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- Ottimismo -
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"L'ottimista è colui che vede il presente ma si concentra sul futuro"

Cos'è l'ottimismo?

Si definisce ottimismo quel modo di affrontare gli obbiettivi e la vita in generale guardando a se stessi come un sistema dinamico e non statico, il soggetto non cade nella trappola mentale del "non so farlo e quindi non potrà farlo mai" oppure "sono così e quindi io non posso fare o avere questo" ma pensa in termini di "anche se ora non so farlo posso cambiare, posso diventare una persona che sa farlo", una persona ottimista è colei che pensa "anche se ora fallissi, troverei il mondo di capire l'errore e sviluppare le abilità che mancano per riuscirci".

Parlando in termini tecnici l'ottimismo nasce dallo sviluppo di tre caratteristiche di personalità:

- senso di agenticità, io posso cambiare le cose;

- autostima dinamica, io posso imparare per cambiare le cose;

- pazienza, io posso agire per cambiare le cose nonostante possa essere necessario attendere mesi o anni.

La pazienza è fondamentale nel percorso di cambiamento, non si può cambiare se il soggetto cerca sempre e solo soluzioni immediate, ricerca il tutto e subito.

Facciamo un esempio, un soggetto si guarda allo specchio e vede un fisico trasandato, sedentario, ha un'autostima dinamica e capisce che può migliorarlo in modo significativo, ora però arriva il problema, cambiare questo fisico vuol dire investire mesi e anni in palestra, miglioramente dell'alimentazione, sport, non è una cosa che si può ottenere con una pillola magica o con una sola seduta.

Solo una persona che ha la pazienza di fare questo percorso, che riesce a creare un'abitudine, ad essere motivo e costruire giorno per giorno arriverà all'obiettivo che è lontano nel tempo.

 

In sintesi la persona ottimista sa che investendo tempo e risorse può raggiungere ogni cosa, ma poterlo fare non vuol dire sempre che conviene farlo, il punto della questione è infatti "quanto mi costa?" ed è qui che entra in gioco il concetto di fattibilità.

Questo cosa vuol dire? Che se anche tutto è possibile il soggetto potrebbe chiedersi "quanto tempo mi ci vuole per farlo?" e in un secondo momento "mi conviene?" questo porterà il soggetto a chiedersi se sia meglio cambiare obbiettivo e lasciar perdere quello anche se virtualmente era realizzabile.

L'ottimismo non è un cieco "farò tutto perché posso farlo" ma un "so che posso fare tutto ma so anche che qualcosa forse non mi conviene farla per quanto tempo ed energie mi costerebbe".

 

Esiste anche il falso ottimismo ovvero "tutto andrà bene" come se fosse automatico e scontato, ma non è così, l'ottimismo necessita di azione e costanza, è necessario che il soggetto abbia una personalità in grado di compiere questo percorso sia in termini di abilità di base che di motivazione senza limitarsi ad un generica aspettativa che le cose miglioreranno da sé (si legga consistenza).

Questo spiegherebbe perché l'affermazione "è ottimistico" abbia una sfumatura negativa, perché sebbene sia possibile le persone si dimenticano di fare i conti con il concetto di fattibilità e la convenienza di tale obbiettivo o di fare i conti che le cose non andranno bene a priori, farsi il mazzo cambia le cose e non tutti sono disposti a farlo o in grado di farlo.

 

 

Quando una persona si pone un obbiettivo, ha tre modi di vederlo:

- disfattista, il soggetto non è propriamente pessimista ma usa la fallacia cattivista (si concentra sulle cose negative) per giustificare la sua inazione, il fatto che non si può fare, non conviene farlo, etc... Il disfattista quindi tenderà a fare critiche non perché desidera cambiare le cose (infatti non propone alternative) ma solo per autoconvincersi e giustificare il fatto che se ci ha provato è normale che abbia fallito o che è normale non provarci nemmeno in quelle condizione, come se volesse cercare di convincere se stessi e gli altri che non si può fare nulla, che è la realtà ad essere sbagliata e immodificabile, che è giusto non fare niente e piombare in una rassegnata inazione, il comodo "è impossibile" o "non c'è nulla che si possa fare";

- ottimista (autoefficacia dinamica), la persona sa che può fare qualsiasi cosa se ha a disposizione sufficiente tempo, risorse e motivazione;

- pessimista (autoefficacia statica), il soggetto si convince che una cosa non si può fare perché non è in grado di farla o non è in grado di superare e affrontare gli obiettivi posti, la sua previsione è che lui non può fare e non potrà mai farlo. Si differenzia dal disfattista perché si rende conto che comunque il tutto è nelle sue mani, ma al tempo stesso crede di non poterlo fare.

 

L'ottimismo si basa sullo sviluppo di specifiche credenze e caratteristiche di personalità:

- la prima è l'accettazione del fallimento e degli errori, sebbene questo argomento possa sembrare scontato non lo è perché alcune persone ad esempio per paura del giudizio degli altri, delle conseguenze di errori potrebbero non poter mai attuare questo percorso inibite dall'idea di poter fare errori, di fare questo percorso di crescita. Diventa necessario sviluppare il coraggio o l'impavidità di affrontare il giudizio degli altri, il fallimento, l'errore e il mostrarsi inabili per alcune persone non è solo un'esperienza personale ma anche sociale, temono il giudizio degli altri, fino aq uando il soggetto non trova il modo di disinibirsi in questo frangente difficilmente potrà avere un comportamento ottimista, anche nel profondo lo comprende e lo vorrebbe applicare.;

- la seconda è la sagacia, il soggetto sa come muoversi su ogni cosa che non sa, sa dove partire e cosa fare per imparare tutto ciò che al momento non sa, anche senza che nessuno lo aiuti. La sagacia si definisce tecnicamente come l'intelligenza fluida, tutto ciò che dà modo al soggetto di muoversi per sviluppare le abilità che mancano, senza la sagacia il soggetto non riuscirebbe ad avere un'autoefficacia dinamica anche se tecnicamente sa che è possibile; 

- la terza è l'apertura mentale, necessaria affinché si possa essere creativi, cioè al guardare fuori e non dentro. L'ottimismo si basa sul fatto che a volte ciò che abbiamo dentro non basta, una persona chiusa mentalmente che non guarda altrove, che non si lascia influenzare e arricchire potrebbe "girare a vuoto" cioè continuare a fornire soluzioni e seguire strade attinte da informazioni interiori che sono insufficienti;

- la quarta è la tenacia, il soggetto tenace è colui in grado di resistere all'impulso che lo spinge a lasciar perdere o procrastinare, ogni percorso può procurare emozioni negative, specialmente se è necessario fare un eccessivo ricordo alla sagacia, se è pieno di problemi non lineari, di ostacoli, di continui fallimenti. Il soggetto tenace è colui che con pazienza riesce a regolare quell'impulso che lo spinge a mollare, non procrastinando, non fermandosi, non arrendendosi. La tenacia non è solo questione di motivazione, si può essere anche altamente motivati, ma a volte l'impulso a cercare una gratificazione immediata o ad evitare qualcosa che è "pesante" può essere altrettanto intenso e solo una persona tenace è in grado di resistergli.

 

 

Questi punti ci fanno capire come l'ottimismo necessiti di una personalità specifica per poter esistere, non solo forma mentis ma anche abilità, come nel caso del secondo punto, in cui senza l'essere sagaci, senza avere quel metodo di approccio agli ostacoli, il soggetto rischia di fermarsi o di non partire affatto perché di fronte al "e ora che faccio? Da dove comincio?".

 

 

Il limite dell'ottimismo

L'ottimismo non ha limiti virtualmente, in termine di potenza, di creare o raggiunge, ma potrebbe averli nel momento in cui ci si pone obiettivi come il cambiare qualcosa del passato, obiettivi che non seguono la logica della realtà. L'ottimismo necessita di una comprensione della realtà e di conseguenza obiettivi che nella loro idea siano realizzabili, in senso stretto.

 

L'ottimismo produce un senso di speranza, l'ottimista sa che in ogni situazione è possibile farcela, alcune sono più facili di altre, altre difficilissime, l'ottimista ha quasi sempre speranza ma al tempo stesso rimane ancorato alla fattibilità. 

L'essere consapevole che dandosi da fare, crescere, fare tentativi, studiare, solo così si può arrivare all'obbiettivo, cadendo e rialzandosi, capendo che l'errore non è il simbolo dell'incapacità definitiva ma il mezzo per crescere.

L'ottimista necessita di realismo, cioè di avere quanta più conoscenza possibile sulla propria condizione attuale per rendersi conto del percorso di cambiamento e crescita da fare, l'ottimista è profondamente realista sulla sua condizione presente, guardando anche tutto quello che non va, perché solo così può cambiarlo nel futuro. 

Il realismo è uno stato presente, ci sono soggetti realisti pessimisti e soggetti realisti pessimisti, capire perfettamente il presente non garantisce che la persona si renda conto che può cambiarlo.

L'ottimismo viene associato erroneamente al "guardare le cose positive" (quello è il buonismo) ma è tutto l'opposto , l'ottimista  si concentra su tutto, anche quello che non va per intervenire e cambiare le cose in meglio.

 

 

L'ottimista potrebbe essere definito con questa triade:

- resistenza, a tutte le difficoltà, ostacoli che capitano;

- insistenza, nonostante tutte le volte che si agirà in modo inefficace e si fallirà;

- persistenza, rimanere focalizzati sull'obiettivo sapendo di potercela fare e che la strada c'è anche se non fosse ancora chiara.

 

Un'ottimista può cambiare idea ma se lo fa è perché si è reso conto che non è fattibile come pensava e che forse sarebbe meglio puntare altro. La differenza fra pessimismo e "ottimismo arreso" è che nel primo caso il soggetto pensa non si possa fare mentre nell'altro che non convenga nonostante si possa fare.

 

L'ottimista a metà, o ottimismo inefficace.

Questa condizione si presenta quando il soggetto non è sagace o non ha apertura mentale. Solitamente un soggetto sagace necessariamente ha apertura mentale, sa dove andare a cercare e cosa fare per arrivare a sviluppare ciò che al momento gli manca.

 

Il falso ottimismo. Ottimismo non è fare cose a caso sperando che funzionino, il percorso dell'ottimista è di crescita, autoanalisi, miglioramento, costruzione, pensare a quello che ancora non si è pensato. Un neolaureato che si limita a mandare curriculum sperando di essere assunto, non può essere definito un'ottimista, al più una persona con molta speranza e un minimo di attività e nient'altro.

 

Attenzione a non confondere il fenomeno dell'ottimismo con le previsioni in generale riguardo al futuro. La realtà è una sola e noi possiamo cambiarla in qualche nel lungo periodo, possiamo regolarla, ma la realtà resta quella e solo non facendo errori di previsione possiamo percepirla, una persona che guarda al futuro e prevede un evento negativo non è pessimista, è solo quello che secondo i suoi calcoli accadrà e se i calcoli sono errati prevederà qualcosa che in realtà non accadrà. 

 

(- pazienza, il soggetto sviluppa l'abilità di costruire abitudini e di motivarsi per raggiungere obiettivi lontani, riescendo tramite un sistema di piccolgratificazioni nel presente ad agire per un futuro lontano anche se non può ancora trarne pieno giovamento nel presente. La pezienza è importante per non fermarsi, per riuscire a portare avanti obiettivi a lungo termine, anche quando mancano anni;)

ultima modifica il: 08-10-2020 - 14:02:13
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