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- Retorica -
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"Un discorso efficace è come la gonna di una donna: lungo abbastanza da coprire il soggetto e corto abbastanza da suscitare interesse. "

Cos'è la retorica? Cosa si intende per retorica?

Con il termine retorica si definisce qualsiasi dialogo sia efficace nel raggiungere gli obiettivi che si è fissati, l'etimologia di retorica infatti è "buon discorso".

Il senso di buon discorso diviene immediatamente chiaro nel momento in cui ci rendiamo conto che la comunicazione è un mezzo, parliamo con gli altri perché inseguiamo degli obiettivi e  la comunicazione ci aiuta a raggiugerli

Facciamo un'esempio, immaginate questi due scenari, un professore che parla ai suoi studenti, molti sbadigliano, alcuni non seguono proprio, di quelli che seguono quasi nessuno riesce a capire qualcosa di ciò che il professore sta dicendo.

Ora immaginate un professore che sta parlando di un argomento interessante, o quanto meno espresso in modo interessante, nessuno sbadiglia, tutti sono attenti e catturati da ciò che il professore sta dicendo, tutti sembrano capire e appassionarsi al discorso, diversi intervengono anche.

Come definireste questi due scenari? Come descrivereste il primo scenario e il secondo? Ecco cos'è la retorica, l'abilità che fa si che un professore, ma in generale un essere umano, riesca a farsi ascoltare e far si che la sua comunicazione raggiunga l'obiettivo, in questo caso il professore che forma gli studenti, imprimendogli un cambiamento, un arricchimento culturale. 

Quando sentite una persona affermare "quando lui parla, la gente lo sta ad ascoltare" stiamo di fronte al fenomeno della retorica o comunque parte di essa per quanto riguarda almeno il catturare l'attenzione.

Con questo esempio è chiaro quanto sia fondamentale la retorica nel linguaggio di tutti i giorni, non basta aprire la bocca per ottenere ciò che vogliamo, perché si rischia di sprecare solo fiato se chi sta dall'altra parte sbadiglia e non riesce a trarne nulla, se non ci ascolta o non ci crede. La comunicazione è efficace se chi abbiamo di fronte ci sta ad ascoltare, viene attratto da ciò che diciamo, come lo diciamo e come lo presentiamo e il nostro messaggio arriva a produrre l'effetto desiderato, ci fa raggiungere l'obiettivo che ci siamo fissati.

Questo ci fa capire anche il concetto di figura retorica, cioè tutti i metodi che nel linguaggio sono stati scoperti essere efficaci e classificati così che altre persone possano studiarle ed usarle, efficaci perché facili da capire e nel lasciare un messaggio all'interlocutore.

Una figura retorica comune è la similitudine, ad esempio "Marzia è precisa come un orologio svizzero" è un modo di comunicare che viene considerato efficace perché aiuta a capire, attirare l'attenzione, non annoia, etc...

Se gli altri ci stanno ad ascoltare abbiamo modo di raggiungere l'obiettivo che ci siamo posti nei loro confronti, ad esempio il professore citato prima può raggiungere l'obiettivo di insegnare qualcosa ai suoi alunni se lo stanno ad ascoltare, un politico può raggiungere i suoi obiettivi se grazie alle abilità retoriche la gente lo sta ad ascoltare e poi di conseguenza potrebbe votarlo.

La retorica non garantisce che l'obiettivo iniziale che ci siamo posti sia raggiunto, la retorica ci dice solo che gli altri ci ascoltano, poi sarà il contenuto a fare la differenza, ciò che abbiamo da dire a portarci o meno all'obiettivo iniziale che ci ha spinto a parlare ad altre persone.

La retorica può essere usata per qualsiasi tipo di fine, da quello più nobile a quello più ignobile.

Per riassumere ogni volta che parliamo a qualcuno abbiamo due obiettivi, quello iniziale che ci ha spinto a parlarci e quello secondario di formulare il nostro discorso in modo tale che l'altro ci stia ad ascoltare perché se l'altro non ci ascolta non abbiamo alcuna possibilità di raggiungere il primo obiettivo.

 

 

La domanda a questo punto è "in cosa consiste l'abilità retorica? Come si fa a far si che l'altro ci stia ad ascoltare?".

La retorica si distingue in quattro abilità differenti:

- presentazione e valore, presentare l'argomento in modo interessante andando diritti al punto (specialmente in questo periodo in cui la soglia di attenzione è intorno ai pochi secondi), cioè è necessario far pensare all'altro che ascoltare ciò che abbiamo da dire sia un vantaggio, qualcosa che può imparare, qualcosa che può arricchirlo, qualcosa che può divertirlo, qualcosa che possa aiutarlo a raggiungere ciò che desidera o di cui ha bisogno. Quindi il primo passo è presentare qualcosa che l'altro percepisca come un valore, fondamentale anche nei primi momenti in cui per catturare l'attenzione altrui è sufficiente parlare e usare questo frangente di tempo per fargli percepire che gli converrà ascoltarci, una presentazione che in qualche modo attivi emotivamente l'ascoltatore e lo interessi di conseguenza;

- conservazione dell'aspettativa, cioè durante il discorso far arrivare quell'utile al soggetto, lasciando che faccia continuamente una presa emotiva su ciò che il soggetto si aspetta da quel discorso. Ad esempio se un soggetto dalla presentazione si aspetta che ciò che ascolta lo intrattenga con umorismo sarà necessario che questo avvenga, quindi facendo qualche battuta ogni tanto. Il succo è che in tutto il discorso è necessario che sia spalmato efficacemente tutto quello che il soggetto si aspetta, che lo motiva ad ascoltare, quella leva mentale che è stata tirata nella presentazione, nel momento in cui il soggetto percepisce che in realtà non c'è ciò che si aspettava perde immediatamente interesse e quindi non ascolta più finendo per assentarsi o andarsene direttamente;

- chiarezza lessicale, usare una terminologia conosciuta dal soggetto che ascolta e presentare i concetti in ordine logico, cioè parlare di qualcosa solo se al soggetto sono state fornite durante il discorso le basi per capirle o le possiede già. Qui entra in gioco anche il concetto di figura retorica descritto prima, tutti quegli artifici del linguaggio che aiutano chi ci ascolta a capire al volo, a svilupparsi facilmente e rapidamente un concetto sulla base di ciò che stiamo dicendo, anche se prima non lo possedeva;

- dialettica, l'abilità nel saper argomentare e dimostrare che ciò che si sta dicendo è valido, sopratutto in presenza di persone scettiche che potrebbero, con il loro scetticismo, dar luogo anche ad un dibattito fatto di domande, confutazioni, richieste di validità. Alcune persone difronte a delle semplici dimostrazioni (dialettica di base) ci credono immediatamente altre potrebbero non accontentarsi e chiedere di più, rimanere scettiche e qui l'abilità dialettica ha un peso ancora mag.giore, in quanto è necessaria una dialettica ancora maggiore e più approfondita per arrivare anche a questi soggetti. Qui rientra anche il fenomeno dell'eristica quando si intende convincere qualcuno di qualcosa falsa e che non esiste, si vuole solo vincere con le parole.

 

La presentazione e il valore si manifesta con frasi ad effetto dette facezia, la facezia è quella frase che ti colpisce, ti scatena emozioni positive, ti fa ridere, ti fa appassionare. Un discorso efficace è ricco di facezie, ne ha abbastanza da manetere l'oratore sempre emozionato e di conseguenza interessato.

Produrre facezie non è facile, è necessario capire come funziona l'essere umano, riuscire a mettersi negli altri, capire quali messaggi colpiscono, quali sono le cose che mediamente piacciono. 

Un soggetto che possiede queste caratteristiche e sa usarle mediamente al meglio viene definito arguto. Se definissimo ad esempio Marco arguto staremmo dicendo che Marco possiede queste caratteristiche sopra descritte e riesce ad usarle quasi sempre, osservando come le perosne intorno a Marco non si annoino mai quando lui parla, anzi lo ascoltano con interesse.

Mentre sui primi due punti c'è poco da aggiungere il terzo punto presenta un aspetto paradossale. La retorica presenta un limite fondamentale intrinseco al "farsi capire", quanto più chi abbiamo di fronte è limitato quanto più l'oratore sarà costretto a limitare la sua eloquenza, intesa come l'uso di numerosi termini e tecnicismi, non potrà usare tutte le parole che vuole perché altrimenti l'altro non capirà, con tutto ciò che questo ne consegue in termini di profondità del messaggio, in quanto numerosi termini sono fondamentali per esprimere concetti complicati.

La retorica per via di questo punto ha dei limiti, non si può pensare che si possa vivere solo di retorica ad un certo punto sarà necessario trovare il modo anche di formare chi si ha di fronte e farlo non è affatto facile perché le persone con argomenti complessi, o messi di fronte al "fare" tendono a fuggire, non ascoltare, non vogliono fare sforzi ma lasciare tutto il carico all'oratore (il discorso è medio, statistico e non si rivolge a tutti).

Uno degli errori che si compie frequentemente nel pensare alla retorica è che questa sia associata ad una sorta di manipolazione, persuasione o quant'altro ma la retorica, così come l'etimologia stessa del termine ci suggerisce, è solo un discorso efficace che arriva all'altro, all'ascoltatore.

La retorica non ha nulla a che fare con le derive che può avere, cioè del come viene usata. La retorica descrive il come si comunica nella sua efficacia e nient'altro. Se un soggetto usa la retorica per fini eristici (portare a credere gli altri che ciò che dice sia valido quando non lo è, una sorta di dialettica malvagia) sta facendo un uso della retorica finalizzato, ma sarebbe un errore pensare che tutta la retorica viene usata in quel modo.

Retorica vuol dire solo "discorso efficace" poi sta a chi analizza quel discorso capire quale tipo di obiettivo si è posto e se sta facendo ricorso a manipolazione varie, associare retorica e manipolazione è un errore.

 

Attenzione anche a non pensare che siccome la comunicazione sia efficace allora l'altro capisca esattamente cosa volevamo dire. L'altro capisce, è attento, ascolta ma non è detto che riceva il messaggio in modo esatto, si definisce retorica qualsiasi discorso porti all'obiettivo dell'oratore e non è detto che per questo obiettivo sia necessario che chi ci ascolta ci capisca esattamente.

Qui si ritorna al punto dell'obiettivo, se ciò che conta è che l'altro grosso modo arrivi a credere e fare alcune cose, non è importante che non ci abbia capiti al 100%, se comunque l'obiettivo iniziale è stato comunque raggiunto.

La retorica va giudicata in base al risultato che il soggetto ottiene, se questo risultato è ciò che intendeve raggiungere.

Lo stesso limite descritto prima riguardo alla possibilità di esprimersi solo in termini che chi riceve conosce è anche lo stesso che produce il fraintendimento, non c'è un accordo sui significati, sappiamo che l'altro conosce quel termine, ma non siappiamo come lo conosce e quindi invevitabilmente questo porterà a fraintendimenti.

La retorica è una comunicazione di base, di massa, che per questo è di bassa qualità ma è anche inevitabile perché non sempre si può fare una comunicazione al top, anzi quasi mai.

Pensiamo alle frasi ad effetto sull'amore che vengono ricondivise sui social, frasi retoriche, emotive, frasi efficaci che tutti leggono con piacere ma che tutti finiscono per leggerci qualcosa di loro, usano i lori significati, le loro esperienze.

Nella retorica stessa c'è un paradosso comunicativo che spazia fra efficacia, limitatezza di espressione e fraintendimento, specialmente quando ci si rivolge a più persone e non è un dialogo faccia a faccia.

 

Una persona che non riesce ad essere abile nella retorica viene definita pedante quando non si può fare a meno di non ascoltarla, tipo l'alunno che deve ascoltare per ore un professore noioso o che non capisce cosa dice.

 

APPUNTI:

facondia, quando la quantità di parole e la ricchezza di vocabolario è percepita come positiva, una ricchezza di esposizione percepita utile.

prolisso, le parole eccessive vengono viste come noiose, ripetitive, non utili

 

Indicatori di come sta andando il discorso.

 

 

 

 

 

La retorica di massa e la retorica d'elite. 

 

 DA RIVEDERE

 

 

 

Si definisce retorica qualsiasi forma di comunicazione riesca nell'obiettivo di far credere qualcosa a qualcuno. 

Sebbene questo concetto possa sembrare non lo è affatto, quando comunichiamo lo facciamo per tanti motivi differenti, farci conoscere, chiedere qualcosa, scambiare qualcosa, ma a volte comunichiamo per far credere qualcosa a qualcuno, trasmettergli una credenza.

Si parlerà di retorica ogni volta che qualcuno dialoga con l'intenzione di far credere qualcosa a qualcuno.

Studiare la retorica intende quindi studiare i modi migliori per comunicare, per far si che qualcuno creda a ciò che diciamo.

Non conta quale credenza, non conta il perché lo si fa, ciò che conta è che ogni volta che si ha questa intenzione si parla di retorica.

La retorica ad esempio è quella di un insegnante che cerca di insegnare qualcosa agli alunni, di un genitore che vuole portare il figlio a credere e conoscere alcune cose, quando pensiamo che qualcuno sia in errore e vogliamo fargli cambiare punto di vista "aggiustandolo", quando un politico cerca di far credere i suoi sostenitori che lui sarà quello che gli darà il futuro migliore etc...

Quando due o o più persone si scontrano per far credere qualcosa a qualcuno, per "vincere" e apparire come coloro che stanno dicendo la cosa giusta o migliore si parla di dialettica, con la dialettica si pone l'accento che l'abilità diventa più complessa, non si parlerà solo di "far credere qualcosa a qualcuno" ma anche di "combattere al tempo stesso con altre persone che cercano di smontare la nostra visione per far passare la loro".

 

La retorica e il paradosso della platea

Per comprendere questo paradosso pensiamo ad una platea di scienziati, a queste persone si potrà parlare anche all'infinito ma queste persone seguiranno un metodo scientifico e senza fatti, senza esperimenti non crederanno ad una singola parola e al più saranno incuriositi dalle ipotesi fornite e nient'altro.

La retorica in questo caso o segue le regole del metodo scientifico o non attecchirà mai, limitando di gran lunga il potere dell'oratore perché o porta dei fatti o non verrà minimamene considerato e sopratutto non avrà fiducia cieca in quanto troverà di fronte a sé puro scetticismo.

Qui la retorica potrà fare ben poco e al fin fine ciò che conterà sarà solo la realtà.

Viceversa quando ad ascoltare ci sono persone normali, con i loro errori deduttivi, con le loro fallacie e la loro predisposizione a "Credere" ecco che si può comunicare per fare in modo che loro credano, il tutto risulta molto più facile, immediato, si può intenvare, manipolare perfino ingannare.

Ecco il paradosso, la gente comune crede, ma crede erroneamente anche se non è la realtà, il termine tecnico migliore è che le persone sono convincibili, cosa che una persona che comprende la realtà e il relativo metodo scientifico non è.

La retorica non scientifica trova spazio in una realtà "mediocre" una realtà fatta di persone che non sanno pensare, non sanno ragionare, non comprendono la realtà e possono essere convinte di qualcosa a prescindere che quel qualcosa sia valido o meno.

Se tutte le persone sapessero ragionare senza errori le persone che parlano senza fatti, senza falsificazione, senza complessità non esisterebbero più perché nessuno li starebbe più ad ascoltare o dargli credito.

 

 

 

 

 

APPUNTI:

Perché vogliamo portare qualcuno a credere qualcosa

 

Parlare senza pensare a quello che l'altro crede

ultima modifica il: 10-05-2020 - 18:32:39
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