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"Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove approdare"

 Cos'è lo scopo? Cosa si intende per avere uno scopo?

(collegamento con accidia, assenza di scopo

scopo e borderline, quando la carenza di scopo sfocia nel disturbo

Solo con uno scopo ci si può realizzare, si può arrivare all'autorealizzazione

ikigai, quando lo scopo è autentico e motivante)

Si definisce scopo ciò che il soggetto desidera raggiungere nel lungo periodo, cioè quale vita, percepita come soddisfacente, vuole raggiungere. Lo scopo risponde alla domanda "come vuoi che sia la tua vita?" ed è per questo che è inevitabilmente intrecciato con il concetto di autorealizzazione e felicità. 

Autorealizzazione perché è ciò che il soggetto desidera realizzare per sé, felicità perché senza uno scopo reale come si può raggiungere il benessere, avere qualcosa che ci sia gioia e appagamento?

Questo spiegherebbe anche perché paradossalmente chi si pone come scopo la felicità fallisce, in quanto la felicità di per sé non esiste, esiste una vita che rende felici e solo chi capisce cosa è la felicità e come funziona può fissarsi lo scopo che lo renderà felice.

Lo scopo è un concetto fondamentale perché è un'idea generale, sfaccettata e complessa e per questo si distingue dall'obiettivo, che invece rappresenta un piano d'azione preciso e circoscritto, il raggiungere qualcosa di preciso.

Lo scopo è ciò che che risponde a domande "come ti vedi fra 10 anni? Fra 5? Fra 50?" o "che direzione stai dando alla tua vita? Che significato vuoi dargli?".

Lo scopo si raggiunge con una serie di obiettivi che spingono in quella direzione, ciò non toglie che il soggetto possa porsi obiettivi anche per altro e non necessariamente collegati allo scopo.

Lo scopo lo si costruisce con vittorie su vittorie, le sconfitte non contano, rallentano solo, ciò che conta è raggiungere risultati senza arrenders mai.

Ogni passo in avanti poggia un mattone che crea progressivamente la nuova realtà, la propria realtà in cui ci si ritrova immersi.

Senza scopo si finirà per ritrovarsi in un'esistenza non programmata, casuale, frutto di conseguenze ad obiettivi posti senza pensare alla direzione del futuro, solitamente di chi per accidia, dovere o impulso si ritrova a fare di tutto ma non inseguire uno scopo proprio.

Raggiungere lo scopo implica che il soggetto sia in grado di pianificare, di avere le abilità richieste per porsi obiettivi e raggiungerli altrimenti non c'è modo di costruire nulla.

Alla domanda "tutte le persone hanno uno scopo?" e la risposta è no, alcune persone si ritrovano senza scopo facendo perdere di significato al futuro.

Lo scopo non dà un significato solo al futuro ma anche al presente, in quanto il momento presente per chi ha uno scopo diventa anche momento di costruzione, ma anche il momento in cui si fa attenzione a fare in modo che alcune azioni non danneggino lo scopo stesso.

Chi non ha uno scopo finisce per condurre una vita edonistica, cioè tenta per quanto possibile di trovare almeno una soddisfazione nel momento presente, fallendo in quanto senza costruzione difficilmente si può trarre piacere casualmente se non limitandosi ai piacere di base, quelli più immediati ma anche meno duraturi.

Lo scopo, così come qualsiasi obiettivo che non si limiti al presente, ci ricorda di quanto sia difficile a volte resistere a quelle emozioni così intense da produrre comportamenti distruttivi per il futuro, fenomeno chiamato parossismo, chiunque si pone uno scopo sa quanto il paraossismo sia uno dei suoi principali nemici.

 

 

Le persone che hanno uno scopo invece come se lo sono costruiti? In tre modi:

- Scopo imposto, una figura autorevole come un genitore gli ha detto cosa fare del loro futuro, l'esempio più comune  è quello del genitore che spinge affinché si trovi uno specifico lavoro, si faccia una famiglia, si compri casa, etc... La persona segue tutto questo motivata dal dovere e dal senso di colpa, dalla paura per la figura che la spinge in tale direzione;

- Scopo omologato, il soggetto fin da piccolo è stato condizionato a pensare ad alcune cose come piacevoli, l'idea di famiglia, di lavoro, il soggetto potrebbe quindi ambire a costruirsi questo futuro, che sebbene potrà trovarlo piacevole, sarà comunque un qualcosa nato per un condizionamento diretto, per un'idea che è stata fatta piacere. L'esempio più comune è quello trasmesso dai mille filme e romanzi che instillano l'idea del piacere dell'amore, del matrimonio, della famiglia, la persona vive questo piacere solo perché condizionata ad esso ma non perché faccia parte del suo vissuto in termini di unicità e casualità;

- Scopo autentico, il soggetto qui entra in contatto con piaceri che fanno parte di lui e del suo percorso di vita casuale, non c'è stato nessuna contaminazione esterna come nell'omologazione, tutto quello che il soggetto segue perché è nato da lui e dalle sue esperienze viene chiamato autentico. Qui la persona mentre cresce scopre cosa le piace, cosa fa parte di sé e da questa conoscenza di sé sa come costruire il proprio futuro.

 

La complessità dello scopo, scoprire che per una persona uno scopo potrebbe essere pazialmente imposto, parzialmente omologato e parzialmente autentico.

Quando si analizza lo scopo di qualcuno va tenuto a mente di questo e capire quale "pezzo" sia imputabile ad una causa e quale ad un'altra.

Lo scopo è qualcosa che esiste nel futuro, il rischio maggiore che un soggetto può avere è quello di ritrovarsi un giorno nell'aver costruito qualcosa che non è così piacevole come pensava, che non lo rende felice, che potrebbero perfino farlo sentire soffocato.

Nello scopo imposto è facile comprendere questo rischio, non siamo noi a scegliere ma qualcun altro lo fa al nostro posto, qualcuno che lo fa pensando di farci del bene ma potrebbe essere in errore.

Nello scopo omologato il rischio rimane, perché il soggetto potrebbe confondere "l'idea piacevole di andare verso quello scopo con lo scopo stesso, ritrovarsi quindi in una situazione che pensava gli piacesse per poi scoprire che non gli piace affatto.

Nello scopo autentico il rischio diviene praticamente nullo, il soggetto sa esattamente cosa gli piace e quindi, almeno che nel corso del tempo tale piacere non cambi, il soggetto ha praticamente la certezza che il suo scopo non si rivelerà una prigione una volta costruito.

Lo scopo autentico si basa sul fatto che il sapendo che un'attività è piacevole costruisce nel suo futuro uno scopo che sia collegato a tale attività, ad esempio una persona che da piccola si divertiva a programmare per gioco al computer saprà che nel suo futuro avere quell'attività, come forma di lavoro o in modo creativo, sarà comunque piacevole, sarà un valore aggiunto alla sua esistenza.

La sofferenza che una persona potrebbe provare per la sua condizione attuale o il senso di vuoto per uno scopo raggiunto ma che non la soddisfa o rende felice, porta a considerare il senso della propria vita, se convenga rimanere così o buttare tutto a terra e ripartire con un nuovo scopo. Questo potrebbe spiegare perché alcune persone nel corso della loro esistenza potrebbero ad un certo punto rivoluzionare tutto quello che hanno fatto e fare un cambio repentino di vita per muoversi verso un nuovo scopo, ponendosi degli obiettivi che man mano che vengono raggiunti cambiano drasticamente la vita del soggetto, come ad esempio cambiare luogo, cambiare frequentazioni, cambiare lavoro, etc...

 

 

Lo scopo e la motivazione

Come ogni azione, anche lo scopo richiede motivazione, più motivazione di qualsiasi altro obiettivo in quanto si sta parlando di un futuro lontano, che richiede costanza per essere raggiunto. 

Fissarsi uno scopo senza che vi sia una motivazione sufficiente è un indicatore di vari errori commessi in fase di definizione dello scopo stesso, causato da una mancata o distorta conoscenza di sé o nel caso di scopo imposto, un fallimento in termini di autorità nello spingere per paura e pressioni psicologiche un soggetto a seguire tale scopo.

 

 

Come riconoscere una persona senza scopo? Con due domande:

- sai cosa vuoi fare della tua esistenza e dove andare giorno dopo giorno? 

- cosa hai costruito già nella tua esistenza che ti ha avvicinato allo scopo?

 

La prima domanda è diretta, mentre la seconda smaschera chi si è illuso di avere uno scopo che in realtà non ha mai costruito, lo scopo implica azione, implica costruzione, se non c'è stata costruzione vuol dire che non c'è uno scopo.

 

Lo scopo e le inibizioni, quando la propria personalità è il principale nemico

In alcuni casi la persona potrebbe conservare una serie di criticità a livello di personalità che gli impediscono di godere ciò che ha raggiunto nello scopo, questo vuol dire che è necessario risolvere e crescere come persona, non commettendo l'errore di pensare che si sia sbagliato con lo scopo.

 

La difficoltà nel capire lo scopo autentico e non cadere in errore

Quando si scopre qualcosa che piace è fondamentale non fallire nel costruire unos copo che conservi questo piacere, senza illudersi che siccome l'argomento è vicino e attinente allora piacerà per forza.

 

Il concetto di complessità nello scopo

Ad alcune persone potrebbe risultare difficile capire il concetto di scopo complesso, focalizzandosi erroneamente sul fatto che lo scopo sia quello di creare una grande attività, come il lavoro, piacevole con cui dissipare tutto il tempo, ma non è così. Solitamente questo errore viene espresso con frasi come "nella vita è fondamentale avere una passione" o "tutto ciò che ti serve è trovare una passione" cadendo nel riduzionismo e nel semplicismo.

Lo scopo è fatto di grandi ma anche piccole cose, un lavoro piacevole ha il suo peso, così come ce l'ha ad esempio conservare delle amicizie e dargli un ruolo, oppure trovarsi la casa vicino ad un posto ritenuto piacevole dal soggetto, oppure costruirsi una casa che abbia quelle caratteristiche gradite dal soggetto. Nello scopo può rientrare anche un piccolo frammento come guardare il sole ad ogni alba da una collina, questo unito a tanti altri frammenti scelti soggettivamente diventa qualcosa di significativo, tante piccole cose che si unicoscono allo scopo.
Ogni frangente di "questo lo vorrei nella mia vita" diventa un pezzo che si aggiunge allo scopo, uno pezzo che compone lo scopo nelle sue sfaccettature e complessità, nonché unicità soggettiva. Questo ci ricorda quanto sia fondamentale completare il percorso di inviduazione il prima possibile, conoscersi quanto più approfonditamente possibile, perché solo così si hanno le informazioni necessarie per avere uno scopo, per sapere la direzione da dare alla propria esistenza e definire tutti gli obiettivi, anche in modo coerente fra loro.

 

"Vivo senza un obiettivo a lungo termine

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Non so se è un problema o meno, ma spesso mi ritrovo a pensare che la mia vita è molto migliorata rispetto a quando andai per la prima volta dalla terapeuta...eppure non mi sento ancora soddisfatto. 
Il punto focale è - secondo me - quello che io chiamo "obiettivo a lungo termine", quello scopo che si ha nella vita, più specifico di "voglio essere felice".
L'essere felice, infatti, è diverso da persona a persona: c'è chi sarà felice quando si sposerà, chi lo sarà quando avrà fatto carriera, chi lo sarà quando avrà realizzato il fatidico sogno nel cassetto. 
Io non ho intenzione di sposarmi, non ambisco a diventare il "direttor. lup. man. figl. di put." di fantozziana memoria, né famoso. Mi accontento - se così possiamo dire - di una pacca sulla spalla, un momento di relax per me ascoltando musica...eppure non sono felice. 
Cosa fare della mia vita? Il fatto è che non lo so, e la cosa comincia a darmi molto fastidio; non posso credere di aver perso tutti i sogni a 39 anni."

 

APPUNTI:

- Lo scopo e il mito di Sisifo

- Scopo non autosufficiente

- "lei ha scelto un'illusione intorno alla quale costruirsi la vita ed è disposta ad accettare un po' di ignoranza per raggiungere la sua beatitudine" 

 

ultima modifica il: 28-06-2020 - 15:33:09
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