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Cosa è un delirio?

Si definisce delirio una visione distorta progressiva, cioè che si basa su una serie di pensieri distorti di base su cui il soggetto è iniziato a pensare allontanandosi sempre più dalla realtà.

Per comprendere il concetto di delirio è necessario prima possedere quello di distorsione, immaginiamo di essere bambini e di stare ascoltando un nostro genitore, questo genitore ci dice "ogni persona che dice le parolaccie è automaticamente stupida".

Questa credenza è distorta perché è fallace, dire parolaccie rende una persona volgare e non stupida. Questa credenza distorta, se posseduta dal soggetto, lo allontanerà dal comprendere ad esempio uno scenario nella realtà bollando erroneamente qualcuno come stupido solo perché ha detto una parolaccia.

Ora immaginate questo processo in prospettiva, il genitore che dice tante altre credenze erronee al figlio, che vengono prese per vere, immaginate il soggetto che poi nella sua vita sulla base di queste credenze ne svilupperà altre sbagliate, crede tante cose che non sono reali.

Questo lo allontanerà sempre più dalla realtà, questo allontamento progressivo finirà per sfociare un giorno nel delirio, cioè si ascolterà una persona e sarà così evidente che ciò che dice è lontano dalla realtà, c'è una distorsione "massiccia", al punto che il soggetto perde il contatto stesso con la realtà, ne vede una alternativa e che esiste solo nella sua mente.

Quando si parla di delirio? Quando la visione è talmente distorta da essere infefficace, gli errori accumulati sono talmente tanti, che il soggetto quando pianfica un'azione, prende scelte, quando agisce il suo risultato spazia dall'essere inefficace all'essere disfunzionale.

La probabilità di sviluppare un disturbo a causa del proprio delirio è praticamente certa perché il soggetto non riesce più a raggiungere i propri obiettivi, vive e agisce in una realtà che vede troppo diversa da quella che è realmente.

Il soggetto delirante non si rende conto del suo delirio, in alcuni casi può intuire che è talmente fuori dal mondo che forse c'è qualcosa che non va in lui, ma non riesce a vedere le sue credenze difettose, a svolgere una metacognizione efficace.

In alcuni casi il delirio è talmente esteso che il soggetto incolpa i dei, incolpa la realtà stessa di essere sbagliata, perso ormai nei meandri della sua mente e della realtà distorta che percepisce.

La terapia cognitivo comportamentale si basa proprio sull'aiutare i soggetti deliranti a trovare il percorso per guardare meglio la realtà.

Il delirio proprio per la sua natura è altamente difficile da sradicare, credenze su credenze distorte, illusione di possedere la realtà, il soggetto ha presunto e dato elementi per veri solo perché sono stati processati con altrettanto credenze distorte.

Quando un soggetto è delirante e ascoltiamo un suo prodotto distorto, quella distorsione si può vedere come la punta di un iceberg, dove c'è un mondo sommerso che lo sorregge, un passato di deduzioni e credenze distorte utilizzate..

 

 

Il soggetto delirante non possiede una mentalità scientifica, se ce l'avesse non sarebbe mai arrivato a quel punto. Il soggetto che presenta una visione delirante non è quindi in grado di comprendere il concetto di validità ed è per questo che è così convinto, illudendosi che delle precedenti distorsioni abbiano dimostrato chissà cosa, quando l'hanno solo fatto affondare ancora di più.

 

 

 

 

 Deliri culturali, quelli provenienti dalla religione ad esempio. Il delirio adattativo, essere religiosi in una comunità di religiosi ti fa adattare, ti fa integrare, sembra assurdo ma è così. 

 

Qual è la convenienza nel parlare di delirio piuttosto che di percezione distorta, di fallacie o di illusioni? Che il delirio aiuta a capire come una specifica distorsione possa radicarsi e quindi essere difficile da eliminare ma sopratutto che diventa un nucleo che causa una serie di conseguenze. Ad esempio un soggetto che è arrivato a credere che tutti gli altri lo odino e da questo allontanare tutti oltre che parlare di una percezione distorta generale si può evidenziare questo particolare nucleo come un delirio, specialmente se si evidenziano le radici che lo generano, le varie fallacie e le altre illusioni che l'hanno portato a partorirlo.

Il delirio in parte ci suggerisce anche la soluzione non facile ovvero quella di eliminare prima radice per radice (in alcuni casi una radice potrebbe essere un altro delirio e quindi rendere tutto più complesso) e quindi fare in modo che la persona stessa eliminando illusioni e fallacie alla base elimini di conseguenza un delirio che invece fino a quando si affronta direttamente non si ottiene nulla in quanto secondo la visione del singolo quella è "la realtà".

 

Esempio di delirio:

Da 4 anni ho una paura assurda, forse ridicola, eppure testarda e indomabile. Ho il pensiero ossessivo che qualcuno mi legga nel pensiero e ciò condiziona la mia vita.
4 anni fa andavo a scuola serale, ero al 4 anno. Il primo giorno di scuola, nel viaggio di nadata ero in ansia. In classe ho iniziato ad avere questo pensiero accompagnato da fortissima ansia. Da lì è stata la fine.

Finchè non ho preso il diploma e sono stata in quella classe credevo che una mia compagna, animata da invidia,mi leggesse nel pensiero per farmi del male. A scuola anche a casa, anche a chilometri di distanza.
Addirittura "leggeva" le immagini che attraverso i miei occhi entravano nella mia mente e, in una "finestra" dentro la sua mente questa mia compagna "vedeva" cioè che io vedevo con gli occhi, come una telecamera o una visione. Quindi casa mia, il mio pranzo, il mio cesso, io che facevo la doccia, le parti del mio corpo che guardavo, tutto entrava nella sua mente, tipo "passaggio dati scannerizzati".
Per dirvi la gravità, ero arrivata a lavarmi guardando altrove e guardandomi allo specchio solo per pettinarmi. Mi vergognavo molto se litigavo con mia mamma o se ascoltavo musica perchè in quel momento provavo emozioni. Mi vergognavo di provarle perchè questa mia compagna le sentiva.

Dopo un anno di questo pensiero ossessivo ero mentalmente sfibrata, a scuola rendevo sempre meno, non mi riconoscevo più, offuscavo le mie emozioni, non usavo la fantasia, evitavo tutto ciò che poteva provocarmi emozioni, non guardavo la mia immagine, mi vergognavo dei miei 5 sensi perchè questa tipa li percepiva.
Ho provato a cercare uno psicologo ma anche al consultorio c'era da pagare e io non dicevo nulla ai miei di questo pensiero.
Ho fatto la patente con questo pensiero (mi vergognavo di ogni errore ed ero concentrata sull' "offuscare" tutte le mie sensazioni e le mie emozioni. Figuratevi come pensavo a guidare!) e anche l'esame di maturità.

Poi sono stata a casa a cercar lavoro e si è un po' acquietato. Però ho poi cambiato persona: poi è stata una mia amica, poi un'altra.
A questo si è aggiunta la paura che gli altri sentano le mie emozioni.
Ma soprattutto che gli altri mi trasmettano le loro fino a sostituirle alle mie.

Mi sentivo invasa dalla persona imputata di leggere nel mio pensiero o di trasmettermi le sue emozioni.
Ogni volta che entravo in un ambiente sociale trovavo una persona che era in grado di farmi questo perchè dotata di capacità extrasensoriali segrete. Oppure era un angelo camuffato o un alieno. E continuava anche a casa, influenzando la mia vita privata. Mi sentivo trasparente, come un libro aperto. Diventava una tortura per me.
LO vivevo come una violenza: questa persona si prendeva il diritto di frugare dentro la mia anima. 

Col tempo è diminuito ma è rimasto.
Ora non è più come se una persona lo facesse apposta, per invidia di come penso e quindi per distruggermi. Ora capita per trasmissione telepatica occasionale: io e questa persona siamo affini mentalmente, oppure legati emotivamente e ciò facilita la telepatia. Magari ci pensiamo a vicenda nello stesso momento o pensiamo la stessa cosa e questo mi espone al rischio che i miei pensieri vengano percepiti.

Poi cè il problema che siano gli altri a trasmettere i loro sentimenti a me. Ho un'amica che quando è tesa io lo sento benissimo, Solo che poi tutta la sua ansia la assorbo io e poi sto male.
Stasera è il suo primo giorno di lavoro, ha iniziato alle sette. Oggi ci siamo viste e mi ha detto di essere spaventata.
Io dalle sei e mezza ho percepito un pugno nello stomaco che si faceva sempre più forte col tempo e si è sciolto poco fa. Sono sicura che è la sua ansia, la sto percependo a qualche kilomentro di distanza!

Molti dicono che la telepatia esiste e che si manifesta in piccole cose del quotidiano. Per esempio, pensare di telefonare a qualcuno e ricevere una sua chiamata poco prima che ci decidessimo a farlo noi, oppure suona il telefono e sappiamo già chi è...
Sono sciocchezze ma io le amplifico pensando che possano leggermi nel pensiero e questo mi sta impedendo di vivere!"

 

 

ultima modifica il: 02-04-2019 - 13:10:36
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