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- Compassione -
riabilita aiuti

Cos'è la compassione?

Si legga empatia.

DA RISCRIVERE

Si definisce compassione quell'insieme di emozioni inconsce che si provano nel momento in cui si osserva una persona intorno provare emozioni intense e manifeste. Questo termine ha assunto un significato negativo, la compassione è diventato un termine specifico in cui ci si è focalizzati sulle emozioni negative, ma come essere umani siamo portati a copartecipare a qualsiasi tipo di emozioni intensa percepiamo non solo quella negativa.

La compassione è utile perché ci fa capire come siamo biologicamente e inconsciamente collegati gli uni agli altri senza che ci sia alcuna volontà di mezzo. Quando vediamo persone provare emozioni tendiamo ad unirci in quell'emozione a fare gruppo, gioire insieme, soffrire insieme, una forza emotiva che si unisce in un unico gruppo che agisce coerentemente.

La compassione è qualcosa che abbiamo dentro e che possiamo seguire o combattere (ad esempio neutralizzare).

C'è un dualismo fra compassione (inconscio) e empatia (conscio) nel mentalizzare le emozioni dell'altro, del conoscere ed esservi partecipe a due livelli.

Elenco di disambiguazione: 

- Compassione/compatire, provare inconsciamente le emozioni dell'altro, la persona ad esempio vicino a qualcuno che soffre potrebbe sentire dentro di sé la sofferenza dell'altro;

- commiserazione/commiserare, si parla di commiserazione per evidenziare quella forma di lamentela che finisce con lo svolgere un effetto di compassione o attivazione empatica nell'ascoltatore;

- compianto/compiangere, letteralmente sinonimo di compassione ma nel linguaggio comune ha preso l'accezione di ricordo sofferente di qualcuno che non c'è più;

- empatia, la persona consciamente e intenzionalmente si mette nei panni dell'altro per capire cosa possa provare, tenta cioè di rappresentarsi la sua situazione e relativi sentimenti. L'empatia si svolge praticamente in due modi il primo è "cosa proverei io se fossi nei tuoi panni" il secondo è "conoscendo come la pensi, conoscendo come provi tento di capire cosa tu come persona unica stia provando per la situazione che tu percepisci in un particolare modo".

- pena, la persona infligge intenzionalmente e consciamente una pena per punire qualcuno perché pensa che così facendo sia fatta giustizia o chi subisce tale pena impari la lezione;

- pietà, la pietà è il comportamento di chi non arreca più un danno all'altro nonostante abbia maturato un desiderio di offesa o vendetta a causa dell'empatia che prova per gli altri;

- misericordia, si parla di misericordia quando il conflitto precedente fra desiderio di punire/vendicarsi viene sopraffatto dalla compassione e di fatto si perdona l'altro senza che ci siano ripercussioni.

La compassione può dar luogo ad una serie di azioni tese ad aiutare chi soffre, azioni che vengono definite compatire. 

La misericordia oggi può apparire qualcosa di comune ma se ci immergiamo nei secoli passati quando la legge non era quella di oggi e dove le persone nella loro ignoranza erano più violente e più propense a prendersela (un po' come gli animali) fa capire come il riuscire a far provare misericordia a qualcuno poteva fare la differenza fra vivere o morire, fra rimanere integrati in un gruppo o meno, fra risolvere dissidi o meno.

Non è un caso per l'AB che la stessa religione cristiana si sia basata in modo significativo su temi quali avere pietà, provare misericordia, fare una lunga serie di racconti mirati a commiserare e coltivare la compassione delle persone. Questo ha avuto un ruolo decisivo nel diminuire la "violenza fisica della popolazione" al punto che se prima la gente andava contenta a guardare la gente uccidersi e morire al colossero dopo solo alcuni secoli di cristianizzazione questo è stato chiuso ed usato come deposito.

Il problema è che questa visione compassionevole o ipercompassionevole a seconda dei punti di vista potrebbe aver risolto il problema della violenza e averne causato un altro, quello del buonismo.

 

Da integrare:

A livello inconscio e biologico questo meccanismo si è sviluppato per garantire maggiore probabilità di sopravvivenza all'uomo come branco, come gruppo. L'essere umano così come ogni essere vivente è predisposto alla competizione, alla dominanza, alla rabbia e al combattimento, con l'unica differenza che l'uomo possiede lo strumento più letale che la natura abbia mai prodotto ovvero l'intelletto sviluppato. Questa empatia, specialmente sul versante sofferenza, ha garantito maggiore possibilità di sopravvivenza al gruppo dato che una persona per quanto potesse essere arrabbiata ed in fase violenta/vendicativa, si asteneva dall'infliggere enorme dolore o ferite mortali verso i suoi simili proprio perché veniva bloccato da questa componente che gli faceva provare quello stesso dolore che infliggeva, un'emozione che spinge alla collaborazione, all'aiuto reciproco, aumentando a livello emotivo le probabilità di sopravvivere come gruppo.

Il comportamento più diffuso in seguito alla compassione è probabilmente quello che si può definire come "reazione di aiuto" dove la persona proprio perché vede qualcuno che soffre, proprio ci si immedesima viene motivato ad aiutare quella persona così che lei stessa si possa liberare di quell'emozione negativa, ricordandoci come l'essere umano agisca comunque perché motivato. 

La compassione aiuta gli animali o qualsiasi essere dotato di uno scarso livello di razionalità e coscienza , a frenare i loro impulsi o pensieri socialmente distruttivi (vedasi la sociopatia descritta in psichiatria). Se ad una persona consapevole e saggia venisse tolta la compassione resterebbe comunque l'empatia, resterebbe una persona lucida e razionale che non danneggerebbe comunque il prossimo o comunque lo farebbe in maniera significativamente minore.

 

 

ultima modifica il: 26-03-2019 - 14:27:25
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