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Cos´è la critica? Cosa si intende per criticare?

(critica espressa con diplomazia, fa si che arrivi solo il messaggio senza che il soggetto si offenda per le parole usate o il tono in cui vengono detto, evitando che scattino meccaniche di orgoglio o di timore di un giudizio negativo che vanificherebbe l'obiettivo della critica, almeno che il soggetto non abbia come obiettivo quello di far innervosire l'altro

collegamento con fanatismo, il fanatismo è l'apice dell'anticritica)

 

Si definisce critica diplomatica, quella critica che segue tutti i metodi che diminuiscono la probabilità di far scatenare emozioni negative nel ricevente:

- iniziare la frase di critica con frasi attenuative a secondo del contesto, "si tu hai ragione ma vorrei proporti una visione alternativa", o "non prenderla come un'offesa però vorrei dirti che.." , e tutte frasi che hanno il potere di calmare preventivamente l'altro anche a costo di dire piccole bugie o elogiative in altri contesti tipo "sei un bel ragazzo ma ti vesti male" è una frase che fa meno male del solo "ti vesti male";

- eliminare qualsiasi termine che abbia il potere offensivo soggettivo (bisogna conoscere il soggeto) e oggettivo;

- esprimere la critica in termini probabilistici (aprendo al dialogo) e soggettivi (io penso che) per evitare che la sensazione di certezza e assolutezza porti il soggetto a provare emozioni negative amplificate.

 

C'è anche una critica definitiva critica indiretta, usare il metodo maieutico/socratico perché si fa in modo che il soggetto arrivi a pensare qualcosa che critichi se stesso.

il dualismo critica esame, siamo abituati a vedere l'esame come qualcosa di preparato, ma l'esame è anche quello che la vita casualmente ci sottopone o che ci autosupponiamo per mostrare ad eventuali critici il nostro valore

anche se tutte le critiche hanno un fondo di costruttività, va analizzato anche l'impattoi distruttivo che possono avere nel presente del soggetto

si usa erroneamente il termine criticare per intendere il concetto di disputare o scetticismo)

Con il termine critica si definisce tutto il fenomeno che ruota intorno al giudizio di valore che le persone esprimono l'un l'altra riguardo a ciò che piace e non piace, ciò che si accetta e non si accetta e che stabilisce la nascita, durata e fine dei rapporti.

La critica è la comunicazione di quello che è un giudizio interiore, che anche se non viene espresso comunque avviene comunque a prescindere.

Ongi persona crescendo si è resa conto che le persone stanno insieme quando si piacciono (valore), si accettano (approvazione) viceversa se non ci si piace o se non ci si accetta si tende a lasciarsi, allontanarsi o ligare continuamente.

La critica si basa sul valore, giudicando qualcuno come positivo per sé, che non lo danneggia ma anzi l'arricchisce.

Con il termine riprensione invece si pone l'accento sugli errori, sul giusto e sbagliato di come il soggetto fa qualcosa, un soggetto potrebbe apprezzare qualcuno ma allo stesso tempo riprenderlo per qualche errore che ha fatto.

Qui si entra in una dimensione paradossale perché, anche se tutti i soggetti capiscono fin da subito che ad una critica positiva, cioè giudizi positivi, si hanno mediamente conseguenze positive dove gli altri ci accettano, ci invitano, ci accolgono, ci desiderano, etc... viceversa a critiche negative, cioè giudizi negativi, si hanno mediamente conseguenze negative. Non riescono al tempo stesso a capire la differenza di giudizio, non riescono a capire per l'appunto la differenza fra critica negativa e una critica di riprensione, questo li porta a regire in modo esagerato a qualcosa che non comprendono pienamente.

Il punto è che non tutti i giudizi negativi hannoun impatto uguale, le stesse critiche negative potrebbero avere impatti differenti. Si commette un errore quando si tende a viverle tutte allo stesso vivendo o ogni critica con leggerezza o ogni critica come una tragedia, quando in realtà ogni critica va pesata. 

Facciamo un esempio, se una persona ci dice che abbiamo sbagliato a comprare un paio di scarpe perché in un altro negozio costavano meno, dicendolo con un tono positivo, prevalentemente come consiglio futuro è probabile che ci stia facendo una critica a impatto nullo, che non cambia minimamente la considerazione che ha di noi, che non cambierà il rapporto in essere ma la persona vivendola come una critica negativa potrebbe avere una reazione esagerata, pensando chissà cosa, temendo chissà quale conseguenze, provando chissà quale emozione intensa alla percezione della critica negativa.

Questo cosa ci suggerisce? Che per vivere ogni critica al meglio è necessario mettere da parte l'istinto, i condizionamenti ricevuti (per una persona che è cresciuta in un ambiente altamente critico tenderà a vivere ogni critica come una tragedia) mettere da parte l'emotività e gestirla e approcciare in modo analitico la critica ricevuta, come farlo? In due passaggi:

- tenere a mente l'obiettivo sociale, cosa voglia io dall'altro? Quanto ci tengo? Se lo perdo che succede? Se ha una considerazione negativa di me che succede? Quanto mi interessa la visione che ha di me?

- quantificare il danno reale che tale critica può fare sull'obiettivo che abbiamo, quanto è cambiata la visione in positivo o negativo dopo quel giudizio? Come posso dimostrarlo?

 

fino a qui

Per capire di cosa stiamo parlando è sufficiente pensare a tutti quegli episodi della propria vita dove abbiamo vissuto con gli altri delle esperienze specifiche collegate al giudizio che queste ci esprimevano, se qualcun ci guardava con occhi di desiderio è probabile che dopo si sia interessato a noi, se ci ha detto che gli piacevamo dopo ci avrà contattato e avrà cercato di costruire un rapporto con noi, viceversa chi esprimeva rabbia, giudicava male qualcosa che facevamo, ci diceva che stavamo sbagliando, che qualcosa non andava bene è probabile che dopo con questa persona si siano vissuti degli scontri, della rabbia, della tensione vino a vivere in alcuni casi un rifiuto o un abbandono.

La critica non va vista solo in termini di comportamenti drastici, anche i fenomeni più piccoli come il rapporto che va avanti, le piccole tensioni che si sviluppano, i piccoli cambi improvvisi di umore sono collegati alla critica; ogni singolo giudizio che ha un effetto sulle dinamiche dei rapporti rientra nella critica, non vedere l´effetto o non capirlo non vuol dire che non ci sia, così come non vedere il giudizio non vuol dire che non c´è stato.

Per dirla in parole semplici, quando le persone ci giudicano negativamente è probabile che accadano cose brutte, come perdere chi ci critica, essere trattati male, essere puniti, ma accade anche l´opposto ovvero che a giudizi positivi corrispondono mediamente comportamenti positivi, con la parola critica si riassume tutto questo fenomeno.

Per questo la critica è un fenomeno importante, perché ci permette di concettualizare, di dare un nome a qualcosa che esiste, ma sopratutto ci fa anche comprendere tutti i fenomeni comportamenti collegati a questi giudizi positivi e negativi, cosa ruota intorno alla critica. Ad esempio le persone quando ricevono una critica, sia positiva che negativa, tendono ad avere immediatamente una reazione perché dentro di loro iniziano a cominciare a prevedere cosa può succedere, come se da quella critica (presunta o reale) già si aspettassero qualcosa e agissero ancor prima che avvenga.

Questo diventa ancor più importante quando scopriamo che questi giudizi di critica avvengono di continuo, costantemente le persone come ci guardano ci giudicano per chi siamo, come appariamo, cosa diciamo, cosa facciamo e fra questi giudizi ci sono anche quelli che rientrano nel concetto di critica appena descritto, che determinato l´interazione, come si comporteranno con noi, se ci vorranno, se saranno dolci con noi, se si arrabbieranno, se ci rifiuteranno.

Il giudizio e di conseguenza la critica, sono un flusso costante che va accettato e compreso, per comprendere anche perché i rapporti vadano in un determinato modo, ma sopratutto capire perché le persone conscie di questo fenomeno siano così sensibili alla critica, a volte sovrastimando le conseguenze negative o positive di queste critiche.

La critica è un concetto utile che ci fa capire rapidamente che stiamo parlando di giudizi che hanno un ruolo nel creare, fare andare avanti i rapporti e determinano le dinamiche stesse del rapporto, le dinamiche sono una diretta conseguenza del giudizio di critica che si formula.

Avete mai visto due persone fidanzarsi perché entrambi si giudicavano brutte e orribili? Avete mai visto due persone andare d'amore e d'accordo quando si giudicavano sbagliate, si criticavano negativamente in continuazione a vicenda? Tutto questo ogni persona lo sa dentro anche se non ci ha mai riflettuto, perché tutta la vita ci porta continuamente questi scenari che volendo o non volendo ci fanno capire che le persone si comportano con gli altri in base al giudizio di critica che formulano, in base a come lo vedono e di conseguenza pensare che ci sia stata una critica ci fa grossomodo prevedere il comportamento.

Questo termine ha un´accezione negativa perché l'impatto più significativo l'abbiamo sul versante negativo, tutti quanti abbiamo imparato, sia per esperienza diretta e indiretta, che quando qualcuno ci giudica negativamente ci saranno conseguenze negative. Ma la critica è anche un giudizio positivo, non necessariamente negativo, l´utilità consiste nel concettualizzare rapidamente tutto ciò che è collegato al fenomeno del giudizio e delle conseguenze che ha nei rapporti, sia quando vanno male che quando vanno bene, spiegandone tutte le dinamiche. 

esempio più comune è quello della persona che ci dice che non le piacciamo, sta esprimendo una critica nei nostri confronti (dopo vedremo che questo è un giudizio di valore) e questa critica ha un esito chiaro, proprio perché ci sta giudicando in questo modo è probabile che non si interesserà a noi, che non avremo modo di avere un rapporto con questa persona, che avrà una visione negativa di noi.

Compreso chiaramente questo punto si arriva ad un'amara realtà, ovvero che lo si accetti o meno, tutti quanti viviamo continuamente influenzati dalla critica, specialmente se abbiamo obiettivi sociali, se vogliamo conservare un rapporto con qualcuno tenderemo a sforzarci di piacere e di non fare qualcosa che lo faccia stare male, se vogliamo piacere agli altri tenderemo a fare in modo che "la critica esterna" sia positiva nei nostri confronti.

La situazione è lineare, più la persona vuole qualcosa dagli altri più farà fatica a fregarsene del famoso "giudizio altrui" anzi sarà interessata al concetto di critica e pensare a come fare per ottenere una critica favorevole e che vada in accordo con i loro obiettivi.

Se uniamo questo al concetto di "previsione dell'esito della critica" scopriamo immediatamente perché alcune persone si giustifichino, intervengano immediatamente a seguito di una critica perché è come se tentassero di opporsi a quello che prevedono sia un'esito negativo collegato alla critica ricevuta.

Solitamente queste persone affermano di provare un profondo senso di colpa, il senso di colpa altro non è che un modo rapido per evidenziare le emozioni negative che suscita un giudizio negativo, specialmente quello morale, perché è come se ci ricordasse che a quella persona possiamo anche piacere ma se abbiamo sbagliato, questa potrebbe comunque andarsene o punirsi, ci potrebbero comunque essere emozioni negative e tutto questo lo sentiamo con delle emozioni negative tipiche, chiamate appunto senso di colpa.

Alcune persone faticano a rendersi conto degli obiettivi sociali che hanno, faticano a rendersi conto che vogliono qualcosa dagli altri, che quel senso di colpa che provano è legato alla paura che hanno quando pensano al giudizio negativo che ricevono o potrebbero ricevere. Cosa vuol dire? Che la persona fatica a volte a spiegarsi perché è così influenzata dal giudizio degli altri perché non capisce che comunque vuole qualcosa da quegli altri, vuole essere vista in un certo modo, vuole ottenere qualcosa, vuole preservare un´immagine. Tutte le modifiche sono una conseguenza della critica degli altri, perché in qualche modo si vuole qualcosa da queste persone o si vuole che la pensino in un certo modo sempre perché c´è un obiettivo in mente.

Tutto questo si manifesta con la difficoltà del soggetto di riuscire a spiegarsi perché ha così tanto paura del giudizio critico, modifica così il suo comportamento, è influenzato così tanto dagli altri perché non ha ancora capito cosa lo muove, quale è il suo obiettivo, cosa vuole dagli altri o non vuole dagli altri.

Pensiamo all´orgoglio, una persona orgogliosa non vuole sentirsi inferiore e non vuole dare lo sfizio agli altri di sentirsi superiore a lei, questo diventa un obiettivo sociale, che lo si voglia o meno la persona entra in una dimensione di dignità, dove finirà per fare sforzi, per interessarsi agli altri ed evitare che accada lo scenario dove gli altri possano ridere di lei, possano sentirsi superiori per non apparire deboli, risibili. Questa persona, a prescindere che se ne renda conto o meno, sarà mossa dal riuscire a trasmettere un´immagine di sé agli altri, nascondersi se serve, tutto perché sa che in base a quello che gli altri possano pensare di lei scatterebbero dinamiche, in questo caso negative, che non accetta, non vuole, quindi in questo caso il soggetto in particolar modo agisce per allontanare ed evitare quella critica negativa negli altri che lo farebbe sentire inferiore, come ad esempio sentirsi dire che non sa fare qualcosa, che è indietro rispetto agli altri, che ha sbagliato, etc...

 

La prima cosa che si scopre del concetto della critica è che la maggior parte delle persone sono sensibili al giudizio, proprio perché la quasi totalità della popolazione ha obiettivi sociali, inizieremo con l'analisi della critica negativa.

Questa sensibilità cosa comporta? Un doppio fenomeno:

- il primo è quello di investimento ad evitare la critica negativa e favorirsi quella positiva, il soggetto in modo preventivo si dà da fare affinché negli altri si formino i giudizi critici necessari per il raggiungimento dei suoi obiettivi, una persona che vuole piacere a tutti si darà da fare per fare in modo che gli altri esprimano questa critica nei suoi confronti, vestendosi meglio, curando la sua affabilità, la sua personalità, il suo fisico, etc..;

- il secondo è quello di reazione alla critica negativa quando si pensa possa danneggiare il proprio obiettivo sociale, dove per obiettivo sociale non vuol dire solo raggiungere qualcosa ma anche impedire che accada qualcosa, che qualcuno possa farci soffrire. Qui si entra nell'area più paradossale e problematica della critica, in quanto il soggetto proprio per la sensibilità e l'acrimonia (sentimento che si prova quando non si accetta qualcosa) di vedersi questo obiettivo danneggiato reagisce in diversi modi, alcuni distruttivi. Una persona che si offende perché si rende conto di non piacere a qualcuno, avrà una reazione che ancora di più lo allontana dal piacere a quel soggetto. Una persona che si offende perché qualcuno le ha detto che ha sbagliato in ogni caso mostrerà un comportamento negativo e distruttivo all'interno del rapporto stesso, perché la rabbia che manifesterà non cambierà di certo un giudizio che è nato da una percezione degli eventi, reagire emotivamente ad una critica negativa utilizzando la rabbia non fa altro che danneggiare il soggetto e la qualità dell'interazione che ha con gli altri.

Su questo secondo punto è necessario fare numerosi approfondimenti, per l'esattezza tre:

- percezione della critica, qui ci si rende conto che non sempre la persona comprende esattamente la critica, ne comprende l'impatto e sopratutto non sempre l'altro esprime una critica valida. Sia chi riceve la critica ma chi la esprime possono cadere in errore;

- necessità di comunicazione, direttamente dal punto precedente si comprende quanto sia importante comunicare sulle critiche, di quanto sia vantaggioso farlo e discuterne anche a riguardo, punto che verrà approfondito nel corso dell'articolo. Fondamentale è comunicare anche sulle critiche, invece di scappare da esse, per la qualità del rapporto

- reazione preventiva/riparativa, quando si riceve una critica il reagire immediatamente è come se fosse un mezzo per impedire ciò che si sa crede possa accadere accada realmente, per spezzare quel circolo fra "pensiero e azione" negli altri. A volte il soggetto ha una reazione positiva, efficace e che realmente spezza quel sistema, a volte no, ha una reazione negativa, distruttiva pensando ad esempio che con la rabbia possa impedire all'altro di fare qualcosa. Oppure a volte quando vengono fatte delle giustificazioni superflue o disfunzionali. La giustificazione è un sistema che si consolida perché il soggetto nel corso della sua esistenza si rende conto che giustificarsi, porre la sua visione degli esempi, spiegare perché ha fatto alcune scelte diminuisce ad esempio la disapprovazione negli altri, ma questo sistema non è infallibile e quindi a volte giustificarsi porta risultati altri no, in alcuni peggiora perfino le cose.

La sensibilità alla critica non è una magia piovuta dal cielo, è una emozione adattativa collegata all'obiettivo sociale, proviamo paura, proviamo acrimonia, proviamo rabbia, proviamo delle spinte emotive perché dentro di noi percepiamo il danno, percepiamo le conseguenze di quella critica (a volte anche se distorte)  e percepiamo in alcuni casi anche la possibilità anche di intervenire, da qui quindi si spiega perché la critica ci influenzi ma anche perché alcuni tendano a reagire, ad opporsi ad essa nei modi più disparati e soggettivi. 

Una volta compreso il ruolo della sensibilità e il comportamento che ne consegue, c'è da specificare che quello che fa la differenza in termini di normalità e patologia è sull´intensità della sensibilità, si può iniziare a parlare di un problema significativo in soggetti ipersensibili i quali vivono tutto questo descritto fino ad ora in modo così intenso e con emozioni così intense da esserne paralizzanti o da portare a comportamenti irrazionali e disfunzionali senza che ci sia molta possibilità di intervento da parte del soggetto, senza che riesca ad opporsi anche volendo.

Ma anche il soggetto con una sensibilità normale può manifestare comportamenti a tratti intensi, in generale il soggetto ipersensibile lo si scopre perché ha così paura di un giudizio negativo che paranoicamente (percepisce un possibile danno), o anche solo per condizionamento (lo sente dentro di sé inconsciamente senza nessuno sforzo cognitivo), tende a vivere negativamente quando viene espresso un giudizio, scatenando immediatamente una reazione, un´alterazione del comportamento, come se a prescindere del giudizio negativo o positivo, la persona comunque entrasse in allerta, entrasse in una sorta di difesa, l´evento del giudizio e della critica produce emozioni negative.

Queste persone le si riconoscono perché appena c´è una critica nell´aria subito si irrigidiscono, si alterano, nemmeno il tempo di comprenderla che già sono stati pervasi da una modifica comportamentale, più il soggetto è ipersensibile più questa trasformazione sarà evidente, immediata e alterante nella condotta.

Questo ci suggerisce che conviene andare cauti nell'esprimere i propri giudizi di critica, perché anche in soggetti normalmente sensibili si ha una reazione negativa, anche se di una marginalità minore, effetto che è invece più potente nell´impersensibile. La strategia migliore è quindi quella di prepare la persona, rassicurarla e tranquillizarla così che possa vivere quella critica senza che vada in allerta che qualche giudizio negativo possa intaccarla. Una sorta di "preparazione" psicologica e affettiva in modo che quella critica non venga portata all´improvviso, non faccia scatenare allerte ma ne venga facilitata la razionalizzazione.

Una persona diplomatica che vuole evitare problemi nei rapporti sa che un giudizio va espresso con cautela, altrimenti c´è il rischio di alterare l´altro, metterlo in un assetto di difesa, creare tensioni nell´interazione perché le persone paradossalmente non sono in grado di gestire la critica, di viverla bene anche se praticamente ogni essere umano giudica continuamente, giudichiamo e veniamo giudicati continuamente e ci "salviamo" perché la maggior parte di noi non se ne accorge fino a quando questo giudizio non viene espresso più o meno esplicitamente.

A complicare ulteriormente il fenomeno ci sono due punti:

- il giudizio che si riceve, le parole possono essere fraintese e quella che potrebbe essere una critica positiva venga vissuta comunque male dal soggetto, non solo a volte non c´è nessun giudizio espresso ma il soggetto ci vede comunque un giudizio in una frase che non c´è, producendo un fenomeno che non si aveva intenzione di attivare.

- chi ci giudica potrebbe aver preso un abbaglio sul nostro conto, averci giudicato erroneamente.

Tutto questo problema come può essere risolto? In due modi, il primo è utopitistico, le persone deboli spingono affinché nel mondo si smetta di giudicare, o meglio esprimere il giudizio o farlo solo in modo altamente diplomatico e con tatto. Il secondo modo più fattibile e utile consiste nell'aiutare il soggetto a vivere meglio e razionalmente ogni critica ricevuta, a sviluppare un metodo per gestirla e comprenderla, per interfacciarsi con questi giudizi.

In cosa consiste questo metodo? Nel farsi immediatametne una serie di domande e fermando qualsiasi reazione emotiva che potrebbe prendere piede:

- come prima cosa mi chiedo "sono sicuro che l'altro mi stia realmente criticando con quelle frasi che ha detto? Con quello sguardo che ha fatto? Con quel tono usato? C'è realmente un giudizio critico dietro?"

- una volta che ho stabilito che l'altro mi sta criticando è necessario che mi chieda "ma il significato della critica l'ho compreso realmente o ho solo immaginato/frainteso il reale senso di quello che voleva dirmi? Sono sicuro che il soggetto mi stia criticando nel modo in cui l'ho percepito? O c'è un significato diverso da chiedere e approfondire?";

- una volta che l´ho compresa, mi chiedo "perché lo sta dicendo? Perché l´altro mi sta esprimendo un giudizio? Qual è il suo fine?"

- una volta compreso il fine, mi chiedo "sono sicuro che quel giudizio possa in qualche modo danneggiare o facilitare il mio obiettivo sociale?" oppure il collegamento che mi sto facendo è solo nella mia testa? Per capirlo chiedo o indago l´impatto che tale critica ha, chiedo alla persona come mi vede ora, cosa è cambiato e che influenza può avere sull'obiettivo posto;

- l'ultima domanda è, l'altro mi ha giudicato in modo valido? Se no, mi conviene in qualche modo adoperarmi per correggere il giudizio dell'altro, direttamente facendogli vedere gli errori o indirettamente migliorando la valorizzazione e l'autoaffermazione nel mondo. In aggiunta si potrebbe anche domandarsi "ma che ruolo ho avuto per portare l'altro ad avere questa distorsione? Come posso evitare che riaccada?".

 

Tutti e questi cinque passi vanno fatti, quando necessario, con richieste esplicite, parlando e comunicando con chi ci ha giudicato e criticato o ci fa fatto sentire criticati. Ogni volta che si fanno questi percorsi con presunzione pensando di poter capire da soli si cadrà sistematicamente in errore.

 L'ultimo passo è anche quello più complesso di tutti, perché richiede una conoscenza di sé valida che non tutti hanno, un'autoimmagine chiara, una identità chiara, se il soggetto pensa di essere in un modo e questo pensiero è distorto finirà per vedere negli altri distorsioni che in realtà non ci sono.

Il lavoro più grosso poi è anche quello di fermare tutti gli automatismi negativi, le conclusioni a partire dalla critica, i parossismi delle emozioni negative, specialmente in soggetti che per anni hanno reagito allo stesso modo ad una critica, lavorando sul riconoscimento immediato della critica e dei propri segnali e comportamenti che ci potrebbero ricordare immediatamente che stiamo reagendo emotivamente, istintivamente o automaticamente ad una critica negativa.

Con questi passaggi ogni critica ricevuta dall´esterno diventa un'opportunità perché la si comprende, si comprende il perché l´altro la sta esprimendo e nel caso ci si chiarisce anche i dubbi dell´effetto, si può intervenire efficacemente senza lasciare che la rabbia che si prova porti ad una condotta distruttiva, interrompa la comunicazione, peggiori ulteriormente la situazione.

Quante volte una persona ci ha disprezzato, un disprezzo marginale, pensando erroneamente che questo potesse avere effetti catastrofici, non piacere a qualcuno non vuol dire perderlo per sempre, ma se lo crediamo avremo una reazione spropositata e perderemo l´opportunità di miglioramento che quella critica poteva offrire.

La realtà è complessa e una singola critica negativa non determina necessariamente la compromissione dell´obiettivo che si ha in mente, la critica va compresa anche nell´impatto, come descritto nel quarto punto, capire il reale effetto che può avere e se parzialmente riguarda anche l´obiettivo che ci siamo posti.

Per fare un esempio, pensate a quante volte nei rapporti che avete non vi sia piaciuto qualcosa dell´altro, non l´abbiate approvata ma nonostante questo non avete chiuso, quel singolo evento negativo non è stato la fine di qualcosa, non c´è una realtà semplice con regole semplici, ogni giudizio negativo è unico in una interazione unica e per questo va valutato e analizzato nell´effetto che ha, per ciò che rappresenta e produce in quello specifico caso.

Comprendere la critica dell´altra dà la possibilità di miglioramento, di fare una scelta consapevole che in ogni caso porta il soggetto criticato a trarne vantaggio sul presente o sul lungo termine, ma affinché questo avvenga è necessario vivere la critica in modo razionale.

Fare questi passaggi porterà a scoprire che nel corso della propria esistenza la maggior parte dei giudizi che avete presunto sono stati presunti in modo errato e avete reagito e vissuto praticamente in una visione distorta, dove l'altro con quel giudizio voleva dire altro, voleva avere degli effetti e ha avuto impatti differenti da quelli creduti.

 

 

 Nel dettaglio la critica considera due tipologie di giudizio:

 - giudizio di valore, il soggetto esprime il giudizio su quello che non gli piace (detto anche disprezzo), su quello che gli è indifferente e su quello che gli piace (apprezzamento). Ogni volta che assaggiamo qualcosa, che guardiamo qualcuno, proviamo delle emozioni e queste emozioni ci guidano su quello che vogliamo avere (emozioni positive) e quello che non vogliamo avere (emozioi negative). Quello che proviamo possiamo comunicarlo tramite i giudizi, che si definiscono appunto giudizi di valore e quindi quando diciamo che apprezziamo qualcosa è perché questa cosa ci suscita emozioni positive e vogliamo averla, tendiamo a ricercarla viceverssa disprezziamo ciò che ci suscita emozioni negative e vogliamo allontanare, allontaniamo quello che non ci piace; 

- giudizio di moralità, qui si giudica il comportamento in base ai danni che si crede possano fare a sé o agli altri.  Ogni persona ha degli obiettivi, dei possedimenti,ha una vita che vuole vivere in un modo preciso e non accetta che qualcuno possa avere comportamenti che la danneggino. Il giudizio morale è quindi approvare tutto ciò che si pensa non sia un danno per sé e per ciò a cui si tiene o viceversa disapprovare e quindi condannare/combattere tutto ciò che si crede sia un danno per sé, o possa essere un danno. Ad esempio un uomo potrebbe dire "non voglio animali in casa perché ho paura che portino malattie o feriscano i miei bambini piccoli" sta disapprovando quindi la scelta di prendere un animale in base ai danni che potrebbero portare. Oppure se una persona che ha appena pulito tenderà a disapprovare tutti quelli che stanno per sporcare perché percepirà poi la necessità di ripulire, disapproverà tutte le persone che possano danneggiare il suo obiettivo di tenere pulito e in ordine.

 

Essere criticati sul valore vuol dire sostanzialmente piacere o non piacere a qualcuno per qualcosa, il giudizio morale vuol dire invece essere giudicati in termini di impatto sul soggetto, se l´altro ci accetta o meno, se gli andiamo bene o invece possiamo danneggiarlo e di conseguenza reagire. 

Ogni volta che ci preoccupiamo del giudizio dell´altro sostanzialmente pensiamo a questi due punti, quanto più vogliamo una persona e teniamo ad una persona quanto più la sua critica sarà potente proprio perché teniamo a quella persona e colleghiamo il suo giudizio a problemi con ciò che vogliamo da quella persona.

 

 

Arrivati a questo punto l´argomento si concentra su quello che si potrebbe definire come "sensibilità al giudizio".

Cosa vuol dire? Che quanto più una persona ha obiettivi sociali, quanto più avrà interesse e anche paura a riguardo e questo la renderà più sensibile, sensibilità che è un problema perché una risposta emotiva renderà più difficile razionalizzare, cioè seguire quelle quattro fasi descritte ed evitare che la critica ricevuta ci appanni, ci porti a temere qualcosa che non accadrà, a fraintendere la critica o vederla laddove non c´è.

Più si è sensibili più è necessario fare attenzione e sforzarsi di rimanere razionali, come? Facendo attenzione agli indicatori di sé che ci potrebbero far capire che stiamo reagendo emotivamente ad una critica ricevuta come un improvviso sbalzo umorale, un sentire che ci stiamo mettendo sulla difensiva, un vedere che quello che inizialmente era un comportamento che stavamo avendo improvvisamente è stato influenzato da parole ricevute e da ciò che abbiamo visto nel modo di fare o nelle parole dell´altro.

Ma come si diventa sensibili? Da dove nasce questa sensibilità? La risposta è negli obiettivi sociali stessi, quelli che ci poniamo a volte senza neanche rendercene conto, ma non solo, la sensibilità è favorita da condizionamenti inconsci e dall'esperienza passata, aver passato un´infanzia con genitori critici o ipercritici, aver vissuto rapporti intensi con persone critiche, il passato può rendere sensibili e sensibilizzare ulteriormente.

Per fare un esempio pratico, un genitore che critica e punisce innescherà un condizionamento inconscio e una serie di pensieri in cui il soggetto associando le due cose tenderà nel corso della sua vita ad evitare ancora di più i giudizi negativi perché attiveranno la paura di essere punito, cioè vivrà con l'obiettivo sociale di ridurre la critica negativa per evitare le punizioni che vede e sente ad esse associate.

La sensibilità si accentua, alcuni diventano ipersensibili per le critiche ricevute nel corso degli anni, anche quelle fraintese o viste in modo catastrofico, altre persone invece restano con una sensibilità più normale.

Questo potrebbe spiegare perché ad uno stesso tipo di giudizio, alcune persone reagiscano quasi sconvolte mentre altre siano più tranquille e riescano anche a razionalizzare meglio.

 

Accettare la critica negativa

Cosa vuol dire accettare la critica negativa? Fare in modo che questa non susciti una reazione negativa immediata ma dia modo al soggetto di razionalizzare, di comprendere e capire comunque come trarne il meglio in ogni caso.

Accettare non vuol dire essere passivi, anche perché una volta compresa la critica e compreso il reale impatto che può avere ci sarà comunque una reazione da avere, accettare vuol dire lasciare che questa critica avvenga e sia compresa razionalmente, accettarla senza che possa influenzarci solo perché siamo stati criticati o perché tale critica non è stata compresa perché irrazionalmente siamo precipatati a conclusioni.

 

Nella critica si rassume il "problema del giudizio" sia per quanto riguarda le conseguenze dei giudizi, sia per la comprensione di come gli altri giudichino. Un problema di non facile risoluzione perché è difficile prendersi la briga di tentare di capire ogni cosa senza saltare a conclusione, è difficile non lasciarsi guidare dalle emozioni e fermarsi quando queste parossisticamente ci portano ad azioni non pensate.

Questo passaggio diventa più facile quando si accetta che ogni volta che interagiamo con qualcuno veniamo giudicati continuamente e che questi giudizi esistono anche se non sono stati espressi, è più facili riconoscerli quando vengono espressi ma va accettata il fatto che questi giudizi sono un fiume in piena ed è sufficiente fare attenzione al proprio pensiero mentre interagiamo con gli altri, per vedere come siano noi stessi i primi ad esprimere una serie quasi continua di giudizi di valore o giudizi morali sugli altri. 

Rendersi conto che il giudizio è continuo ci fa comprendere che quando qualcuno ce lo manifesta ci sta aiutando, perché ci fa scoprire qualcosa che sappiamo che esiste e che altrimenti faremo ancora più difficoltà nel comprendere, quando questa critica ci viene comunicata veniamo aiutati a capire cosa l'altro sta pensando di noi e nel caso interevenire, eliminando distorsioni in chi ci giudica o apportando modifiche per modificare quel giudizio.

Le persone è come se vivessero in un limbo illusorio dove meno giudizi ricevono più risolvono il problema, come se le critiche  non esistessero fino a quando non vengono espresse e di conseguenza nessun problema ad esso collegato se nell'altro c'è il silenzio, una chiara illusione di comodo.

Questo ci fa comprendere chiaramente che in un´ottica lungimirante ogni critica che riceviamo, positiva o negativa, è costruttiva, perché ci porta nel mondo dell´altro, ce lo fa conoscere, anche se questa critica è completamente distorta o si basa sul soggettivismo, in ogni modo l´altro criticandoci ci ha fatto comprendere meglio la sua persona e cosa pensa di noi, se possiamo rimanere con lui o se dobbiamo andare altrove, se possiamo migliorare il punto di vista di chi ci critica quando ci rendiamo che la critica stessa è errata o parzialmente errata oppure viceversa scegliere di manipolare la percezione del soggetto per fare in modo che veda qualcosa che non lo porti più a formulare la critica (inganno). Ma non solo, quando riceviamo una critica possiamo scegliere di cambiare chi siamo, se vogliamo farlo, in ogni caso il fatto che abbia espresso cosa pensa ci ha portato a fare un passo in avanti verso quello che vogliamo, cosa cambiare, migliorare, etc... 

Una persona a questo punto potrebbe chiedersi "ma se io voglio piacere a tutti come può essere costruttivo il fatto che una persona mi dice che non le piaccio?".

Perché possiamo comprendere cosa non le piace, perchè non le piace e da qui comprendere se noi possiamo cambiare, se vogliamo cambiare o addirittura domandarsi se ne vale la pena voler piacere a tutte le persone, compresa quella che ci ha criticato.

In ogni caso aver accettato la critica, anche se negativa, averla compresa ha portato a fare un passo in avanti. 

Qual è la differenza fra critica e biasimo? Il biasimo è una critica espressa con "cattiveria" con quella carica negativa, che porta con sé già la rabbia di chi vuole modificare l´altro, punirlo, impedire che avvenga ciò che sta criticando negativamente.

Questa critica è ancora più difficile da accettare, da riuscire a razionalizzare perché aumenta il carico emotivo che si riceve. 

 

Le critiche negative più frequenti sono tre:

- sentirsi sbagliati, riguarda la moralità, ci si rende conto che ciò che facciamo sta infastidendo l'altro, si sente danneggiato;

- sentirsi disprezzati, riguarda il valore, ci rendiamo conto che l'altro ci giudica in modo negativo perché non gli piacciamo, gli produciamo emozioni negative;

- sentirsi inadeguati, riguarda il valore ma da un altro punto di vista, il fatto di non essere abbastanza in qualcosa, come se qualcosa ci fosse ma non fosse sufficiente. Questo lo si osserva sopratutto nel versante delle abilità, del saper fare qualcosa, dell'avere delle lacune tali da non essere abbastanza. A volte anche in ciò che abbiamo da offrire, come la bellezza estetica ad esempio.

 

 

Il paradosso di chi si nasconde

Chi ha paura del giudizio tende a nascondersi, rendendo il giudizio dell'altro difficoltoso o perfino distorto in quanto, proprio perché si tende a giudicare celermente, o ci si mostra in modo chiaro o è matematico che si 

 

Il paradosso del valore

Chi stabilisce quanto valiamo? Lo stabiliscono gli altri, ed è necessario fare attenzione agli altri perché non è una singola persona a stabilirlo ma gli altri, cioè la media, e anche noi siamo responsabili nel caso non ci mostriamo abbastanza al mondo per farci giudicare favorendo un'eventuale distorsione generalizzata. Per non parlare della valorizzazione disfunzionale.

 

Il mondo è degli istrietici, di chi ha capito quanto sia conveniente sviluppare potenziali valori e mostrarli al mondo senza paura, come mezzo per raggiungere i propri obiettivi sociali. Senza paura delle critiche negative ma puntando a quelle positive come ciò che porterà alla soddisfazione dei propri obiettivi sociali.

 

 APPUNTI:

(essere coloro che ricevono la critica, aiutare l'altro a correggere errori di giudizio nel caso siano stati fatti

aggiungere critica faziosa, l´ipercritica, il soggetto esprime in modo frequente il giudizio rispetto alla normalità con il rischio di condizionare in negativo persone in fase di crescita

 

giudizio morale, giudizio di valore, giudizio di efficacia

 

La critica presunta)

 

La critica tramite l'indifferenza

Perfino essere indifferenti può essere considerata una critica in quanto non siamo stati apprezzati abbastanza per essere considerati da qualcuno, l´altro non ci ha giudicati avere abbastanza valore per i suoi interessi.

 

 

Il problema della critica distorta e l'effetto ansioso

Rendersi conto che la maggior parte delle persone salta a conclusione, giudica erroneamente e di conseguenza critica erroneamente cosa produce nelle persone che l'hanno compreso? Una maggiore ansia perché sanno di quanto gli altri sbaglino, usino preconcetti e saltino a conclusione per la minima cosa che notano.

 

La critica per comodità implica l´espressione del giudizio, quindi non si parla di critica quando le persone tengono il giudizio per sé, cioè non solo non lo si esprime ma si tenta anche di dissimularne gli effetti sul comportamento e atteggiamento. Pensate a quanto può essere evidente il disprezzo sul volto di una persona, anche se non lo dice chiaramente il volto parlerebbe comunque, quindi se una persona non desidera critica è necessario anche che sappia dissimulare questi atteggiamenti nascondendo ciò che ha dentro, la cosa vale anche per i giudizi positivi evitando di lasciar trasparire ad esempio che ci piace qualcosa o qualcuno.

Questa strategia è comoda perché in questo modo si riduce il livello di critiche ricevute.

Il famoso detto "non giudicare e non sarai giudicato" nasce in risposta a questo fenomeno, le persone l´hanno illusoriamente tradotto in "se non giudichi qualcuno, nessuno ti giudicherò" ma la realtà è che "sarai continuamente giudicato, ma la normalità è che le persone tendono a tenersi i giudizi per sé, se tu esprimerai il giudizio su qualcuno è probabile che di rimando le persone esprimeranno ciò che pensano di te se non lo farai lascerai che ognuno se lo tenga per sé".

Per chiarire si potrebbe affermare che ogni volta che diciamo a qualcuno il nostro giudizio o qualcuno ci dice cosa è sbagliato, cosa è giusto, cosa piace o cosa non piace si sta facendo una critica che potrà essere sia in positivo o in negativo.

Il termine valutazione non è sufficiente a spiegare questo fenomeno in quanto pone l´accento solo sul valore, mentre il termine critica evidenzia il peso del giudizio non solo di valore ma anche morale, la paura di non piacere ma anche di essere visti come sbagliati, qualcosa di "male" per l´altro.

 

Uno dei problemi che riguardano la critica è il fraintendimento sul giudizio, le persone faticano a comprendere la differenza fra giudizio morale e giudizio di valore figurarsi la difficoltà nel comprendere cosa una persona sta realmente tentando di trasmettere con il proprio giudizio, quale sia il messaggio della critica. Cioè nel sentirsi criticata la persona potrebbe non comprendere che una persona sta giudicando sbagliata una sua azione e non sta giudicando il suo valore come persona.

Ad esempio se dici ad una persona "hai sbagliato" questa potrebbe prenderla sul piano di valore e pensare che "non si è in grado" oppure prenderla sul "ora sarò una cattiva persona" quando in realtà l´altro sta solo disapprovando un´azione in funzione delle conseguenze che percepisce per sé o per l´altro.

Il giudizio morale è complicato perché il dire "hai sbagliato" senza ulteriori approfondimenti può significare due cose, la prima è "ciò che hai fatto mi danneggia" la seconda è "ciò che hai fatto ti danneggia".

Questo si traduce con il fatto che a causa di questi fraintendimenti alcune persone non in grado di accettare la critica, questo porta a diversi problemi in quanto non si può esprimere una critica anche leggermente negativa che l´altro possa risentirsi e poi reagire su tale base emotiva.

 

Questo ci suggerisce che prima di esprimere una critica è necessario prima rendersi conto se chi la riceve sia in grado di comprenderla e di accettarla, altrimenti non solo è inutile ma può perfino danneggiare il rapporto anche se aveva intenti positivi e aiutare qualcuno nel non fare errori.

Questo apre un altro filone sulla critica che si potrebbe definire come "la dialettica sulla critica" che nasce dalla convenienza di formulare una critica nel modo più chiaro possibile, argomentando tale critica, facendo in modo che ci sia comprensione a riguardo.

La comprensione della critica si può suddividere in due momenti:

- comprendere il giudizio, quindi avere chiaro se è un giudizio morale o di valore e cosa la persona stia criticando;

- argomentazione del giudizio, la persona spiega perché giudica in quel modo, quali sono i passaggi che ha fatto, quali sono le cose che piacciono e che non piacciono e qualsiasi elemento aiuti a comprendere meglio il punto di vista che ha portato a quel giudizio.

 

Il rendersi conto di essere sottoposti a giudizio potrebbe far scattare immediatamente emozioni negative per la paranoia dell´esito negativo, specialmente se il soggetto ha sviluppato un´autoimmagine negativa di sé e pensa che gli altri ad esempio la giudicano negativamente, cioè entrare in paranoia perché si pensa ad una possibile critica negativa.

Concettualmente il fenomeno è positivo perché una persona dice chiaramente cosa le piace e quindi cosa le interessa e cosa no, senza mentire, senza prendere in giro e senza far perdere tempo

La critica non va confusa con lo scetticismo, 

Giudizio scettico, mettere in discussione a prescindere rifiutando certezze e tentare di evidenziare errori come credenze illusorie o deduzioni, cioè si va a discutere riguardo il ragionamento e la qualità del pensiero dell´altro, le dimostrazioni portate, tentare di produrre falsificazioni. 

Lo scetticismo è percepito come fastidioso da personalità permalose che deducono questo come un attacco a loro, come se fosse un´offesa e una mancanza di rispetto, o di persone convinte che cercano solo convinzioni (osnoblosi).

 

Giudizio di biasimo, il biasimo si basa sull´esternare la propria disapprovazione diventando di fatto un rimprovero. Nel biasimo la persona comunica il suo giudizio aggiungendoci reazioni parossistiche negative. Il biasimo descrive la critica "cattiva e arrabbiata", la persona che accentua il disprezzo "fai schifo" o risponde con rabbia a ciò che vede sbagliato.

 

 

Il biasimo ci fa comprendere come la critica negativa a volte non si limite ad essere un pensare o esternare i propri giudizi negativi ma diventa qualcosa che viene esternato condito da risentimento o perfino indignazione.

La critica è strettamente collegata, come detto ad inizio articolo, con il concetto di devianza e di interesse.

 

La critica nei bambini

Come già accennato nel corso dell´articolo non è facile criticare qualcuno e fargli comprendere ciò che stiamo dicendo. L´obbiettivo della comunicazione è proprio quello di trasmettere un messaggio cosa che viene meno se l´altro fraintende. Per il genitore il ruolo è doppiamente difficile e quindi prima di criticare e giudicare il figlio sarà compito del genitore spiegargli la critica, spiegargli perché lui ed altre perosne lo giudicheranno facendogli comprendere la distinzione fra giudizio di valore e giudizio morale.

 

 

 

Qual è la differenza fra critica e polemica? La polemica è ciò che potrebbe scattare a seguito di un giudizio di critica sul lato morale, in cui la persona ricevente tale giudizio non lo accetta in quanto non pensa di aver sbagliato o non accetta che quello che lei abbia fatto possa essere rienuto sbagliato da qualcuno ed inizia un dialogo chiamato per l´appunto polemica, dove ognuno tenta di portare avanti la sua tesi sull´aver sbagliato.

 

Un racconto dal web:

"Mio marito è il biasimatore per eccellenza.
Ora spiegatemi come fare ad avere a che fare con persone così, come fare ad aiutarlo a smettere. Letteralmente.
Perchè a volte sembra che non possa/sappia farne a meno.
Come se covasse e covasse e esplodesse e esplodesse.
Così, quotidianamente.
Reazioni eccessive per tutto.
Biasima il comportamento di tutti, del farmacista, del giornalaio, su questioni infinite di principio solo perchè una persona ha fatto tardi ad un appuntamento "invece con tizio e caio non lo fa ehhhhhhhhhhhhh", tragedie perchè ho dimenticato la luce accesa in casa, lagne infinitissime su ogni piccolo particolare quotidiano che gli vada storto. Interpreta tutto nel peggiore dei modi, si attacca ad un cavillo e tira fuori torti di dieci anni prima, si sente non rispettato, oltraggiato, non sufficientemente considerato perchè un uccello c**a sul balcone, a momenti.
Perché?Perché?Perché?????????"

 

 

Critica e autocritica

L´autocritica concettualmente non esiste o meglio esiste ma coincide con l´autoimmagine per il versante valore e con il relativismo morale per il lato morale e la relativa succubanza ad esso, cioè la persona per prima sa quali sono i suoi lati carente di valore (anche se non necessariamente ciò è valido) e sa che alcune cose verranno giudicate sbagliate all´esterno.

L´autocritica è inutile, dal punto di vista morale ci saranno sempre persone che avranno una visione sbagliata di ciò che fate, dal punto di vista del valore conviene investire le proprie risorse per aumentare il proprio valore, se realmente si è carente in qualcosa di necessario per i propri obbiettivi, in modo tale da risolvere il problema e trovare appagamento nella propria esistenza.

A prescindere da chi si diventa e cosa si farà si verrà sempre criticati negativamente, l´obbiettivo non è annullare la critica negativa ma fare in modo che ci siano un numero sufficiente di persone che ci criticano positivamente e con le quali poter appagarci dal lato sociale. Questo vuol dire che l´autocritica ha un´utilità nel momento in cui ci si domanda "ho sufficiente valore e approvazione da un numero sufficiente di persone per appagarmi? Se si è già tutto ok se no mi do da fare per cambiare questo stato di cose" qualsiasi altra forma di autocritica è sterile e disfunzionale.

Le persone potrebbe rimanere bloccate in un loop di autocritica per due motivi:

- desiderio irrealistico di annullare la critica negativa;

- non sapere come fare per cambiare lo stato di cose e diveire una persona con sufficiente valore e approvazione dal numero di persone necessarie per vivere appagati.

Questo fa parte del percorso di inviduazione.

 

Critica e recensione

Criticare vuol dire semplicemente esporre la propria visione morale e la propria visione di valore, si parla di recensione nel momento in cui la persona espone chiaramente la sua visione argomentandola e rendendola chiara all´altro per evitare il rischio di fraintendimento ed aiutando qualcuno che ha i suoi stessi gusti a scegliere o meno quella persona o quell´oggetto già recensito.

 

Critica, una realtà inaccettabile per qualcuno

Per una persona sensibile al giuzio comprendere la critica vuol dire porre fine alla componente sociale o viverla con profondi conflitti interni perché si rende conto di un giudizio inevitabile e incontrollabile che la fa soffrire, una costante di ogni rapporto. E se non piaccio? Se così sbaglio? E se, e se.

 

 

Critica e autenticità

Una persona per migliorare il proprio giudizio e quindi ricevere una critica positiva o evitare una negativa, potrebbe alterare il proprio comportamento in funzione di quel giudizio osservatore, barattando la propria autenticità con il giudizio per fini di onore o istrietici.

 

 

La critica di una persona non è la critica di tutti

Ricordiamo che quando una persona ci critica sia in positivo che negativo quello è il suo giudizio e di nessun altro, per comprendere la propria reputazione è necessario avere più feedback, questo errore viene fatto dalle persone che sviluppano un´autoimmagine statica e quindi al primo feedback pensano "se io sono fatto così, il primo che mi dice qualcosa mi dice come sono fatto per tutti".

 

Critica e passività

Una delle strategie per chi teme la critica è quella della passività, se non faccio nulla non posso sbagliare nulla. Questa strategia ha i suoi limiti perché anche l´inazione, il non fare e la mancata iniziativa vengono giudicati. Se la persona riduce la possibilità di giudizio comunque non l´azzera mai.

 

 

Critica e compatibilità

Più si cresce e si comprende la critica ci si rende conto non solo del relativismo, ognuno giudica come gli pare, ma anche che questi giudizi possono indicare errori e stupidità da parte del soggetto giudicante. Si inizia a rendere conto che non è solo il "modo soggettivo di giudicare di qualcuno" ma anche il modo errato di giudicare, di saltare a conclusioni, assolutizzazioni, etc..

Da qui si comprende come possa essere paralizzante e distruttivo cadere nell´errore di assolutizzazione nella critica, pensare che il giudizio di uno sia il giudizio di tutti, se non piaci ad uno non piaci a nessuno, se per uno hai sbagliato hai sbagliato per tutti.

 

Un esempio dal web sull´analisi dei giudizi esterni:

"Sono io ad essere sbagliato o sono loro?

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Ciao a tutti. Avevo aperto un post qualche giorno fa in cui spiegavo che ho passato, da Agosto, dei mesi di inferno. Avevo paure irrazionali, tipo paura di impazzire, di essere depresso, paura di diventare pazzo, paura di suicidarmi, paura di voler morire e così via. Stavo malissimo, e non capivo perché. Non capivo cosa potesse causarmi l´ansia. Poi l´ho capito, e ho capito che è la scuola a causarmi ansia.
Vado bene a scuola, infatti sono il più bravo della classe e lo scorso anno sono uscito con la media più alta dell´istituto. Fino al terzo anno non ho avuto problemi, dall´anno scorso sono cominciati i problemi (Nonostante non avessi ancora un´ansia patologica).
Prendevo 10, prendevo 9, e mi sentivo dire da certi prof "I tuoi voti sono immeritati. In una classe studiosa tu andresti male" e così via. Sono arrivato alla fine dell´anno che mi sentivo stressato non sapete come, visto che volevo avere la media dell´8.60 (che poi ho avuto), ma venivo criticato in quel modo da certi prof.
Quest´anno ho avuto tutto l´anno a che fare con l´ansia patologica che mi causava paure irrazionali, come ho detto, e non capivo perché. Adesso sto bene, perchè quando sto agitato per qualcosa o teso capisco per cosa è, a differenza di prima, ed è per la scuola.
C´è un prof che nemmeno spiega, fa fare compiti in classe e senza leggerli mette voti tipo 6.
Gli altri prof assurdi. Un giorno ci vado interrogato e mi mettono 9 dicendomi che sono bravissimo, un altro giorno appena non so qualcosa me ne dicono di tutti i colori. Tipo che i miei voti sono immeritati e così via. Ed è ovvio, che sono un tipo che ci tiene alla scuola ci rimango male, essendo anche molto sensibile, soprattutto dopo tutto lo studio fatto in questi anni.
L´altro giorno ad esempio ho preso 9 in un compito, oggi non sapevo rispondere a una domanda ed ha cominciato "Tu di questa materia non capisci niente, non ti offendere perchè è la verità".
E´ anche ovvio che capendo cosa mi causa ansia ho cercato di lavorarci su questa cosa e il tutto sta andando bene. Oggi infatti inizialmente ci stavo rimanendo male, come le altre volte, poi ho detto "Massì dai, chissenefrega, tanto tra due mesi mi diplomo. La scuola non è tutto e non me ne deve fregare di ciò che pensano di me" e la delusione è passata completamente, a differenza delle altre volte in cui ci rimanevo male per giorni interi.
Ora dico, ma secondo voi sono loro ad essere sbagliati o io? I voti alti poi me li mettono, ma è normale che devono dirmi così, dopo che sono l´unico che studia in quella classe? Martedì c´è l´incontro con i professori e non so se dirgli a mia madre di parlarci riguardo a questo loro modo di fare, a mio avviso per niente giusto. Visto che poi a causa di questo loro modo di fare per un bel pò di mesi sono stato vittima di un´ansia che non riuscivo a decifrare e a capirne la radice."
 
Trovare qualcosa che sia criticato positivamente da tutti:
"È la prima volta che scrivo qualcosa e già partiamo con l´ansia di "Sto facendo bene a scriverlo?"

Quel di cui voglio parlare tratta non solo dell´ansia che si prova di fronte alle persone ed al dover fare ciò che loro si aspettano, ma anche dell´ansia di riuscire a fare (quelle poche volte) le cose fatte bene e del sentire sensi di colpa nell´esserci riusciti.
Lo so, sembra assurda come cosa e non è neanche facile da spiegare, ma mi è capitato di riuscire a fare un qualcosa meglio di qualcun´altro (o comunque di riuscire a fare quel che loro si aspettavano che io facessi) e di sentirmi in colpa nei suoi confronti, pensando "Ci sarà rimasto male?" e tutte le pippe che ne seguono..

Sentirmi costantemente sotto pressione: fare una cosa (o anche dal più "semplice" vestiario) con la paura del giudizio altrui, riuscire a superare il "test" delle loro aspettative (che per la maggior parte credo si crearmi da sola), ma sentirmi comunque in ansia ed in colpa per aver "schiacciato" qualcun´altro, facendo qualcosa che magari sento di non meritare."

 

FINO A QUI

 

 

Per capire cosa sia la critica è necessario prima aver capito il giudizio di approvazione e il giudizio di apprezzamento, cioè capire che ogni persona ricerca e discrimina le persone intorno a sé in base a due criteri chiave:

- il valore, cioè trovare qualcosa di piacevole nell´altro dal quale nasce il giudizio di apprezzamento;

- la tolleranza comportamentale, cioè trovare nel comportamento dell´altro qualcosa di accettabile, qualcosa che la persona stessa farebbe e dal quale nasce il giudizio di approvazione.

 

Con il termine critica si evidenzia come un soggetto quando trova nell´altro qualcosa di dispiacevole, quando trova nell´altro un comportamento che non accetta allora nasce la critica, dalla quale critica si inizia ad evidenziare un comportamento o un soggetto percepito deviante da sé, qualcosa che potrebbe quindi essere allontanato.

 

 

Il metodo critico quindi altro non è che quel criterio interno che ogni persona possiede nel giudicare qualcosa piacevole o accettabile.

La critica, cioè un giudizio morale e/o di valore negativo, può avere due possibili esiti:

- il soggetto espone la sua critica e dopo di che termina il suo rapporto, pensate ad una persona che dice ad un´altra "tu mi stai antipatica" e da lì le persone si separano e non avranno più nulla a che fare;

- il soggetto espone la sua critica ma il rapporto continua, pensate al genitore che non approva il comportamento del figlio ma al tempo stesso il rapporto non finisce quindi nascono continue tensioni dove il genitore critica, ma a volte perfino tenta di imporsi, sul figlio per il suo comportamento o per il suo essere considerato di poco valore.

 

Essere critici vuol dire di fatto mettere le cose in chiaro su ciò che piace o ciò che non piace, su ciò che non si accetta e ciò che non accetta.

La critica non va confusa con il metodo scettico, cioè con l´analisi della validità di qualcosa, dove la persona non va ad esprimere un giudizio di valore o morale ma va ad esprimere un giudizio ed un´analisi su qualcosa per dimostrarne o meno la validità.

Questo passaggio è fondamentale perché a volte le persone usano erroneamente il termine "critica" in riferimento allo scetticismo e all´analisi di validità di qualcosa.

Quando una persona afferma "mi sento criticato" si può riferire quindi a due cose differenti ad esempio potrebbe significare "la persona disapprova i miei modi di fare" o "l´altra persona mi disprezza".

 

La critica non va nemmeno confusa con il fenomeno della dominanza che viene descritto meglio con la locuzione "mi sento attaccato" dove la persona percepisce le parole o i gesti dell´altro come un tentativo di dominio che fa scaturire l´orgoglio e lo si percepisce come un´offesa.

 

 

 

 

ultima modifica il: 11-12-2019 - 15:53:16
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