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- Fronteggiare -
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Cosa vuol dire fronteggiare? Cosa si intende per fronteggiare in ambito psicologico?

Si definisce fronteggiamento (coping) tutta quella regolazione emotiva orientata alla risoluzione del problema in modo definitivo senza usare strategie di regolazione provvisorie, evitamento, distrazione, etc...

 

DA CANCELLARE

Con il termine fronteggiare si definisce in psicologia l'atto intenzionale di andare incontro al problema senza scappare (evitamento) tentando di ridurre il dolore.

Il fronteggiamento in inglese viene definito coping, questo sito preferisce termini italiani quando possibile ma per chi fosse abituato a chiamarlo coping sappia che si sta intendo lo stesso concetto.

Ogni essere vivente è spinto, tranne rari casi, ad eliminare e diminuire il dolore, a non stressarsi, a non essere danneggiato dalla vita e nel momento in cui percepisce di essere di fronte ad un possibile danno o ad un danno avvenuto ha solo due possibili strade:

- scappare, preferendo una condotta evitante che consiste nel distrarsi, nel non pensarci, nell'allontanarsi dalla fonte che causa dolore, il soggetto in questo momento baratta il concetto di vita per un po' di sollievo momentaneo;

- fronteggiare, il soggetto non si distrae, ma affronta l'evento negativo o comunque affronta il dolore e la causa con tecniche attive, alcune di queste possono sembrare una fuga ma non lo sono, vedremo meglio in seguito.

 

 

Che tecniche usano le persone per fronteggiare il dolore? Virtualmente infinite, queste si dividino prevalentemente in due gruppi:

- attaccare la causa, il soggetto tenta di eliminare la causa del dolore o di eliminare quelle parti di sé che reagiscono a quell'elemento causandogli dolore. Questa modalità di fronteggiare viene definita interventista;

- regolare il dolore e le emozioni, il soggetto tanta di eliminare o diminuire il dolore e le emozioni negative. Il soggetto non cambia la realtà ma cambia il modo in cui reagisce ad essa, dandogli modo di esporsi a realtà potenzialmente dolorose e stressanti diminuendo il dolore e rendendo il tutto più accettabile.

 

 

La valutazione

 

Questo secondo punto è fondamentale perché ci fa capire che diverse persone non cambiano, non cambiano la realtà rimangono fragili e sensibili ma in qualche modo trovano un modo di "curarsi rapidamente" di "contentersi il dolore" e quindi possono esporsi a realtà scomode senza ricorrere all'evitamento, possono fare la scelta di vivere nonostante non siano pronte, nonostante non siano abbastanza forti da farcela.

Ci sono persone sensibili che evitano, scivolano nella non vita o comunque rinunciano a parte di esse e non si rendono conto che ci sono tante altre persone simili a loro che vivono nonostante tutto perché sanno attaccare la causa o regolare il dolore.

 

Abbiamo detto che le tecniche di fronteggiamento sono virtualmente infinite, ma ci sono alcune più comune di altre, fra queste troviamo:

- svalutazione dell'altro, Ad esempio qualcuno ci offende e tale offesa ci fa stare male, ma si rende conto che se in qualche modo riesce a screditare colui che l'ha offeso il dolore sparisce, come se quella persona perdesse il potere di farci del male;

- ridicolizzazione dell'altro

- autoinganno e immaginarsi conseguenze positive, il soggetto si impone di credere che le cose andranno bene, che non c'è stato nulla di quello che ha inizialmente pensato di negativo.

- uso di sostanze o attività che producono emozioni così intense da modificare. Pensiamo alla pet therapy, il solo fatto di avere un animale che ci scondinzola, che ci vuole bene ha il potere di annullare gran parte delle emozioni negative che possiamo provare. Oppure un soggetto arrabiato e nervoso che va in palestra e allenarsi gli fa passare tutto.

 

Queste tecniche vengono chiamate anche tecniche di neutralizzazione, il soggetto si rende conto che tramite alcuni inganni della mente può annullare le emozioni. 

Non c'è una regola universalmente valida per tutti, ogni soggetto è tenuto a provare, a cercare quelle che meglio funzionano su di lui, al punto che si potrebbe dire che un soggetto evitante è un soggetto sensibile e fragile che per un motivo o per un altro non ha sviluppato abilità di fronteggiamento del dolore efficaci.

 

Le conseguenze del fronteggiamento

Intervento paradossale, sebbene sia efficace nel ridurre o annullare il dolore espone il soggetto ad ulteriore dolore, l'esempio di chi non accetta le critiche, non vuole vedere gli errori o migliorare perché ogni volta che ci pensa prova dolore e per annullare quel dolore lo neutralizza convincendosi che non c'è niente che non vada.

Questo lo fa rimanere  impantanato in una personalità piena di problemi che paradossalmente gli causeranno tanto altro dolore.

Il fronteggiamento si suddivide in base alle conseguenze in tre tipologie:

- fronteggiamento disfunzionale, detto anche a impatto negativo. Il soggetto anche se è efficace nel ridurre il dolore non si rende conto che tutto questo gli costerà dolore nel futuro;

- fronteggiamento neutro, la riduzione del dolore non ha alcuna conseguenza né negativa, né positiva;

- fronteggiamento, funzionale. Il soggetto non solo riduce il dolore ma in qualche modo fa anche in modo che l'impatto sia positivo, apportando cambiamenti

 

 

Ora possiamo introdurre il concetto di resilienza

Si definisce resiliente un soggetto che non solo è in grado di fronteggiare efficamente il dolore, ma ha una condotta orientata ad intervenire sulla causa e su se stesso, apportando cambiamento funzionali.

Il soggetto resiliente, specialmente in casi di pesanti crisi, è in grado di regolare il dolore impedendo che questo porti ad un ulteriori conseguenze negative e al tempo stesso apporti cambiamenti positivi alla sua esistenza, riorganizzandola e diventando una persona migliore e più forte di prima.

 

 

 

 

 

 

Fronteggiamento passivo

Non sempre il soggetto si pone in modo attivo, a volte anche se sceglie una strada si aspetta che siano altri ad aiutarle. Ad esempio uno psicologo, un amico o un genitore potrebbe compiere questo ruolo per il soggetto aiutandolo a capire come fare per intervenire sulle cause o regolare le emozioni.

 

Quando la persona usa queste tecniche in modo efficace raggiunge un momento catartico che può essere momentanto o definitivo dove si libera dal dolore che aveva, dall'ansia, dalla paura, dalla tristezza, etc...

 

Il soggetto fronteggiando diminuisce il carico di stress, cioè l'analisi quantitativa di quanto dolore ed emozioni negative il soggetto prova nell'arco di un periodo di tempo

 

Fronteggiamento e temperanza

Fronteggiare aiuta un soggetto a ridurre il carico di temperanza, dimuendo il carico di emozioni negative diminuisce  la spinta conativa, impulsiva e parossistica.

 

 

 

Come fare per sviluppare le abilità di fronteggiare il dolore?

 

Si legga neutralizzazione.

 

Fronteggiare e mantra

Quei pensieri positivi che ci trasmettono immediatamente un senso di emozioni positive, ad esempio una madre che pensa al figlio e questo pensiero è talmente potente da diminuire il dolore che stava provando.

 

 

 

 

 

 

FINO A QUI

coping, termine inglese che definisce sia l'elaborazione che il fronteggiare;

resilienza, definisce la personalità del soggetto e il suo resistere allo stress sia in termini di sopportazione che in termini di elaborazione sopportandolo e facendo in modo che non nascano comportamenti emotivi e autodistruttivi o che comunque danneggino il soggetto stesso;

esaurimento, il soggetto esaurisce la possibilità di portare pazienza entrando in una dimensione in cui le emozioni prendono il sopravvento e quindi ci saranno diverse risposte emotive verso gli eventi stressanti, anche se questo danneggierà ulteriormente il soggetto. L'esaurimento va distinto dai singolo momenti di insofferenza ma va visto come uno stato semidefinitivo dove il soggetto non avrà più pazienza;

estenuante, ciò che prova il soggetto quando resiste e risponde allo stress, specialmente se c'è una mole maggiore di quest'ultimo;

pazienza, la possibilità di non cedere all'emotività;

insofferenza, singolo momento di cedimento emotivo.

 

 

Quando non accettiamo qualcosa perché ne percepiamo un danno ci stizziamo, da questa stizza può partire un comportamento, definito comportamento d'odio, che ha prevalentemente tre tipologie di risposta:

- cambiare l'elemento che pensiamo di danneggie, apportare dei cambiamenti (l'esempio più comune è l'ira);

- allontanare o allontanarsi dall'elemento che danneggia;

- distruggere ciò che ci danneggia.

 

Risposte d'odio in ordine di impatto, solitamente le persone iniziano in ordine, partendo dal tentativo di cambiamento, passando a quello di allontanamento e solo all'ultimo di distruzione, ma non necessariamente le reazioni vanno in quest'ordine.

 

L'elaborazione allora cos'è? L'elaborazione è tutto ciò che accade a livello di pensiero quando il soggetto si domanda "cosa sto facendo? Perché non lo accetto? Perchè sto percependo questo danno? è reale? Che risposta mi conviene dare che sia la migliore per me? Mi conviene cambiare il mio punto di vista in modo che diventi accettabile? Mi conviene rassegnarmi? Mi conviene sopportare?

Il soggetto in questo caso ha quattro possibili esiti:

- catarsi;

- sopportazione;

- rassegnazione;

- nessun esito, continuando a fare quello che faceva prima, ovvero odiare.

da rivedere

 

Definizione stress "qualsiasi evento sia in grado di suscitare una reazione emotiva tale da alterare l'umore umore o scatenare un'azione comportamentale che faccia fallire uno o più obbiettivi posti dal soggetto.

evento stress, quattro possibili conseguenze:

- eliminare l'evento stressante, quindi la causa di possibile stress viene eliminata;

- cambiamento, la persona cambia la sua personalità o l'obbiettivo in modo tale che quello che era un potenziale evento di stress non lo sia più;

- sopportare e portare pazienza, la persona fa in modo che l'evento stress non produca un'alterazione dell'umore o del comportamento tale da danneggiare l'obbiettivo posto, un lavoro da fare di volta in volta e che può essere estenuante. Si parla di esaurimento nel momento in cui il soggetto dopo un'iniziale sopportazione efficace arriva ad un punto in cui la sua resilienza finisce e comunque cede allo stress;

- la persona è vittima dello stress e il suo comportamento e il suo umore in risposta all'evento stressante le fa fallire gli obbiettivi posti.

 

La persona nella pazienza "fronteggia non fronteggiando" cioè per fronteggiare lo stress e fare in modo che questo non alteri i suoi obbiettivi si rende conto che è necessario che non "reaegisca e fronteggi l'evento stressante in sé" o comunque non reagisca nel modo in cui le emozioni la spingerebbere a fare, ma trovi il modo di coesistere con l'evento stress e i propri obbiettivi, trovando una strategia efficace. Questo fenomeno in inglese viene definito "coping".

 

quale di questi è un palliativo? La sopportazione in quanto anche se efficace non risolve il problema alla radice che probabilmente si continuerà a presentare.

 

Il limite di sopportazione di una persona è proprorzionale alla sua resilienza, cioè quando sarà in grado nel tempo di reagire in modo non disfunzionale a questi eventi di stress, quanto saranno efficaci i suoi metodi e sopratutto anche in base a quanto sarà alto il livello di intensità delle emozioni. La resilienza è un metodo che può essere acquisito e migliorato ma che ci ricorda come la persona sia praticamente in lotta con se stessa, come il rischio di esaurirsi sia comunque presente e non eliminabile. 

 

 E la gestione?

 

Nella risposta allo stress appena descritto ci sono diversi modi di elaborare l'evento stressante ed è da questo che nascono le diverse risposte allo stress, specialment enell'ottica di conflitto interno e di obbiettivi primari e secondari.

(aggiungere collegamento con coping e catarsi

collegamento fra elaborazione e stress, un modo per uscire rapidamente da uno stress acuto o impedire che diventi stress cronico)

Si parla di elaborazione nel momento in cui un soggetto si ritrova di fronte ad un fenomeno che non accetta per i motivi più disparati.

L'elaborazione avviene in cinque passaggi, la persona può trovare la soluzione in un passaggio e quindi non proseguire oltre, alcuni passaggi potrebbero essere non esserci o essere superati celermente:

- negazione, la persona esamina la realtà e trova qualcosa che non accetta e il modo migliore e rapido per risolvere la questione è negarlo, cioè autoconvincersi che in realtà non esiste. Questa strada è possibile quando l'elemento che non si accetta non è omnipresente e visibile, quando è una cosa lontana o astratta ma è più difficile quando invece l'elemente è vicino e presente. Alcune persone non sono propense alla negazione ma al contrario a scoprire le cose, questo passaggio potrebbe quindi in alcune persone non esserci ma se c'è è il primo a manifestarsi;

- odio o ira, qui si manifesta il rischio ossessivo, quando la persona ormai conosce e sa che c'è l'elemento che non accetta inizia una fase tesa a cambiare, distruggere o allontanare ciò che non accetta. La pesona potrebbe continuare, continuare e ritentare senza fermarsi anche di fronte al suo fallimento continuo oppure potrebbe passare avanti nella fase dell'elaborazione;

fase della prospettiva, cioè rimettere la propria esistenza in prospettiva di quell'evento o elemento che non si può cambiare. Cioè nel momento in cui la persona si rende conto che non può fare nulla, smette di essere, almeno momentaneamente, stizzita ed entra in uno stato in cui inizia a pensare a come sarà la sua esistenza con questo nuovo elemento, come può riadattarla, come può cambiare, se c'è modo di trovare un compromesso accettabile, se può cambiare alcune cose in modo che non sia un problema, se può cambiare il suo punto di vista, etc... Questa fase porterà a tre diversi esiti a seconda della personalità e quali conclusioni arriverà. 

- esito 1, fase della rassegnazione che darà luogo a tristezza , in quanto le emozioni negative resteranno e anche se la persona non è stizzita, queste potranno  influenzere in modo significativo la sua esistenza;

- esito 2, fase dell'accettazione, la persona cambia punto di vista e riesce ad accettare l'elemento quindi elabora cambiando se stessa e il suo modo di vedere l'evento e non è più stizzita;

- esito 3, la persona dopo aver pensato alla sua esitenza continua in rapporto al nuovo elemento conclude che non può accettarlo e quindi ritorna alla fase di stizzimento, aumentando ulteriormente il rischio di ossessione.

 

L'elaborazione è un fenomeno estremamente variabile che diventa più comune in casi estremi come il lutto, ma l'elaborazione non riguarda solo il lutto ma qualsiasi episodio che una persona non accetta.

Se l'elaborazione di per sé nei suoi passaggi è abbastanza semplice e lineare diviene estremamente complessa nel momento in cui ci interroghiamo sul come le persone svolgono i vari passaggi.

Il primo passaggio può essere approfondito leggendo l'articolo sulla negazione.

Il secondo passaggio leggendo l'articolo su stizza e ossessione.

Seguiranno ora approfondimenti nella fase della prospettiva ovvero sul terzo passaggio.

In questo passaggio avvengono diversi processi a seconda della personalità del soggetto, elenchiamoli tutti:

- simulazione e visione di insieme, il primo punto è quello di iniziare ad immaginare la propria esistenza e le relative conseguenze/cambiamenti con il nuovo elemento che non si accetta;

- ristrutturazione, la persona si rende conto di alcune cose, capisce meglio sé e la realtà e in qualche modo questo percorso interno la cambia, non è detto che questo cambiamento sia necessariamente positivo ma potrebbe aiutarla ad approdare ad esiti diversi fra i quali quello migliore sarebbe l'accettazione o riuscire a cambiare la realtà senza scivolare in ossessioni o tentativi inutili.

neutralizzazione, qui si entra in una dimensione ancora più complessa dove la persona nei modi più diversi tenta di arrivare a credere ad una realtà di comodo, cioè per mezzo dell'autoconvincimento si fa piacere e addolcisce la realtà rendendola accettabile piuttosto che negarla. Si legga neutralizzazione per approfondire.

Con questi tre modi la persona in pratica tenta di vedere cosa succede e al tempo stesso piuttosto che cambiare la realtà esterna tenta di cambiare se stessa o comunque parte di sé producendo esiti diversi.

 

 

Il problema della percezione distorta, quando le persone elaborano elementi che non accettano ma che non esistono se non nella loro mente o su come rappresentano la realtà esterna

 

 

 

Il terapeuta interviene su due livelli della sua personalità:

- il primo è sul problema della rappresentazione nel caso ci fosse, risolvendo la rappresentazione del problema e aiutando al persona a capire che non c'è alcun problema è risolutivo;

- il secondo, nel caso il problema fosse reale, è quello di aiutare a far uscire la persona da circoli ossessivi nel caso vi ci fosse entrata e poi accompagnarla in sieme nella fase di prospettiva, portandola ad una ristrutturazione e nel caso anche ad una neutralizzazione che la porteranno a poter accettare o cambiare il problema a seconda dei casi.

 

 

L'elaborazione è una strada mentale tesa alla comprensione e al cambiamento di sé, una fase introspettiva che segue quando la persona si rende conto che non può fare (o pensa di non poter fare) nulla per cambiare ciò che non accetta.

Non sempre le persone procedono con l'elaborazione, in alcuni casi procedono con le strategie di coping, queste strategie possono considerarsi come una via di mezzo fra "negare e cambiare se stessi", con il coping la persona si concentra sul "fare" che ha un effetto i sopprimere e diminuire il carico emotivo negativo.

Facciamo un esempio, una persona non accetta di fare l'esame perché questo evento la spaventa, ha paura di non farcela, elaborarlo vorrebbe dire fare un profondo viaggio introspettivo, comprendere perché ciò la spaventa, etc..

Il coping invece corrisponderebbe nel mettere in atto una serie di strategie che diminuiscono l'ansia, ad esempio il soggetto potrebbe chiedere ad un amico di andare con lui e ciò lo fa stare meglio, oppure potrebbe studiare ogni singola cosa in modo tale da illudersi di sapere tutto e non avere più alcuna paura.

Il coping è tutto ciò che il soggetto fa che è efficace per ridurre il carico ansioso senza iniziare un viaggio elaborativo, alla scoperta e il cambiamento di sé e del proprio punto di vista.

 

Detto in altri termini, con il coping la persona fa delle azioni che hanno l'effetto di ridurre il carico ansioso mentre con l'elaborazione la persona fa un lavoro mentale, cambia il suo di vista e in alcuni casi perfino la sua personalità, tentando di negare, di neutralizzare o di cambiare se stessa.

Il coping più frequente potrebbe essere quello in cui un ansioso tenta di prepararsi allo scenario temuto, "più fa e meno ansia prova".

 

 

 

APPUNTI:

- come si definisce l'elaborazione inefficace? Ossessione se alla base c'è la non accettazione, in quanto il soggetto proprio perché non accetta continua a compulsare o rimuginare. Altrimenti si parla semplicemente di tentativo elaborativo inefficace.

 

 

Per quanto riguarda le credenze che una persona si ripete a mente per autoconvincersi troviamo:

-Sono sicuro che non è niente;

-C'è mio padre/fratello/patner che mi vuole bene, e non mi potrà mai capitare niente, mi aiuterà lui, mi proteggerà lui; 

-Il signore mi aiuterà anche questa volta;

-Sono forte e supererò anche questo;

-Non è colpa mia ma della sfortuna;

- Etc..

 

 

Qual'è la differenza fra rimuginazione e pensiero intrusivo? La rimuginazione è una possibile conseguenza negativa alla scelta di elaborare un qualcos che non si accetta e che si percepisce come prioritario da risolvere, il pensiero intrusivo ha una causa più inconscia, condizionata, la persona si ritrova ad avere dei "pensieri o contenuti mentali automatici" che invadono la sua mente conscia producendo sofferenza, producendo risentimento, il pensiero intrusivo potrebbe dar via ad una scelta elaborativa, ma di per sé questo è un fenomeno a sé stante e non ha nulla a che fare con rimuginazione ed elaborazione.

 

il ruolo dello psicologo

 

 

 

Stai soffrendo perché si è abbattuto un danno, cosa puoi fare?

 

C'è la percezione per un possibile danno cosa fai? 

 

Neutralizzazione, il soggetto nella sua mente si autoconvince che il danno avvenuto o che può avvenire non ci sia, il soggetto altera la realtà autoconvincendosi e modificando ad hoc la sua percezione;

Regolazione emotiva,il soggetto non interviene sulle emozioni ma sul comportamento facendo in modo che per quanto soffra o abbia paura comunque la sua esistenza vada avanti normalmente, non lasciando che ciò che prova ne alteri il comportamento, la normalità;

Coping, fronteggiare e affrontare l'elemento di danno o di potenziale danno, come? Comprndendo meglio, conoscendolo, sviluppando le risorse necessarie per superarlo, per eliminarlo. Non sempre questo è possibile, da qui il soggetto potrebbe preferire la neutralizzazione o l'elaborazione;

Elaborazione, cambiare se stessi e la propria personalità, di solito il soggetto riesce ad accettare e non vedere quel fenomeno come un danno o in modo ridotto.

 

 

Arginare le conseguenze dello stress, in modo tale che

defusione, inserire un passaggio metacognitivo in cui il soggetto nel momento stesso in cui sta per fare un'azione mossa dalle emozioni (parossismo o impulso) tenta di fermarsi e chiedersi la validità di quell'azione, considerandola possibilmente inefficace o autodistruttiva, da qui potrebbe iniziare un percorso che smonti quell'azione e non la faccia più partire. La defusioneche differenza ha con la pazienza?

 

sopportazione e pazienza

Le questioni irrisolte

 

conoscere degli indicatori dai quali ricordare di far partire il coping

DA RISCRIVERE SULLA BASE DELL'ARTICOLO ELABORAZIONE, coping si potrebbe tradurre come il saper superare lo stress (ciò che non si accetta) quindi elaborazione o con l'affrontare le situazioni difficili e i problemi, quindi adattamento?

Si definisce coping qualsiasi metodo che la persona usa per tentare di diminuire o eliminare la sofferenza che prova. Il concetto di coping per essere compreso va contrapposto a quello di ristrutturazione della personalità, cioè ogni volta che una persona soffre attua una serie di azioni tentando di diminuire la sofferenza ma senza attuare un cambiamento alla sua personalità.

I vari metodi di coping possono essere raggruppati in due macrocategorie:

- coping emotivo, la persona senza compiere alcuna azione fisica compie azioni mentali, cioè fa dei passaggi con la mente arrivando a delle conclusioni e una visione della situazione che non lo fa più soffrire o comunque non come prima;

- coping comportamentale, la persona attua delle azioni che hanno l'obbiettivo di modificare la realtà, non necessariamente tentando di eliminare o allontanare la causa della sofferenza ma fare in modo che non faccia soffrire.

In italiano il coping si potrebbe tradurre con "fronteggiare la sofferenza in modo palliativo", il concetto di palliativo nasce dal fatto che la persona con il coping combatte la manifestazione del problema senza andare all'origine, cioè la sua personalità.

Il coping ci fa comprendere anche perché le persone dopo una terapia efficace continuino ad avere continue ricadure nella loro esistenza, perché non sono andate alla causa del problema, con il terapeuta hanno sviluppato un coping funzionale ma la personalità rimane problematica e in uno scenario differente potrebbe ricrollare se non può riusare quel metodo acquisito.

 

Pensate a quelle persone ansiose che in qualche modo fanno in modo che l'ansia non sia distruttiva, che non li inibisca e lasci loro modo di vivere la loro esistenza normalmente o quasi. Il problema è sempre lì, la persona è ansiosa ma con dei metodi che limitano in modo significativo danni e ripercussioni a livello esistenziale ma che in alcuni casi potrebbero non essere efficaci.

Pensiamo al timido, la persona timida è un potenziale sociofobico che di fatto vive una vita normale o quasi proprio per il suo coping mentale, il fatto che non si lascia fermare dalle paure, che trova un modo di agire nonostante i vari conflitti interni.

La terapia in alcuni casi punta a generare strategie di coping piuttosto che andare alla radice del problema, questo ha diverse spiegazioni fra le quali una questione di tempo e l'enorme difficoltà e mole di lavoro da fare per andare alla radice.

Le persone orientate al coping potrebbero perfino arrivare a dare illusioni rassicuranti come "l'ansia non è eliminabile, l'ansia è normale e naturale" e altre cose simili.

 

Il coping e gli effetti collaterali, alcune strategie potrebbero comunque presentare degli effetti collaterali sul lungo periodo. Si legga elaborazione per approfondire.

 

Il coping è fondamentale perché evita al soggetto di sviluppare due condizioni:

- disturbo, la sofferenza impedisce al soggetto di portare avanti il suo progetto di vita, manifestandosi con condotte evitanti, condotte inibitorie, parossismi disfunzionali, etc...

- stress, lo stress nasce nel momento in cui la persona continua a fare ciò che faceva ma in modo "emotivamente inquinato", cioè la sofferenza che prova anche se non le impedisce di portare avanti il suo progetto di vita comunque lo altera emotivamente, lo spinge in direzioni leggermente diverse diminuendo la qualità esistenziale.

 

Elenco:

- deresponsabilizzazione

- negazione

- distrazione

- scissione

- proiezione

APPUNTI:

l'evitamento può essere visto come coping? Si se il carico finale della sofferenza diminuisce, no se evitare comunque fa soffrire il soggetto e alimenta disturbi

ogni persona ha dei metodi di coping che usa a seconda degli scenari, mediamente quanti metodi sviluppa una persona? come fa a svilupparli?

il coping è l'evoluzione dei metodi di difesa psiconalitici?

 

ultima modifica il: 15-04-2019 - 9:55:45
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