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Cos'è la conoscenza?

Si definisce conoscenza l'atto generico di memorizzare qualsiasi esperienza noi facciamo, anche solo visitare un posto lascia in noi una traccia che ci porta a dire se ripercorriamo quella strada "io qui ci sono già stato".

L'atto di conoscere e riconoscere consiste nel memorizzare in modo generico tutto quello che facciamo, producendo quello che tecnicamente viene detto apprendimento, e poi in un secondo momento guardare all'esterno e tramite un confronto con la memoria affermare se c'è stato già un contatto, se ci sono già informazioni a riguardo.

La conoscenza esprime il fenomeno generale della memoria esplicita, siamo in grado di apprendere e siamo sempre in grado consciamente di accedere a tale memoria, quindi siamo in grado di dire a noi stessi a agli altri "io conosco questa cosa" anche se c'è solo un frammento a riguardo, un'esperienza visiva breve o uditiva, conosco va inteso come "non è totalmente sconosciuto".

Questa conoscenza come la misuriamo? Con il concetto di sapere, a differenza del termine che conoscere che vuol dire qualsiasi cosa con il termine sapere evidenziamo la specificità linguistica di tale conoscenza, se il soggetto ha cioè sviluppato concetti e nozioni a riguardo e non è stata solo un'esperienza sensoriale.

Essendo esseri umani, abbiamo concentrato il nostro potere nel linguaggio, sia per pensare che per comunicare con gli altri, tutto ciò che viene memorizzato sotto forma di linguaggio è il sapere, tutto il resto è conoscenza.

Facciamo un esempio, c'è Marco che visita per una settimana Pompei, vede tante cose, parla con molte persone, alla domanda "conosci Pompei?" risponde di si, ma l'unico modo che ha per pensare a quell'esperienza o per raccontarla è che abbia sviluppato un sapere a riguardo, dei concetti e delle nozioni, non può proiettare la sua esperienza sensitiva su uno schermo, ma può raccontare il nome di chi ha conosciuto, può raccontare cosa ha scoperto di alcuni luoghi, di alcune dinamiche, tutto questo può farlo solo se ha acquisito un sapere verbale, che lo porta a dire "io ora so tante cose di Pompei, se vuoi te ne parlo".

La scissione conoscenza e sapere è utile perché ci ricorda che non siamo solo memoria verbale, abbiamo tanti tipi di memorie ma quella più potente e umana è concentrata nel sapere.

 

FINO A QUI 

 

Conoscenza avere delle informazioni in memoria, anche solo visive, esperienziali minime, il sapere invece è una conoscenza verbale, richiede lo sviluppo di concetti e nozioni, di qualcosa che ci dià il potere di pen

 

 

(conoscenza che genera sapienza e la conoscenza che genera stoltezza)

Si definisce conoscenza ogni cosa che il soggetto può ricordare e può usare funzionalmente per la propria esistenza, cioè la memoria come base per poter operare nella realtà e che è alla base del proprio pensiero interno.

 

 

Questa memoria viene continuamente richiamata e usata dall'io per poter produrre un flusso di pensiero che abbia un significato e che dia modo al soggetto non solo di capire la realtà esterna ma anche di operarvi.

Il termine conoscenza non è sufficiente e per questo viene esteso con altri tre significati:

- apprendere, evidenzia il processo, il come una conoscenza nuova sopraggiunga nella mente del soggetto arricchendo o sostituendo la conoscenza precedente. L'apprendimento avviene in un'infinità di modi differenti;

- imparare, pone l'accento sul finalismo della conoscenza, imparare vuol dire che un soggetto ha sviluppato una conoscenza strettamente collegata con l'efficacia e l'abilità che dimostra. Definisce un aspetto pratico e reale della conoscenza, ponendo l'accento che non sempre ciò che si apprende ha lati utilitaristici anche a volte perfino disfunzionali;

- capire, diretta conseguenza della conoscenza semantica e dei significati dei termini e concetti utilizzati. Senza una conoscenza completa della semantica e dei concetti usati la conoscenza inizia a diventare sterile, la si possiede ma non si può usare e con il tempo si fa fatica perfino a ricordarla;

- sapere, pone l'accento sulla quantità di consocenza che si ha in un settore. Va immaginato come le radici che si diramano dietro qualsiasi concetto trattato. Pensiamo ad una persona che nomina Cicerone, ogni persona nel discorso può parlare di tutto ciò che sa di Cicerone, ognuno porterà il suo contributo e quello è il sapere. Il giudizio di sapiente viene dato al soggetto che dimostra in un dato settore di conoscere molto, sia in senso lato sia per paragone diretto verso il sapere degli altri;

- consapevolezza, il metasapere, la consapevolezza nasce dal fatto che il soggetto riesce a vedere i limiti di ciò che sa, quindi oltre a sapere riesce a vedere anche quello che non sa, quello che manca, quello che potrebbe essere errato, quello ancora da dimostrare. La consapevolezza si distingue nettamente perché il soggetto assume cautela, curiosità, oltre che azioni ponderate anche in base a ciò che non sa. La persona si rende conto che in un dato settore c'è qualcosa che conosce, sa quanto conosce, ma anche che c'è qualcosa che non conosce;

- comprendere, pone l'accento sull'avere sufficienti informazioni per rappresentarsi la realtà nelle sue caratteristiche e caratterizzare la realtà nei suoi dettagli ed evitare una visione generale ma particolare, una persona riesce a comprendere se capisce tutte le caratteristiche necessarie per non generalizzare ma avere chiaro il caso particolare. La comprensione nasce da un "sapere di qualità" dall'aver sviluppato cioè una sufficiente conoscenza nel settore da essere in grado non solo di capire i significati concettuali in gioco ma anche tutte le regole, i vari significati impliciti, tutto ciò che serve per avere una visione d'insieme, completa e approfondita. Solitamente la comprensione si manifesta con l'operatività del soggetto, una persona dimostra di aver compreso quando nello scenario sa agire senza particolari problemi o intoppi, sa cosa fare, cosa cercare, cosa può mancare dimostrando come sapere e comprensione siano di fatto alla base delle abilità e operatività del soggetto sviluppate non solo con una conoscenza letta ma anche dalla conoscenza nata dalla pratica;

- contezza, evidenzia una conoscenza iniziale quando questa non è sufficiente a comprendere o meno lo scenario. La contezza è un termine utile e fondamentale perchè ci ricorda che ogni persona prima di poter comprendere qualcosa è passata per questo scenario, scomodo perché si conosce ma non abbastanza da avere un quadro complessivo, una consapevolezza che può essere ottimistica o pessimistica, di chi crede che non arriverà mai a comprendere e di chi invece crede che è solo questione di tempo e prima o poi arriverà.

 

 

 

Ignorante, non conosce qualcosa o non la conosce a fondo e non si rende conto di non saperla e da qui un'azione ad alta probabilità di essere errata, accusare qualcuno di ignoranza a vari livelli è come dirgli, non capisci, non comprendi, non ti rendi conto dei limiti del tuo sapere. In ogni caso la persona manca di consapevolezza quindi non ha chiaro cosa non sa cosa, cosa manca, la validità di ciò che sa ed è da qui che nascono gli errori, le azioni sbagliate, il soggetto non si rende conto delle lacune e delle conseguenze che queste produrranno.

 

 

La conoscenza non è totale, ovvero una persona non può sapere tutto di tutto ed è da qui nasce il concetto di consapevolezza e ignoranza che si potrebbero definire come una "meta conoscenza" del proprio livello di conoscenza, ma anche della comprensione ovvero della conoscenza sufficiente all'azione efficace, alla rappresentazione efficace del contesto.

Si definisce consapevole una persona che si rende conto sia che non si può sapere ogni cosa sia quale è il suo limite di ciò che sa, mentre l'ignorante è colui che ignora nel senso che vive e pensa non tenendo in considerazione che ci siano cose che non sa, pensando che quel che sa sia tutto o sia a priori sufficiente.

Questo fa comprendere meglio il "so di non sapere di Socrate" che è stato erroneamente tradotto con "non so nulla" quando Socrate invece voleva comunica il "so di non sapere tutto, ho chiari in mente i miei limiti e quanto ancora c'è da conoscere oltre quel che so".

L'ignorante è quindi colui che "non sa di non sapere tutto" portandolo continuamente in errore e non spingendolo a conoscere ciò che gli manca, non avverte la necessità di andare oltre.

Quando vedete una persona che non sa qualcosa non chiamatelo a prescindere ignorante, non è quello il suo significato, chiamatelo ignorante nel momento in cui questa persona nemmeno si rende conto che non sa quella cosa, vive e pensa dando per scontato che ciò che sa sia tutto o sia sufficiente. Il non sapere qualcosa è umano e fa parte del percorso di ognuno di noi di conoscere e crescere, una persona che non sa qualcosa ma sa di non saperlo va chiamata consapevole e non ignorante.

Un indicatore rapido di ignoranza e consapevolezza lo troviamo nella curiosità e nella sete di conoscenza, una persona che ha acquisito un punto di vista consapevole tende ad un continuo scetticismo, ad una curiosità e alla considerazione dei suoi limiti, mentre l'ignorante taglia corto alle conclusioni, vive e pensa pensando di avere in tasca "tutto ciò che c'è da sapere".

 

 

Le forme di pensiero:

Pensiero distorto, si parla di distorsione nel momento in cui la persona ha usato una conoscenza non valida, ad esempio fatti non reali, conclusioni già prese non valide, ha cioè usato degli elementi che non conveniva usare ma scartare;

Pensiero stupido, si parla di stupidità nel momento in cui la persona ha processato le informazioni a disposizioni con regole di pensiero non valide, ad esempio "se Caio è drogato ogni cosa che dirà sarà falsa" fallacia ad personam;

Pensiero scettico, la persona sa che potrebbe fare errori di deduzione o potrebbe possedere una conoscenza non valida e quindi pensa in un modo differente dagli altri, sa che non può concludere con facilità e che è necessario un lavoro attivo di metacognizione per conservare un pensiero efficace e di qualità;

Pensiero disinformato???

Pensiero chiuso

Pensiero ignorante

Pensiero consapevole

 

La deduzione e l'induzione fanno parte della conoscenza delle regole?

 

Ad esempio è consapevole un ragazzo che afferma che della vita ha ancora diverse cose da comprendere, esperienze da vivere e che le sue conclusioni risentono di queste lacune. Invece è ignorante un ragazzo che a partire da qualche esperienza o studio pensa di aver compreso alcune cose, conoscerle in modo sufficiente.

 

 

 La consapevolezza delle 10000 ore o dei 10 anni.

 

La confusione fra consapevolezza e conscienza e inconscio.

 

 

conoscere, sapere (necessità dell'aver capito, saper rispondere a domande e usare quei concetti), consapevolezza è invece il livello di sapere in un settore, più si sa più si è consapevoli , la contezza misura il fatto che una persona sappia anche quello che non sa

ultima modifica il: 21-11-2018 - 8:04:02
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