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Cos'è l'umore?

 Si definisce umore quello stato emotivo che ogni soggetto percepisce distintamente anche se non sempre questo è definibile in modo univoco.

L`umore è la somma di tutte le emozioni che proviamo in un dato momento, emozioni che provengono dal presente ma anche da un passato più o meno recente che riecheggia.

L'umore è fondamentale perché ci aiuta a capire/prevedere il comportamento del soggetto, le scelte che farà. Una persona che sta provando per lo più emozioni negative difficilmente prenderà una scelta di fare qualcosa di positivo, ma è probabile che dica "no ora non mi va".

Solo un soggetto altamente abile nella regolazione emotiva è in grado di rompere le influenze dell'umore, agire comunque in modi differenti, modificare l'umore stesso che prova.

Quando l'umore è netto questo si può distinguere in quattro punti:

tristezza, la manifestazione tipica è la flemma

- rabbia, la manifestazione tipica è l'insofferenza e/o l'odio, anche verso chi non c'entra con l'aver suscitato quella rabbia. La rabbia si manifesta con ossessione ed energia negativa verso ciò che non si accetta, producendo anche il fenomeno dell'alacrità in alcuni casi;

- gioia, la manifestazione tipica è l'allegria. Il soggetto è pervaso da emozioni positive a causa della soddisfazione che ha avuto nella sua giornata;

- entusiasmo, la manifestazione tipica è la solerzia, una motivazione quasi insesauribile e costante che dura per il tempo di quello stato umorale, una manifestazione di voglia di fare e l'energia, una continua attenzione rivolta verso obiettivi. 

 

Non sempre però l'umore è così nettamente distinguibile per questo a volte è necessario usare come distinzione quella di eutimia e distimia. Dove per eutimia si intende un umore che nel complesso non produce un comportamento che danneggia e frena il soggetto mentre distimia intende un umore che tende a danneggiare il soggetto.

 

Il concetto di umore è fondamentale ed utile per tre motivi:

- ci suggerisce che a prescindere da specifiche azioni, influenza in modo tipico e riconsocibile il comportamento del soggetto. Fateci caso, prendete voi o altre persone come riferimento, quante volte avete notato la "flemma" in una persona che sta giù, mentre l'allegria quando sta sù? QUante volte avete visto che la stessa persona rispondeva male se qualcuno l'aveva fatta arrabbiare, se l'umore era costellato prevalentemente da quel tipo di emozioni, oppure quando l'avete vista energica e concentrata su un obiettivo. Almeno che il soggetto non sia particolare abile a dissimulare il suo umore, avrà manifestazioni tipiche;

- ci suggerisce che l'umore non influenza solo in modo marginale il comportamento ma anche in modo significativo a volte, portando a comportamenti specifichi e impattanti. Questi comportamenti in base all'impatto che hanno producono una fame eutimica o distimica, se hanno in qualche modo alterato il normale funzionamento del soggetto o meno, danneggiandone lo scopo e il significato di vita. Alla base di questa dinamica c'è il fenomeno dell'emotività, le emozioni più diventano intense e più tendono a generare fenomeni contativi, impulsivi e parossistici, ma non solo c'è da considerare anche il fenomeno dell'euforia e disforia e dell'anedonia e mania;

- ci suggerisce che l'umore non influenza necessaramente il comportamento in modo attivo ma anche reattivo. Pensate ad un soggetto che è triste e non vuole essere più triste e cerca un modo per procurarsi emozioni positive, non sta agendo in un modo perché le emozioni triste lo stanno portando in una direzione ma perché è il soggetto stesso che si oppone e vuole modificare il suo umore.

 

Questo ci fa capire quanto il concetto di umore sia utile, per dare un nome ad alcune dinamiche, capire il comportamento, non vederlo solo collegato ad un'emozione singola ma anche all'umore che è un'insieme di emozioni che perdurano.

 

Questi quattro umori di base assumono delle sfumature differenti, prendiamo l'esempio della tristezza. Questa a volte può assumere connotati depressivi, dove il soggetto non vede un futuro, si sente finito, altre volte assume connotati malinconici dove per assurdo diventa piacevole essere tristi e si tende a vedere alcune emozioni negative come sinonimo di vita, di aver vissuto.

 

 

Oppure prendiamo l'esempio dell'entusiasmo, questo si può manifestare in tanti modi differenti, anche rimanendo per ore ad ascoltare qualcuno parlare perché ci interessa quello che ha da dire e tutta l'energia viene usata per concentrarsi ed apprendere. Alcune manifestazioni sono così tipiche e frequenti da assumere dei termini specifici, grossomodo comunque ciò che è importante sapere è che l'umore non va visto in modo rigido e schematico ma come un contenitore di significati e fenomeni differnti, che ci aiuta a capire come una persona può agire e reagire in base ad esso.

Approfondimento su comportamento influenzato dall'umore, comportamento reattivo all'umore

 

Approfondimento su impatto eutimico ed impatto distimico

 

 

Cos'è l'instabilità umorale? Evidenzia il fatto che alcuni soggetti variano umore frequentemente, indicando un'ipersensibilità.

 

Cos'è invece uno sbalzo d'umore? Pone l'accento dell'impatto comportamentale che si ha nel momento in cui c'è un cambio repentino di umore nel soggetto. Ad esempio un soggetto che di colpo diventa arrabbiato e manifesta immediatamente un comportamento insofferente.

 

Cos'è l'umore pervasivo? Evidenzia come l'umore alteri tutti gli aspetti comportamentali del soggetto, dall'attegiamento, alle scelte e le azioni, aumentando il rischio che l'umore possa evolvere a disturbo, alterando la qualità e lo scopo di vita del soggetto. Esempio, il soggetto quando prova rabbia se la prende con tutti, rovina i rapporti, inizia ad essere vendicativo, si allonta, l'umore gli danneggia gli aspetti dell'esistenza.

 

Cos'è la persistenza nell'umore? L'analisi quantitativa del tempo che un soggetto rimane iu uno specifico stato umorale.

 

 Sfruttare la gioia di un periodo per risolvere situazioni difficili che richiedono sofferenza, come dimagrire, smettere di fumare, etc.. 

Quando provi un particolare umore prova a chiederti se vuoi che sia lui a comandare o meno.

 

FINO A QUI 

 

 

 

 

Nel linguaggio comune il termine umore è diffuso e viene usato per indicare lo stato emotivo che si prova in un preciso momento, dove la persona ad esempio parla di "buon umore" per intendere che in quel momento sta provando prevalentemente delle emozioni positive, mentre parla di "cattivo umore" quando sta provando per lo più emozioni negative.

L'umore diventa un metodo comunicativo in cui una persona espone intenzionalmente o sotto richiesta il suo stato emotivo, chiedere "di che umore sei?" è l'equivalente di chiedere un riassunto dello stato emotivo del momento.

Questo fenomeno è nato dal fatto che probabilmente le persone si sono rese conto che una persona in base al suo stato emotivo può cambiare comportamento e quindi esporre l'umore o chiederlo fa parte di una strategia comunicativa per poter migliorare l'interazione e prevenire possibili problemi.

 

Facciamo un esempio "Tizio incontra Caio e si comporta come al solito, non fa nulla che possa portarlo a risentirsi eppure Caio all'improvviso "scatta" e se la prende per una "siocchezza" quando di solito non lo avrebbe fatto. Questo è accaduto non per qualcosa che ha fatto Tizio ma a causa del suo stato emotivo del momento, che essendo già alterato da altre emozioni  ha portato Caio a quella reazione".

Questi episodi sono così frequenti da aver portato la maggior parte delle persone a rendersi conto che lo stato emotivo può influenzare le persone, un'influenza che potrebbe rendere l'interazione in quel particolare stato ancora più difficoltosa; chiedere in anticipo l'umore aiuta la persona a saper gestire meglio l'evento, scegliendo nel caso anche di rimandare l'incontro o comunque trovare una soluzione ad un problema reale.

La prima cosa che conviene quindi distinguere è che esiste un umore che influenza il comportamento ed un umore che non lo influenza, questo passaggio potrebbe essere difficoltoso da comprendere o accettare ma la realtà è questa.

Le emozioni possono indirettamente influenzare su tre punti: reazione, motivazione e concentrazione ma non è detto che questo accada linearmente dato che ogni persona ha la sua particolare personalità.

Questo vuol dire due cose:

- non esistono regolette generali, ogni persona è un caso a sé, c'è la persona sensibile al risentimento che quando soffre potrebbe essere ancora più sensibile, altre persone potrebbero invece avere una reazione diversa o non aver alcun cambiamento etc..;

- all'interno della stessa persona potrebbero presentarsi delle situazioni differenti dove con uno stesso stato emotivo ha diverse influenze sul comportamento, rendendo la questione imprevedibile anche dopo che si è conosciuta la persona nel caso specifico.

 

(si legga influenza prima di proseguire)

Una volta che ci si è resi conto di cosa è l'influenza, ci si rende conto che quando si interagisce con queste persone una scelta conveniente da fare è quella di mantenere una visione critica durante l'interazione con persone che hanno questa propensione ad avere un'esistenza "ricca emotivamente", persone che potrebbero presentare con un'alta probabilità un comportamento influenzato, cosa che accade in maniera ancora più problematica nel caso ci fosse instabilità umorale, cioè l'umore cambia frequentemente, la persona ha una ricchezza emotiva in continuo mutamento.

Con questa visione critica si ha modo di gestire meglio il rapporto con queste persone, da qui viene fuori una domanda che inevitabilmente queste persone si pongono "Posso accettare di avere una persona che tende a questi stati emotivi che la influenzano? Resto con questa tipologie di persone o prediligo persone meno umorali? Che sanno gestire meglio i loro stati emotivi?"

Qui si arriva alla presa di coscienza in cui una persona inizia a rendersi conto che può essere compatibile con queste persone o meno, ognuno compie la sua scelta in modo soggettivo e in base alle sue preferenze e possibilità di tollerare tale comportamento.

 

Il primo nella storia della Filosofia a rendersi conto di questa influenza comportamentale fu Ippocrate definendo una teoria umorale (commettendo l'errore di pensare che avesse una causa biologica) descrivendo quattro possibili stati che influenzavano il comportamento ovvero malinconico, flemmatico, sanguigno, collerico elementi che ancora oggi sembrano attuabili. L'AB non tenta di categorizzare queste tipologia di influenza, il fenomeno è così complicato e variegato che conviene analizzarlo caso per caso senza sviluppare delle precise categorie.

 

L'influenza umorale è la prima tappa di un fenomeno che potrebbe sfociare in quello che l'AB chiama stato borderline, nell'influenza umorale si assiste al fenomeno per cui anche se una persona resta lucida si ritrova ad avere una personalità tale che finisce per modificare il suo comportamento in base a quelle specifiche emozioni, producono un effetto di influenza, nello stato borderline invece le emozioni sono così intense da privare la persona di lucidità e portarla ad agire di impulso, la logica alla base è la stessa ma in base al livello di intensità si avranno due fenomeni differenti che in questo modo possono essere facilmente identificati e compresi, cosa che fino ad oggi nella visione psicologica e nel linguaggio comune non era possibile fare.

 

Riassumendo potremmo affermare che l'influenza umorale circoscrive e descrive quel fenomeno che è immediatamente prima dello stato borderline e nulla vieta che in uno stesso arco temporale si assista ad entrambi i fenomeni, dove la persona inizialmente si ritrova solo in uno stato di influenza, poi per diverse cause queste intensità aumentano e la persona passa in uno stato borderline, fenomeno che viene chiamato oscillazione borderline, ovvero che si è oscillati dall'influenza all'essere borderline cosa che potrebbe accadere più volte nell'arco di una giornata.

 

Facciamo degli esempi per comprendere meglio l'influenza umorale e lo stato borderline. Prendiamo una persona che ha programmato la sua giornata, l'ha organizzata, ha scelto cosa fare ma poi si ritrova con degli eventi che creano un umore che influenza la sua voglia, finendo per non seguire quella che era la sua tabella di marcia del giorno, questa è l'influenza umorale. Mettiamo caso che durante questa giornata la persona si ritrovi all'improvviso un evento che la porta a provare emozioni così intense che finirà per fare qualcosa sotto impulso che non era stato preventivato, né programmato.

 

E' necessario fare attenzione a non confondersi con l'istintività, cioè quell'evento in cui una persona non sa cosa fare della sua giornata o in generale al momento non sa cosa fare o come fare qualcosa e si affida alle emozioni, all'istinto per andare avanti.

 

 

Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi, ma se un evento che scatena un'emozione questa come fa poi a rimanere attiva nel tempo? Perché un'emozione invece di inquinare il presente può inquinare anche il futuro?

La risposta la troviamo nell'effetto che l'AB ha chiamato "eco emotivo" e che avviene tramite le sensazioni, tramite il continuo ripensare a quell'evento.

Una persona continuando a pensare intenzionalmente (ma potrebbe anche non essere intenzionale generando il fenomeno delle ossessioni) a quell'evento emotivo lo mantiene attivo protraendolo nel tempo.

Questo ci ricorda ancora una volta quanto sia fondamentale il ruolo della personalità e del pensiero nella fenomenologia emotiva e di come persone scarsamente consapevoli (specialmente nel campo emotivo, quindi persone alessitimiche) non sappiano gestire queste emozioni e non riescano a gestire il conseguente effetto eco, finendo per essere loro stessi i responsabili di questo perpretrarsi dell'emozione.

Facciamo degli esempi per comprendere la differenza che c'è fra l'effetto eco e quelle che sono invece emozioni vivide, pensiamo all'istrietismo e ad una persona che ha paura del giudizio; fino a quando la persona avrà vicino a sé una persona che la osserva questa persona continuerà a provare emozione di imbarazzo o vergogna "fresche", cioè è la persona che è lì vicino che le continua a far sentire in quello stato; se questa persona si ritrova a svolgere un compito probabilmente avrà performance inferiori a causa di questa influenza mentre se questo osservatore va via ma la persona continua a pensarci, aspettandosi un possibile ritorno, un possibile giudizio sarà essa stessa in questo caso a far rimanere attivo quell'umore che la influenzerà.  

Questa differenziazione all'atto pratico non cambia nulla, sapere se l'emozione è fresca o è data da un effetto eco non cambia quello che è il fenomeno in sé ma conoscere questa distizione può aiutare la persona a uscirne, a capire da dove iniziare per avere un miglioramento, un cambiamento.

 

Un'altra dinamica da tenere a mente nel fenomeno dell'umore è quella della "competitività emotiva" ovvero la persona non può contemporaneamente provare emozioni positive e negative ma tenderà a provare e sentire solo quelle più intense, ed è quindi l'emozione più intensa a determinare l'umore della persona. Qui di solito le persone tendono a cadere in errore e si lanciano in assolutismi come "le emozioni negative hanno sempre la priorità" o "non conta l'intensità ma la qualità" l'errore che si commette è di chiusura mentale e probabilmente confonde una sua realtà basata per lo più su emozioni negative intense, con quella che è la realtà assoluta.

Ci sono persone che tendono a provare emozioni positive più intense di quelle negative e quindi anche in giornate con problemi l'umore che ne consegue è comunque positivo, cosa che una persona chiusa mentalmente e con un vissuto negativo intenso non riesce a comprendere, non lo riesce nemmeno a considerare come possibile.

L'umore si basa sull'emozione più intensa che si impone sulle altre. Questo spiegherebbe perché ci siano persone che nonostante nella loro giornata ci siano stati sia elementi positivi e negativi finiscano comunque per avere un umore che è o negativo o positivo.

Questa competitività emotiva ci suggerisce che l'umore può cambiare in modo estremamente rapido, è sufficiente che si provi una nuova emozione più intensa di quella che prima "governava" l'umore per portare la persona ad un nuovo e diverso stato umorale. Per comprendere questo fenomeno basti pensare al fenomeno classico in cui la persona sta provando un'emozione di intensa gioia e l'umore è positivo, poi accade qualcosa all'improvviso (come una cattiva notizia) che le fa provare un'intensa emozione negativa cambiando l'umore e buttandola giù, dimostrando come basti un attimo per cambiare l'umore ed avere ad esempio una persona che fino ad un attimo priva aveva voglia di fare e ci rispondeva in un modo e subito dopo una persona che ha perso quella voglia di fare e ci risponde in tutto altro modo.

 

Fino ad adesso abbiamo scoperto che alcuni stati emotivi possono influenzare il comportamento, che l'umore può cambiare rapidamente ma c'è anche un'altra cosa da non dimenticare ovvero che non necessariamente una persona che presenta stati di influenza umorale è perennemente influenzata, ci sono momenti in cui ogni persona ha uno stato emotivo, ha un umore che non altera il modo di essere o comportarsi.

Questo momento di piena lucidità potrebbere essere la fase migliore per conoscere la personalità di chi abbiamo di fronte dato che in uno stato umorale alterato non vedremmo esattamente e chiaramente chi abbiamo di fronte così come in uno stato borderline vedremmo solo i suoi impulsi.

In base all'intensità delle emozioni possiamo osservare tre fasi della persona che abbiamo di fronte, una pienamente lucida, una alterata e una borderline, informazioni che sono fondamentale per comprenderne la compatibilità. Il problema è che alcune persone di fatto nella prima fase, quella di piena lucidità non ci sono sono quasi mai.

 

 

Approfondimento sull'oscillazione borderline

Come è stato già accennato nel corso dell'articolo per stato borderline si intende quello stato dove le emozioni aumentano di intensità al punto che non si parla più di alterazione del comportamento al livello conscio ma è come se il conscio venisse meno, come se la persona non fosse più lucida e agisse di impulso.

Quanto più una persona è sensibile quanto più sarà alta la probabilità che queste emozioni non solo possano alterare il comportamento ma arrivino perfino a sostituirsi alla "coscienza" spingendo la persona ad agire di impulso.

Lo stato borderline e l'umore alterato sono due livelli comportamentali diversi e separati, conoscerli e saperli riconoscere è necessario per comprendere la differenza che c'è fra le problematiche umorale e quello borderline.

 

Anche se si parla di disturbo dell'umore in realtà la persona "se la prende" con quelle emozioni che producono quell'umore, che producono quell'influenza comportamentale, ad esempio una persona potrebbe non accettare più di avere emozioni negative che la influenzano perché in questo stato non riesce più a gestire il risentimento, come se l'umore aggravasse un problema già presistente e questo non fosse accettabile.

Questo probabilmente accade per ogni influenza da reazione (si legga influenza per approfondire) dove l'umore altro non fa che rivelare un problema di personalità che già esiste, rendendolo più difficile da gestire.

 

Esistono due tipologie di disturbo dell'umore:

- il primo si chiama disturbo dell'umore specifico, la persona ha una problematica con una o più emozioni che sono le responsabili di queste influenze umorali che non accetta più;

- il secondo si chiama disturbo dell'umore instabile, detto anche anche disturbo da instabilità emotiva, la persona anche se potrebbe di pers sé accettare il fenomeno dell'influenza emotiva,si ritrova ad avere delle oscillazioni umorali così frequenti (una volta è contenta, una volta no e così via) che la sua qualità esistenziale ne risente così tanto non poterlo più accettare (si legga instabilità per approfondire) dove il problema non è tanto il singolo evento ma il fatto che questi eventi siano multipli e scordanti fra loro spingendola prima da una parte e poi dalla parte esattamente opposta.

 

Nel primo caso la persona desidera risolvere quell'emozione, fare in modo che non sia più così intensa così da non avere l'esistenza alterata da quell'emozione, mentre nel secondo la persona si rende conto che se di per sé essere influenzati dalle emozioni è qualcosa di sopportabile nel suo caso non ce la fa perché la frequenza con cui cambia umore, specialmente fra stati negativi e positivi lo porta a delle problematiche di incostanza, di spaesamento che si ripercuotono sul suo comportamento.

 

 

Qual'è la differenza fra problematica emotiva e problematica umorale?

Una problema emotiva rappresenta quelle che sono le conseguenze dirette di un'emozione, ad esempio la persona ha paura di qualcosa e tende ad essere inibita, la problematica emotiva è quindi in questo caso l'inibizione che deriva dalla paura. Nella problematica umorale le emozioni agiscono invece indirettamente, ovvero riprendendo il caso di prima abbiamo sia una paura che inibisce ma è anche una paura che inquina il presente, che inquina la coscienza e va a scontrarsi con altre emozioni del momento che nascono da altri contesti, va a scontarsi con quella che è la voglia della persona, il suo modo di reagire e di concencetrarsi. Da questo ne deriva che anche i disturbi umorali sono nettamente diversi dai disturbi emotivi, sono due fenomeni distinti anche se alla base ci sono comunque le emozioni, emozioni che hanno sia conseguenze dirette che indirette ed è da questa distinzione che nascono due fenomeni differenti.

 

 

Fino a quando l'emozione riesce ad essere analizzata e compresa dalla coscienza la situazione appare lineare ma la situazione si complica quando la persona prova emozioni che nemmeno riesce a comprendere e collegare con quella che è la realtà intorno a lei, cioè ha a che fare con emozioni inconsce che la influenzano.

Quando questo accade le persone sono solite affermare frasi come "il mio umore è cambiato senza motivo apparente".

Senza motivo apparente rende l'idea del fenomeno, il motivo c'è, ma è incoscio. Facciamo un esempio, scopri che il partner ti tradisce, provando intenso risentimento e rabbia, immagina di averli visti in un parco, seduti su una panchina di un colore particolare. Possono passare degli anni ma, se le tue sensazioni sono state particolarmente significative, è probabile che quell'emozione si sia condizionata con lo stimolo visivo di quel parco o di quella psecifica panchina e ogni volta che vedrai una panchina di un colore simile a quella dove hai beccato il tuo partner che ti tradiva la tua mente farà un'associazione di idee e riemergerà quell'emozione, l'evento stimolerà tale contenuto emotivo. Questo esempio serve a ricordare che le emozioni hanno sempre una logica anche se non la conosciamo, conoscerla può essere di aiuto per decondizionarsi ma non è che saperlo risolve immediatamente il problema.

 

Come si fa ad intervenire sulle problematiche umorali? In diversi modi, per l'esattezza cinque:

- il primo modo mira ad eliminare l'emozione colpendo le fondamenta del fenomeno, cosa che si può fare con il decondizionamento, decondizionamento che non necessariamente è totale a volte è sufficiente diminuire l'intensità dell'emozione  per ottenere l'effetto desiderato ed eliminare l'influenza comportamentale;

- il secondo si basa più che sull'emozione sul sentimento, si va cambiare la personalità in modo che sia in grado sia di intererrompere l'effetto eco sia di avere un'effetto diminuente sull'intensità delle emozioni, le persone nella loro alessitimia non riescono a gestire l'emozione finendo addirittura per amplificarla, migliorare in questo aspetto vuol dire aumentare le possibilità di diminuiere l'influenza di alcune emozioni;

- il terzo si basa su investimenti distrattivi tesi o a contrastare quell'emozione che genera, in pratica la persona sfrutta a proprio vantaggio la competitività emotiva e fa in modo di provare un'emozione più intensa diquella che la sta influenzando al momento; 

- il quarto si basa sull'evitamento, la persona evita quelle situazioni in cui sa già che proverà determinate emozioni così significative da alterarle il comportamento;

- il quinto si basa su un pronto intervento illusorio/strategico da applicare al momento, dove la persona agisce volta per volta per arginare il fenomeno, come una persona che si attrezza sapendo che ci sarà qualche mini incendio pronta a dormarlo nell'immediato.

 

Il primo e il secondo sono più risolutivi, il terzo, il quarto e il quinto invece sono più un palliativo di chi preferisce non cambiare.

 

 

Il terzo e il quinto punto necessitano di una presa di coscienza tale da portare la persona a rendersi conto dello stato in cui si trova, cosa che non sempre accade.

Le persone infatti potrebbero non rendersi conto di essere in una fase cui l'umore le sta influenzando specialmente quando questo fenomeno di alterazione è "lieve", solo le persone che sviluppano questo metodo sono in grado di utilizzare terzo e quinti punto spiegando perché la maggior parte delle persone finisca per puntare al punto più facile da effettuare, l'evitamento.

 

 

La considerazione psichiatrica dell'umore

L'umore in psichiatria non ha una spiegazione chiara e approfondita, ci si concentra direttamente sui disturbi prendendo come punto di riferimento depressione e maniacalità, individuati come i poli più "papabili" per un disturbo. Il problema è che questi due stati non sono sufficienti a spiegare un fenomeno complicato e vasto come il campo delle emozioni umane ed è per questo che nel tempo questi due termini sono diventati in psichiatria due sfumature a cui associare numerose sfumature di depressioni e maniacalità, come tentativo disperato di rimediare all'iniziale eccessiva riduzione.

L'AB scarta completamente questo approccio, perché anche se c'è stato il tentativo di risolvere la riduzione iniziale si sono create dnumerose sfumature che di fatto hanno solo prodotto ancora più più confusione. L'AB preferisce una teoria che consideri l'umore come un fenomeno da analizzare senza utilizzare alcuno schema o termine preconfezionato, senza costruire un "bipolo" forzato, limitandosi a considerare l'esistenza comunque sulla base di due grandi stati umorali, uno che può essere considerato come positivo (fatto cioè di emozioni positive) e uno negativo ma per il resto ogni cosa va analizzata per essere compresa.

 

 

L'umore può essere misurato? Conviene misurarlo? Per l'AB la risposta è no in quanto ogni persona ha emozioni e sentimenti differenti ciò che conta maggiormente non è la misura in sé ma l'impatto esistenziale ed è per questo che l'AB propone una scala di impatto a livello di motivazione ed euforia anche se è possibile farla anche su stato parossistico e stato borderline.

Scala dell'umore per frequenza:

 

-4 Completamente depresso, il soggetto non riesce a fare nulla, l'anedonia è totale e di conseguenza la motivazione;

-3 Completamente depresso e apatico riguardo al versante motivazione positiva ma non per quanto riguarda la motivazione negativa, il soggetto vive in un inferno in quanto soffre continuamente e l'unica cosa che lo motiva ancora sono emozioni negative, quindi anche se l'umore è quasi perennemente basso comunque per via di ansia, senso di colpa o altro comunque continua a fare qualcosa;

-2 Parzialmente depresso il soggetto conserva ancora qualcosa che trova piacevole e lo motiva

-1 quasi per nulla depresso, il soggetto probabilmente oscilla in una depressione momentanea e normale e se ne accorge confrontandosi con gli altri

 0 umore neutro, il soggetto tende a non provare alcuna emozione rilevante nel corso delle sue giornate generando un'apatia non sofferente;

 1 quasi per nulla euforico/maniacale,  il soggetto probabilmente oscilla in stati di euforia o mania momentanea che rientrano nella normalità e se ne accorge confrontandosi con gli altri

 2 parzialmente euforico/maniacale, il soggetto inizia a rendersi conto che l'umore che si alza lo porta frequentemente in uno stato euforico/maniacale;

 3 quasi completamente euforico, il soggetto ha in modo persistente un umore elevato e si rende conto di quanto questo corrisponda ad una continua disinibizione;

 4 perennemente euforico/manciale.

 

Questa scala non può misurare né il comportamento di soggetti che hanno una motivazione così elevata che qualsiasi emozione negativa non li scalfisce (demotiva), né i soggetti che non hanno alcuna inibizione e quindi non sono passabili di euforia o mania ma al più riscontrano un aumento del desiderio. Per questi soggetti conviene parlare solo di frequenza dell'umore ad esempio soggetti che hanno un frequente umore negativo o positivo in quanto comunque non produce effetti depressivi o euforici/maniacali misurati in questa scala.

Non può essere usata nemmeno nelle persone con accidia e quelle instabili, anche se in questo caso la scala stessa aiuterà a trovare queste due personalità.

Questa scala non punta a capire a livello quantitativo il soggetto ma piuttosto ad avere un rapido indicatore di come possa stare l'altro e con una semplice risposta si hanno numerosi dati da cui partire per scavare e approfondire

 

Mentre nell'umore basso e con la depressione l'impatto è praticamente schematico ovvero si assiste a demotivazione nell'euforia e mania il comportamento è imprevedibile in quanto ogni soggetto se disinibito e con una maggiore attivazione nei confronti dei desideri (l'umore alto potenzia i piaceri) si hanno una costellazione di comportamenti differenti.

 

APPUNTI:

Approfondimento sull'eco emotivo

L'eco emotivo, un'emozione potrebbe rimanere attiva per più giorni quindi non necessariamente la persona ha quell'umore per qualcosa che è successo in quel giorno.

Il come stai? Cosa ti è successo? Quando ti è successo?

 

 

 

L'eco della gioia necessario alla felicità?

 

Alla continua ricerca del piacere perché non si sa far riecheggiare le cose positive che si hanno?

 

Umore con alterazione

 

ultima modifica il: 02-06-2019 - 9:58:09
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