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Cos'è l'unicità?

Ciò che è unico inteso come non ripetibile, una personalità ad esempio è unica, la vita di una persona, un rapporto, un contesto.

Uno degli errori che si commettono in ambito esistenziale sull'unicità è di vederla come un valore, il soggetto si concentra  su un'unicità che conosce, pensando che sia chissà cosa perché non vede tutte le altre unicità possibili che sono intorno a lui.

Dove sta l'errore? Il soggetto ad esempio pensa "ma dove la trovo un'altra persona così, è unica" non rendendosi conto che in realtà anche le altre 7 miliardi di persone sono uniche in un modo che non conosce e non per questo hanno meno valore in termini di unicità.

Oppure si concentra su un'esperienza unica che vuole vivere o rivivere non considerando che la sua vità sarà piena e ricolma di altre esperienze uniche, forse anche migliori, solo perché non le conosce non ne avverte il bisogno o il desiderio ma questo è un errore dettato dall'inconsapevolezza.

L'unicità di qualcosa viene continuamente sopravvalutata a causa di fallacie del soggetto, a causa di una inconsapevolezza che nel complesso porta a sopravvalutare un'unicità nota, dandogli più valore e importanza di quello che invece possiede.

L'uomo che afferma "non posso lasciarla, dove la trovo un'altra così?" illudendosi che non ci sarà nient'altro di altrettanto unico che lo farà stare bene.

Una persona più che basarsi sull'unicità è conveniente che si chieda "ma quanto è raro ciò che cerco?" "quante cose mi sto perdendo di altrettanto belle perché mi sto concentrando troppo su questa cosa solo perché la vedo unica?".

Gran parte dell'esperienza umana si basa su eventi ed elementi unici, dare importanza a questo fattore è un errore, quasi tutto è unico, non per questo ha valore, ciò su cui è necessario concentrarsi è su ciò che si vuole accettando l'idea che molte esperienze e persone sono soddisfacenti, senza rimanere vincolati a ciò che si conosce ma aprendo la mente ed accettare che lì fuori c'è molto altro che ci farà stare bene.

 

 

DA CANCELLARE 

DA ELIMINARE I PUNTI SUL AFFEZIONAMENTO

 

L'unicità in un rapporto non va considerata come  qualcosa di intenzionale, non c'è la volontà di costruire qualcosa di unico, come alcune credenze romantiche distorte potrebbero suggerire, ogni prodotto umano è unico e irripetibile a prescindere che si desideri farlo o meno, specialmente nell'ambito dei rapporti, ogni cosa umana è unica e irripetibile, quanto più questa è complicata (ricca di variabili ed imprevisti) quanto più genererà qualcosa di unico a prescindere, non c'è alcun controllo umano che possa cambiare questo dato di fatto.

 

Queste persone non si rendono conto che l'aver vissuto non da alcun valore aggiunto, qualsiasi altra cosa che avrebbero fatto in alternativa e qualsiasi cosa continueranno a fare sarà unica, portando all'unica conclusione che queste persone sono incoerenti in quanto provano sentimenti negativi solo per ciò che considerano, ma non per quello che non considerano perché non conoscono.

Perché queste persone provano sentimenti negativi per una cosa unica che hanno avuto ed è finita ma per tutte le cose uniche a cui stanno rinunciando e che non avranno mai in base alle scelte che hanno fatto (i vari bivi dell'esistenza) no? Una donna avrebbe potuto scegliere fra diversi uomini con cui viversi una parte della propria vita, con ognuno di loro avrebbe avuto una storia unica, perché provare sentimenti negativi solo per storia unica e finita e non per tutte quelle che non hanno avuto no?

Questo vuol dire che l'affezionamento è un sentimento incoerente, che esiste in quanto la persona crede realmente di aver perso qualcosa che ha un valore aggiunto, se queste persone si rendessero conto che l'unicità è un'illusione riuscirebbe ad accettare più facilmente (sopratutto emotivamente) la fine di qualcosa.

L'unico modo per essere coerenti con l'affezionamento sarebbe quello provare emozioni negative 24 ore su 24 per tutto ciò che di unico non si può avere, per ogni bivio fatto guardando a ciò che non si è colto, a ciò di unico che si sarebbe potuto avere.

Alcune persone hanno provato in parte questo affezionamento in modo coerente, definendola una sorta di nostalgia di qualcosa che non hanno mai avuto modo di avere, c'è anche una famosa canzone che la descrive "Quante vite avrei voluto, quante vite avrei vissuto. Quante alternative per chi vive in una vita sola". Sono persone che proprio perché si rendono conto di quanto sia limitata l'esistenza e di quante poche cose si possano vivere se paragonate a tutto ciò che non si può avere finivano per avvertire questa emozione negativa continuamente, con l'unico vantaggio di avere maggiore motivazione i a viversi le proprie giornate al massimo e non perdersi alcuna opportunità o occasione di conscere o incontrare persone (vantaggio valido per lo più per persone espansive).

Le persone che si affezionano e soffrono solo quando perdono ciò che hanno, sono criticabili, perché sono persone che non hanno compreso e considerato l'esistenza di tutti i bivi che havvo avuto e di conseguenza strade  che avrebbero portato ad altrettante storie uniche e che non hanno intrapreso.

Una persona che ha una visione a 360° del fenomeno e della relativa logica di questa realtà accetta questa come una componente umana; è inevitabile che le cose finiscano, mantenere false credenze che generano sofferenza non ha alcun senso, per questo smettere di credere nell'unicità, smettere di credere che una persona sia speciale aiuta la persona a prepararsi il più velocemente possibile a continuare la propria avventura unica nella vita, "piangersi addosso" toglie solo tempo prezioso, e diminuisce la qualità di un'esistenza che non è infinita.

Il passaggio mentale si può riassumere in rendersi conto cosa sia realmente l'unicità, ovvero un'illusione e da lì smontare la figura di persona speciale, nessuna persona è speciale, questo vuol dire che chi abbiamo vicino altro non è che un "dono" della vita, una persona compatibili che ha contrubuito alla propria gioia e/o felicità, e l'unico riconoscimento possibile da fare è lasciar che anche nella parte finale resti tutto positivo così che rimanga un ricordo "positivo" , questo ci da modo di andare immediatamente avanti nell'inseguire altre avventure uniche, per sfruttare al massimo il proprio tempo limitato.

Per alcune persone nonostante questa teoria abbia un senso a livello conscio e si rendano conto che l'unicità non esiste e che le persone che hanno non sono speciali come pensano potrebbero comunque continuare ad avere questi sentimenti negativi, a causa del condizionamento.

Queste persone hanno passato così tanto tempo a pensare che l'essere speciali era qualcosa di reale, a pensare all'unico, sono state educate a farlo così che tutto questo potrebbe manifestarsi come un condizionamento anche se prendono conscienza che è un'emozione ed un sentimento che si basa su illusioni. Per queste persone sarà necessario che passi del tempo così che questa nuova visione piano piano li decondizioni, sopratutto perché questa presa di coscienza li aiuta a farsi meno aspettative e a sentire meno l'esigenza di legarsi.

 

Per altre persone invece nonostante questa spiegazione potrebbero comunque preferire affezionarsi e conservare quest'illusione dell'unicità e dell'essere speciali perché anche se sanno che queste emozioni avranno un risvolto negativo nel finale sono qualcosa che nel mentre le fa sentire vive e fa percepire loro maggiori sentimenti nel rapporto con quella persona, li aiuta ad affrontare i vari dubbi come "ma sono presa? sono innamorata/o? conferme che arriverebbe specialmente di fronte alla paura che tutto finisca se si è creato questo affezionamento. Tutto questo lo ritroviamo sopratutto nel romanticismo, dove l'obbiettivo primario è quello di far confluire quante emozioni possibili nel rapporto e per questo anche l'affezionamento torna utile, sopratutto si potenzia la paura di perdere l'altro e la dipendenza nei suoi confronti, come se le persone desiderassero anche avere  alla fine di un rapporto quante più emozioni possibili. Tutto questo ci dimostra come ad alcune persone non interessi tanto la realtà né tanto meno comprenderla ma solo una ricerca di emozioni intense a prescindere se siano reali o meno, a prescindere se siano positive o negative.

 

Senza affezionamento poi cosa resta? 

Per alcune persone perdere l'illusione sull'unicità, mettere in discussione sull'affezionamento potrebbe essere difficile da accettare a causa degli errori deduttivi che si possono fare a partire da questo cambiamento come "così finisce che una persona vale l'altra".

Questa deduzione è errata perché qui non si sta parlando di non aver alcun rapporto sentimentale, anzi l'obbiettivo di ogni rapporto è quello di trarre il massimo dallo stesso, di condividere il più possibile e di lasciare un segno positivo ognuno nell'esistenza dell'altro.

Qui si tratta semplicemente di accettare la realtà, di accettare che per quanto due persone desiderino stare insieme, per quanto si investa affinché la compatibilità resti, tutto può comunque finire, non affezionarsi non vuol dire che una persona desidera avere un rapporto superficiale così che appena fa i suoi comodi va via, non affezionarsi vuol dire che una persona saggia e che desidera essere felice farà in modo che questo evento sia comunque positivo cos' come lo è stato tutto il rapporto, come se si volesse anche nell'ultima battuta conservare un ricordo gioioso dell'opportunità avuta e ringraziare l'altro e la realtà stessa per aver dato modo di viversi insieme parte della propria esistenza, di aver fatto per quanto possibile un pezzo di viaggio insieme. Che vantaggio c'è nel soffrire distruggersi alla fine di un rapporto, specialmente se il tutto nasce da credenze illusorie come quella dell'unicità?Questa sofferenza cambierebbe le cose e impedirebbe di chiudere il rapporto? No, quindi cosa ci guadagna una persona nel finire così una storia? E nel rovinarsi mesi o perfino anni nel post storia nella non accettazione di un evento che in pratica è ll'evento più probabile? Solo perché si desidera comunicare all'altro che è stato importante? Che si sono provati sentimenti? Ci sono modi molto più efficaci e gioiosi di comunicare i propri sentimenti ad un'altra persona senza distruggersi l'esistenza.

 

La difficoltà nel comprendere la differenza fra affezionamento e dipendenza/affinità

Per alcune persone il termine "speciale" potrebbe avere un significato diverso, chiamando speciali non uelle persone con cui vivere una storia unica ma quelle che sono in grado di dar loro ciò che cercano, che sono in grado di superare le proprie barriere e le difficoltà, attribuendo quindi al concetto di speciale una sorta di rarità, come se dessero per scontato che in pochi siano in grado di fare un percorso così difficile per universi a loro, portandoli a pensare che una volta trovata se la perdessero si ritroverebbero sia in uno stato problematico sia a riaffrontare un altro calvario per ritrovare una persona del genere, riaffrontare un percorso difficile, persone che proprio a causa di questa loro personalità sono persone che finiscono per dipendere dalla persona una volta trovata. Per queste persone affezionamento e dipendenza diventano sinonimi durante la lettura di questo articolo essendo questo basato sul concetto di essere speciale, se una persona attribuisce a speciale un significato diverso da quello descritto,  la comunicabilità viene meno.

La scelta dell'AB di ridefinire speciale e affezionamento in questo modo (soltanto sull'unicità del rapporto) è dettata da un vantaggio comunicativo; dire che si dipende da una persona è già sufficientemente chiaro nel comunicare il proprio stato, tutte le difficoltà e la rarità nel trovare una persona che sia adatta alla propria mancanza di autosufficienza e tutti i problemi che si hanno, mentre si fa fatica a spiegare perché una persona abbia difficoltà a chiudere un rapporto nonostante non sia dipendente, nonostante sia uan persona autosufficiente che potrebbe trovare agilmente un'altra persona o comunque non risentire della perdita; ecco che in questo caso parlare di affezionamento ed essere speciali colmerebbe la difficoltà comunicativa, riuscendo a comunicare il perché, nonostante possa fare a meno di quella persona, faccia comunque fatica a staccarsi credendo erroneamente di aver perso qualcosa di unico.

 

Questa è una delle tante teorie che servono a smontare la falsa credenza, di origine romantica che spinge le persone a credere che "Se si perde una persona per la quale si sono provati sentimenti si soffre" dimostrando quanto queste persone siano chiuse mentalmente in questi assolutismi e non comprendendo né la logica che li porta a soffrire né che c'è una strada per evitare che questo avvenga.

Queste persone si difendono con la riprova sociale, siccome vedono che tante persone la pensano così o finiscono per soffrire quando perdono qualcuno, si fanno forti di questa esperienza e passano dal "tante persone al tutte" assolutizzando di comodo e concludendo che la teoria proposta è errata perché non c'è modo di evitare la sofferenza alla fine di un rapporto.

Affezionamento e dipendenza possono coesistere? Si

ultima modifica il: 22-09-2018 - 11:51:24
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