo di arginare la fonte di quel "male" e di quel danno che stiamo ricevendo.

Questo vuol dire che nasce un obiettivo e l'obiettivo in qualche modo richiede del tempo, della pianificazione d'interevento, in alcuni casi ci sarà una singola azione ma in altri casi sarà necessario fare più tentativi, più passaggi.

In questo arco temporale nasce il concetto di ossessione, la persona è ossessionata e continua a pensare e ad agire nel tempo verso ciò che non accetta.

Il piano d'azione che il soggetto fa viene definito anancasmo, a volta è talmente fisso nel modo di vivere del soggetto che viene vissuto in modo schematico, altre volte invece l'anancasmo è un piano costruito su misura.

L'anancasmo è un piano intenzionale, vissuto in modo egosintonico dal soggetto, specialmente all'inizio in quanto viene visto un modo per eliminare il danno.

Ma in alcuni situazioni il soggetto non vive positivamente questa situazione, sono scenari in cui il danno è così frequente, percepito o reale che sia, che tutta la situazione viene percepita come pesante sopratutto per danni che non si risolvono, proseguono nel tempo e in cui la stessa strategia di risoluzione viene percepita come debole, stancante.

Qui si entra nel fenomeno della compulsione, immaginiamo una persona che ha paura costantemente di soffocare mangiando, è altamente probabile che dopo un'inizia percorso anancastico il soggetto inizi a rendersi conto di quanto sia difficile vivere così, di quanto sia pesante fare ogni volta i suoi metodi per garantirsi di non soffocare, l'impossiiblità di andare fuori, il mangiare piano, il non mangiare lacuni cibi, tutto quello che inizialmente nasce come una difesa contro un danno diventa esso stesso un modo impossibile di vivere, tutta l'operazione viene vissuta in modo negativo anche se comunque la si continua a ripetere perché lapaura di soffocare è più grande.

Le compulsioni per essere superate richiedono una ristrutturazione di personalità più profonda, che faccia capire meglio al soggetto il danno, se è reale, come affrontarlo meglio, diminuendo anche il carico della paura, l'acrimonia collegata all'entità del danno.

 

Attenzione a non confondere il concetto di "recuperare e rigenerare il danno, fare i cambiamenti collegati ad esso" e non accettare la fonte del danno, lottare per evitare e arginare il danno, combattere con la fonte del danno.

 

In generale ci sono tre modi di gestire l'acrimonia negli altri:

 - Diplomazia, preventivo generale. Si cerca di usare termini e modi di fare che non portino una persona a provare acrimonia per qualcosa. Possibile solo in scenari leggeri, non in rapporti intimi o avviati;

- Dissinescare, preventivo specifico. Conoscendo l'altro si fa in modo di non fare o dire, finendo e omettendo, snaturando la propria spontaneità, quelle cose che porterebbero l'altro a provare acrimonia. Si disinnesca in rapporti avviati e intimi;

- Defusione guidata, la defusione fenomeno generale ma che può essere applicato anche alla rabbia, ma riguarda qualsiasi altra sfera dell'emotività. Evidenzia il fatto che una persona una volta che si è incalanata in un comporamento ad escalation emotiva, alimentato dalle emozioni e dei pensieri che ha, può fermarsi e chiedersi se ciò che sta pensando e provando sia necessariamente valido, se ne valga la pena, spostarsi per un attimo dalla valanga in cui si è coinvolti in prima persona per guardarla in terza persona, con occhi diversi e più critici. Con defusione guidata si intende aiutare l'altro a farlo in quanto non sa farlo da solo.

"

DA RIVEDERE

Elenco di disambiguazione:

 

- Acrimonia, la sensazione di danno imminente o danno avvenuto, quella sensazione sgradevole innata e biologica che ci spinge a sopravvivere, a non essere danneggiati ed è quel che sentiamo immediatamente quando sentiamo o percepiamo qualcosa che per il ruolo che ha nei nostri confronti, non lo accettiamo;

- Avversione, la spinta e la voglia di andare contro qualcosa. L'avversione nasce nel momento in cui il soggetto non accetta qualcosa e ha voglia di cambiarla, di impedirle che si svolga in quel modo, che sia in quel modo spingendo affinché sia diversa;

- Stizza, il soggetto è rovente, che come lo tocchi rischi di scottarti, un soggetto stizzito è meglio lasciarlo perdere perché c'è il rischio che se la prenda con noi anche se non siamo stati noi la fone di acrimonia;

- Astio, specifica forma di avversione che si manifesta nelle interazioni umani dove una persona tenta di cambiare il comportamento dell'altro perché non lo accetta ed è ilsentimento più diffuso nelle liti;

- Odio, distruggere ciò che non si accetta;

- Ira/rabbia,termine generico per intendere come l'odio, l'avversione o la ripugnanza si manifestino in modo parossistico o impulsivo, cioè con un'attivazione emotiva intensa;

- ripugnanza, allontanarsi o allontanare ciò che non si accetta.

- risentimento, termine generico per evidenziare come un'emozione e un sentimento tendino a ripresentarsi nel tempo anche a distanza di tempo;

- nervoso, termine generico usato nel linguaggio comune per intendere il sentimento di acrimonia ponendo l'accento sullo stato emotivo crescendo e i possibili effetti parossistici e impulsivi;

- incazzato, termine generico usato nel linguaggio comune come sinonimo di arrabbiato/adirato, usando una parolaccia per rafforzare il concetto di emotività;

- livore, evidenzia i tratti comportamentali più ricorrenti del sentimento di acrimonia e le sue possibili conseguenze. Dal livore manifesto si può dedurre cosa la persona stia provando e cosa voglia fare, ad esempio l'avversione ha manifestazioni diverse dalla ripugnanza e dall'odio;

- rancore, continuare a provare un senso di acrimonia verso una persona (risentimento) nel tempo con tutte le manifestazioni che questo può comportare, fra avversione, odio e ripugnanza.

 

Ipersensibilità nei rapporti con gli altri e l'acrimonia continua:

 Non so perchè io mi comporti così, ma in ogni situazione in cui mi ritrovo, non riesco semplicemente a pensare in modo spensierato a quel dato momento, ergo mi rovino sempre un bel momento da sola.

Mi spiego meglio, io ho 22 anni quindi non ho chissà che responsabilità ( del tipo figli o cosa) ma ogni volta che devo fare qualcosa o mi trovo con qualcuno o sono in posto a fare una qualsiasi cosa,non riesco a non pensare o a gli altri, che in quel momento non ci sono, o alle conseguenze o a problemi che in quel momento non posso certamente risolvere .. sono sempre turbata o angosciata per qualcosa. Ma secondo voi perchè mi capita? 
Vorrei essere una di quelle persone che se ne frega di tutto ,nei limiti ovviamente e invece mi preoccupo sempre di tutto e di tutti( ma non di parenti o che,di persone che odio anche magari, a cui però potrei dar fastidio). Mi preoccupo sempre del dopo e dico sempre di no a delle belle opportunità, perchè ho sempre paura che succeda qualcosa... Uff, mi sento sempre triste, mi sento come se mi fossi bruciata tutti gli anni migliori della mia vita ..voi che rapporto avete con i momenti? Che e consigli avreste da darmi 

ultima modifica il: 15-09-2019 - 21:29:56
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