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- Obbedienza -
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Cos'è l'obbedienza? Cosa si intende per obbedire?

 

Si parla di obbedienza nel momento in cui il soggetto fa ciò che gli viene detto senza opporsi in modo significativo.

La prima domanda che ci si pone è perché un soggetto obbedisce? I motivi sono prevalentemente due:

- per gerarchia, il soggetto si è ritrovato volontariamente o involontariamente in una gerarchia, ne è conscio e riconosce chi è a lui superiore. In questa gerarchia il soggetto per paura o per stima obbedisce a quello che percepisce come un comando;

- per rispetto, il soggetto, il soggetto obbedisce perché teme le conseguenze di quella che percepisce come un'imposizione. Il soggetto obbedisce per evitare tutta una serie di conseguenze negative percepite. 

 

I meccanismi mentali alla base dell'obbedienza sono di due tipi:

- diretto, immaginate un genitore che picchia il figlio ogni volta che disubbidisce, questo bambino tenderà dopo poco ad obbedire al genitore per paura di essere picchiato nuovamente;

- indiretto, basato su ciò che il soggetto presume che possa accadere, immaginiamo che incontrate una persona nuova, questa vi dica di fare una cosa e voi la fate solo perché avete paura della figura che fareste a dire no. L'altro non ha fatto nulla o detto nulla perché possa essere una minaccia, non lo conoscete, ma in qualche modo avete paura di dire no. Questo spiega perché il soggetto obbedisca anche quando dall'esterno non sembrano esserci quegli elementi di paura, stima o gerarchia che il soggetto invece percepisce.

 

L'obbedienza è un fenomeno così diffuso che solitamente le persone che lo conoscono tendono a sfruttare questo effetto autorità, imponendosi sugli altri, non facendo richieste ma sapendo che se ordinano l'altro per paura tenderà ad eseguire, specialmente se in qualche modo appariamo autorevoli.

 

Cosa significa apparire autorevoli? Che l'altro ci vedrà come qualcuno che può fargli del male. Quindi se noi manipoliamo questo suo pensiero portandolo a credere che sia potenzialmente pericolosi ecco che ci ubbidirà, appaire autorevoli vuol dire andare a mostrarsi e toccare quei tasti che porteranno l'altro a pensare che se non ci obbedisce potremmo di conseguenza fare qualcosa che teme.

 

Attenzione a non pensare che tutta l'obbedienza avvenga su base negativa

Quando una persona ci impone qualcosa, possiamo obbedire perché ci fa paura dire di no, ma c'è un altro motivo che ci porta a fare ciò che ci viene detto, quello della stima e della convenienza.

Si vede nella persona che ci sta dando un'imposizione un qualcosa di buono, si associa il fatto che se si farà ciò che gli viene detto in qualche modo ne avrà da guadagnare, o perché pensa che chi stima gli chiederebbe di fare solo qualcosa di buono o perché in qualche modo seguire lo avvicinerà, "se faccio ciò che mi dice mi terrà con sé, io potrà stare con questa persona".

 

Le persone rispondono all'imposizione non necessariamente per effetto autorevole e per paura ma anche perché in qualche modo pensando che quell'imposizione sia un vantaggio per loro, la seguondo pensando ai vantaggi che ne derivano.

 

 

L'obbedienza la troviamo nel soggetto accomodante, accondiscedente, questi fenomeni scattano quando l'altro ci chiede qualcosa e non quando ce la impone.

 

 

 

Predisporre un figlio all'obbedienza vuol dire che un giorno obbedirà anche ad altri che sapranno sfruttare, rendendolo manipolabile. Ogni volta che fate uso di violenza e paura su un vostro figlio per farvi obbedire sappiate che state producendo un soggetto fragile che una volta che non sarà con voi sarà alla mercè di altri che sapprano come sfruttare questo meccanismo.

 

 

Qual è la differenza fra comando e imposizione? Il comando è qualcosa che esiste nelle gerarchie riconosciute, il sogetto che dà un comando lo dà sapendo che l'altro obbedirà perché per primo percepisce il comando di un superiore con la convenienza che quella gerarchia che ha intenzionalmente accettato e sposato.

 

 

Esempi specifici,

- autorità, il soggetto percepisce che solo facendo ciò che gli viene chiesto non verrà punito, non avrà conseguenze negative, come se sentisse il bisogno di obbedire all'autorità, obbedirgli per non avere problemi. L'autorigenera imposizione, il soggetto percepisce l'ordine come un'imposizione;

- stato eteronomico, accade quando la persona non ha piena consapevolezza e conoscenza di ciò che sta accadendo, riceve un ordine ma non riesce a capire chiaramente perché farlo e perché non farlo, se non qualche informazione che può cogliere dal contesto. Il soggetto che entra in stato eteronomico conclude che proprio perché non conosce è meglio seguire l'ordine piuttosto che essere accusato poi di non averlo fatto e pagarne le conseguenze, anche perché in questo stato ha anche la giustificazione e la deresponsabilizzazione di aver eseguito un ordine e una scelta fatta da altri. Lo stato eteronomico può avvenire se la persona pensa in questo modo e la paura delle possibile conseguenze collegate non a colui che sta facendo l'imposizione, ma ad un generico "poi cosa dirò agli altri? Se mi accuseranno di non averlo fatto?" ;

- stima e carisma, il soggetto percepisce che facendo ciò che gli viene detto la figura carismatica lo potertà all'obiettivo che possiede, lo stesso obiettivo che l'ha portato a seguire il soggetto carismatico. Questo viene percepito come un comando;

- scambio, il soggetto non percepisce il comando ma uno scambio nel senso di "dare per avere". Ad esempio quando un datore di lavoro ci chiede di fare qualcosa, il soggetto potrebbe dire "si lo faccio ma perché vengo pagato per questo". Lo scambio può essere un comando o un'imposizione a seconda se è positivo o negativo, cioè sull'ottenere qualcosa o liberarsi da qualcosa di negativo.

 

 

Mentre l'obbedienza all'autorità è abbastanza semplice e lineare, il soggetto pensa che se non lo fa verrà punito direttamente da chi gli sta chiedendo di fare qualcosa nello stato eteronomico il soggetto entra in un viaggio mentale più complesso, dove anche se non capisce il perché e cosa sta succedendo, ha paura che gli altri e non necessariamente solo chi gli sta chiedendo di fare, possano accusarlo e quindi ipoteizzare comunque che anche se non conosce un motivo, se gli è stato chiesto è perché un motivo c'è anche se non lo capisce. Lo stato eteronomico è facilitato anche da un'eventuale bassa autostima e/o dallo stimare chi ci fa tale richiesta, facilitando la conclusione "se me lo sta chiedendo allora un motivo ci sarà e non voglio pagare per aver impedito che tale motivazione legittima avvenisse".

 

 

ultima modifica il: 23-01-2019 - 12:06:17
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