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Cos'è la piacenza?

Con questo termine si calcola a livello matematico la percentuale di persone a cui si piace in un gruppo. Ad esempio una ragazza piace nella sua classe a 5 dei 10 ragazzi che ci sono, ha una piacenza del 50%.

L'utilità di questo termine è quello di ricordarci non solo che i gusti sono variabili ma che in qualche modo si può avere un'idea di a quanti si piace e a quanti no. 

 

 

 BOZZA

la distorsione nella piacenza, quella su base deduttiva

Piacenza e valore

Piacciamo agli altri perché trovano un valore in noi, valore reale o fittizio (idealizzazione, fascino, fraintendimento).

Il problema del "quanto valore la persona ha trovato in me se confrontanto con gli altri (Stima)" e se quel valore sarà l'unico interesse di quel rapporto o un punto di partenza.

 Per le persone che puntano o credono che il loro rapporto si basi solo su quello la stima diventa un problema, l'esempio della donna che teme che il proprio partner ne trovi una più bella e la lasci per quello.

Quando invece un rapporto e una relazione si fonda e si plasma intorno ad una serie diversi o di interessi la stima del valore iniziale non conta più, diventa solo un punto di partenza per un rapporto che sarà basato su altro e non ci sarà più un singolo fattore di comparazione "lui è meglio di me in questo, lascio per questo".

La piacenza quindi è un discorso che interessa prevalentemente alle persone che vedono il valore come un punto di partenza per costruire rapporti che si baseranno anche su altro o che comunque possono andare avanti a prescindere dalla stima perché (come nell'amciizia) non si avverte il rischio di qualcuno che ha il valore maggiore del nostro nel piacere all'altro.

 

Piacenza estetica

(la possibilità di scrutinio in uno scenario ideale)

Questo termine non è in uso nel linguaggio comune, l'AB lo usa per chiarire e sostituire l'illusione di bellezza e bruttezza con cui le persone giudicano gli altri o se stessi pensando che ciò che vedono e deducono loro sia universalmente riconosciuto e sia ciò che vedono gli altri o la maggior parte delle altre persone.

Con la piacenza si va quindi a dare un'alternativa a quelle persone che hanno costruito autoimmagine corporee e per questo tendono alla dismorfobia, spingendole a prendere in considerazione i feedback e non quello che illusoriamente credono di poter dedurre seguendo i loro canoni di bellezza e autogiudicandosi.

Prima di proseguire con l'articolo è necessario ricordarsi la definizione che l'AB ha datto alla bellezza secondo la quale la bellezza esiste quando c'è un'eccitazione fisica e la persona esprime questo giudizio misurando il proprio grado di eccitazione che nasce dall'osservare il corpo dell'altro, maggiore è l'eccitazione maggiore è la bellezza (le altre forme di eccitazione vanno escluse e non rientrano nel giudizio di bellezza):
- Bello = mi eccita fisicamente, da qui le varie sfumature di bellezza in base all'intensità dell'eccitazione che partono da una bellezza minima ad una massima;
- indifferente = non mi ecciti fisicamente, la tua estetica non mi trasmette alcuna emozione positiva e/o di interesse (il cosidetto non mi dice nulla);
- brutto = mi susciti ribrezzo.

Detto in altre parole una persona può limitare a dire "io giudico bello o giudico indifferente o giudico brutto sulla base della mia visione delle cose, sulle reazioni di eccitazione che mi susciti ma non posso andare oltre perché non posso sapere come ti vedono gli altri".

Qui entra in gioco la piacenza dove invece di delirare riguardo a possibili autoimmagini, trovare fantomatici canoni di bellezza, dedurre come gli altri possono guardare, etc.. si fa un percorso analitico inverso partendo dai feedback per misurarli e staticizzarli, detto in poche parole una persona fa una sorta di esperimento su di sé.

Su cosa si basa questo esperimento? Una persona si espone al giudizio degli altri e sulla base dei feedback che riceve non si ottiene un sono "bello" o "sono brutto" ma si ottengono dati come "tre persone su dieci mi hanno trovato interessante e quindi almeno lo scoglio fisico era superato, questo vuol dire che il mio livello di piacenza è al 30% cioè mediamente piaccio a 3 persone su 10".

In questo modo si esce completamente dal delirio bellezza (si legga l'articolo per capire quante credenze errate ci sono a carico di questo concetto) ma si punta direttamente a farsi giudicare così che una persona sappia mediamente che effetto suscita con il suo corpo agli altri.

Qui qualcuno potrebbe dire "si ma se io sono interessato anche a capire quanto eccito e suscito interesse negli altri?" Per l'AB questo fenomeno comincerebbe ad essere eccessivamente complesso da calcolcare anche con l'aiuto degli esperimenti, il concetto stesso di quantificare sarebbe un'utopia, la piacenza si basa su un semplice "ON/OFF" così come un organo genitale può essere eccitato o meno (erezione/lubrificazione) e non c'è margine di errore in quanto chiunque saprebbe distinguere l'eccitazione sessuale anche nella sua forma di iniziale perché ci sono segnali anche piccoli di arausal.

Questo ci fa capire immediatamente a che target si rivolge la piacenza ovvero a quelle persone che si chiedono "il mio aspetto fisico quanto mi facila? Con quante persone mediamente il mio aspetto fisico sarà uno scoglio per conoscere qualcuno?" in quanto avere una piacenza del 30% ad esempio vuol dire che il soggetto ogni dieci persone che incontra con tre ha la strada di fatto spianata, il suo aspetto esteriore ha già suscitato un minimo di piacere, interesse e quindi attrazione e il resto sarà più facile mentre con altre sette persone questo sarà al contrario un ostacolo (come spiegato nell'articolo rompere il ghiaccio) in quanto le persone non provando nulla per il suo aspetto esteriore (anzi in alcuni casi potrebbero perfino vederlo brutto) non avranno interesse e si potrebbe fare una fatica enorme nel tentare di conoscerli e instaurare qualcosa.

Più un soggetto ha una piacenza elevata più avrà la strada in discesa a prescindere da quanto sia considerato bello, perché anche un minimo interesse è un enorme condizione facilitante. Essere "molto belli" aiuta ancora di più ma come già detto è un'utopia riuscire a misurare anche questo e per questo l'AB si focalizza su ciò che di utile e possibile si può ottenere, per l'appunto la piacenza.

 

La piacenza ci ricorda che siamo persone relative, che abbiano i nostri limiti deduttivi e che nessuno conosce delle fantomatiche leggi assolute e universalmente riconosciute come valide per determinare la bellezza di qualcuno, l'unica cosa che abbiamo a disposizione sono degli indicatori come lo stato di salute del soggetto o la genetica di appartenenza, ma per il resto l'unico modo per avere dei dati attendibili su qualcuno o su stessi è fare uso dei feedback per poterli analizzare matematicamente.

Questo vuol dire che quanto più è alto il numero di persone a cui si chiede quanto più è accurato il dato che si ottiene.

Se una persona chiede ad un'altra "secondo te che piacenza ho io?" vuol dire che non ha capito cosa sia la piacenza ma lo usa come sinonimo del suo concetto di bellezza/autoimmagine.

Si può parlare di piacenza solo dopo aver fatto questa indagine e qualsiasi altro uso è errato ed illusorio.

L'unica difficoltà che si può riscontrare in questo percorso è nella comunicazione, non è facile infatti comprendre l'altro, quale significato dia a quel giudizio e quindi è necessario prima avere chiaro cosa l'altro intenda con il giudizio espresso.

Pensate a quante persone erroneamente chiamano brutto quello che invece è indifferente per loro oppure a quante persone diano scarsa considerazione al lato estetico e giudichino bello o brutto sulla base del fascino e sulla base di altri interessi.

Come funziona la piacenza da un punto di vista pratico? Il soggetto chiede un giudizio estetico a delle persone, giudizio che andrà prima analizzato e compreso fino in fondo e solo dopo verrà preso come feedback, è fondamentale capire se quel giudizio sia positivo (quindi bellezza) o negativo (indifferenza o bruttezza) e che sia esclusivamente sul versante estetico. Ad esempio se il soggetto ha chiesto a 13 persone scoprendo che 3 lo hanno trovato bello 5 indifferenti 2 brutte e le altre restanti tre non riuscivano ad esprimere un giudizio di bellezza perché interessate prevalentemente ad altro (o non c'era modo di validare il loro giudizio) verrà vuori un rapporto di piacenza di 3 diviso 10.

Questo perché dalle 13 persone vanno eliminati i 3 giudizi non validi o non attinenti all'estetica, 7 sono i giudizi negativi mentre solo 3 sono quelli positivi facendo risultare una piacenza del 30% ovvero ha una probabilità di piacere a 3 persone su 10.

Il discorso può essere anche reso utile al contrario ovvero domandando a quelle dieci persone perché non l'abbiano trovato bello per individuare se ci sia qualche problematica risolvibile, ad esempio le persone evidenziano problematiche nel vestiario o problematiche in qualche specifica parte del corpo. Nel momento in cui il soggetto vede che dai feedback c'è un elemento negativo ricorrente evidenziato può anche capire dove può lavorare per aumentare la propria piacenza.

Si legga bellezza e dismorfofobia per approfondire.

 

L'illusione di poter sempre capire grosso modo la piacenza

Si può in qualche modo dedurre grosso modo la piacenza degli altri? Si ma solo in pochi scenari. Quando un soggetto individua una persona che trova particolarmente bella o particolarmente brutta è probabile che sia incappato in un soggetto che o per l'elevato stato di salute e genetica o per le deformità rientra in quei rari gruppi definiti o "modelli" o "brutti veri".

Questo vuol dire che a partire da una persona che ci trasmette un'intenso piacere estetico o un intenso ribrezzo si può ipotizzare un'elevata o nulla piacenza, specificando ipotizzare.

Facendo un esempio pratico un uomo eterosessuale di fronte ad una donna che trova "bellissima" può azzardare l'ipotesi che questa donna abbia una piacenza elevata ma sono così poi comunque da validare con feedback reali, questo uomo comunque non può fare lo stesso con altri maschi essendo eterosessuale perché questi non gli trasmettono nulla e se lo facesse si baserebbe solo su regole mentali sfociando in un fenomeno illusorio (della bellezza mentale) che non ha nulla a che fare con la piacenza che si basa invece su feedback reali.

Questa possibilità potrebbe portare le persone ad illudersi di poter calcolare grosso modo sempre la piacenza degli altri portandoli in errore. La realtà è completamente diversa, si può solo azzardare una piacenza in questi casi evidenti negli altri invece l'unico modo per poter capire la piacenza è solo calcolandola. 

Questo vuol dire che:

- se il soggetto guarda una persona da cui non è attratta sessualmente non può fare nulla (ad esempio un etero che guarda e tenta di giudicare una persona del suo stesso sesso) questo perché non c'è giudizio di bellezza senza che ci sia attrazione, i soggetti in questo caso finiscono per dare giudizi di bellezza "mentali" basata sulle loro credenze e canoni mentali (illusioni) finendo per dare una tipologia di giudizio che non è valida per calcolare la piacenza;

- se il soggetto non giudica qualcuno con una bellezza o bruttezza particolarmente intensa non può fare alcuna deduzione sul livello di piacenza perché si tratta per l'appunto di una persona da considerarsi nel range di normalità (bellezza normale) che potrebbe essere quindi bella per lei ma giudicata brutta o indifferente da altre persone in percentuale variabili e non prevedibili (in pratica un numero che va da 10 al 90%). Proprio perché sono normali qualsiasi azzardo e deduzione in cui si lancia il soggetto sarebbe un tirare a caso e tirare ad indovinare. Per fare un esempio pratico quando guardate un modello è probabile che ne restiate particolarmente attratti e giudichiate quella persona particolarmente bella ed è in questi casi che si può costruire questa ipotesi del "se mi piace così tanto è probabile che abbia un'elevata piacenza" mentre quando trovate belle altre persone ma ad un livello di intensità più basso questo discorso viene meno proprio perché si rientra nella dinamica della piacenza variabile, soggetti che piacciono ad alcuni ed altri no  e l'unico modo per avere dati accurati è per l'appunto misurare i feedback.

Quante volte vi sarà capitato di giudicare una persona bella per poi scoprire guardando i feedback intorno a voi questa aveva una piacenza bassa  o viceversa giudicare una persona brutta ma guardando i feedback intorno vedere che in realtà aveva una piacenza alta.

Chi ha vissuto in un gruppo di persone numerose se ne sarà accorto.

 

 

Quando un soggetto nasce con un'elevata piacenza o una bassa piacenza non è necessario nemmeno che faccia delle indagini perché in questi casi è la realtà che gli urla in faccia ciò che è. Questo avviene perché in questi due stadi (sono in pratica le stesse cause che rendono riconoscibile dall'esterno la piacenza di queste persone) la bellezza e la bruttezza sono così accentuate che le altre persone esprimono chiaramente e quasi tutte allo stesso modo reazioni chiare.

Una persona particolarmente bella vivrà sotto lo sguardo continuo degli altri interessato, con ammirazioni, complimenti etc.. mentre una persona particolarmente brutta vivrà sotto lo sguardo di ribrezzo degli altri, risatine, allontamenti, etc..

Ma questi due gruppi di persone sono "poveri numericamente" probabilmente non arrivano nemmeno all'1% della popolazione, sono gli altri nel mezzo ad avere la necessità di fare indagini, di fare dei calcoli se desiderano in modo valido capire a quante persone piacciono e non piacciono mediamente. 

 

 

Piacenza e l'illusione di obbiettivi

Quando le persone si convincono di possedere un'autoimmagine o pensano di sapere come gli altri in generale giudichino qualcosa o qualcuno parlano di obbiettività con frasi come "dai tutti vedrebbero che è bello" oppure "dai sono obbiettivo come fai a non dire che quella persona è brutta o quella parte del corpo brutta?". Ciò che traspare è l'ignoranza e la stupidità di una persona che eleva il proprio punto di vista a sistema o crede di avere dei metodi per potersi mettere nei panni degli altri, un percorso mentale fallace e non valido che impedisce alle persone di guardare alla realtà da un punto di vista statistico e più valido. La piacenza serve a smontare le illusioni di queste persone per fornire dei dati più validi e utili.

 

Cosa si può fare per migliorare la propria piacenza?

Due cose:

- la prima è investire nel proprio stato di salute;

- una volta che il soggetto ha migliorato in modo significato il proprio stato di salute e continua a portarlo avanti continua ad analizzare i feedback negativi che riceve per evidenziare se ci sia qualcosa di ricorrente e prenderlo come punto di analisi per cambiare qualcosa in particolare come il vestiario, taglio di capelli, parte del corpo che genera ribrezzo (quindi coprendola o passando alla chirurgia) tentando di sistemare quelle cose che non vengono modificate dallo stato di salute.

 

Questo secondo punto va svolto dopo lo stato di salute perché nella maggior parte dei casi migliorare da un punto di vista fisico diventa sufficiente nella quasi totalità dei casi a portare il soggetto ad una piacenza accettabile e funzionale ai suoi desideri e solo quando questo non è sufficiente conviene andare ulteriormente ad indagare per capire se c'è altro che si può fare facendosi dare quando possibile feedback quanto più dettagliati possibili.

 

 

A cosa serve la piacenza da un punto di vista pratico e quali sono i suoi limiti?

Da un punto di vista pratico una persona che conosce il suo livello di piacenza in termini percentuali si rende conto quali sono mediamente le probabilità di eccitare le persone intorno a lei e quindi di conseguenza le probabilità che andando alla ricerca di rapporti con altre persone  trovi qualcuno che oltre ad interessarsi per la simpatia si interessi anche sessualmente, detta in soldoni quante persone la troveranno interessente (bella) da un punto di vista estetico.

I limiti della piacenza sono insiti nel relativismo umano ovvero, le persone non instaurano rapporti sessuali basati esclusivamente sul piacere estetico e quindi sul giudizio iniziale di bellezza, la motivazione ad un rapporto intimo nasce anche da altri fattori variabili come:

- fascino, quindi eccitazione mentale;

- innamoramento e appagamento, il soggetto è disposto ad avere rapporti sessuali e intimi non solo sulla base di quanto l'altro lo ecciti (sia fisicamente che mentalmente) ma solo quando ci sono anche altri sentimenti in gioco.

I limiti della piacenza sono quindi quello comunque di accettare che proprio perché la bellezza non è tutto neanche la piacenza lo è, per dirla in altre parole la piacenza è in grado di prevedere in modo lineare quante persone statisticamente si interesseranno a noi solo da un punto di vista prettamente sessuale e attrattivo, mentre in scenari più complessi la piacenza diventa solo una delle caratteristiche (a volte invece nemmeno serve perché il soggetto cerca altro e non la bellezza estetica) necessarie per interessare l'altro.

Da un punto di vista pratico la piacenza può essere vista come un mezzo facilitante per costruire comunque rapporti più completi, dove il soggetto ad esempio sapendo che mediamente è in grado di attrarre fisicamente 4 persone su 10, può contare di avere la strada spianata con queste per un contatto e un'interazione facilitata con le quali può sia limitarsi a qualcosa di puramente fisico (se anche l'altro partner ha lo stesso obbiettivo) o se invece sfruttare questo vantaggio per tentare di costruire qualcosa di più intorno a quell'attrazione iniziale.

Nella realtà italiana probabilmente la piacenza interessa prevalentemente al genere maschile sia perché una rilevante fetta maschile è interessata solo al sesso e quindi quante potenziali partner sessuali può attrarre sia perché per un uomo è generalmente più difficile ricevere feedback chiari.

Le donne, sia per il vantaggio di potersi truccare sia per il fatto che in questa cultura il maschio non ha particolari freni nel guardare e fare commenti, è facile che si ritrovino facilmente a rendersi conto senza fare particolari indagini di che piacenza sono e accontentandosi di un generico "ci sono persone interessate a me" puntino prevalentemente ad altro come misurare l'intensità della bellezza o ricercare persone che corteggino o che abbiano fascino e così via.

Le uniche donne a cui potrebbe interessare la piacenza sono quelle che aspirano al 100% o quelle che sono particolarmente interessante a quantificarla in modo accurato per curiosità o altro anche se non hanno obbiettivi prevalentemente sessuali.

 

La piacenza e il relativismo dell'intensità dei giudizi di bellezza, che ripercussioni ha?

La piacenza non analizza l'intensità dei giudizi ma conteggia qualsiasi tipologia di giudizio da un giudizio minimo ad uno massimo, questo che conseguenze ha? Di fatto nulle e per capirlo è necessario tenere a mente sia la complessità dell'eccitazione sia il concetto di interesse e attrazione.

Quando si genera una emozione positiva di fatto si sta generando un'attrazione e di conseguenza un interesse, questo interesse anche se minimo comunque da modo alla persona si aprirsi uno spiraglio di comunicazione e quindi di entrare in contatto con l'altra persona e agire anche su altri suoi interessi. Ecco perché la piacenza resta valida a prescindere dall'eccitazione perché grossomodo ci indica che mediamente generemo un interesse variabile in una percetuale di popolazione e che da quell'interesse arriveranno altri sentimenti e altre forme di eccitazioni.

Questo vuol dire che la piacenza non è uno strumento utile ad esempio a persone istrioniche che invece essendo alla ricerca di attenzioni desiderano anche sapere se "gli altri sono pazzi di lei e se faranno di tutto per averli" quindi sono interessati a sapere mediamente anche quanto è il livello di eccitazione media cosa che diventa difficile da colcalare e che questa teoria della piacenza non contempla, non è utile nemmeno a quelle persone che invece sono alla ricerca di rapporti di solo sesso e quindi sono interessati a sapere anche quanto eccitano l'altro perché questo potrebbe far la differenza nell'attirare questa tipologie di persone.

Mentre questo strumento è utile per quei soggetti che hanno come obbiettivo quello di calcolare le probabilità di generare un'eccitazione fisica negli altri a prescindere dal livello di intensità e sapere quindi mediamente con quante persone hanno la "strada spianata e in discesa" per generare una sessualità completa dove esercitare a pieno il loro fascino mettendo in gioco sentimenti e fetish vari.

 

 

Come si porta avanti un'indagine di piacenza?

Ecco un esempio pratico, le persone vanno dalle persone da cui desiderano un feedback e chiedono "ti piaccio da un punto di vista eslcusivamente estetico?" dopo che si riceve una risposta la si analizza per validità, comunicando con quella persona per vedere se non ha commesso errori e si è limitato a misurare l'eccitazione e nel caso anche il ribrezzo facendo quindi rientrare in "bellezza/indifferenza/bruttezza" senza fraintendimenti. È fondamentale quindi parlare con l'altro, guidarlo verso ciò che desideriamo sapere e nel caso anche istruirlo a misurare l'eccitazione fisica eliminando eccitazione mentali e altre componenti che potrebbe far confluire nel giudizio di bellezza. L'indagine ha quindi come obbiettivo quello di capire se l'altra persona ci sta giudicando solo sulla bellezza estetica in modo valido (bellezza, indifferenza, bruttezza) eliminando eventuali giudizi basati su eccitazione mentale e feticismi.

 

Disinteresse per la piacenza a chi non interessa un numero esatto

Un'altra motivazione che potrebbe portare le persone a disinteressarsi della piacenza è sul fatto che queste una volta che si rendono conto che comunque generano attrazione in altre persone e quindi sanno di avere una piacenza maggiore di zero sono soddisfatte, il loro interesse è trovare qualcuno e se lo trovano il problema è risolto.

 

Il desiderio di essere piacenti al 100% per la sicurezza di poter essere sempre ricambiati e mai rifiutati

La piacenza interessa invece particolarmente alle persone che hanno paura del rifiuto o non accettano in generale la possibilità che si innamorino o interessino a qualcuno e non possano venir ricambiati. Questa ricerca della piacenza è un'illusione dato che non esistono le certezze e sopratutto non esiste la possibilità di piacere a chiunque, per quanto una persona possa illdersi che esistano "modelli perfetti e che piacciano ad ogni altra persona" la realtà funziona diversamente e la piacenza può essere si elevata con soggetti che possono anche avvicinarsi al 100% ma senza arrivarci. In alcuni casi la persona potrebbe comunque desiderare un'elevata piacenza per illudersi di avere comunque questo potere di attrarre chiunque non curandosi di quei pochi casi in cui non accadrà, probabilmente è questa illusione di arrivare al 100% o lì vicino che porta diverse persone a ricorrere alla chirurgia estetica quando vedono che altri mezzi più o meno efficaci non sortiscono più alcun effetto. Queste non sono le uniche due motivazioni che spingono una persona a puntare al 100% di piacenza, ci sono ad esempio gli istrionici o gli istrietici che anche ambiscono a questo stato, le motivazioni sono diverse ma di fatto l'obbiettivo è lo stesso con annessi paradossi, uno dei paradossi più eclatanti è la perdita di piacenza che queste persone hanno quando inseguono mezzi continti che l'avrebbero migliorai ma che invece li peggiorano:

- l'anoressia, dove il soggetto è convinto che dimagrendo diventa sempre più bello;

- la chirurgia estetica, dove il soggetto apporta una modifica peggiorativa invece che migliorativa.

Questi sono due fra i più eclatante convinzioni disfunzionali, dove le illusioni della persona prendono forma danneggiando la persona stessa che non ha capito esattamente come funzioni la bellezza, pensando di poterla controllare e di poter generare un'immagine universalmente bella e finendo per assurdo nel divenire meno piacente ad azione compiuta.

 

Piacenza e disforfobia

Se chiedete ad un dismorfofobico cosa cambierebbe di sé probabilmente uscirà una lista più o meno lunga che probabilmente non ha nemmeno mai validato e confermato statisticamente all'esterno, spingendo questi soggetti a trattamenti anche superflui. Con la piacenza questo invece non esiste perché il soggetto basandosi sui feedback, nel caso trovasse realmente qualcosa di negativo che si ripete nei giudizi degli altri avrebbe una base concreta su cui agire e non astratta.

 

Chi desidera aumentare una piacenza maggiore di zero è una persona con delle fragilità di personalità? Nella maggior parte dei casi si, se chiedete a queste persone come mai desiderano farlo usciranno fuori dei silenzi rivelatori. Infatti queste persone non si fanno scrupoli a ricorrere alla chirurgia per evidenziare il fatto che soffrono. Chi non soffre invece non si fa particolari problemi e nel caso sceglie strategicamente di aumentare la piacenza per fini utilitaristici ma senza alcuna fretta puntando quindi a componenti come dieta (si ricordi che l'unica strategia valida è la salute per l'AB) ma essendo questo soggetto già con piacenza maggiore di zero, di per sé non c'è fretta e l'aumento di tale piacenza servirebbe di fatto solo a rendere più facile la ricerca in termini quindi di efficienza.

 

 

Piacenza e l'abilità nel sapersi rapportare

La maggior parte delle persone si definiscono poco piacenti perché deducono che gli altri l'abbiano scartati perché non interessati dal fisico ma questo è una fallaccia, la piacenza si calcolca solo su feedback validi e con i quali c'è stato un dialogo che ha convalidato tale giudizio "puramente" estetico, prima di definirti poco piacente sulla base dei feedback è necessario vedere se non ci sia un problema nel vestiario, nel sapersi porre e nell'interazione (si legga dismorfofobia per approfondire).

 

 

La piacenza e il complottismo degli standard

Le persone che iniziano ad intuire che la loro estetica ha dei riscontri statistici invece di accettarlo iniziano a maturare una visione  (quelli errati dove ad esempio una donna si mette a giudicare la bellezza di un'altra donna su base di quelli che reputano essere i loro canonio di bellezza). 

 

 

DA INTEGRARE

Ricapitolando affinché una persona possa uscire da questo stato o non entraci è necessario capire e formarsi sui seguenti punti:

- la bellezza universale non esiste, la bellezza è soggettiva e non ci sono regole esatte e accurate che possono predirla nel dettaglio, l'unico dato utile che si può sviluppare è quello di piacenza, ovvero quante persone statisticamente si riescono ad interessare con il proprio aspetto esteriore, la piacenza pura si basa teoricamente su "analisi da nudo" (fattore che è determinato dalla genetica e dallo stato di salute del soggetto, ovvero la bellezza estetica potenziale è direttamente proporzionale allo stato di salute) ovvero non inquinate da altre variabili, cosa utopitistica in questa società in cui si hanno incontri sociali dai quali emergono altre variaibli. Questo vuol dire che la bellezza fisica non è l'unica variabile da considerare e che la piacenza è frutto anche della propria abilità nel vestirsi ed interessare con simpatia ed altre componenti mentali chi sta intorno;

- riuscire ad entrare nell'ottica della piacenza e abbandonare l'illusione della bellezza universale aiuta ad uscire dal percorso mentale di autoimmagine ed entrare nell'ambito del "gli altri mi giudicano e maggiori saranno questi giudizi maggiore sarà la probabilità di avere un campione statisticamente rivelante su cui fare riferimento per conoscere la piacenza". Quindi smetto di pensare e inizio ad esibirmi, inizio a buttarmi tenendo a mente che come mi vesto, come mi comporto e il mio stato di salute sono tre variabili che posso migliorare per aumentare la possibilità di piacere a più persone. Questo dimostra quante persone finiscano per cadere in una trappola che si tendono da sole, intelligentemente si buttano per capire "come il mondo le vede" ma lo fanno non preparandosi e dai risultati negativi che ottengono deducono erroneamente che loro "non sono piacenti" o "che hanno una bassa piacenza" come se fosse una condanna definitiva, dimostrando che l'intuizio del "sono gli altri a determinare il mio livello di piacenza" non è sufficiente se comunque non c'è una preparazione dietro in termini salutistici, di abbigliamento e di comportamento;

- una volta che la persona ha capito cosa sia la piacenza e come si raggiunge e al tempo stesso si è presa il suo tempo per investire in quei settori è pronta per esporsi all'esterno e riuscire a capire il suo attuale livello di piacenza. In termini salutistici l'investimento migliore è fare sport, in termini di abbigliamento la soluzione migliore è trovare vestiti che valorizzino (senza alterare le forme) per evitare l'effetto "mi piaci vestito ma non mi piaci nudo" e in termini di comportamento la soluzione migliore è sviluppare un'attitudine alla simpatia;

- quando si esce all'esterno e si ricevono i giudizi rimane comunque il problema comunicativo e il problema della validità del giudizio, ovvero riuscire a capire se all'altro piaciamo o non piaciamo e se quel giudizio è valido o meno. Pensate alle persone invidiose o sadiche che giudicano negativamente non perché lo pensano oppure una persona che fa lusinghe (cioè giudizi positivi) non perché li pensa ma per altro, come aiutare qualcuno, fare un regalo emotivo (la persona dice "sei bella" solo perché sa che questo produce emozioni positive) o semplicemente ottenere qualcosa in cambio.

Quando una persona acquisisce questi quattro punti riuscirà ad uscire dal suo stato di dismorfofobia e riuscirà a capire esattamente come funziona il mondo e al tempo stesso avere un indicatore del suo attuale stato di piacenza.

Per la maggior parte della popolazione è sufficiente investire in quei tre settore per avere un livello di piacenza minimo e quindi arrivare ad avere rapporti intimi se lo desidera, ma ci sono casi in cui alcune persone nonostante questo investimento potrebbero avere comunque delle difficoltà. Questo accade nel momento in cui una persona ha una genetica così "scarsa" da non essere percepito bello, persone ad esempio con deformità sul volto o su altre parti del corpo.

Queste persone di solite si definiscono o vengono definite "brutti veri" cioè persone che purtroppo sono nate in un modo e per quanti investimenti efficaci facciano non risulta sufficiente per piacere agli altri. L'AB per comodità definisce "brutto vero" una persona che dopo questi investimenti ha una piacenza inferiore allo 2%, cioè una persona che se si espone a 100 persone viene giudicata positivamente solo da 1 o 0 persone. Quando una persona dice di essere brutta o orrenda chiedete quale percorso ha fatto per arrivare a dire ciò, se non ha passato i quattro punti sopra elencati e non si è eposta al giudizio di almeno una 50ina di persone vuol dire che si tratta di dismorfofobia perché ha ottenuto quei dati su di sé tramite dei "film mentali distorti".

Cosa fare in questi casi? Andare da un chirurgo estetico che confermerà il vostro stato e procederà nel modificare quei punti che penalizzano così tanto. A livello statistico di "brutti veri" probabilmente ne esistono 1 su 1000 persone, il restante di questi sono solo disadattati che se capissero meglio la situazione riuscirebbero a trovare qualcuno che li trova belli esteticamente.

Quando la piacenza passa dall'essere qualcosa di funzionale (cioè in funzione del trovare persone a cui si piace) all'essere una componente correlata alle proprie fragilità di personalità

Per alcune persone il concetto di piacenza diventa un mezzo per la loro componente istrionica o istrietica, persone che si rendono conto che più sono piacenti e più verranno contattate dalla società (istrioni) e più riceveranno giudizi positivi e non negativi (istrietici). Questi soggetti puntano alla piacenza massima, alcuni  si accontentano di un numero superiore al 50% dove il bilancio di giudizi positivi supera quello negativo, altre persone invece non accettano nemmeno che possa esistere qualcuno a cui possono non piacere. Quanto più la persona desidera una piacenza elevata quanti più problemi e dissidi interni nascono sia per una questione di irrealizzibilità, dato che per quanto una persona possa essere piacente difficilmente si arriverà al 100% (ovvero piacere a tutti) sia per una questione ossessiva, la persona entrerà in circoli ossessivi da cui non potrà uscire perché ciò che desidera non può esistere.

Questo ci porta alla necessità di distinguere la piacenza consapevole, ovvero quella che una persona ricerca per rendersi conto quanto è la probabilità e facilità di trovare persone attratte dalla sua persona in termini estetici globali e quella che invece è una piacenza fragile, cioè che la persona ricerca a causa delle proprie fragilità e non la vede in termini di "c'è qualcuno a cui posso piacere" ma "ho bisogno di essere piacente per questo motivo".

 

Essere dismorfofobico indica che abbiamo di fronte una persona che può avere queste caratteristiche:

- visione assolutistisca e tendenza alla formulazione di autoimmagini;

- visione distorta e ignorante sulla bellezza;

- disadattamento sociale, sopratutto sul capire come le persone ci giudicano e perché.

 

Quando ascoltate una persona parlare di come si vede è facile rendersi conto in modo celere di chi abbiamo di fronte, se questo soggetto parla basandosi sulle sue teorie e non sui feedback probabilmente si ha di fronte un dismorfofibico, se la persona invece parla dei suoi feedback ma li percepisce in modo "è così e basta" si ha di fronte un disadattato che non capisce il ruolo che può fare in termini di investimenti per migliorare la propria piacenza e che si può parlare di problemi quando dopo che la persona ha investito su se stessa per migliorare la propria piacenza comunque si ritrova con risultati insufficienti per i suoi obbiettivi

 

Quando la piacenza è un problema?

Prendendo spunto dall'ultima frase si può parlare di problema di piacenza quando la persona ha degli obbiettivi che non possono essere raggiunti. Prendiamo l'esempio di un soggetto che desidera trovare un partner, anche una piacenza all'1% non sarà un ostacolo per questo soggetto perché trovando quell'uno su cento sarà comunque appagato.

Mettiamo che invece un soggetto è istrietico, qui ad esempio già una piacenza sotto il 50% inizia a diventare problematica entrando in quello che è la zone della "piacenza fragile" perché il soggetto tende a ricevere più giudizi negativi che positivi generando un bilancio negativo.

Mettiamo che una persona invece desideri avere più rapporti sessuali, avere numerosi partner e rimorchiare facilmente, anche qui una piacenza bassa inizia a diventare un problema.

La piacenza serve ad uscire da quella dimensione inutile del "sono bruttina, sono carina, sono brutta" per entrare in una dimensione statistica ed oggettiva dove il soggetto ha una misurazione utile e chiara di quelle che sono le probabilità di trovare persone a cui piace in relazione all'obbiettivo che si pone.

Questo vuol dire che se una persona ad esempio sa di avere la piacenza al 15% una sera se parla con 10 persone è probabile che una o due lo trovino attranete fisicamente, questo vuol dire che comunque ogni persona lo giudicherà in modo soggettivo dicendogli/pensando "mi piaci" o "non mi piaci" e quella sera è probabile che  8 o 9 persone gli diranno non mi piace ma almeno una o due gli diranno mi piaci.

 

ultima modifica il: 03-11-2018 - 20:04:37
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