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- Possessività -
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Cosa è la possessività? Cosa si intende per essere possessivi?

La possessività descrive quel fenomeno collegato al sentimento di danno (prevalentemente da orgoglio) che spinge un soggetto ad avere comportamenti protettivi e di esclusione su ciò che considera proprio e che non vuole concedere, nemmeno per una piccola frazione temporale, ad altre persone.

La possessivitá è collegata al danno, se qualcuno ci prende qualcosa potrebbe non darcela più indietro, potrebbe rovinarla, potremmo subire pesanti danni dal perdere il possesso di qualcosa.

La possessività è collegata alla valutazione conscia, inconscia o preconscia che un soggetto fa, se il soggetto pensa che dare qualcosa a qualcuno non produca alcun danno, non avrà alcuna conseguenza negativa, allora non ci sarà nessuna possessività.

La possessività è collegata al racconto interiore che ci facciamo, alle valutazioni e previsioni su cosa succederebbe se gli altri prendessero qualacosa che consideriamo nostra.

Il possesso da orgoglio potrebbe essere descritto in questi termini "se io ho qualcosa che non hanno gli altri, in quel momento mi sento vincente, mi sento superiore, il fatto che sia mio e non di altri attiva tutto il piacere che nasce dal sentimento di dominio, di orgoglio verso altri che non lo posseggono. sopratutto se altre persone lo vogliono, lo desiderano; il fatto che sia mia mi trasmette piacere, viceversa sapere che qualcun altro l'ha preso, ci è riuscito, mi fa sentire male, sconfitto e inferiore".

La possessività è qualcosa di ancestrale, che si manifesta in noi tramite preconscio e inconscio anche quando consciamente capiamo che non c'è nessun tipo di danno.

Eliminare completamente la possessività infatti non è facile e se ne rendono conto le persone che ci provano, che percepiscono consciamente quanto questa li faccia stare male anche quando non c'è motivo.

Approndimenti sul possesso collegato all'orgoglio.

Il dominio e la rispettiva possessività si attivano in due scenari differenti:

- dominio su qualcosa di buono, la persona non vuole perdere una risorsa, la vuole tutta per sé. Un po' come fanno gli animali, anche possediamo questa spinta ancestrale a non condividere qualcosa che sentiamo come nostro. Razionalmente tendiamo a fare una scelta analoga ma la possessività nasce da una spinta inconscia che si aggiunge ad un'eventuale spinta conscia;

- dominio su qualcosa di conteso anche se non è necessariamente buono per il soggetto, qui la possessività si attiva solo per orgoglio, il prendere qualcosa di conteso ci produce piacere a priori e di conseguenza la persona tende a perdere di interesse nel momento in cui percepisce che ciò che ha non è ambito, non è conteso, non avendo nemmeno un particolare valore tende ad essere abbandonato. Anche il solo mostrare agli altri di essere i migliori, senza che ciò che contendiamo abbia necessariamente valore.

 

Il sentimento di possesso e la volontà di possesso esistono solo se vi è l'orgoglio, la volontà di trovare il piacere con questa componente del dominio.

Le persone tendono a confondere la gelosia che nasce dalla possessività con quella che nasce dalla paura abbandonica, dove percepiscono il fatto che il proprio partner sia andato a letto con qualcun altro come un segno che non li vuole più, che l'ha perso, soffrendo quindi per la paura abbandonica e non per la "sfida" di dominio.

 

La possessività esiste ed è strettamente collegata all'orgoglio, quanto più si conserva e coltiva a livello conscio il piacere del dominio confrontandosi con gli altri, desiderando di essere migliori, etc.. quanto più il possesso sarà un'emozione predominante, frequente nei confronti di ciò che ci fa sentire superiori e ci mette in competizione con gli altri.

La possessività ci spinge a non condividere, a tenere lontano ciò che è nostro da potenziali minaccie, ci rinchiude in una dimensione in cui siamo noi contro gli altri, noi che vogliamo in qualche modo non sentirci dominati da altre persone.

Pensiamo a quante persone sono ossessionate dal fatto che il loro partner sia stato preso sessualmente o possa essere preso sessualmente da altre persone, provando sensazioni negative estreme al solo pensiero, tutto perché sono possessivi e non riescono a non soffrire pensando ad una cosa propria usata da altre persone, "presa" da altre persone.

Nel caso in cui ci sia la minaccia reale o ci sia stato un atto di attacco al proprio dominio e possesso il soggetto manifesterà un comportamento rabbioso, di chi è ferito nell'orgoglio, non accetta di sentirsi inferiore, di darla vinta all'altro, di far sentire l'altro superiore, di aver "perso" qualcosa che lo faceva sentire migliore, vincente. Il fenomeno non va ristretto solo al sé, ma anche eventuali giudizi esterni di spettatori, l'effetto spettatore potenzia la possessività.

 

 

Le parole "perdita e vincita" potrebbero essere difficili da comprendere in quanto una persona possessiva potrebbe non aver mai indagato la sua sensazione, avendola vissuta sempre come qualcosa di scontato, che fa parte di sé e basta. Ma chi ha indagato questo aspetto, chi ha iniziato a scavarsi dentro ha capito che è una questione di essere in competizione con gli altri, un gioco di potere e possesso dove ci si sente vincitori o perdenti.

Sono tre le strade da seguire per limitare e gestire la possessività:

- la prima è di elaborazione dell'orgoglio, sviluppando una personalità che sia meno in competizione e più in collaborazione con il mondo esterno;

- la seconda è smettere di inseguire il piacere della possessività, più si tenta di trarre piacere dalla possessione di qualcosa, cavalcando il sentimento derivato dal rendersi conto di possedere qualcosa, di aver "vinto" su altri, quanto più poi peserà l'emozione opposta quando ci sentiremo minacciati o qualcuno realmente riuscirà a prendere parte o tutto di ciò che possediamo;

- la terza è la percezione del danno oltre quello emotivo dell'orgoglio, il nostro inconscio tende a farci percepire il danno come enorme, vasto, incalcabile ma consciamente possiano analizzare la cosa e capire che forse il danno è minimo o nullo e così diminuire il carico di emozioni negative dato dalla possessività. 

 

 

La possessività è alla base di un comportamento geloso.

 

 

FINO A QUI 

 

La rivalità nella minaccia di possesso

Nel momento in cui ci si rende conto che il proprio possesso è stato esercitato tramite un mezzo ecco che vedere altre persone usare lo stesso mezzo ce li fa immediatamente sentire come rivali. Una donna che crede di aver conquistato il suo uomo con la bellezza, temesempre la rivalità di altre donne percepite come belle, con il rischio che queste tramite la bellezza possano superarla e attrarre qualcosa che invece è suo e che la fa sentire "la più bella".

 

Questo fenomeno della rivalità viene chiamato erroneamente invidia ma non è così, qui non c'è nulla che si invidia, c'è una competizione perché non c'è una donna che si vede brutta e invidia la bella, c'è una bella donna che teme un'altra bella donna per la rivalità, sa che è un rivale chi compete nella stessa "gara" dando di più o qualcosa che a lei manca.

 

 

L'articolo fa comprendere rapidamente al soggetto che tipo di competizione sta provando, ne esistono quattro:

- competizione personale, il soggetto si rende conto che anche se l'altro non è in competizione con noi, quando si perde qualcosa che vogliamo ci sentiamo sconfitti, soffriamo perché sappiamo di non essere stati noi scelti o di non essere stata la prima scelta;

- competizione reale, nasce quando ci si rende conto che l'altro è realmente in sfida con noi, vuole dominanrci;

- competizione sentita (inconscia), nasce a priori quando vediamo che qualcosa di nostro finisce in mano di altri;

- competizione sociale, nasce nel momento in cui il soggetto sa che la sua sfida è sotto gli occhi di tutti che potranno giudicarlo vincente o perdete, sconfitto o vincitore, dominante o dominato.

 

 

 

 

 

 

Diminuzione progressiva della possessività

Più si cresce con la consapevolezza dell'inutilità della competizione e del fenomeno dell'orgoglio quanto più questo fenomeno tenderà ad essere allontanato dalla propria esistenza, diminuendone l'intensità, un po' come un muscolo che si atrofizza nel tempo.

Quanto più si cresce e si comprende la dinamica della realtà, quanto più si smetterà di sentirsi in competizione.

La possessività si perde lentamente tramite il percorso di erudizione, cioè nasciamo come animali, nasciamo come persone "rude" e solo crescendo che superiamo questo stato, soggetti che sono ancora altamente possessivi ci indicano che hanno ancora strada da fare nella loro erudizione.

 

 

 

Fino ad ora abbiamo parlato di come affrontare la possessività, come razionalizzarla e come intervenire ma ci sono fenomeni che la alimentano.

Uno di questi si basa sullo sfruttare il dominio sugli altri per provare ancora più piacere tramite la possessività.

Detto in altre parole più una cosa è desiderata dall'esterno più trasmetterà piacere "vincere gli altri", questo spiegherebbe perché quando nessuno vuole giocare con un giocattolo questo resti inutilizzato ma quando più persone si interessano ecco che il proprietario, o chi si crede tale, lotta per conservarne il dominio eil possesso, perché questo trasmette lui delle emozioni positive e piacevoli e ritorni ad essere piacevole giocarci solo perché lo fa sentire primo e il migliore schiacciando gli altri. L'assurdità è che nonostante il giocattolo possa essere di per sé noioso (spiegandone l'abbandono) ritorna ad piacevole solo per il dominio che si può esercitare sugli altri che lo desiderano. Se tutto questo lo si osserva nei bambini, anche i più piccoli, si comprende come questo aspetto faccia parte della nostra biologia, sia insito dentro di noi a livello pulsionale, ricordandoci che siamo comunque "anche degli animali".

 

Il fenomeno della desiderabilità sociale e del possedere ciò che gli altri vogliono si definisce come "effetto trofeo", effetto che alimenta la possessività. Questo perché più si trova piacevole, più si tenderà a volerla possedere, ad averci l'esclusiva, sentire queste emozioni positive ma anche negative in caso di perdita.

  

Indicatori di possessività

In generale indicatori di possessività riguardano il tentativo di controllare l'altro, con i vestiti, dove va, cosa fare. Cercare di impedire in ogni modo che venga preso da altri, ma sopratutto che avvenga ciò che lo faccia sentire perso in un'ipotetica competizione. Quindi anche impedire ad una donna di essere vista da altri in alcune sue parti del corpo è una forma di possessività.

Questo ci spiega perché la possessività può degli effetti a volte anche molto spiacevoli sul soggetto che subisce questa possessività.

 

Possessività retroattiva

Alcuni soggetti potrebbero arrivare a sentirsi in competizione anche con il passato del soggetto, con qualcosa che hanno fatto prima di lui. Questo fenomeno si chiama possessività retroattiva e il soggetto finisce per sentirsi schiacciato, sconfitto da cose avvenute nel passato

Un pensiero potrebbe essere questo "non conta che vi siete lasciati, comunque il tuo ex è venuto prima di me, quindi lui comunque si sentirà superiore per questo" oppure "hai fatto sesso con quella persona prima di me e questo mi fa stare male, dovevi essere solo mia".

 

Nella migliore delle ipotesi la persona è possessiva e soffre solo quando ci pensa, quindi è sufficiente non pensarci e non parlare e il problema non si pone, ma a volte il pensiero è così frequente da diventare perfino invalidante.

Ad esempio la persona si rende conto di non essere stata la prima, di non aver preso la verginità e prova negazioni negative perché immaginando il partner precedente non riesce ad accettare questo fatto, si sente inferiore e questo lo fa soffrire continuamente. Oppure la persona non riesce ad accettare il fatto che il proprio partner abbia fatto determinate cose (non solo sessuali) che fanno percepire la propria proprietà come "irrimediabilmente corrotta" da quell'evento e non riesce a non pensarci sentendosi perennemente dominato e non sentendo il partner come proprio a causa di questo fatto.

La possessività diventa esclusiva non solo in senso totale del presente ma anche temporale, come se si soffrisse perché non è stata anche solo propria anche nel passato.

Qui le razionalizzazioni descritte nell'articolo possono aiutare il soggetto a superare questo sentirsi in competizione con qualcuno del passato.

(una spiegazione, immaginare qualcosa del passato comunque crea un'immagine che il nostro inconscio percepisce come presente, ci fa soffrire al solo pensiero per questa perdita)

 

 

Il test sessuale per comprendere il proprio livello di possessività.

Immaginate il vostro partner che vi parla e vi rassicura che esistete solo voi, che non pensa ad avere rapporti con altre né tanto meno a cedere la vostra priorità, intende solo sfogare qualche suo istinto sessuale facendo un'avventura, trovare un oggetto partner sessuale che verrà messo in secondo piano e con cui non ci sono rischi

Ora chiedetevi che tipo di competizione mi sta nascendo? Inconscia, personale, reale?

 

Illusione di possessività senza rischi

La prima domanda, quella sul "perché ho perso ciò che volevo possedere?" produce una razionalizzazione che smantella definitivamente qualsiasi illusione a carico del "gli do tutto, non ha motivo di cercare altro altrove".

 

 

Racconto dal web:

"Salve a tutti, ho 22 anni e convivo da quasi un anno con un uomo di 10 anni più grande di me...
Ho iniziato a vivere in un incubo quando l'anno scorso in casa sua ho trovato un ricordo e delle foto (sul pc) della ex... 
Mi è sembrato molto più felice di quanto lo è con me e quella storia era duarata tanto (7 anni)... Io non ho mai avuto storie così lunghe e ho iniziato ad avere paura di non essere all'altezza e che lui potrebbe non amarmi quanto ha amato lei...
Nonostante tutto stiamo insieme, lui cerca di capirmi e mi rassicura, mi dice che non è così, che ama me e che non farebbe mai cambio con nessun altra, e che se avesse voluto tornarci con questa persona avrebbe potuto ma non lo ha fatto perchè lei non si è comportata bene (da quello che ho capito) e non lo farebbe più (ora comunque lei è sposata con un figlio.)
In ogni caso DOMENICA... (questa domenica) vado a mangiare da sua zia, non è la prima volta, ma per la prima volta i fa vedere la casa e cosa trovo?
UN'ALTRA FOTO....
panico... sono crollata non ho gestito nessuna emozione e mi sono affrettata ad andarmene, hanno capito tutti che c'era qualcosa che non andava e lei mi ha chiamato per dire che è una cosa del passato e che ora ci sono io che mi vogliono bene a me ecc... Ma come faccio a dover credere a tutto questo?
Ovunque mi giro sempre costantemente ste foto!!!!
Io mi sento come se per me non c'è spazio, sono gelosa di lei, di quello che loro hanno avuto, mi sembravano molto felici e anche i loro parenti lo erano, io sono una persona problematica (ex borderline) quindi non sono una pasqua, non sono come lei. 
Lui adesso è diventato super attento e mi chiede scusa e capisce che per me non è giusto...
Ma vorrei che sapesse che mi sento veramente umiliata, triste, depressa, sto ritornando ad avere i brutti pensieri... vorrei un po' morire... mi dispiace dirlo perchè è brutto ma vorrei davvero sparire...
Non voglio più vedere loro, le foto, sentire parlare di lei, e il bello è che lavora pure dove lavoro io e il mio convivente... ahahah, guardate questa storia fa quasi ridere.... 
Vorrei solo potermi sentire anche io bene...
Perchè hanno ancora tutte quelle cose?
Io sono gelosa che lui abbia avuto una cosa così importante prima di me... lui è la mia prima relazione seria seria... 
Temo il confronto e mi sembra di passare su una strada già battuta... Sembra che lei fosse davvero importantissima, e come se lo è ancora... 
Aiutatemi perchè non posso tirare pazzo nè lui nè gli altri... 
Tutte le volte che rivedo il flashback mi viene una fitta."

 

Questo racconto è utile perché per la maggior parte descrive un problema di gelosia, cioè di paure nate da un confronto, paura di perdere l'altro, di non essere abbastanza. Un esercizio per capire la differenza fra gelosia e possessività. 

La possessività compare solo in due frangenti: 

- lui nelle foto sembra essere più contento di quanto lo sia con me. Qui lei si sente sconfitta, schiacciata, c'è una possessività retroattiva dalla quale poi nasceranno anche paure che alimentano gelosia, ma questo confronto è comunque una sconfitta, un non essere riusciti a dare come l'altra o di più. La possessività che nasce da questo paragone che la fa sentire in una competizione dove perde, pensare che comunque lei sia meglio, un sentirsi inferiore;

- le sue foto in giro dimostrano quanto sia lui che i parenti ancora tengono a lei. Anche qui, come se il suo partner fosse ancora dell'altra. Qui scatta la possessività perché la persona sente che è come se ci fosse ancora competizione con l'ex, come se fosse ancora suo sotto questo punto di vista. Come nel punto precedente questa cosa darà adito anche a paure e gelosia, ma traspare anche un velo di orgoglio ferito.

Questo racconto non solo ci aiuta a capire al differenza fra gelosia e possessività, ma ci mostra come un singolo evento possa alimentarne entrambe, creando sia una ferita all'orgoglio ma anche pensieri di paura dalla quale nascerà una gelosia.

 

 

La possessività che genera l'illusione dell'amore

Quando le persone per svariati motivi si ritrovano a chiudere un rapporto nel momento in cui lo chiudono iniziano a provare delle emozioni intense di possessività, si rendono conto che ciò che possedevano potrebbe ora diventare di un altro e questo sentimento viene confuso con l'amore.

La realtà è completamente diversa, la persona che stiamo lasciando non è cambiata ma la possessività ci impedisce di lasciarla andare perché ci fa soffrire. Questo spiegherebbe perché le persone arrivino a fare dei "tira e molla estenuanti" perché sono persone possessive che quando stanno insieme si ricordano del perché non possono andare avanti e dell'incompatibilità però quando si lasciano il desiderio di possessività ritorna così intensamente da spingere per un ritorno momentaneo.

Questo non è l'unica spiegazione ai tira e molla, è un'emozione che la spiega e che potrebbe comparire insieme ad altre.

 

Un altro raccondo dal web:

"buongiorno a tutti avrei bisogno di un vostro parere riguardo alcune cose...

a volte mi capita di provare in certi momenti delle cose completamente opposte a me stesso...

vi faccio un esempio... ho lasciato la mia ex da qualche mese, mai e poi mai mi immaginerei di tornare con lei,sto vivendo la mia vita e ho trovato una nuova ragazza con cui sto bene e mi sento a mio agio...
ma l'altro giorno mi è capitato di pensare una cosa...mi è capitato di pensare che se lei potesse stare con un'altro ora...la cosa mi darebbe fastidio
ma se vi dicessi che dentro di me ne prima ne dopo quella sera mi è mai affiorata l'idea di poter tornare con lei, ne mai ho provato un minimo di gelosia ne niente se dovessi immaginarla con un altro...se sono convinto al 100% della mia scelta...perchè in quel momento ho provato una cosa così incoerente con me stesso???
la cosa mi ha turbato...non tanto per il motivo perchè vi ripeto sono sincero al 100% con me stesso...ma tanto quanto il pensiero
cosa può avermi spinto ad aver pensato una cosa del genere?
se ascolto me stesso sono convinto al 100% di dover seguire la mia strada...ma allora perchè succedono questi tentennamenti? a cosa sono dovuti questi momenti di incoerenza? capitano anche a voi? tranquillizzatemi che mi sento disagiatissimo"

 

Questo racconto fa capire esattamente come la dinamica di possessività sia un'emozione sconnessa con il resto, ma potente che può perfino spingere ad un ritorno per impedire di  provare emozioni negative se qualcuno si prende qualcosa che sentiamo ancora come nostra a livello possessivo.

 

 

Possessività e condivisione

Rinunciare all'esclusività nonostante la possessività quando ci si rende conto che condividere è più conveniente e piacevole della possessività stessa, elemento facilitato quando si è interevenuti sulla possessività e la si è ridotta.

ultima modifica il: 05-04-2019 - 16:53:57
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