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- Inculcare -
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Cosa si intende per inculcare? 

L'etimologia del termine è chiara, quando qualcosa non entra in un posto lo si spinge dentro con violenza, di usa la forza, inculcare è un termine che descrive questo "spingere usando la forza". Si inculcano le cose nelle persone facendo uso della forza, della punizione, della violenza.

Credenze e comportamenti?

 

La personalità di un soggetto è composta prevalentemente da una parte cognitiva descrivibile come tutto quello in cui crede, tutti i metodo deduttivi, i modi di percepire e rappresentarsi la realtà e una parte inconscia ed emotiva, profonda il cui ruolo è di guidare il comportamento, producendo una serie di emozioni che spingano o meno in una data direzione.

Entrambe queste componenti della personalità sono in continua crescita e mutamento con la realtà e l'esperienza che il soggetto vive e dove il soggetto è immerso, questo fa si che i cambiamenti a volte siano non intenzionali ma a volte siano intenzionali, un genitore che punisce il figlio per un suo comportamento ne sta alterando intenzionalmente la perosnalità, lo sta condizionando affinché tramite la punizione non ripeta quel comportamento.

 

-Omologato, con l'omologazione si definisce quel processo che tende a rendere le persone simili fra loro, un fenomeno complesso che si basa sia su attività dirette che indirette, la logica di base è che essere simili rende più probabile e facile l'integrazione (vicinanza culturale) spiegando anche l'esistenza stessa delle culture differenti, del fatto che le persone tendino ad essere vicine come visione, modo di pensare e vedere il mondo;

 

- Indottrinato, tutte le credenze trasmesse senza che vi sia stato una discussione e una scientificità nel ricevente, finisce per credere quello che hanno ripetuto gli insegnanti e i formatori che aveva vicino a sé (come i genitori) senza far uso della violenza altrimenti sarebbe inculcare ma usa più una strada manipolativa e irretiva, portare a credere l'altro facendo leva sulle sue conclusioni, sulle sue emozioni, usando anche pensieri plausibili o pseudoscientifici ma non puntando mai a sviluppare uno spirito critico nell'altro, senza mai ricerca la discussione e la validità;

 

- Educato, un insegnamento che può essere fatto in diversi modi mirato a dire al soggetto come comportarsi con gli altri, l'educazione quindi si può inculcare, spiegare o indottrinare;

 

Inculcato, per condizionamento? viene percepito a livello emotivo e profondo al punto da generare emozioni conflittuali, emozioni che spingono in una data direzione, più il soggetto è istintivo o più queste emozioni sono intense quanto più il comportamento del soggetto seguirà ciò che è stato inculcato. Inculcare è sempre vissuto in modo negativo, il soggetto segue una strada perché le altre sono state "inculcate come sbagliate".

Inculcare sfrutta il fenomeno del condizionamento, in quanto usare la forza su una persona che non vuole credere o fare in quello che diciamo noi.

Inculcare è l'esatto opposto del metodo scientifico, dimostrare e discutere con l'altro, inculca chi è convinto e vuole solo che l'altro sia come lui, la pensi come lui o faccia quello che dice lui.

 

Instillare, fa leva sulla quantità data poco alla volta, l'esempio della bibbia, per leggerla tutta ci vuole tempo e ogni parola è una goccia che tenta di entrare nella mente del soggetto per riscriverne le credenze e le conclusioni. L'indottrinamento solitamente segue questo percorso.

 

Spiegato e dimostrato.

 

Trasmettere, io dico una cosa e non mi limito a nient'altro ma questa potrebbe essere presa da sé, crescere, perché al soggetto piace, sembra vera, fa comodo, è plausibile, etc...

 

La differenza fra indottrinare e inculcare.

 

E insegnare? Tutto ciò che ha obiettivo formativo?

 

Si legga manipolare.

 

 

Chi insegna cosa e per quale finalità

Come si insegna.

 

Se il genitore ci punisce perché vede in quel che facciamo qualcosa che lo danneggia, questo cosa crea in noi? Ci inculca a fare in un modo perché ci punisce, quindi finiamo per sentire o credere in quella cosa per le punizioni inflitte.

Essere succube?

 

"Ultimamente mi è capitato di riflettere molto sui messaggi ricevuti in famiglia, nel corso della mia vita. Quando avevo 20 anni non sapevo nemmeno distinguere tra ciò che mi era stato “inculcato” (a fin di bene, sia chiaro), e ciò che invece era una mia precisa e intima idea. A 30 invece ero più che convinta di aver scelto personalmente ogni cosa ella mia vita, e ritenevo di essermi affrancata da qualunque condizionamento familiare, ritenevo di avere il giusto senso critico e di averlo usato quando necessario. Ora, all’avvicinarsi dei 40, so che buona parte delle cose che pensavo, che penso, che ho fatto, che faccio, sono state fortemente condizionate, soprattutto da mia madre. Il risultato non è male, e anzi dovrò sempre ringraziarla per alcune cose, per altre meno, tuttavia scoprire che il proprio sentire è stato così condizionato rende fragili, fa porre delle domande, cambia le cose. 
In particolare io oggi metto in discussione aspetti importanti nella vita di una persona, e di una donna in particolare, come la famiglia, la maternità, il mio ruolo nel mondo. 
Mia madre mi ha trasmesso un’idea negativa di tutto ciò che è legato al mondo femminile tradizionale. Tutto ciò che è prendersi cura di qualcuno, della casa, di un bambino, di un vecchio, è visto da lei come attività degradante. Ciò non mi è stato mai detto esplicitamente ma era un messaggio molto chiaro a casa nostra. Probabilmente è per questo che ho sempre guardato con tristezza le amiche che si sposavano presto, o che semplicemente avevano questa ambizione; ho sempre compatito chi faceva molti figli, peggio ancora se in giovane età; consideravo le scelte con al centro la famiglia come scelte dettate da ignoranza o basso livello sociale. Non ho mai ambito a sposarmi, eppure più volte mi è stato proposto e sono sempre scappata, tranne con mio marito, che forse è capitato al momento giusto. Non ho mai desiderato avere dei figli, li ho sempre visti come un ostacolo, pur non avendo mai avuto minimamente a che fare con dei bambini prima di averne una. Mi sono “buttata” nella maternità come verso in incognita, combattuta tra il desiderio e la paura; ha vinto il desiderio ed ho amato subito mia figlia, dal test, non so dire perché. Quello che so è che avevo tutta una percezione negativa di aspetti della vita che ho completamente rivalutato. Probabilmente mia madre è vissuta in un epoca in cui il femminismo doveva affermarsi ed ha voluto proteggere noi figlie da una vita stereotipata e vista come fallimentare; lei stessa ha sempre rifiutato quel genere di vita fino al punto di dedicarsi solo al lavoro, delegando tutto il resto. Io però non posso abbracciare questo modello, ho scoperto a 40 anni che per me la sola carriera non è sufficiente. Il lavoro per me è importante, irrinunciabile; ma lo è anche prendermi cura delle persone che amo; far nascere mia figlia è stata un’esperienza stupenda e amarla ogni giorno lo è ancora di più. Nello scoprire questo, mi sento come una ragazzina che deve prendere le misure della propria vita è capire cosa farne. Ho capito che mi piace cucinare e mi ci dedico nel tempo libero con passione, pur criticata da mia madre che considera la cucina una perdita di tempo; ho capito che mi piace il pianoforte (che mi è stato fatto studiare ma come “passatempo” perché gli studi seri erano quelli scientifici) e ho ripreso gli studi. E faccio sport, altra perdita di tempo, e mi sono iscritta a dei corsi di vario tipo con mia figlia perché adoro condividere tempo e passioni con lei. Sento che ora la mia vita mi appartiene di più e anzi conciliare queste cose con il lavoro non mi pesa, mi dà anzi ancora più energia. Ho solo una domanda in fondo a me...chissà cosa avrei fatto della mia vita se non fossi stata così fortemente indirizzata. E mi rimane un unico dispiacere, non essere apprezzata per quello che faccio, per quello che sono."

ultima modifica il: 26-11-2017 - 22:53:02
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