Home
Psicologia
Raziologia
Puzzle della Comunicazione
Diario
Test
Info & Contatti
 
- Prestazione -
riabilita aiuti

Cos'è una prestazione?

[da aggiungere l'ansia da prestazione da allarmismo]

Nel linguaggio comune con il termine prestazione si fa riferimento all comportamento di una persona che dispiega una sua qualsiasi abilità per raggiungere un obbiettivo. In pratica con il termine prestazione si descrive la quasi totalità del comportamento umano eliminati quei comportamenti per lo più automatici e impulsivi. Questo termine viene usato frequentemente per descrive un fenomeno denominato "ansia da prestazione" in cui le persone provano emozioni negative nel momento in cui stanno per fare qualcosa.

L'ansia da prestazione nasce da un conflitto interiore che diminuisce la prestazione o in alcuni casi la interrompe proprio.

La paura che un soggetto può provare nasce ad esempio da:

 

- paura di non essere all'altezza

- paura di non piacere

- paura di scoprire il proprio valore, di mettersi alla prova e scoprire ad esempio di non piacere a nessuno, essere disprezzato

- paura delle conseguenze nel caso si fallisse, 

 

Qualsiasi pensiero hanno due esisti prevalentemente:

- impacciataggine, il soggetto diminuisce la sua prestazione, fa errori che altrimeni non farebbe

- inibizione, il soggetto è talmente in conflitto e sopraffatto dalle emozioni conflittuali che non agisce.

 

L'ansia da prestazione impatta maggiormente in attività biologiche a causa degli ormoni e dei cambiamenti fisici che l'ansia produce, ad esempio nel sesso impedisce all'uomo di avere un'erezione o alla donna di lubrificarsi, rendendo di fatto il sesso difficoltoso o impossibile.

 

Per l'AB l'ansia da prestazione ricade nella componente inibitoria ma solo quando riguarda l'ansia, cioè solo le inibizioni provengono dall'ansia. 

 

L'ansia da prestazione quindi evidenzia quel fenomeno dove un soggetto prima della prestazione entra in ansia perché simula (casualmente o per paranoia) o la prestazione in sé o le conseguenze e anticipa delle emozioni negative che ne inficiano la prestazione stessa.

Nel caso il soggetto non simuli e non provi ansia ma provi angoscia (cioè inconscio) allora si parlerà di angoscia da prestazione.

L'ansia da prestazione ha delle cause frequenti, l'AB ne trova tre:

- paura del fallimento, dove fallire vuol dire anche raggiungere un risultato minore a quanto posto (esempio del fallimento come rifiuto);

- paura del giudizio nel momento in cui si raggiungerà un risultato visibile;

- paura della sconfitta, il soggetto è orgoglioso e sensibile alla dominanza.

 

È necessario che queste paure siano strettamente correlate alla prestazione e non ad altro, pensiamo ad una persona che si vede brutta e crede di essere disapprovata per quello e quindi non agisce per paura del giudizio, questa non è ansia da prestazione perché la persona non ha ansia per quello che sta per fare ma per altro (in questo caso si inizierebbe a parlare di prestazionefobia). Al tempo stesso è necessario che il soggetto sappia cosa fare e sappia come agire altrimenti non si parla più (solo) di ansia di prestazione ma si sfocia anche in altre fenomeni come per l'appunto quello del disadattamento o della bassa agenticità.

L'ansia da prestazione produce prevalentemente tre conseguenze che ruotano intorno al fenomeno della profezia che si autoavvera:

- diminuisce la lucidità del soggetto e quindi aumentano le probabilità di fare errori;

- diminuisce la prestanza fisica perché l'ansia genera una predisposizione alla fuga e quindi se il soggetto ha da fare un'attività che richiede ad esempio potenza esplosiva non potrà dare il meglio di sé;

- va a competere con altre emozioni e di fatto se il soggetto sta facendo un attività potenzialmente positiva potrebbe non avvertirne più queste emozioni.

 

Il secondo e terzo punto sono alla base della comune disfunzione erettile maschile (ma anche secchezza femminile) dove quest'ansia che il soggetto prova lo predispone fisicamente all'esatto opposto di quello che è invece il sesso, quindi l'uomo non avvertirà né l'eccitazione e non avrà erezione (nel momento in cui scatterà quest'ansia) perché questi due fenomeni entreranno in competizione e la stessa cosa accadrà nel corpo femminile.

 

L'ansia da prestazione comporta necessariamente l'inibizione o il fallimento? No, il soggetto potrebbe farcela nonostante la bassa lucidità e la componente inibitoria che supera con grinta.

L'ansia da prestazione nella disfunzione sessuale (in dettaglio)

Pensiamo all'ansia da prestazione sessuale, una donna e un uomo per fare sesso necessitano dell'eccitazione  altrimenti nell'uomo mancherebbe l'erezione e nella donna la lubrificazione e quello stato di rilassamento muscolare necessario per dare modo alla penetrazione di avvenire. Il solo fatto di provare ansia da prestazione nell'ambito sessuale va ad impedire che queste funzioni corporee avvengono perché il corpo di fatto si sta preparando per altro a livello biologico per non parlare del fatto che l'ansia va a competere anche con il desiderio mentale facendolo calare.

Questo è uno dei vari esempi che screditano la teoria semplicistica che dice che per superare ogni cosa è sufficiente buttarsi, la realtà non funziona così sopratutto quando le fragilità sono di natura conscia. Di fronte a queste situazioni l'unica cosa da fare è prima risolvere le proprie fragilità e poi attuare un piano di azione efficace che porti la persona alla prestazione con il risultato desiderato.

 

Anzi l'invito a buttarsi in alcuni casi ha perfino un effetto peggiorativo traumatico dato che il soggetto si butta e dal fallimento continua ad avere ancora più paura o ad andare in paranoia per le volte successive. 

L'invito a buttarsi è efficace solo in quei casi dove il soggetto nella sua percezione distorta aveva visto cose che in realtà non ci sono, paure infondante e scenari negativi che in realtà non accadono e quindi buttarsi diventa solo un modo per rendersi sicuro di questo e andare meglio nel futuro. Ma quando lo scenario negativo invece accade ecco che l'invito a buttarsi diventa una trappola peggiorativa che continuerà ad aumentare l'ansia da prestazione.

 

 

L'ansia da prestazione in questo ultimo caso può essere risolta solo andando all'origine e cambiare le caratteristiche di personalità che la generano e aiutare il soggetto anche a risolvere e gestire quelle situazioni che capitano.

 

Racconto dal web di ansia da prestazione:

"Salve, vorrei chiedere un consiglio per quanto riguarda la mia situazione. Sono iscritta all'università, lettere, ormai da troppo tempo. (ho 28 anni) Problemi di ansia li ho sempre avuti, dalle medie in poi però sono andati sempre peggiorando. Credo che siano dovuti al fatto che le aspettative di genitori, zii, nonni nei miei confronti sono sempre state troppo alte e questo mi ha danneggiato parecchio, non ho una grande autostima, dipendo troppo da quello che gli altri pensano di me. Fin qui penso niente di nuovo.
Ho provato a parlare con una psicologa convenzionata con l'università, ma non mi è servito a nulla. Innanzitutto, non credo fosse la persona più adatta a parlare con degli studenti, mi ha detto di aver lavorato molto con le coppie, per cui mi ha fatto parlare più del mio ragazzo, che dell'università. Alla fine mi ha messo davanti 3 opzioni. 1: parlare con i miei. Ma le ho detto che sinceramente non me la sento. Tra l'altro, non credo che servirebbe a qualcosa, una volta al liceo ho provato a dire che mi sentivo troppa pressione addosso e mia madre mi ha scritto "non devi essere per forza la prima della classe, ma almeno la seconda" almeno, eh. testuali parole. 2: prendere delle pillole. Ho già letto una discussione in proposito qui e sono d'accordo con chi pensava fosse meglio di no. Vorrei risolvere il problema una volta per tutte, non stordirmi momentaneamente. 3. Sospendere l'università. Questa è la soluzione che mi ha veramente fatto arrabbiare e quella che lei consigliava maggiormente. A quanto pare, l'ha proposta a molti ragazzi e sono rinati, ma non è quello che voglio, io voglio laurearmi, ero andata da lei proprio per questo. Mi viene da pensare che sia la strategia della mia università per far calare il numero dei fuori corso.
A questo punto, non so cosa fare, mi sono bloccata di nuovo, non riesco a concentrarmi, se provo a studiare mi viene un attacco d'ansia e comincio a piangere. Non riesco a non pensare di essere un fallimento per tutti, ricordo tutte le cattiverie che mi hanno detto, la delusione che ho provocato, mia madre che mi dice "e tu eri quella che doveva fare grandi cose". Come posso reagire?"

 

L'ansia in questo caso è generata dal fallimento e da quello che il soggetto chiama "aspettative altissime", il soggetto entra in una dimensione per cui soffre al solo pensiero di non farcela in quanto questo significherebbe violare l'educazione che è stata data "ovvero devi essere sempre fra i primi" e anche la disapprovazione che questo porterebbe se gli altri (in primis i genitori) sapessero di questo fallimento (non essere fra i primi). Questa ansia porta la persona in una dimensione paradossale in quanto o non agisce per la paura del fallimento o perché a causa delle emozioni che prova non riesce a studiare, concentrarsi sapendo in anticipo che il risultato sarebbe negativo portandola a rimandare in attesa del momento in cui potrà avere un risultato fra i massimi. Queste sono le conseguenze di educazioni fallimentari che invece di spingere un soggetto alla crescita, lo spingono alla competizione, alla paura, ad una motivazione basata sul risultato (specifico) finendo nel migliori dei casi ne lgenerare un soggetto che vive in funzione del risultato e nel peggiore un soggetto che produce poco o nulla a causa dell'ansia da prestazione che non riesce ad affrontare.

 

 

DA RIVEDERE

Nella quotidianità il termine prestazione viene con frequenza utilizzato nella frase "Ansia da prestazione".

Una frase che potrebbe essere riassunta anche con "paura di sbagliare" quando si sta per fare qualcosa.

Quindi ciò di cui stiamo parlando è una paranoia specifica. 

La soluzione all'ansia da prestazione si trova nella sua frase sinonimo "paura di sbagliare", con la parola "paura" ritroviamo una emotività passiva, e quindi passando ad un'emotività attiva già di per sarebbe sufficiente a fermarla, ma è con il termine "sbagliato" che troviamo la causa della paranoia specifica (cambiando emotività si risolverebbero tutti i problemi a priori dato che tutte le paure verrebbero meno inclusa questa, mentre lavorando sul concetto di sbagliato si risolve questa specifica ).

E qual'è questa causa? La persona creda che esista un giusto e sbagliato, ma non solo crede che a dare questo giudizio siano gli altri, le persone che la osservano, i giudici, le autorità. Non a caso l'ansia da prestazione è quanto più intensa quanto più si è circondati da persone, e quanto più da quanto crediamo esso o esse siano autorevoli.

Non dimentichiamoci che lo stesso giudizio proprio potrebbe essere causa da ansia di prestazione, o il fatto che il solo pensiero di poter essere giudicati anche se le persone che abbiamo intorno non sono minimamente interessate a noi.

Volendo entrare nello specifico, la questione "paura di sbagliare" potrebbe scaturire oltre che da una sensibilità generalizzata, anche da una sensibilità specifica, in cui la persona è stata esposta a diverse punizioni ogni qualvolta commetteva errori o secondo l'autorità riteneva avesse sbagliato.

Anche se tutto questo è un'illusione, finquando la persona crederà alle autorità, crederà all'esistenza di giusto e sbagliato l'ansia da prestazione continuerà ad esistere.

La mia proposta terapeutica non è l'unica, potrebbe risultare efficace, anche se limitato, fare una "semplice desensibilizzazione parziale" con il metodo stabilizzante dell' "esposizione volontaria" in cui interrompendo il circolo vizioso di mantenimento dell'evitamento la persona scopre che non sarà più punita come in passato.

L'efficacia di questa proposta alternavita la considero fortmente limitata, ma potrebbe essere invece funzionale se inserito in un progetto di desensibilizzazione totale, in cui dopo si investe comunque per spegnere le illusioni e cambiare emotività.

 

Combattere la paura alimenta la paura anche in questo caso! 

 

Pres

ultima modifica il: 17-11-2018 - 17:10:00
Sito Realizzato da Palombizio Valerio Giuseppe