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Sorridi alla vita
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"sorridi alla vita e la vità ti sorriderà" mi fu detto in un giorno buio e lontano della mia esistenza.

Mi immaginavo la vita come se fosse una persona, una persona chiamata "vita", la guardavo e le sorridevo, e pensai fra me e me "bè statisticamente ogni volta che sorrido a qualcuno al massimo che ricevo è un sorriso di ricambio" ma forse sono in errore, diamogli una chance.

Iniziai ad analizzarla sempre più a fondo e per comodità la interpretai come "sorridi alla realtà e la realtà ti sorriderà a sua volta", mi chiedevo se potesse funzionare, così quello che feci fu semplice, a quegli tempi avevo ancora numerosi conflitti con la mia famiglia, mi dissi cosa meglio di questa fosse un banco di test.

Scelsi mia madre in particoalre, lei fa parte di quella schiera di persone che hanno compreso poco dell'esistenza, per nulla consapevole, infelici e con tanti problemi causati dalle proprie scelte, un mina vagante esistenziale, mi promisi di resistere almeno una settimana, già dopo il terzo giorno mi arresi.

Cosa accadde, che i miei sorrisi furono presi come "gesto di sottomissione", almeno con le litigate c'erano un po' di paura e sofferenza che facevano da inibitore al suo comportamento  da "portatatrice di infelicità", il "sorridi alla realtà" si rilevò l'opposto, la spinse ancora di più ad avere mano libera.

Compresi che i problemi sono problemi, e non c'è sorriso che possa cambiarli, solo gestione e prevenzione fanno qualcosa nei confronti dei problemi. (si legga gestione e prevenzione per approfondire)

A questo punto però qualche persona potrebbe cadere nell'errore di definizione, cioè sul cosa sia un problema, è necessario comprendere la differenza fra il problema inteso come qualcosa di esterno che si mette fra noi ed i nostri obbiettivi e qualcosa di interno come le proprie emozioni, le proprie paranoie che non sono un problema ma un ostacolo interno che alimentiamo noi stessi.

Un esempio lampante di ostacolo interno potrebbe essere la succubanza che sfocia nell'istrietismo, cioè una persona che da considerazione al giudizio altrui, il problema non è il giudizio altrui, non c'è alcun problema è la sua personalità che è sensibile a tale fenomeno creando un ulteriore ostacolo, ostacolo che termina nel momento in cui la persona supera quella sua caratteristica di personalità.

Tutto ciò che è ostacolo interno può essere ricondotto alla propria sensibilità, alle proprie fallace o al proprio approccio distorto nei confronti della realtà.

Mentre un problema va visto come avere una malattia, come una mancanza di attitudine in un particolare contesto, problema è avere un genitore o una persona che non ci siamo scelti e che è quindi incompatibile con noi, problema è raggiungere l'efficacia negli obbiettivi che ci siamo posti e poi aumentarne l'efficienza.

Conviene anche non dimenticare che mediamente nelle persone coesistono sia problemi che caratteristiche di personalità auto sabotanti, per questo è ancora più necessario differenziare queste due cose così che una persona sappia a quale porzione di vissuto questa frase si rivolge.

Eliminato quindi come target tutto quel vissuto che presenta problemi reali, come interpretare quindi questa frase che si rivolge soltanto alla porzione di autosabotamento?

Si può interpretare in due modi il primo è "guarda quanto è bella la vita e la realtà e renditi conto che ti stai auto sabotando, è tempo di cambiare, è tempo di crescere così che tu possa trovare un sorriso autentico per quello che tu guardi nella realtà e non sforzati di sorridere per come tu guardi una realtà che non ti fa sorridere".

Ma c'è anche un'altra chiave di lettura, la chiave dell'ottimismo, tralasciando il fatto che l'ottimismo si può applicare ovunque anche al campo dei problemi, qui stiamo parlando dell'ottimismo che uno applica alle sue caratteristiche di personalità che non vanno, quelle stesse caratteristiche che lo portano ad autosaborarsi, quindi invece invece di cambiare approccio alla realtà, invece di cambiare e di crescere la persona tenta di illudersi che tutto vada "bene", che è "normale" concentrandosi di guardare solo i propri "pro" ritrovandosi ad avere un sorriso illusorio in cui la persona guarda solo la parte che gli fa comodo e non tutto l'insieme.

 

L'AB senza indugio sceglie la prima interpretazione come unica chiave di lettura reputando la seconda come un metodo stabilizzante illusorio che puntualmente lascerà la persona senza sorriso, in modo ciclico e con frequenza variabile, perché per quanto uno tenti di ignorare la realtà, questa continuerà a fare capolino e per quanto uno si sforzi di guardare solo le cose positive, di essere ottimista, prima o poi la negatività irromperà rovinando la scena, perché non si può scappare da se stessi, l'unica soluzione è cambiare in modo che sia tutto l'insieme a farci sorridere altrimenti l'unica cosa da fare è continuarsi ad illudersi e rassegnarsi alla ciclicità inevitabile di sorrisi spezzati.

 

"Sorridi alla vita, all'intera realtà, ritrovando un sorriso senza sforzi e senza inganni, è tempo di cambiare".

 

 

ultima modifica il: 24-08-2012 - 0:34:09
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