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- Perdono -
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Cos'è il perdono?

Si definisce perdono quel fenomeno in cui un soggetto sceglie di non vendicarsi in quanto percepisce più conveniente, in un'ottica di obbiettivi e conseguenze, non che procedere nel continuare a reagire a quello che si crede un torto o un'offesa ricevuta.

Il soggetto accetta ciò che ha subito perché si svincola dal presente ma pensa al suo futuro e i suoi obbiettivi.

Prima di proseguire è necessario brevemente riepilogare cosa sia la vendetta, si definisce vendetta quel sentimento che nasce dal voler danneggiare qualcosa che ci ha danneggiato a sua volta per tre motivi prevalentemente:

- orgoglio, se non si danneggia anche l'altro, questo sarà superiore, godrà della sua vittoria e della nostra sconfitta;

- reputazione, se non si reagisce gli altri ci giudicheranno deboli, inferiori, modificando il loro giudizio;

- punizione, ridanneggiando a nostra volta lo si disincentiva a rifarlo nuovamente, un modo per fare in modo che non accada più ed è anche un monito per eventuali osservatori.

La vendetta al contrario di quello che si pensa non è stupida, fino a quando la si analizza solo nel momento presente le persone agiscono in modo intelligente vendicandosi.

La vendetta potrebbe essere stupida quando si considera anche la variabile "conseguenze della vendetta" ed è infatti da qui che nasce il concetto di un possibile perdono.

Cosa accade? Che la persona sebbene possa essere motivata a vendicarsi nel presente, nel momento in cui pensa a cosa succederà dopo la sua vendetta potrebbe scegliere di perdonare piuttosto che di vendicarsi.

Il perdono avviene per tre motivi:

- perdono parzialmente conveniente, il soggetto si rende conto che vendicarsi non porrebbe fine al ciclo di offese, quindi perdonando l'altro e rendendo chiaro questo fenomeno preferisce una strada che abbia meno conseguenze future, cosa comunque difficile da fare per un orgoglioso o per chi tiene alla reputazione e sa che gli osservatori non vedono positivamente una persona che perdona;

- perdono strategico, il soggetto vede nel perdono la scelta migliore in quel contesto, senza alcun contro. Ad esempio quando, al contrario del punto precedente, perdonare verrebbe visto anche come un atto di superiorità, approvato dagli altri e farebbe vincere una contesa;

- perdono condizionato, il soggetto per educazione è stato portato a vedere il perdono come qualcosa da seguire sempre e la vendetta da non seguire mai, lo vive come un senso di colpa inconscio e quindi anche se desidera vendicarsi sente questo conflitto interno a non farlo, specialmente se pensa di poter essere scoperto da quelle autorità che l'hanno condizionato e di cui teme il giudizio. Il soggetto sente a livello inconscio delle conseguenze negative perché è stato punito ed è stato portato a credere che se si comporta così verrà punito, allo stesso modi di come verrà punito se non perdona espressamente l'altro.

 

 

Il primo punto ci fa comprendere come una persona, sebbene possa percepire conveniente perdonare, possa per una questione di sensibilità all'orgoglio non farlo comunque, o possa non farlo perché essendo sensibile al giudizio essendo circondata da persone "vendicative" non vuole passare per debole o disapprovata perché perdona.

Il primo punto aiuta a buttarsi tutto alle spalle, aiuta ad elaborare ciò che è accaduto anche senza la vendetta, il secondo punto si potrebbe vedere come una risoluzione completa mentre il terzo punto ci fa comprendere come il soggetto anche se ha perdonato, di fatto dentro di sé continua a soffrire e probabilmente ci metterà tempo per elaborare ciò che è accaduto.

Questi tre punti ci fanno comprendere come il perdono in realtà abbia sfumature diverse, solo nel secondo caso è qualcosa di realmente sentito, negli altri due invece è parzialmente sofferto, viene visto in modo conflittuale e il soggetto non è realmente libero da emozioni negative le quali andranno poi comunque elaborate (si legga elaborazione per approfondire).

Così come è un'illusione la visione di una persona "santa" che perdona perché è buona, non c'è nessun santo, colui che perdona senza alcun conflitto interno è perché ne percepisce il guadagno, sa che perdonano vince e non perde, sa che perdonando ne ha solo da guadagnare specialmente se fa in modo di preparare il terreno e far accadere questa "vittoria perdonando".

Cosa si intende per preparare il terrore e far vincere perdonando? Si intende il fatto che il soggetto tramite ciò che dice, i fatti che racconta, favorisce negli eventuali ascoltatori concetti come "io perdono perché sono superiore" senza che possa invece accadere il "sta perdonando perché ha paura di una ritorsione".

Quindi di fatto il soggetto altro non fa che far ricorso all'oratoria o ad una serie di azioni che creano il terreno e la situazione per cui il perdono non sia solo parzialmente conveniente, ma totalmente conveniente facendolo apparire al tempo stesso uno che perdona e che vince perdonando e che viene approvato perché perdona.

Detto in altri termini è possibile, per chi sa come fare, passare dallo scenario di "perdono con compromessi" a "perdone senza compromessi ma uscendone completamente vittorioso e avendone solo vantaggi".

 

Il simbolismo del perdono e la differenza con il sopportare

Affinché si tratti di perdono è necessario che il soggetto dica al soggetto interessato ed altri presenti di perdonare, generando quindi un'intenzione che favorirà la scelta presa, dirlo infatti crea numerose motivazioni in quanto poi il soggetto se si vendica apparirà come un codardo, un bugiardo, ponendo quindi una serie di rinforzi emotivi alla scelta presa per il giudizio negativo che ne deriverebbe.

Quando una persona ha intenzione di vendicarsi ma non lo fa per diversi motivi e non dice niente a nessuno non si può parlre di perdono anche se il fenomeno è di fatto simile a quello descritto nell'articolo.

Quindi quando una persona non si vendica perché ha paura delle conseguenze, non c'entra nulla con il perdono, è solo un soggetto che non agisce perché inibito da altro, una persona che coverà vendetta per diverso tempo e nient'altro.

 

 

 

 

DA RIVEDERE

 

Perdono vuol dire cessare l'attività di risentimento, cioè si può perdonare solo dopo che sia scattato il risentimento, altrimenti si parla di pazienza per chi cerca di fermare la propria intolleranza ancor prima che evolva in qualcosa.

Quali sono le motivazioni al perdono? Diverse, l'AB ne trova cinque fra le principali:

- indulgenza, si vede nell'altro qualcosa che trasmette l'idea di aver "pagato" e quindi di conseguenza il soggetto accetta la situazione senza problemi;

- convenienza, il soggetto si rende conto che questa situazione di risentimento lo sta logorando e non conviene tentare di cambiare qualcosa che non accetta se questo è il prezzo e consapevole di questo trova la motivazione e il modo per accettare e metterci una pietra sopra;

- cessazione dell'astio, detto anche effetto tempo, il soggetto perdona semplicemente perché non prova più risentimento in quanto l'evento che non ha accettato inizia ad essere distante nello spazio e nel tempo;

- emozioni positive nel perdonare, il soggetto è motivato perché perdonare produrrebbe emozioni positive l'esempio lampante lo troviamo nell'istrietismo, il soggetto si rende conto che perdonare farebbe si che le perosne intorno a lui approvino tale scelta. Un altro esempio lampante lo troviamo nell'elaborazione e nella percezione per dominanza. Il soggetto, complice anche il contesto, si rende conto che perdonare lo farebbe sentire e passare per cui che è superiore, almeno psicologicamente e quindi questo lo motiva più facilmente al perdono.

 

Il perdono quindi è il fenomeno opposto del rancore, si parla di rancore quando il fenomeno dell'astio o della pazienza (astio rimandato) perdura nel tempo, si parla di perdono quando il soggetto interrompe questo ciclo senza che abbia realmente risolto la causa scatentante ma ci mette comunque una "pietra sopra" come si direbbe nel gergo comune.

 

 

 

Affinché si parli di perdono è necessario che il soggetto si ritrovi in uno stato descrivibile in tre punto:

- primo punto, abbia avuto una reazione d'astio o comunque intensioni avverse;

- secondo punto, per diversi motivi le motivazioni che hanno spinto all'avversione sono diminuite, terminate o superate da altre emozioni;

- non c'è stata alcuna sopportazione o tolleranza, semplicemente l'evento iniziale di intolleranza è rimasto solo che per diversi motivi non è più rilevante e il soggetto riesce a buttarsi questa cosa alle spalle mettendo fine al rancore o all'astio.

 

Per la stessa logica per cui ci sono motivazioni a perdonare e terminare l'astio ci sono personalità che hanno motivazioni a continuare a portare astio nel tempo andando perfino ad annullare l'effetto tempo.

 

Se la persona accetta l'altro senza avere alcuna reazione, una sorta di perdono immediato, non si tratta del fenomeno del perdono ma di

 

Il perdono va distinto dal fenomeno che si potrebbe definire "finto perdono" in cui le persone utilizzando il meccanismo della rimozione, della distrazione e dell'autoconvincimento in pratica non pensano e dimenticano l'evento non accettato e di fatto lo rendono come se non fosse mai accaduto. Il rischio del finto perdono è che ciclicamente capiteranno eventi che riporteranno alla memoria l'accaduto e la persona si ritroverà a ricovare rancore e manifestare conflitti per qualcosa che di fatto non hai mai realmente perdonato.

 

Chiedere perdono vuol dire confermare le accuse ricevute o la responsabilità in atto verso qualcuno che potrebbe errersi risentito o offeso.

ultima modifica il: 04-11-2017 - 17:02:15
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