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Cos'è giusto? Cosa vuol dire giusto?

(intregrare con morale)

Si definisce giusto qualsiasi tipo di elemento o azione rispecchi le regole che riteniamo esatte per raggiungere un obiettivo. Se ad esempio vogliamo mangiare un gelato confezionato riterremo giusto andare al freezer e prenderlo, per poi scartarlo e inserirlo in bocca.

Tutte queste azioni che diamo per scontato in realtà sono frutto di regole, se una persona vi dicesse "per mangiare il gelato è necessario coglierlo da terreno" voi rispondereste "no ti sbagli, il gelato non si prende così".

La differenza fra giusto e razionale, razionale privo di errori deduttivi, giusto è ciò che segue le regole. La giustizia si riferisce alle regole sociali implicite e scritte.

La giustizia è possibile solo se ci sono delle regole a stabilire il comportamento delle persone quando interagiscono le une con le altre, da qui poter stabilire chi si è comportato in modo giusto e chi in modo sbagliato.

Il termine giusto viene usato erroneamente come sinonimo di valido o vero, ma ciò che letteralmente significa è "segue le regole". Perché questa distinzione è fondamentale? Perché ogni essere umano agisce per raggiungere degli obiettivi e può farlo solo se possiede delle regole per farlo, se sa cosa succede se fa qualcosa o se non la fa, quindi dalla base di questa visione delle cose può stabilire se una scelta e un'azione è giusta o sbagliata in base a ciò che vuole.

Questo accade sia quando ci si pone gli obiettivi ma anche quando si vede le altre persone agire, pensando che stiano facendo qualcosa giusta o sbagliata anche se a volte si esprimono questi giudizi pensando che l'altro abbia degli specifici obiettivi quando invece potrebbe averne degli altri.

Ma se le regole che un soggetto possiede sono errate, dirà che qualcosa di altrettanto errato è giusto solo perché in quel momento vedeva le cose in quel modo. 

Il giudizio di giusto e sbagliato sono soggettivi e non necessariamente validi.

Ogni soggetto esprime questi giudizi in base all'obiettivo posto e alle regole che crede siano necessarie per raggiungerlo.

Si parla di giusto soggettivo, oggettivo e valido per descrivere come questo giudizio esista a prescindere nel soggetto (soggettivo), possa essere condiviso da altri (oggettivo) ma solo analizzato scientificamente si potrà dire se è valido o meno.

Quando una persona parla di giusto è necessario fare subito tre domande:

- cosa è giusto? Per capire a cosa ci si sta riferendo, quale azione o scelta in particolare, perché ogni piano d'azione, ogni strategia ha diverse scelte e azioni. Questo evita che ci si fraintenda sull'oggetto della discussione;

- qual è l'obiettivo. Se una persona analizza quella scelta per un obiettivo e un'altra persona per un altro ciò che ne conseguirà che le due persone non si capiranno perché stanno erroneamente considerando qualcosa per obiettivi differenti. Mettersi d'accordo sull'obiettivo elimina questo problema;

- sulla base di quale regole pensi che sia giusto o non sia giusto fare in quel modo per raggiungere quell'obiettivo? Qui si arriva al nocciolo della questione, si discute delle regole e dei ragionamenti fatti che sono dietro il giudizio.

 

Quando il soggetto parla di giusto nell'ambito del comportamento sociale e degli obiettivi sociali si entra nell'ambito della morale. Il giusto fa parte della moralità del soggetto.

 

Quante volte pensavate di star facendo qualcosa in modo giusto per poi vedere il vostro operato fallire e quante volte pensavate di essere nel giusto ma tutti gli altri vi disapprovavano e hanno reagito negativamente a ciò che avete fatto?

Cosa succede quando un comportamento è giusto ma non è approvato dalla maggior parte delle persone in un luogo? Questo piccolo dilemma ci ricorda che giusto non vuol dire conveniente, il soggetto non pensa solo al giusto e sbagliato ma anche a quello che è un bene o un male per lui.

 

 

 

Una persona prima di poter affermare che qualcosa è giusta a livello sociale è necessario che si chieda "gli altri come pensano a riguardo?" "la legge cosa dice a riguardo?" e solo dopo che ha conosciuto la realtà oggettiva e legare può affermare se una sua azione è giusta o meno a livello morale.

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La giustizia nasce quando ci sono regole validate oggettivamente condivise, seguendo quelle regole si può parlare di giustizia da far rispettare alle persone.

 

Ipotesi del mondo giusto o credenza del mondo giusto

Descrive un problema di rigidità mentale che ha portato il soggetto ad acquisire la visione del mondo in modo assolutistico pensando che le regole di giusto e sbagliato che possiede vengano usate da tutti.

In un mondo ampiamente connesso come quello odierno, qualsiasi visione assolutistica il soggetto sviluppi viene continuamente attaccata da notizie che vengono da ogni parte del mondo.

Prima era più facile conservare questa visione sei si era circondati da persone simili e non si guardava come funzionava il mondo al di fuori.

Uno dei danni maggiori che fa questa visione distorta del mondo è quando si va ad interfacciarsi con realtà distanti e differenti aspettando che seguano le regole che noi possediamo. L'esempio dello studente di paese che va all'università per la prima volta schiacciato da una realtà che non segue più regole che seguiva il suo paese, dove era sufficiente impegnarsi per andare avanti ed essere "premiati".

 Non solo l'ipotesi del mondo giusto trasmette l'illusione che ogni fenomeno del mondo sia regolato, ci sia sempre una conseguenza, un intervento qualcuno che fa rispettere determinate regole ma non è così. Nel mondo non vi è alcuna giustizia soggettiva, l'unica giustizia che esiste è quella che si scopre comprendendo come va il mondo e non sperando che le nostre regole siano universali e assolute.

 

 

 

 

DA CANCELLARE

Cos'è allora la morale? Riguarda il giusto negli obbiettivi sociali e nelle conseguenze degli obbiettivi personali che il soggetto si pone, la morale di un soggetto consiste nel chiedersi "in base agli obbiettivi che possiedo la scelta che sto per fare che conseguenze avrà lato sociale".

Non solo la morale è anche ricordarsi cosa l'altro si aspetta, cosa fare a prescindere, come ci giudicano, la moralità altro non è che l'adattamento di un soggetto alle persone che intorno in modo di integrarsi, di evitare che queste persone diventino un problema ma anzi diano anche le cose che si desidera a livello sociale.

 

La moralità e il giusto morale è complesso perché riguarda più persone, tutte diverse fra loro ma accomunate da oggettività, quindi c'è anche la frammentarietà di chi si ha di fronte, della media delle visione, dell'impossibilità di piacere a tutti.

 

 

Da qui il duplice significato di giusto:

- da una parte abbiamo il concetto di giusto strettamente collegato a quello di giustizia, cioè è nel giusto colui che segue la legge o le norme di un luogo, in quanto seguendo le regole non verrà punito, ciò è fondamentale perché dà modo non solo di raggiungere i propri obbietti sociali senza problemi ma anche di evitare che alcune azioni creino problemi anche se non c'era nessun obbiettivo in particolare. In questo caso sarà giusto il comportamento che segue leggi e norme sociali, viceversa sarà sbagliato quello che non le segue. Qui è facile rendersi conto quando si sbaglia perché si fallisce nel raggiungere i propri obbiettivi e si vede che le persone intorno a noi iniziano a stizzirsi per come ci comportiamo, inziano ad allontanarsi e prendere le distanze. La giustizia è fondamentale perché in alcune situazioni le persone stesse saranno chiamate in causa, la società stessa sarà unita per vedere come intervernire verso qualcosa di oggettivamente sbagliato o di illegale;

- da una parte abbiamo il concetto di giusto strettamente collegato all'efficacia, il giusto personale, giusto e sbagliato sono la visione riguardo al fatto che ciò che si sta facendo segua o meno le regole di come va la realtà, se arriverà ad essere efficace o meno, quando la persona pensa solo alla propria efficacia senza scivolare nella morale e in quello che c'è oltre il raggiungimento dell'obbiettivo.

 

Per una persona che vuole essere ricca potrà essere giusto (efficace) inizialmente sfruttare gli altri, ma se poi inizia a considerare tutto il resto e scivolando in quesiti morali e considerando anche come vuole apparire agli altri, come reagiranno gli altri, inizierà a rendersi conto che forse non è così giusto per lei sfruttare gli altri.

 

O

Il giusto può essere scisso ma a livello esistenziale quando la persona penserà a tutto finirà inevitabilmente per riscendere nell'ambito della moralità, collegando il giusto personale a quello morale, specialmente in base agli obbiettivi sociali e all'evitare problematiche sociali.

Nel concetto di giusto sociale rientra il concetto di giustificazione, la persona nel momento in cui percepisce che ciò che ha fatto non è stato socialmente accettato e per evitare il danno agisce modificando la realtà o la visione dei giudici, in modo che passino da disapprovazione all'approvazione.

La giustificazione è complessa, può avvenire sfruttando la retorica o portando il giudice a vedere come sono realmente i fatti, si può ingannare creando scuse, spostando la responsabilità altrove.

 

Giusto ed efficace sono due faccie della stessa medaglia, ma mentre la giustizia pone l'accento sulla visione sociale e le conseguenze delle proprie azioni a danno di altri, l'efficacia si basa solo quando arriva il risultato a prescindere.

Cosa succede quando la persona ha una carenza e una lacuna nelle regole sociali o di realtà (Come va il mondo)? Si entra nel fenomeno dell'amoralità.

Una persona in fase di amoralità potrebbe fare due cose:

- agire comunque sulla base delle regole che possiede, fare un'azione parziale pensando che sia quella migliore anche se non riesce esattamente a comprendere o meno il risultato nel suo insieme;

- non agire proprio perché ha paura, non sa esattamente le regole o non le conosce affatto, per questo preferisce evitare di agire anche se paradossalmente, anche l'inazione viene giudicata dalle'sterno quando le regole richiedono azione, non farle vuol dire comunque sbagliare.

 

Il concetto di morale è fondamentale perché fa comprendere come le persone facciano continuamente giudizi anche sul comportamento e percezione altrui (qui facendo numerosi errori) per chiedersi come reagiranno le persone intorno a noi.

Si parla di moralismo quando una persona giudica il comportamento altrui dando per scontato che la sua disapprovazione sarà universale, che non sia solo lui a disapprovare ma tutta la società, quindi arrivando a dire che l'altro stia sbagliando. Il moralista è percepito negativamente perché in realtà si parla di oggettivismo e non assolutismo, ma sopratutto il moralista potrebbe essere in errore in quanto la sua visione potrebbe non essere nemmeno quella oggettiva.

Altri concetti correlati alla moralità:

 

 

- Immoralità, la persona non rispecchia nel versante sociale le norme oggettive, quindi verrà visto dalla maggior parte come qualcuno che non agisce secondo le regole, quindi è sbagliato. Il soggetto è conscio della sua immoralità, sa che non segue le norme oggettive, il soggetto si interessa solo ad un piccolo sottogruppo di persone e se ne frega della maggioranza. Anche quando se ne frega;

- Moralità distorta, il soggetto credeva che quello sarebbe stato giusto ma aveva compiuto errori e quindi il suo obbiettivo non verrà raggiunto anche se credev di sé, non conosce la reale visione degli altri né tanto meno quella oggettiva.

 

 

Esiste un unica strada giusta e un'unica strada sbagliata? No  "ci sono tante cose giuste da fare in base all'obbiettivo che hai scelto" le strade giuste si differenziano per efficienza.

 

Se le persone fanno parte della realtà, dove finiscono le regole "di realtà" e iniziano "quelle sociali". Facciamo degli esempi per comprendere, una regola di realtà potrebbe essere questa "se sei in grado di intrattenere qualcuno è molto probabile che tu stia simpatico per come ti poni, per come riesci a farlo stare bene ad esempio raccontando aneddoti divertenti o facendo battute". Questa regola vale per ogni essere umano. Ma immaginiamo che in un paese la norma sia quella di non essere espansivi nelle prime fasi del rapporto, limitarsi a scambi pacati di conoscenza, se in questo caso la persona iniziasse subito a fare "il simpaticone" per assurdo potrebbe dare fastidio, essere disapprovato, avere cioè un comportamento sbagliato che lo danneggerà nel rapporto con quella persona facendolo allontanare perché in quel paese le norme sono diverse, le persone sono "leggermente diverse" e la fase simpatica può sopraggiungere solo dopo e non prima. Questo fa comprendere perché sebbene tutta la realtà, compresa quella sociale abbia delle regole, conviene evidenziare questo sottogruppo specifico di regole "sociali locali" che sono fondamentali per fare azioni giuste quando ci si sposta in luoghi differenti, per adattarsi a quella specifica cultura.

 FINO A QUI

Si legga morale per approfondire.

Qual è la differenza fra bene e giusto? Con il concetto di bene si evidenzia la positività presente e reale di un evento, con il termine giusto si evidenzia la percezione di previsione del soggetto, cioè quello che secondo lui porterà bene o male se si seguono o non seguono quelle che sono le sue regole e la sua "visione del mondo".

 

In alcuni casi si usa erroneamente questo termine per intendere il concetto di norma sociale, dove le persone usano giusto e sbagliato come sinonimo di quello che credono "normale" e "anormale".

 

La percezione distorta di un soggetto fa si che veda il giusto anche quando la sua previsione è errata, questo spiegherebbe perché numerose persone vivano vite infernale ma continuino a non vedere che seguono regole che portano malessere anche se loro sono convinti che portino al bene.

 

BOZZA

giusto e sbagliato adattativi, la persona si rende conto che ogni persona ha un giudizio morale differente e che può modificare o nascondere parte del suo comportamento per garantirsi un giudizio positivo ed evitare conseguenze, anche il solo fatto di mostrarsi probabilistici chiedendo all'altro cosa approva o meno indica una visione di giusto e sbagliato adattativo.

Questo concetto diventa disadattativo quando la persona a causa di un percorso di sviluppo fallimentare è stato portato a credere che esista un giusto e sbagliato universale, quindi parte in quinta seguendo le sue "regole morali" pensando che sono universali e finisce comunque per avere le conseguenze negative dall'esterno.

Qui il livello di disadattamento è variabile, se la persona ha sposato regole che comunque vanno per la maggiore avrà problemi solo in quei casi dove si scontrerà con le varie minoranze, invece si ha il livello di disadattamento massimo se il soggetto ha sposato delle regole universali che non sono nemmeno quelle che vanno per la maggiore e le più seguite statisticamente parlando.

Le leggi di una nazione seguono più o meno linearmente la morale condivisa dalla maggior parte della popolazione, il problema è che comunque luoghi e tempi differenti hanno comunque differenze e percentuali anche rilevanti di cosa si disapprova.

 

 

 

Per giuste si intendono quelle azioni che hanno come focus l'apprezzamento da parte di uno o più soggetti esterni.

 

Si legga sbagliato per approfondire.

 

La persona che ad ogni fine frase dice "no?".

 

 

La giustizia non esiste

così come non esiste un mondo giusto, l'ipotesi del mondo giusto viene erroneamente usata per descrivere l'illusione del merito. 

 

Il paradosso del giusto universale, gli obbiettivi impossibili

Una persona che si chiede cosa sia giusto fare per piacere a tutti, sta ponendo una domanda che non ha risposta in quanto non è possibile raggiungere quell'obbiettivo e di conseguenza non c'è giusto ma solo sbagliato perché qualsiasi cosa si farà non porterà a raggiungere l'obbiettivo.

Se la giustizia è un'illusione allora come si descrive il fenomeno delle leggi statali, dei tribunali, etc..? Con il concetto di civiltà e il tentativo di organizzare la società in modo tale che le persone siano più collaborative e meno antisociali possibili, il grado di civiltà ci porta con i piedi per terra e ci fa capire come si stia tentando di trovare un insieme di leggi complesso che porti la miglior sistuazione sociale possibile per la maggior parte delle persone. 

 

DA RISCRIVERE

[le persone usano giusto al posto di utile, a volte anche per mascherare un individualismo che alcuni soggetti vengono educati a percepire come sbagliato e quando agiscono nei loro interessi invece di parlare di utile parlano di giusto]

 

"Sbagliato non esiste, c'è quello che è legale e quello che è illegale, c'è la felicità o la tristezza, la ricchezza o la povertà, la vita e la morte, ma non c'è giusto oppure sbagliato, le cose succedono, succede una cosa dopo l'altra" Patrick Jane, in The Mentalist 4x24.

 

Questa frase è stata aggiunta dopo che l'articolo è stato scritto, è curioso come a volte ascolti cose così simili a quelle che hai pensato tu, che ti rendi conto che non c'è nulla di speciale, ma è il frutto coerente e senza errori raziologici che chiunque può fare.

Premetto che sul dualisimo Felicità e Tristezza non sono d'accordo ma più che altro qui parliamo anche di errori di traduzioni, ma comunque il significato di questa frase arriva anche con parole usato erroneamente.

Qui si parla di illusioni e di oggettività, si parla di conseguenze etiche, che creano paletti mentali e invece di chi si libera e guarda la realtà per quello che è, io mi sentire di rispondere così "concorco ma sbagliato esiste, esiste nella mente di tutte quelle persone che appunto non si sono liberate di questa realtà illusoria, visione illusoria che si tramanda di generazione in generazione, gente mentalmente intrappolate che trasmettono parte di quella prigione ai lori figli, non insegnando loro ad usare la mente per pensare, e si ritrovano ad essere giudici e giudicati su regole che non stanno scritte da nessuna parte, che eppure li fanno soffrire e gioire".

 

Cosa si intende per giusto? Prima di leggere questo articolo conviene leggerre quello della correttezza per spiegare cosa non sia il "giusto". Leggendo l'articolo si comprende come giusto non è sinonimo di corretto, ma il concetto di giusto non è nemmeno sinonimo di buono, la giustizia è un concetto strettamente correlato a quello di merito.

La giustizia è un sottoinsieme delle regole riguandanti l'essere buoni, regole che non solo portano approvazione ma portano anche conseguenze dirette, cioè meriti. 

Meriti sia positivi che negativi, cioè se sei giusto ti meriti le cose positive, se sei in giusto non solo potresti non meritarti le cose positive ma meritarti nel cose negative.

Ipotesi del mondo giusto. http://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_del_mondo_giusto.

L'ipotesti del mondo giusto (il concetto di ipotesi è errato), la teoria del mondo giusto è qualcosa che spiega perché la realtà diventa un problema per persone che sono state talmente eticizzate con una etica rigida che credono che tutto quanti seguano le sue regole, e non solo non seguendole possono causare risentimento, ma addirittura depressione (come posso vivere in questo genere di mondo cattivo, crudele etc??), la teoria del mondo giusto crea anche delle illusioni come se esistessero giudici anche ad un livello superiore (sconfinando nella superstizione) uno dei pochi modi che queste persone hanno di rimanere stabilizzati, sperano che in vita o in morte qualcosa di superiore poi punisca tutte le persone che sono state ingiuste e quindi li ripaghi dei loro sacrifici e della loro prigione esistenziale.

La teoria del mondo giusto è un sottoinsieme della teoria mondo buono, in cui appunto le persone sono convinte o comunque non accettano che questa convinzione sia non reale, cioè che tutti debbano meritare ciò che si sono guadagnati con il loro comportamento giusto ingiusto, e quindi prevalentemente le punizioni, come se non accettassero che loro sono stati puniti e gli altri no.

Ma questo potrebbe esprimersi anche all'inverso cioè non accettano che nonostante hanno seguito le regole giuste e debbano meritarsi ad esempio il successo, questo non sia arrivato mentre per altre persone nonostante siano ingiuste abbiamo avuto successo.

L'errore più rilevante è di credere nell'esistenza di questa etica assoluta, non comprendendo che credono in regole per lo più locali, forse a 2km di distanza l'etica media è già significativamente diversa.

 

Pippa bacca è la dimostrazione che il mondo giusto non esiste. Pippa bacca è stata un'artista italiana che ha perso la vita nel tentativo di dimostrare che il mondo fosse giusto girando per il medio oriente con un vestito da sposa innegiando alla pace e alla bontà dell'essere umano, uccisa da un gruppo di persone che l'ha ripetutamente stuprata. Andando oltre il lato emotivo della faccenda si capisce immediatamente che questa donna è stata uccisa dal suo disadattamento, dal non aver capito quanto fosse rischioso ciò che stava facendo. La sua fine era praticamente "certa" dato che più il suo impatto mediatico cresceva più scatevana l'ira e l'odio di quelle persone che non la accettavano, ricordando che questa donna non ha fatto questo giro in "occidente" ma l'ha fatto in "medio oriente" e chi ha un minimo di conoscenza sullo stato di quelle culture capisce immediatamente di quanto sia stato azzardato per non dire altri termini. Non è un caso infatti che l'artefice dello stupro e della morte di questa donna non si dica minimamente pentito a dimostrazione che la fine di Peppa non è stato un caso ma è stata desiderata da un uomo che l'ha odiata al punto di fargli fare quella fine. Non ci sarebbe da meravigliarsi se ancora oggi (dato che la situazione in medio oriente non è particolarmente cambiata) una donna emulasse le gesta di Peppa e facesse la sua stessa identica fine, capire il mondo è fondamentale per potersi adattare ad esso e casi estremi come questo dimostrano che le illusioni di giustizia e l'illusione del mondo giusto sono da abbandonare, il mondo è più complesso e articolato e sopratutto più relativo di quanto si possa pensare, quando si inizia a pensare in termini assolutistici e si dimentica di quanto ci sia varietà e ci sia un punto di vista relativo in ogni soggetto l'errore inizia ad essere dietro l'angolo.

 

Giusto e giustificazione

 

 DA RIMODIFICARE CON LA NUOVA MODIFICA

 

Ora con la mente tentate di allargare il numero di variabili in gioco, simulate quante volte le persone intorno a voi vi giudichino anche su cose che voi non siete moralizzate, come ad esempio nel confronto vecchia generazione nuova, quante volte anche voi arrivate a giudicare il comportamento altrui, arrivando perfino a risentirvi. Il flusso di questo giudizio è continuo, anche perché è su questo che si basa il comportamento di persone che hanno ricevuto una educazione basata sull'etica. In cui il comportamento tende ad essere quello giusto, in base alle regole che si sono apprese, perché il giudice interno e quelli esterni tendono a farci sentire in colpa se non rispettiamo tali regole.

Il giusto non va confuso con il bene, anche se entrambe sono appartenenti all'etica esse differiscono perché sono due categorie di giudizio diverse. Con il giusto e lo sbagliato si va a giudicare l'azione umana, il comportamento che ha un'inizio e una fine, mentre con il bene si va a giudicare lo status di una persona, cosa è diventata, cosa sta diventando e va oltre una sola azione, va oltre il comportamento di per se, ma in questo status si vanno a giudicare le apparenza, le decisioni prese, l'atteggiamento. Infatti è sulla base del bene, che le persone possono perfino arrivare a giudicare una persona come "autorevole".

 

Si legga l'articolo sulla giustizia per approfondire.

ultima modifica il: 25-05-2019 - 19:20:09
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