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- Universalizzazione -
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Si parla di universalizzazione nel momento in cui il soggetto non si limita ad attribuire il suo pensiero singolarmente ad altre persone ma arriva alla conclusione che quell'elemento sia attribuile ad ogni singolo essere vivente, cioè ogli altro essere vivente possiede quell'elemento.

L'universalizzazione non va confusa con la visione morale, dove un soggetto potrebbe essere intransigente e non accettare alcuni elementi in quanto per lui le cose non possono essere diverse da quello che pensa.

DA INTEGRARE

 

"Ma come fai? Perché sei diverso dagli altri? Io proprio non riesco a capire!"

[da aggiungere la differenza fra visione assolutistica e visione autoreferenziale

aggiungere il collegamento con il pensiero proiettivo dove si colmano le lacune volta per volta]

Cosa si intende per assolutismo? Cosa vuol dire visione assolutistica della realtà?

Nel linguaggio comune il termine assoluto viene utilizzato come termine generalistico sinonimo di totale, sempre, tutto, etc... L'utilizzo di questo termini indica nella maggior parte dei casi una persona che sta generalizzando.

Questo termine analizzato al di fuori del linguaggio comune può essere utile però per evidenziare anche un fenomeno esistenziale chiamato "visione assolutistica della realtà" dove il soggetto sviluppa un punto di vista in cui crede che quello che vede e sente lui sia assoluto, come se ogni altro essere vivente in quell'ambito sia identico a lui.

L'assolutismo in alcuni casi evolve in visione standard o canone, cioè la persona si rende conto che in quello specifico caso non è assoluto ma quasi.

L'assolutismo in altri casi è indiretto, ovvero la persona non si rende conto che sta elevando qualcosa ad un livello assoluto, alcune cose probabilmente le dà talmente per scontato che nemmeno è più conscio il passaggio assolutistico che compie, ad esempio una persona che prende un giudizio che ha ascoltato e lo elabora senza chiedersi "ma la persona quale significato ha dato a quella parola?" o "ma non è che questo giudizio è stato posto in modo diverso dal mio?" rendendo il suo pensiero in quel momento assolutistico di fatto.

L'assolutismo si fonda su quattro fragilità di personalità:

 

- ignoranza sul concetto di percezione e del ruolo determinante che questa ha sul "come si vede e giudica la realtà", la persona non si rende conto di come le credenze che una persona abbia alla base siano diverse così come i metodi deduttivi;

- credenze riguardanti l'esistenza di canoni, cioè la persona ha delle specifiche credenze che la portano a credere che "tutte le persone o almeno la maggiorparte giudicheranno in uno specifico modo";

- chiusura mentale, che alimenta l'assolutismo sopratutto per via indiretta;

- fallacia innatista, la persona si convince della visione assolutista perché usa la genetica come prova, pensando che ogni persona risponda nello stesso modo a determinati stimoli.

 

Iniziamo con l'analizzare l'ignoranza sul concetto di percezione, alle persone sfugge il concetto di credenze e di metodi deduttivi, non si rendono conto che quando una persona "pensa" sopratutto negli ambiti più complicati della realtà, lo fa attingendo a ciò che è il suo "database" unico, e che il giudizio e la visione delle cose è strettamente correlato a questo punto, se vostro padre vi ha insegnato che rubare è sbagliato quando giudicherete un ladro lo farete in modo negativo, ma se siete figli di un ladro siete sicuri che l'insegnamento e relativo giudizio sia lo stesso? Quando si inizia a comprendere il concetto di percezione, ci si rende facilmente conto che nell'ambito del pensiero il proprio io guarda ed esperisce il mondo da un punto di vista conscio estremamente relativo, perfino le parole hanno significati diversi. Essere ignoranti su questo punto potrebbe portare una persona ingenuamente a credere che quello che vede lei è quello che vedono tutti, che il pensiero sia comune, sia simile, uguale; che le reazioni a determinati eventi siano simili.

Ma non solo alcune di queste credenze e fallacie giocano perfino un ruolo nella visione assolutista, dove le persone potrebbero maturare ad esempio il pensiero che ciò che provano loro, ciò che loro sentono sia una risposta universale e che ogni altro essere vivente abbia quella specifica reazione.

A complicare ulteriormente questo fenomeno c'è anche il concetto di "canone", questo fenomeno anche se rientra nella percezione è stato sottolineato per convenienza dato che svolge un ruolo cruciale nello spingere le persone a maturare una visione assolutistica perché nella loro percezione del mondo sono convinti che esista questa sorta di "visione comune, semi assoluta", e sviluppano quelli che vengono definiti "canoni di bellezza" o canoni artistici. Una persona che possiede un canone artistico tenderà a giudicare un'opera d'arte parlando di "vera arte" e arrogandosi il diritto di dire ciò che non è arte perché tanto "sa come pensa il mondo".

Questo perché accade? Per un mix di ignoranza, chiusura, insicurezza e bisogno comune che ha portato gruppi interi di persone a cercare qualcosa che spiegasse ciò che non capiscono. Qui l'assolutismo è come se fosse una reazione, una risposta ad una problematica, alla ricerca "disperata" di dare delle risposte che siano il meno dubbiose e il più certe possibile. Il punto di partenza è probabilmente la chiusura mentale di una persona che invece di rendersi conto che stava ascoltando punti di vista altrui li ha presi, incorportati e processati senza fare quel percorso approfondito per tentare di capire cosa realmente stia dicendo una persona, prendendo anche giudizi che non erano validi e che erano a loro volta frutto di un percorso illusorio, questo spiegherebbe perché si sia creato un canone, perché la persona senza che se ne sia accorta ha in pratica attribuito arbitrariamente il significato che voleva e se una serie di persone hanno fatto così, in pratica è come si fosse prodotto un'illusione di massa favorita anche dai mezzi di comunicazione moderni.

Quando una persona parla di "canoni" sta facendo riferimento a quelle serie di credenze che ha sviluppato basandosi per lo più sulla riprova sociale, sul constatare che altre persone hanno la propria stessa visione illusoria e da qui l'hanno trasformata in realtà basandosi sul passaggio del "se ci credono in tanti allora è vero", eppure basterebbe poco per rendersi conto di quante illusioni di massa esistono come ad esempio quelle religiose per rendersi conto che anche se diverse persone ci credono non vuol dire che questo sia necessariamente qualcosa di valido e fondato, eppure a partire da questo percorso basato sul canone, la persona sviluppa una visione assoluta nei confronti di uno specifico settore.

Come smascherare facilmente la non validità dei canoni? Con il fatto che la realtà è complicata e un insieme di credenze non manderanno mai "tutti d'accordo", non ci vuole molto infatti, una volta ascoltato un canone, fare una serie di dimostrazioni che lo smentiscono agilmente. Ma è nella creazione stessa del canone che ci si rende conto della sua fallacia, perché le persone invece di costruirsi teorie che tentino di spiegare la realtà, di costruire dei modelli che possono essere più o meno validi o più o meno accurati, costruiscono delle credenze di comodo che percepiscono come assolute, se una cosa è vera per tutti si ha la spiegazione più facile, tutti siamo d'accordo e problema risolto evitando il problema del dubbio, perché se alle persone interessa autoconvinersi la soluzione è nell'eliminare l'opposizione perché se nessuno fa opposizione allora il problema è nascosto sotto il tappeto e la persona si può autoconvincere di ciò che desidera.

Il prezzo da pagare per chi si rinchiude in questa realtà di comodo è quello di non capire realmente il mondo, sono credenze illusorie che funzionano fino a quando la persona si limita a solo ad usarle nella sua mente, funzionano nel senso che non danno problemi e non richiedono alcuno sforzo di comprensione.

Dopo il concetto di percezione troviamo quello di chiusura mentale come fenomeno generale, la chiusura mentale in questo caso gioca un ruolo di "sostegno all'assolutismo", lo alimenta in modo indiretto specialmente nella formazione di quelle credenze, di quella forma mentis che una persona con visione assolutistica ha. Proprio perché la persona tende a non considerare ciò che non vede non ha nemmeno possibilità di cambiare il suo stato di cose, non è curiosa verso ciò che non sa o che potrebbe non sapere, non arrivare a pensieri come "aspetta un attimo ma fammi vedere un po' se c'è qualcosa che mi sfugge, se ci sono cose che non considero, se oltre la mia realtà possono essercene delle altre, se quando deduco e mi baso su determinati elementi potrebbe accadere che altre persone si stiano basando su altro". Questo spiegherebbe sia perché le persone negli anni dello sviluppo maturino questa visione assoluta e perché la la conservino anche in età adulta nonostante l'esperienza negli anni gli ha suggerito più volte il contrario, sono persone cieche nei confronti di ciò che non considerano, ciò che non hanno nella loro mente è come se non esistesse.

Alcune persone nel loro assolutismo finiscono nell'essere perfino intransigenti dove passano dalla visione del "io possiedo il vero, definitivo e unico punto di vista" a quella del "tu pensi delle cose che non esistono ed io combatterò affinché tu cambi idea, io non accetto il solo fatto che tu esisti". Si legga intransigenza per approfondire.

Ricapitolando potremmo dire che l'assolutismo può nascere da due basi:

- una diretta dove la persona sviluppa delle credenze e compie delle fallacie che la portano a credere in modo di retto che esista questo assolutismo completo o semi;

- una indiretta la persona a causa della sua chiusura non si rende conto del diverso e nella sua ignoranza finisce per pensare che ciò che pensa, crede e vede lei sia anche degli altri.

 

Il ruolo dell'inattismo viene usato da alcune persone per giustificare e rendere ancora più "vera" la loro visione assolutista portando degli esempi che possono usare per convincersi ancora di più che le cose assolute possono esistere.

Qui si entra nell'ambito della fallacia innatista, dove le persone prendono il mondo inconscio e delle emozioni per giungere a due rrori conclusivi di comodo:

 

- il primo si potrebbe ricondurre ad una fallacia di generalizzazione, la persona prende in considerazione  quelle poche cose che si possono definire come valide, delle risposte emotive così palesi che in pratica esistono per l'intera popolazione e deducono arbitrariamente che se esistono queste cose allora anche per tutto il resto funzioni in questo modo. La persona deduce "se esiste una o due cose che sono valide per ogni cosa allora tutta la realtà funziona così, sopratutto in ambito emotivo" arrivando anche a semplificare aspetti dell'esistenza complicati che si basano su più variabili con il "se lo vedo o lo penso io così, allora anche per gli altri è così perché reagiamo tutti allo stesso modo";

- la seconda  riguarda specifici punti e si basa su deduzioni "banali" come se io provo questa emozione senza che posso "controllarlo" vuol dire che è una cosa innata che è valida per me e per tutti gli altri, ad esempio io ho paura di questo allora tutti hanno paura di questo.

Il secondo punto nasce dall'errore di persone ignoranti che non conoscono il fenomeno del condizionamento, che le emozioni di base esistono ma poi ogni persona ha una manifestazione diversa in base a come è stata condizionata. .

Il primo punto anche è facilmente bocciabile, ci si rende facilmente conto di quanto sia errato, un volo pindarico senza alcuna validità il secondo punto invece potrebbe sembrare valido, ma così non è, capiamo il perché.

Cosa c'è di valido nelle persone che tentano di analizzare il mondo inconscio per capire se c'è qualcosa di assoluto? Nulla, l'unico discorso valido che si può fare sulle emozioni a base genetica è quello del discorso per cui in alcuni casi ci sono emozioni estreme che producono reazioni valide per la maggioranza della popolazione, ma quando gli stimoli non sono più così intensi ed estremi le risposte non sono più così scontate o assolute come si crede.

Prendiamo l'esempio del disgusto, l'emozione e la reazione del disgusto è un valido esempio di come ogni essere umano se in bocca percepisce particolari sapori ha una reazione innata (dettata dalla sopravvivenza anti avvelenamento) che lo spinge ad avere un'intensa repulsione che lo spinge a sputare e nel caso perfino a vomitare.

Da qui la persona potrebbe erroneamente dedurre che ogni emozione di base sia assoluta per tutti ma così non è, per due motivi:

- il primo è che il disgusto si può condizionare, la persona può provare disgusto per cose che senza aver ricevuto una particolare esperienza o educazione non proverebbe (si legga sporco e schifo per approfondire), la persona potrebbe provare un disgusto psicologico per un cibo pensando che sia una reazione universale, cosa errata, a dimostrazione di tale ipotesi è sufficiente pensare che le persone provano disgusto per scenari morali che non hanno nulla a che fare con il cibo;

- la seconda è che queste reazioni innate comunque sono "genetica dipendenti" e la genetica non è assoluta, questo vuol dire che alcune persone potrebbero provare disgusto per alcuni cibi, altre persone no, non è un sistema infallibile altrimenti le intossicazioni alimentari non esisterebbero più. Se prendete in bocca un cibo completamente marcio probabilmente vomiterete, ma se il cibo è andato a male da poco alcune persone potrebbero percepire il disgusto altre no, proprio ad indicare che tolti gli estremi, si trova un parco di variabilità che le persone con visione assolutistica non considerano.

Questo vuol dire che a livello emotivo, ci sono si delle risposte di base valide per tutti ma anche queste poi risentono di un relativismo unico, una soglia diversa per l'attivazione, una sensibilità diversa distruggendo ancora una volta illusioni di assolutismi.

Per comprendere quando la nostra genetica nell'insieme sia variegata si pensi alla recente scoperta che ha dimostrato come ci siano geni che spingano persone a migrare e geni che spingano persone a restare nei posti dove sono, questo vuol dire che a seconda di un particolare gene una parte di popolazione viene incentivata inconsciamente a cambiare, altre invece vengono incentivate a rimanere dove sono. Anche nel campo della genetica non ci sono assolutismi e nemmeno quegli standard che una persona potrebbe ingenuamente pensare dandosi dati arbitrari come "anche se non è il 100% è almeno il 99%". 

Chiunque usi la genetica per illudersi che esistano degli assolutismi non farà altro che trovare ulteriori prove sul fatto che non esiste l'assolutismo.

Ritornando al fattore assolutismo, ciò che troviamo sono persone che hanno il loro pensiero unico, che hanno anche il loro condizionamento unico, la loro varietà genetica e che per questo non potrà mai esistere qualcosa di assoluto.

Di solito queste persone assolutiste cosa fanno? Prendono quelle poche cose di cui hanno la prova sul fatto che esista una sorta di maggioranza schiacciante e da lì riescono ad autoconvincersi che anche se non tutto è assoluto almeno altre cose possono essere così, cioè avere delle basi assolute su cui orientarsi. Come smascherare queste persone? Facendo leva su questa fallacia arbitraria del "se esiste qualcosa dove c'è una maggioranza allora esiste anche altrove (dove guarda caso questo altrove rientra dove fa comodo alla persona)", ogni dato va analizzato e validato, autoconvincersi arbitrariamente che in alcuni ambiti esistano punti di vista di maggioranza (o assoluti) solo perché sono stati trovati altrove è un volo pindarico mentale che non ha alcuna validità.

 

La visione assolutista crea ed alimenta due problematiche enormi:

- la prima riguarda il fatto che la persona in generale o su specifici settori non riesce a capire che gli altri vivono e pensano in modo diverso da loro e che quando gli altri li guardano e giudicano non vedono necessariamente quello che vedono loro, detto in altre parole la visione assolutistica è ciò che più di tutto fa reggere l'illusione dell'autoimmagine;

- il secondo che è diretta conseguenza del primo, la persona non riesce ad analizzare un giudizio che riceve in modo valido, la persona non lo sa analizzare, mettere in discussione, non comunica con l'altro per capire perché crede che in quel versante che sia tutto "canonizzato" non sente l'esigenza di fare nulla se non quella di scartare un giudizio che sembra essere "fuori canone" come se quella persona fosse una mosca bianca da nemmeno prendere in considerazione.

 

Questa problematica diventa una condanna nel momento in cui la persona ha questa visione riguardo a qualcosa che la disturba, in pratica la persona in questo modo non ha alcun modo di cambiare, sia perché lei è convinta sia perché qualsiasi cosa verrà dall'esterno e che non rientra in quei canoni diventa qualcosa da "neutralizzare" e "scartare" perché tanto non fa parte del canone di cui la persona è convinta.

Questo genera situazioni assurde nelle quali la persona potrebbe essersi convinta di una cosa al punto di ignorare i feedback esterni nonostante siano l'unico contatto con la realtà che ha, l'unico esperimento reale condotto.

Se ad esempio la persona riceve dieci feedback esterni e in tutti e dieci le viene detto che lei è probabilmente in errore, dieci persone che la pensano diversamente dal suo "punto di vista assoluto", la persona invece di pensare "caspita c'è un 100% di feedback negativo, la realtà esterna mi sta suggerendo che sono in errore forse" la persona produce pensieri paradossali come "vabbè ma cosa vuoi che siano dieci persone su tutte le persone che esistono al mondo, su 7 miliardi, sono solo quelle poche persone che la pensano diversamente, eccezioni che confermano la regola" , dimostrando come la persona si sia rinchiusa in delle convinzioni dedotto ma che ritiene reali.

 

Come si comporta una persona che non ha una visione assoluta sulla realtà? Cosa vuol dire non avere una visione assoluta della realtà?

Sono persone che partono con il presupposto che non c'è nulla di assoluto per tutti, ci sono poche realtà, quelle meno complicate dove ci sono punti di maggioranza, ma riguardano per lo più punti fuori dal campo esistenziale, per questo una persona che comprende la realtà e capisce quanto questa sia variegata e complicata, capisce quanto siano uniche e complicate le personalità che scrutano la realtà non sviluppa canoni, non pensa di possdere il punto di vista assoluto ma al contrario sa che per immedesimarsi negli altri è necessario capirli, che per spiegarsi dei fenomeni è necessario studiarli e possedere delle teorie solide e articolate. Una persona con una visione del genere si rende conto che teorie striminzite sono probabilmente errate, pensate alle teorie o visioni assolutiste che possede o che ascoltate, noterete che proprio perché tagliano corto sul "per tutti o per la maggior parte è così" finiscono per essere brevi, non considerano quelle variabili che porterebbe chiunque a dire "aspè ma se ci sono più variabili in gioco è praticamente impossibile che questa cosa allora sia così per tutti o per la maggiora parte, è più complicato di così". È necessario costrui costruire teorie che siano "commisurate" a ciò che si sta tentando di capire (non a caso in questo sito ci sono più di mille articoli, alcuni che superano le 10 pagine a4).

In linea generale è sufficiente seguire questo percorso per giungere a teorie valide, che non ricadano in assolutismi o in altri errori:

- ogni volta che si guarda all'esterno si tiene a mente che rimanere aperti è fondamentale per capire cosa l'altro stia dicendo per evitare di non attribuire i propri significati, la propria visione a ciò che l'altro sta esponendo;

- quando ascoltiamo un giudizio o un parere altrui va analizzato, messo in discussione, capire sopratutto se ciò che ascoltiamo è da considerarsi un pensiero valido o meno, non ci si limita a tenere aperta la mente nei confronti degli altri ma si fa ancheattenzione anche a criticare ciò che ascoltiamo, non è che gli altri ci dicono o laverità o la bugia, le persone nella loro ignoranza fanno continuamente errori e potrebbero non rendersene conto (allo stesso modo di come una persona sviluppa un pensiero assolutistico facendo degli errori senza accorgersene);

- una teoria ha validità solo se si hanno dei risultati, solo se si hanno feedback e non basandosi su proprie credenze di comodo, sulla riprova sociale con pensieri come "lo ha detto anche Caio, non lo penso solo io" scivolando in una situazione paradosslae dove la persona potrebbe utilizzare come prova un qualcosa che ha comunque interpretato arbitrariamente. Avere una statistica, avere dei piccoli risultati che non faranno di quella teoria scienza ma comunque può aiutare la persona nel suo piccolo a capire il mondo con validità senza finire per convincersi di cose che non hanno alcun minimo fondamento ma vanno perfino contro i riscontri che la persona ha;

- puntare alla consapevolezza nel settore interessato (specialmente a livello mentale) cioè tenere a mente che avere una visione chiara dell'argomento, studiarlo, organizzarlo anche solo a livello teorico e di chiarezza mentale fa la differenza per persone che si buttano nel tentare di capire qualcosa quando non hanno le basi per farlo, hanno una confusione che andrebbe prima risolta.

Questi punti sarebbero sufficienti per far capire immediatamente ad ogni persona che la loro visione attuale è da scartare, anche fuori dal discorso assolutismo, rendersi conto che ciò che si è costruito lo si è fatto senza i strumenti mentali necessari e ciò che si crede vero, valido è un castello quasi completamente distorto che conviene buttare giù e ricostruire.

 

Il pensiero standard

Alcune persone nonostante abbiano una visione della realtà che possa essere considerata assolutistica, ma al tempo stesso sanno che questi estremi non possono esistere utilizzano una visione delle cose che chiamano "standard" (e che nel corso dell'articolo è stato definito come pensiero che riguarda la maggior parte delle persone).

 Queste persone pensano che anche se non c'è il 100%, stiamo su cifre vicine e quindi si passa da "la totalità" a "la quasi totalità". All'atto pratico non cambia nulla, si comportano e pensano allo stesso modo, ma riescono comunque ad evitare la problematica delle certezze non esistono.

Queste persone della visione standard si riconoscono perché sparano statistiche a caso come "il 90% delle persone è così.." prendendo arbitrariamente cifre che spaziano fra il 90 e il 100% e quando a queste persone si chiede loro "ma questi numeri dove li hai presi? Come li hai ottenuti? Come fai a dire queste cose?" non possono far altro che ritrovarsi messi spalle a muro.

 

 

Una frase celebre:

"L'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà" frase che come abbiamo dimostrato non intacca queste persone, perché non fa capire loro i loro errori una frase più efficace potrebbe essere "Ti sei convinto che su alcune cose ciò che vedi e pensi tu sia quello che vedano tutti gli altri o la maggior parte di loro ma se non fosse così? Rifai quel percorso ma con una personalità che non cada nell'errore di chiusura, nell'assenza di metodo critico e vedrai che otterrai risultati diversi"

 

 

 

Attenzione a non confondere la visione assolutistica con l'ansia da vergogna, cioè la paura che un giudizio che non conosciamo sia come quello che si teme. In questo caso la visione assolustica gioca un ruolo cruciale nell'aumentare l'ansia, la paura, ma sono comunque due fenomeni diversi. 

 

 

Assolutismo e dare agli altri ciò che pensi desiderino senza chiederlo

La visione assolutista porta a situazioni paradossali come quella di dare a qualcuno non quello che ci chiede ma quello che si presume siano i suoi desideri e piaceri e come presumerlo se non basandosi su se stessi? Persone che pensano che il mondo sia fatto tutto allo stesso modo e/o come pensano loro, quindi per loro non c'è un "prima conosco qualcuno, chiedo cosa gli piace e poi caso mai agisco" ma c'è un "io credo che alle persone piaccia questo e quindi mi comporto di conseguenza" generando casi in cui si spazia dall'indifferenza alla sofferenza dato che la probabilità di prenderci è estremamente bassa. In pratica la stessa situazione paradossale ma con sfumature diverse della persona che si aspetta che l'altro le dia ciò che desidera pensando che il mondo funzioni come lei, che "si sappia ciò che le deve essere dato".

 

"Si ma io penso che.."

Una persona che invece di guardare la realtà durante una discussione, di mettersi in discussione continua a far riferimento a quelle credenze costruite chissà quando e chissà come.

 

Assolutismo e modelli umani

Se io dico che due più due fa quattro, non sto ricadendo in un pensiero assolutistico ma sto applicando un modello matematico che ha quelle fondamenta, chiunque usa quel modello ha quel risultato. Se una persona dice "se usi questo modello ogni persona avrà lo stesso risultato" non sta cadendo in una visione assolutistica, perché la premessa "usare lo stesso modello" esula dal discorso assolutistico, non sono esempi che sostengono l'esistenza di una visione assolutistica.

 

Una persona con visione assolutista quando parla, proprio perché dà per scontato che gli altri siano come lui è come se stesse consigliando se stesso perché erroneamente crede che ciò che funzioni per lui funzionerà per gli altri senza nemmeno rendersi conto delle diversità.

ultima modifica il: 15-11-2016 - 20:50:29
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