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- Reattività -
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Cos'è la reattività?

Per reattività si intende quel particolare fenomeno che hanno le persone quando hanno una situazione da sopportare in cui non si limitano solo a questa attività ma tentano di cambiarla per fare in modo che in un futuro più o meno lontano non ci sia più nulla da sopportare.

 

FINO A QUI

non solo che il soggetto reagisce a questa sofferenza per tentare di eliminarla ma anche quanto tempo ci impiega per intervenire. Il termine è di origine ingegneristica ed è stata una scelta "infelice" in quanto questo fenomeno a livello metaforico è vicino alla sopportazione e non all'affrontare e gestire un problema per risolverlo.

È necessario quindi fare attenzione e non confondersi, specialmente se si conosce il concetto ingegneristico di resilienza,la resilienza sotto un profilo fisico ci dice che un oggetto resiste e non si spezza, ma la resilienza in ambito psicologico sottolinea il ruolo attivo del soggetto nei confronti del problema e non quello passivo.

La resilienza descrive quelle persone che si danno da fare affinché il problema sparisca o per lo meno diminuisca. Invece di parlare di resilienza conviene parlare di reattività, questo termine aiuta a capire meglio il fenomeno sia in termini temporali ma sia in termini risolutivi in quanto si parla di reazione, cioè un'agire del soggetto.

La reazione scatta in seguito ad una situazione sofferente non più gradita e che desidera essere cambiata. Per resilienza si intende una reattività efficace, perché quando non è efficace si parla di ossessione in cui il soggetto tenda di reagire non non riuscendo scivola in un circolo infinito dove tenta, fallisce, tenta, fallisce, tenta fallisce.

La resilienza invece descrive il fenomeno efficace dove il soggetto con una progressione quasi lineare raggiunge l'obbiettivo che si è posto.

Da un altro punto di vista si potrebbe quasi osservare come un soggetto resiliente sia comunque a rischio ossessione in quanto essendo "abituato" a risolve nei casi in cui non riesce finirà per scivolare in un circolo ossessivo proprio perché la suap personalità è orientata a risolvere e non ad esempio alla rassegnazione.

 

Un soggetto di fronte alla sofferenza ha tre opzioni:

- non fare nulla, di solito sono persone che ancora sviluppato un risentimento verso qualcosa che non desiderano più avere e hanno ancora una visione di normalità nei confronti di quella situazione sofferente;

- sopportarla, andare avanti e non lasciarsi influenzare dalle emozioni e al tempo stesso non risolverle

- combatterla ed eliminarla alla radice, la persona va avanti non perché sopporta ma perché elimina ciò che le genera quella sofferenza senza che sia costretto a piegarsi ad essa. 

 

Ed è nel combattere che si manifesta come già detto il dualismo ossessione (combattimento inefficace) resilienza (combattimento efficace). Lasciamo perdere per un attimo questo dualismo e focalizziamoci solo sulla resilienza facendo un esempio pratico sulle tre opzioni citate, immaginiamo una persona sociofobica, nel primo caso la persona nonostante soffre ancora non sviluppa un risentimento per tale situazione e la percepisce come normale quindi una persona che manifesta un profilo evitante e niente più, nel secondo caso troviamo il profilo del timido ovvero di una persona che soffre ma con grinta vince quella sofferenza e se la tiene dentro sopportandola e continuando ad interagire con il sociale, mentre il resiliente è colui che non solo continua ad immergersi nella società ma attua reattivamente un cambiamento profondo (anche con l'aiuto di qualcuno) per far si che non sia più sociofobico.

La resilienza quindi si basa su due fattori:

- il primo è di azione, la persona non si lascia fermare come se stesse sopportando (e probabilmente all'inizio è necessario sopportare);

- il secondo di cambiamento, la persona pianifica un piano d'azione immediato dove la persona invece di tenersi tutto dentro e andare avanti finché ce la fa si rende conto che è necessario anche appartare un cambiamento alla sua persona.

 

La resilienza va vista come un metodo e una consapevolezza di un soggetto che compie la scelta migliore per sé, in quanto con la sola sopportazione non c'è futuro o se c'è è precario.

La resilienza nel dettaglio come si svolge? Difficile rispondere a questa domanda in quanto le strade del cambiamento sono praticamente infinite se si sa cosa fare e dove andare, le persone resilienti sono quelle che seguono la logica di crescita personale e quindi applicano una generale messa in discussione in cui aggiungono un lento e progressivo miglioramento. 

La resilienza può essere potenziata e velocizzata rivolgendosi ad una persona che aiuti e sostenga in questo percorso, le fondamenta della resilienza sono il desiderio di agire, combattere e cambiare e non sta scritto da nessuna parte che una persona debba farlo da solo.

 

conviene parlare di resilienza emotiva? No in quanto un soggetto resiliente non punta alla sopportazione ma punta al cambiamento, al risolvere le sue fragilità di personalità.

 

 

L'AB utilizza questo articolo anche come pagina di disambiguazione per fare chiarezza con altri fenomeni simili:

- sopportazione, la sopportazione riguarda una scelta che il soggetto compie nei confronti di una sofferenza che gli suggerisce di interrompere un'attività, sopportare vuol dire andare avanti nonostante questa spinta emotiva a smettere;

- pazienza, riguarda il fenomeno dell'intolleranza dove il soggetto stoicamente fa in modo che ciò che non accetta evolva in reazioni comportamentali (insofferenza);

- resilienza, il soggetto si attiva per cambiare gli eventi negativi, quando questi sopraggiungono non si lascia spezzare ma investe per "spezzare loro" e ritornare ad uno stato di serenità.

 

 

FINO A QUI

 

Hai due possibilità prevenire gli eventi negativi o resistere (quando previeni la maggior parte dei problemi, quei pochi che capitano non ti pesano, la resilienza è qualcosa che diventa necessaria quando si hanno continui problemi, alcuni anche di una intensità rilevante).

Quando si studia la crescita personale, una metafora che viene utilizzata spesso è quella della resilienza fisica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza_(ingegneria)

 

La resilienza fisica è una capacità fisica che alcuni materiali hanno, cioè di piegarsi ma non spezzarsi.

Da qui la traslazione nel campo esistenziale "io mi piego ma non mi spezzo" come a dire "posso avere delle difficoltà per un po' ma comunque non mi fermo o non mi arrendo".

Traslando nel piano dello stress si potrebbe dire che una persona resiliente è una persona che investe per aumentare la sua soglia di sopportazione e quindi aumentare le probabilità che regga il carico di sofferenza e non crolli.

 

La resilienza è un concetto che va ad intersecarsi con quello di stress e non con quello inerente ai fenomeni depressivi/demotivazionali.

Detto in altre parole si resiste quando la persona non ha problemi a livello esistenziale sul versante desiderio, sul versante del fare ed avere, una persona che probabilmente si sente anche appagata, è una persona che ha problemi nel contorto, si ritrova una serie di conseguenze causate da errori che fa o che non si accorge di fare, una serie di conseguenze da pagare per scelte poco lungimiranti e saggie.

Una persona resiliente è una persona che ha una personalità tale da avere un elevato punto di sopportazione massima. Si legga stress per approfondire.

 

Perché le persone quando falliscono non ritentano? 

Questa metafora riguarda quindi tutti quei metodi che la persona usa per mantenere l'equilibrio ma anche tutti quei metodi che la persona usa per impedire che qualcosa che potrebbe essere destabilizzante lo sia.

Per questo l'AB ridefinisce la resilienza solo nel versante di questi ultimi per evitare che la resilienza diventi anche un sinonimo di metodi stabilizzanti.

Quindi la resilienza la potremmo considerare come il metodo per impedire che la destabilizzazione avvenga, un metodo anti destabilizzante. 

Un ulteriore metodo che insieme ai metodi stabilizzanti, i quali intervengono a destabilizzazione avvenuta, la persona mette in atto per garantire il proprio equilibrio.

Come fa la persona ad impedire che la destabilizzazione avvenga? Il metodo più usato che ricade nell'anti destabilizzazione è quello della sopportazione, metodo che riguarda il risentimento, in cui la persona evita che il risentimento diventi rabbia o tristezza.

Ma ce ne sono altri (da scriverli).

La resilienza è un metodo emotivo, un metodo che ricade nel cosa una persona prova e pensa nei confronti della sua realtà e nel proprio equilibrio, per questo la resilienza dell'AB non ha nulla a che fare con i problemi o con il come affrontare l'esistenza, anche se nella quotidianità alcune persone usano quei metodi in modo disfunzionale direzionandoli verso i problemi, analogamente a come fanno per l'ottimismo, ma un problema è reale e combatterlo con le illusioni non è una scelta saggia.

La resilienza è fare in modo che la persona non venga destabilizzata, una specie di prevenzione, come a dire la mia personalità tende ad essere destabilizzata, invece di fare una prevenzione definitiva e cambiare la mia personalità, rimango con questa personalità ma tento comunque di fare una prevenzione mirata ogni qualvolta che un evento sta per destabilizzarmi.

 

 

BOZZA VECCHIA

Qual'è la differenza fra equilibrio e resilienza? Che l'equilibrio è una componente del metodo della resilienza.

Resilienza e sopportazione. La prima cosa che potrebbe venire in mente è "ma se la resilienza è resistere, rialzarsi e qualsiasi altra metafora, allora che differenza c'è con la sopportazione?"

La sopportazione è stata definita come una delle vie possibile del risentimento, in cui una persona "sopporta", indicando un evento che non si accetta, che genera risentimento, a rabbia, quindi sopportando evita di produrre delle azioni statisticamente disfunzionali e fra le tante cose "fa un piacere a se stesso". Quindi la sopportazione è qualcosa di immediato, una pentola in cui in una decisione altrettanto immediata si mette dentro invece di sbottare (arrivando però in alcuni casi a sbottare riversando il contenuto delle precedenti sul "malcapitato"), quindi c'è questa pentola metaforicamente che viene presa e messa da parte.

Si parla di sopportazione, quando può esserci rabbia, cioè il tentativo diretto di spegnere il risentimento, quindi la presenza di qualcosa animata o inanimata, esempio, urlare contro una persona, rompere un oggetto.

Si parla di resilienza quando c'è di più della sola rabbia, si entra in una prospettiva temporale più ampia, si coinvolgono più variabili, i conflitti i problemi sono qualcosa di più radicato come un obbiettivo a lungo termine irrealizzato o irrealizzabile, speranze che cadono sotto i colpi del principio di realtà, bisogni e ossessioni negati da più tempo e la persona tenta di non rimanere destabilizzata e qui entra in campo la resilienza.

 

La resilienza quindi è ciò che più rappresenta la sopravvivenza. Non conviene investire nella resilienza ma nel cambio esistenziale, arrivando ad un punto in cui la felicità è programmata, ci sono prevenzioni, passioni, scelte funzionali e non c'è pià nulla che possa spezzare la persona, la felicità riempie l'intera esistenza.

 

"nasci cristallo, ma puoi divenire acciaio, e nonostante questa tua resilienza puoi evitare ogni colpo, essere acciaio senza graffi"

Resilienza ed elaborazione, resilienza e metodi stabilizzanti.

La resilienza è un concetto fisico, riassunto in breve è ciò che differenzia l'acciaio dal cristallo, e perchè il primo sopporterebbe qualsiasi urto e anche volendo con le nude mani non potresti scalfirlo, mentre il secondo non sopporterebbe il minimo urto, anzi se non si fa attenzione nel maneggiarlo si potrebbe anche rompere involontariamente. Questo concetto può essere traslato nell'ambito della psicologia, andando così a definire la resilienza psicologica. Ma l'essere umano in questo caso cosa si ritrova a sopportare? Ciò che non accetta della realtà che lo circonda incluse le persone che lo circondano, questo può essere spiegato anche con il concetto di compatibilità, la persona si ritrova immerso in un ambiente in cui non è compatibile, e cioè non può tollerare ciò che lo circonda e invece di prendere la strada della rimuginazione prende la strada della sopportazione. Questo però non equivale al fatto che si è più resilienti, quanto più si ha la possibilità di sopportare. La resilienza si riferisce alla decisione, al bivio, ma entrambe le decisioni sono dei rischi e hanno delle conseguenze sulla qualità esistenziale. Cosa succede quando la persona non può più sopportare? Con quale umore dopo si ritroverà a rimuginare? E al contrario, se la rimuginazione porta ad altre ipotesi destabilizzanti? Non conviene cambiare l'ambiente, la realtà che ci circonda piuttosto che cercare di sopportare o rimuginare di fronte a ciò che non accettiamo? La risposta a questa domanda probabilmente non c'è, non si può rispondere si o no, perchè stiamo parlando di identità sociali, persone che si legano prima di conoscere la compatibilità, e allo stesso tempo c'è anche la paura che rende il cambiamento ancora più complicato. Metti al mondo un figlio, non hai la possibilità di insegnargli la vita, perchè non l'hanno insegnata nemmeno a te, speri che non si ripeta il calvario, ma non hai compreso che hai fatto lo stesso errore di chi ti ha messo al mondo, le "buone intenzioni" "l'amore" sono illusioni, ma nel frattempo questa creatura si lega a te, si lega alla famiglia, al nucleo familiare, ma allo stesso tempo il posto in cui l'hai messo, la famiglia lui non lo accetta, lui non vi accetta, cosa hai creato per questo tuo figlio? Cosa farà ora, vi sopporterà o rimuginerà cercando di trovare una conclusione accettabile per ciò che gli avete dato? sopportare le conclusioni di autovalutazione e di autostima destabilizzanti. Ad esempio, considerare la bellezza un valore, e allo stesso tempo concludere di essere brutto. La resilienza è la possibilità che ha la persona di resistere a questa conclusione nonostante non possa accettarla, cioè la sopporta, perchè se non la sopporterebbe si troverebbe di fronte a qualcosa su cui rimuginare, e probabilmente con il rischio di avere un ragionamento disfunzionale. La resilienza così come la sopportazione non va confusa con gli anticorpi della mente, anzi la sopportazione è la seconda barriera che abbiamo in assenza di questi anticorpi, in cui invece di rimuginare cerchiamo di coesistere con ciò che non accettiamo. Mentre gli anticorpi della mente ci danno la possibilità di tollerare o ignorare quello che prima non accettavamo, la resilienza si basa su un continuo sopportare Sofferenza e resilienza.

ultima modifica il: 12-12-2016 - 22:45:35
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