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"La realtà ha le sue regole, quello che tu chiami merito potrebbe essere solo nella tua testa" 

Cos'è il merito?

Si definisce merito la credenza che un soggetto sviluppaintorno al concetto di premio e punizione, in generale al concetto di conseguenza, in base al comportamento che si ha. 

Per comprendere il concetto di merito è necessario comprendere quello di azione e conseguenza e in generale di realtà meccanicista, un'azione è efficace se ci porta all'obiettivo, ma sopratutto le conseguenze sono collegate meccanicisticamente a quell'azione anche nella sua variante negativa, negli errori contenuti. Quinsi se qualcuno fa qualcosa, siamo in grado di pensare a quali conseguenze si merita per aver fatto ciò che ha fatto, sia in positivo che negativo.

Il merito è strettamente correlato alla visione morale del soggetto, cioè la visione che gli dà modo di capire cosa è giusto e sbagliato e in generale quali sono le conseguenze delle azioni.

C'è una sorta di dualismo, c'è la realtà dei fatti e la propria visione delle cose, le cose continueranno ad andare così anche se tutta la popolazione si illude del contrario, la realtà non è democratica, gli oggetti non inizieranno a fluttuare in aria solo perché tutti gli uomini si convicono che la gravità non esiste; dall'altro lato c'è la visioneedel soggetto, il suo punto di vista, il quale crede che a tale azioni ci sarà una tale conseguenza.

Il merito si può distinguere in due gruppi:

- merito meccanicistico, il primo riguarda le conseguenze che vengono direttamente dalla realtà senza che vi sia alcun intermediario, ad esempio un soggetto che cura l'alimentazione tutti i giorni, si allena, arriverà a fare un fisico superiore alla media, chiunque sia esperto di fitness esclamerà "il fisico che ha se l'è meritato", per intendere che con le sue azioni ha fatto si che ciò avvenisse;

- merito sociale, qui le conseguenze sono strettamente collegate alle regole implicite o esplicite del gruppo in cui ci si immerge, non alla realtà in generale ma ad una specifica porzione di realtà sociale. Il merito sociale va distinto perché segue regole proprie, variabili, ogni gruppo sociale ha le sue regole mentre la realtà è la stessa in tutto l'universo.

 

Per fare un esempio fra realtà sociale e meccanicistica, prendiamo l'entrata nel mondo del lavoro. Ci sono due modi per entrare nel mondo del lavoro:

- il primo si definisce di mercato, riguarda la realtà meccanicistica, se una persona sviluppa un valore e lo fa arrivare agli altri, di conseguenza verrà ricercato e pagato per quel lavoro, spendibile lavorativamente parlando. In qualsiasi parte del mondo il soggetto andrà se c'è quel bisogno di mercato questo troverà lavoro;

- il secondo si definisce sociale, la persona si inserisce a seconda del luogo e del tempo tramite una realtà sociale specifica. Il soggetto tramite un gruppo riesce ad entrare del mondo del lavoro senza la necessità di sottostare a logiche di mercato. Ma in questo caso ogni persona sarà sottoposta a regole diverse nei gruppi ampi in cui vuole entrare e che gli daranno modo di aumentare le probabilità che qualche amico gli dia un posto di lavoro.

Con questo esempio si capisce quanto sia fondamentale distinguere le due cose e saper riconoscere quando entra in gioco una o l'altra, senza fare errori nelle regole che si sviluppano.

 

In base a quanto appena detto esistono due tipologie di errori:

- inversione del merito, il soggetto in uno scenario che è meccanicistico pensa che sia sociale o viceversa in uno scenario sociale pensa sia meccanicistico, verranno fatti degli esempi nel corso dell'articolo;

- distorsione del merito, il soggetto usa delle regole che non rispecchiano quelle che sono le regole della realtà sociale o meccanicistica presa in esame.

 

Facciamo degli esempi di inversione del merito, prendiamo l'esempio della laurea. Numerose persone credono erroneamente ed ingenuamente che il giorno in cui si laureeranno saranno premiati socialmente con un lavoro, che ciò che conta sia solo "l'impegno" profuso per laurearsi e che quindi il lavoro sia il premio che riceveranno. Questo è un errore, la laurea è efficace solo se presa secondo le regole del mondo meccanicistico, si entra nel mercato del lavoro e solo chi è abile sia in ciò che ha studiato, sia nel vendere il proprio valore riuscirà a lavorare. Questo è fondamentale perché si cancella l'illusione del "devo solo superare gli esami e poi posso anche dimenticare tutto" ma si entra in una dimensione differente, la laurea o è formante o sarà una perdita di tempo, così come non basterà solo quella. Il soggetto che crede che qualcuno lo premerierà perché si è laureato, pensando a qualche merito sociale, ha perso tempo in partenza.

La situazione è complessa, ci sono casi in cui il solo pezzo di carta può essere sufficiente ad aprire alcune porte, ma in ogni caso non c'è nessun merito sociale, non arriverà nessun premio dalle persone che abbiamo vicino solo "perché ci si è laureati" ma si è in una dimensione totalmente meccanistica.

Facciamo un altro esempio di inversione del merito, ora però dove il soggetto vede una dimensione meccanicistica al posto di quella sociale. Diverse persone quando sono in gruppo finiscono per seguire delle regole tutte proprie, non rendendosi conto che quando ci si rapporta con gli altri, quando si è in un gruppo non c'è più nessuna realtà generale ma solo la realtà sociale di quel gruppo. Il soggetto potrebbe quindi pensare che per essere accettato deve seguire tutta una serie di cose da fare che paradossalmente lo porteranno solo ad essere considerato strano e allontanato.

 

Per quanto riguarda la distorsione sul merito, sia sociale che meccanicistico, si potrebbero fare un milione di esempi, non basterebbero a capire l'infinità di errori che si possono fare e che esistono, le regole distorte e illusorie, in alcuni casi surreali, che le persone sviluppano sulla realtà o sul loro gruppo sociale, portandoli a vedere un merito che non c'è.

Tutti questi errori distorsione o inversione solitamente perdurano nel tempo a causa della chiusura mentale del soggetto, che non vede l'errore o si rifiuta di vederlo, arroccandosi nelle sue convinzioni, guardandosi solo dentro e non cogliendo i feedback della realtà.

 

Il merito si manifesta praticamente sotto forma di due giudizi:

- se l'è meritato/se l'è cercato, per indicare come la persona nella sua ingenuità o errore o anche come sfida, abbia fatto delle scelte che l'hanno portata inesorabilmente a delle conseguenze inevitabili, in quanto la realtà sociale o meccanicistica già prevedeva tale esito;

- giudicare l'ente che elargisce il premio/punizione, distinguere quindi da una persona che premia/punisce e quando è la realtà stessa a punirci.

Questo ci porta alla conclusione inesorabile che ognuno è responsabile di ciò che si merita, cioè quando succedono cose che sono conseguenze delle proprie azioni o inazioni, ci si può illudere quanto si vuole che non sia così, il soggetto è responsabile di ciò che gli è successo e può giustificarsi in ogni modo possibile o immaginabile, la realtà resta quella.

Questo non vuol dire che tutto ciò che riceviamo ce lo siamo meritati, nel bene o nel male, ci sono anche eventi che sono frutto di un nesso causa o effetto che non è correlato alle nostre scelte.

Facciamo un esempio su questo punto, Pippa Bacca è una donna italiana morta uccisa e stuprata nel 2008. Una donna che è stata causa di tutto ciò che ha subito e che per questo, anche se è difficile ammetterlo, se l'è cercato e se l'è meritato.

Cosa ha fatto questa donna? Ha intrapreso un viaggio in paesi con culture diverse dalla nostra, da sola, muovendosi in autostop, vestita in abito da sposa in luoghi in cui c'erano conflitti armati, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo.

Il suo viaggio si è interrotto nel momento in cui uno delle tante persone che le ha dato un passaggio l'ha stuprata e uccisa. 

Difficile dire "se l'è meritato" però la realtà è questa, con le sue azioni le hai fatto si che ciò avvenisse, anche se le intenzioni di Pippa erano nobili, se il suo intento era di migliorare il mondo, fra le tante cose che ha fatto è stato anche quello di darsi volontariamente in pasto a dei criminali che l'hanno violentata e uccisa.

Affermare se l'è meritato, in italiano porta erroneamente dietro un'aurea di punizione divina o sociale, come se lo stupro fosse stato imposto da un terzo, forse per questo facciamo così fatica a dire a qualcuno "te lo sei meritato" perché è come se noi stessi che lo diciamo, siamo felici di ciò, siamo noi stessi i mandanti di quell'atto di punizione o concordiamo con tale punizione.

Ma non è così, dire se l'è meritato è solo evidenziare una conseguenza, evidenziare una scelta sbagliata del soggetto che l'ha condotto verso ciò che gli accade, sia nel bene che nel male.

Lo stesso discorso si può fare per una ragazza che viene stuprata, quando si scopre che questa gira mezza nuda, ubriaca e sola in un quartiere malfamato, oppure ancora peggio frequenta spacciatori o gente poco raccomandabile, cosa ha fatto se non fare una serie di scelte sbagliate che hanno contribuito al suo stupro?

Qui si entra in una realtà scomoda, in una realtà in cui la libertà di alcune persone finisce a causa della situazione socio economica in cui vivono, termina a causa di una realtà meccanicistica degradata, se l'ambiente non è sicuro purtroppo una donna non è libera di vestirsi come desidera, un uomo di uscire con un rolex al polso e se lo si fa forti di convinzioni come "io sono libero di fare quello che voglio e nessuno mi deve dire nulla o impedirmelo" ci si scontrerà comunque inevitabilmente con il merito meccanicistico e il merito sociale, finendo per essere inevitabilmente puniti e premiati per queste scelte e l'unica cosa che sarà è che qualsiasi cosa accadrà ce lo saremmo meritati.

 

 

I tre errore più comuni nel merito sociale e meccanicistico:

- il primo è non capire il relativismo del merito in base a chi abbiamo di fronte, non ci sono regole universali con cui tutti gli uomini puniscono e premiano, ogni persona che abbiamo di fronte ha regole differenti, solo conoscendole possiamo agire per evitare le sue punizioni e prendere i suoi premi;

- il secondo è l'illusione che esistano entità superiori che regolano il merito, come il karma o divinità varie, in base a regole illusorie possedute dal soggetto. Nessun entità superiore farà applicare delle regole universali, siamo sottoposti solo a regole sociali e alle regole della realtà, meglio le si conosce, meglio le si rispetta e meglio si vive;

- il terzo è non riuscire a distinguere il concetto di azione efficace nella realtà sociale e nella realtà meccanicistica.

 

Per facilitare la concezione di merito si può pensarlo in termini di facilitazione delle conseguenze, cioè quando facciamo un'azione non stiamo di fronte ad una serie di leve e ingranaggi che in modo certo porteranno al risultato. Ogni azione ha un x probabilità che generi tale risultato, Pippa non è stata stuprata la prima sera, ha avuto un comportamento a rischio che l'ha portata prima o poi a incontrare le persone che l'hanno stuprata e uccisa.

Per questo a volte invece di dire se l'è meritato si usa la locuzione "se l'è cercata" perché è come se il soggetto giocasse con il fuoco, una, due, tre, quattro volte fino a quando si brucia, come se con quel comportamento ripetuto altro non avesse fatto che cercare di prendersi quella conseguenza negativa.

Il merito segue delle dinamiche probabilistiche, ripetere un comportamento a rischio (il concetto vale anche per il merito positivo, più si fanno tentativi e non ci si arrende più si finirà prima o poi per riuscirci) fa si che sul lungo periodo prima o poi anche un evento che ha una bassa probabilità di accadere accada.

 

Ne deriva che ogni volta che una persona parla di merito è necessario chiedersi se questa persona abbia fatto errori, se stia parlando di cose valide, se in qualche modo stia attribuendo in modo valido le responsabilità.

Una frase come "ti sei meritato di soffrire" può significare tante cose, solo chiedendo al soggetto possiamo scoprire cosa intenda e se ciò che dice sia valido.

Ogni volta che un soggetto sviluppa una regola distorta riguardo al merito nasce quella che si può definire come illusione del merito.

Le illusioni di merito in un ambito di chiusura mentale vanno a costituire la concezione di mondo giusto, detta anche illusione del mondo giusto, cioè quella visione del mondo in cui la persona invece di pensare a conoscere il mondo e la realtà nelle sue complessità, si crea una visione altenativa di mondo basata sulle sue distorsioni che invece di portarlo a dire "caspita, mi sa che il mondo va diversamente da quello che pensavo" si arrabbia, in quanto è come se tutto l'universo e il mondo fosse sbagliato perché non sta seguendo quelle regole che devono essere giuste, quindi secondo il soggetto è il mondo ad essere sbagliato e non lei ad essere in errore. 

 

Le illusioni del merito tendono a nascere in famiglia, quando un genitore premia il figlio per qualcosa, inculando non solo il concetto stesso di premio e quindi merito ed essere meritevoli, ma anche di regole generali come se il soggetto poi non riuscisse a distinguere più il fatto che il mondo fuori non funziona necessariamente come funzionavano le cose all'interno della sua famiglia.

In questo modo si buttano le basi affinché il soggetto non capisca la differenza fra merito sociale e merito meccanicistico, non distingue più il dentro e fuori la famiglia, assorbe regole distorte sulla meccanica al di fuori.

Molte delle illusioni sul merito e dei relativi errori provengono da un fallmenti educativo, in famiglia e poi anche a livello scolastico dove figure come professori dicono cose errate.

Se il merito esiste a priori e ogni persona è sottoposta alle leggi causa effetto, cosa si intende quando si parla di meritocrazia?

Quando in politica si parla ad esempio di meritocrazia o di merito, vuol dire creare delle leggi che premino il valore evitando alle persone di scavalcare una dinamica meccanicistica e di valore, per un'etica migliore, cioè che le persone ricoprano dei ruolo solo quando sono in grado di svolgerlo al meglio.

Considerando anche altri fattori come difficoltà oggettive capitate nella vita, incidenti, perdita di famigliari, con meritocrazia si intende una società che segua al meglio le dinamiche di merito, premiando senza distorsione e punendo allo stesso modo, con un occhio di riguardo all'etica, cioè affinché tutta la società tramite questo dinamiche di merito ne abbia da avvantaggiarsi. Se i lavoratori nel pubblico operosi vengono premiati e quelli svogliati puniti o licenziati, tutta la società ne guadagna trovandosi con strutture pubbliche efficienti.

 

Questo ci fa capire che il mondo può essere distinto in due modi:

- scenari di merito sociale, che sono meno frequenti;

- scenari di merito meccanicistico, detti anche scenari di adeguatezza o di scelta efficace, dove solo se si hanno i requisiti, si sa come fare, se si fa la scelta giusta si ottiene il risultato.

 

 

Nel merito può entrarci dentro tutta la dinamica di odio e disprezzo verso chi ha fatto una scelta sbagliata, sia sociale che meccanicistica, in quanto in tale sbaglio vediamo anche un danneggiamento a noi, vediamo un atto di furberia che se fosse riuscito lo avrebbe avvantaggiato a discapito nostro.

Ad esempio un studente afferma "sono contento che Mario è stato espulso, copiava sempre, non studiava mai, i suoi voti erano solo il risultato di strategie tese ad ingannare, non sapeva nulla e aveva il mio stesso voto, se l'è meritato".

Chi avrebbe da obiettare su questo odio? Ma basta prendere un altro esempio per capire come in realtà questa dinamica presenti anche dei rischi.

Immaginate un uomo misogino, che alla notizia di una donna stuprata esulta affermando "se l'è meritato, in quanto donna merita solo di soffrire ed essere stuprata" ecco che qui il giudizio diventa bocciabile, in quanto il soggetto sta usando regole di merito distorte e nel caso usasse anche regole non distorte diventa solo un modo per riversare il proprio odio, che a sua volta ha basi altrettanto distorte.

Questo ci ricorda che la dinamica sul merito è complessa, sia la persona che compie il comportamento pensando che ci saranno conseguenze differenti e sia chi giudica il comportamento delle persone sulla base del merito possono entrambi compiere errori ed avere distorsioni.

 

FINO A QUI

Il concetto di merito e tutte le credenze che vi sono dietro sono le stesse che sono dietro il concetto di karma, dove il karma stesso sarebbe l'esecutore di queste regole, come se ci fosse un'entità superiore (superstizione) che fa eseguire queste regole considerate quindi universali.

Il solo fatto che una persona creda nel karma è un indicatore che molto probabilmente è pieno di illusioni di merito, che non ha compreso come va realmente il mondo e che crede in entità che di fatto non ci sono, come se la persona avesse bisogno dell'esistenza del karma per dare un senso alla sua visione delle cose, ad un mondo altrimenti troppo ingiusto.

 


La cosa migliore da fare è mettere immediatamente in discussione tutte le proprie credenze sul merito, la maggior parte di loro sono probabilmente errate e puntare ad un'esistenza fatta di abilità, di adeguatezza, dove si agisce per raggiungere direttamente i propri obiettivi senza aspettare alcuna ricompensa dal di fuori.

 

 

Il merito sociale per comodità può essere distinto in due tipologie:

- merito umano definito, "mio padre mi darà questo" "il professore mi darà questo"

- merito umano indefinito, "qualcuno mi darà questo"

 

Il merito superstizioso, "dio mi farà capitare questa" "il destino me lo darà"

 

Il merito produce un'enorme aspettativa che in caso di illusione di merito si trasforma in pratica in una condonna certa ad una forte delusione.

 

Il mondo ha delle regole, ma alcune persone crescono in situazioni educative e formative che portano a credere che queste siano universali, che questi meriti saranno sempre portati avanti da qualcun altro.

Se tuo padre ti premia e ti punisce per alcune cose che fai non vuol dire che tutti faranno così con te, nel momento in cui prende quella regola di merito e la porti fuori casa tua hai creato un'illusione di merito.

 

Il concetto di merito di punizione non va confuso con quello di conseguenze negative, quando in seguito alla disapprovazione da parte di qualcuno ne otteniamo rabbia, vendetta e qualsiasi altro comportamento negativo. Il merito di punizione necessita che vi sia una regola reale dietro, ad esempio il genitore che dice al figlio "se fai così niente regalo" e quindi si è consci che c'è una sorta di "patto scritto" che porterà alla punizione, ma le conseguenze negative hanno la stessa logica della conquista, il mondo è complesso, abbiamo di fronte persone e oggetti e siamo tenuti, per raggiungere i nostri obiettivi, ad interagire e quando facciamo qualcosa di errato, produciamo un danno o una catena di effetti negativi, ne paghiamo semplicemente le conseguenze senza la necessità che vi siano dei meriti, degli accordi presi in precedenza.

 

Il fallimento del merito, quando un soggetto non riesce ad uscire dalla sua distorsione e non riesce a provare altro che la voglia di essere punito in base alle crederenze illusorie con cui l'hanno cresciuto.

"Non so se ciò derivi dai miei (ingiustificati) sensi di colpa o da altro ma spesso sento il bisogno di essere punito per gli errori che ho fatto è che faccio, per ciò che sono, perché non riesco a fare di meglio, per la situazione in cui mi trovo. 
Mi farei frustare o altro per le caxxate che ho fatto e per il povero idiota che sono. 
Come dire, ciò che sento è che non merito si vivere. Altre persone, nel contesto dove vivo farebbero molto di meglio.
Se qualcuno mi giudicasse immeritevole di vivere, gli darei ragione e accetterei la sentenza di morte senza pensarci due volte.
Questo è ciò che sento e ciò che penso di me.
A voi è mai capitato?"

 

 

Un esempio di visione distorta sul merito:

"Sono fissato con la meritocrazia e con l'importanza del merito perchè mi hanno inculcato (per fortuna) questi princìpi da piccolo, quindi sono cresciuto in questo modo.
Tuttavia tendo ad esacerbare ogni cazzo di cosa, ogni cazzo di valore e ogni cazzo di situazione; se prendevo un bel voto al liceo credevo di non averlo meritato e che la professoressa l'aveva alzato volontariamente perchè aveva pietà di me e l'aveva fatto solo perchè voleva in qualche modo mettermi al pari degli altri (quando invece i miei amici mi dicevano:" Ma ti sei rincoglionito, ma che cazzo dici che sei andato una bomba).
Addirittura quando qualche compagno che non andava molto bene veniva con un telefono nuovo a scuola io dicevo al mio amico: "Scusami, ma questo che ha fatto per meritarsi una ricompensa del genere? Sta andando male e i genitori lo ricompensano anche. Boh, il mondo capovolto." Poi, ovviamente, quando vedevo una compagna, molto brava a scuola, venire con un cellulare nuovo pensavo: " lei se l'è meritato, ora sì che le cose funzionano a dovere; se non lo merita lei, chi vuoi che se lo meriti? Io?" e mi giravo soddisfatto, perchè, secondo la mia visione, il mondo dovrebbe andare così ( anche se non va così per niente, soprattutto qui in Italia). Ovviamente i miei amici, in entrambi i succitati casi mi guardavano straniti e dicevano: " Perchè bisogna meritarsi per forza un regalo o una ricompensa? Anche se vado male a scuola o deludo qualcuno non è che non posso chiedere ai miei genitori di comprarmi quello che voglio". E io restavo basito di fronte a queste loro uscite ovviamente.
Tutto quello che ho (parlo di roba tangibile, e non è molta), secondo me, me lo sono meritato davvero (credo, non ne sono sicuro al 100%) e i miei genitori me l'hanno sempre fatto notare; io, quindi, ero sempre contento di avere quella ricompensa ed ero soddisfatto: l'avevo meritata davvero.
Però, da poco, ho dovuto affrontare un fallimento, non totale ma quasi, quindi, secondo me, non meriterei niente, neanche di ridere, di scherzare, di divertirmi, tantomeno di avere una "ricompensa"(che ricompensa non è perchè è una cosa necessaria).
Mi sto tormentando, i miei genitori non me lo fanno notare perchè sono adulti e vaccinati ma lo so che in fondo non meriterei davvero neanche che mi rivolgessero la parola o che mi comprassero qualcosa; e lo sanno anche loro."

FINO A QUI

Con questo termine si definiscono particolari regole che il soggetto sviluppa a riguardo dei comportamenti e le relative conseguenze. Il concetto di regola ci dice che ogni evento nella realtà si basa su dei nessi causa effetto che portano a delle conseguenze ed è da qui che nasce il concetto di responsabilità, cioè la persona riesce a pensare che quello che fa o non avrà delle conseguenze.

La domanda a questo punto è qual è la differenza fra merito e responsabilità? La responsabilità pone l'accento sul prevedere le conseguenze delle proprie azioni mentre il merito si basa su una logica più animalesca e infantile, su una percezione meno profonda della realtà e su una logica che si potrebbe dire "logica di ricompensa".

Come ci dice l'etimologia stessa del termine merito vuol dire merce e ricompensa ed evidenzia come il soggetto nel corso della sua esistenza sia stato condizionato ed educato a pensare in alcuni frangenti in uno specifico modo, quindi finendo per pensare che a determinate azioni ci saranno conseguenze positive o negative, ricompense o punizioni.

Quante volte avrete ascoltato persone dire "non è giusto, non me lo merito" questo è l'esempio classico di come le persone sviluppino logiche di merito fuori dalla realtà, se una persona avesse minimamente compreso come funziona il mondo e come funziona il concetto di responsabilità non potrebbe far altro che esclamare "ognuno ha ciò che si merita" proprio a sottolineare come il risultato della vita di ognuno è la somma delle scelte che ha preso e che non ha preso, di quanto è stato in grado o meno di cambiare la rotta iniziare che comunque non ha scelto ma che poteva cambiare.

Questo termine ha quindi un'accezione negativa in quanto evidenzia quelle regole riduttive, tendenti ad essere distorte e basate sulla logica dell'educazione e dell'esperienza passata piuttosto che su un reale tentativo di comprendere a fondo la logica della realtà, studiandola e andando oltre appunto ciò che si è visto nel proprio orticello.

Un esempio classico di credenze di merito le abbiamo nel soggetto che ripete a memoria "ho studiato mi merito di lavorare" dimostrando come questa persona abbia sviluppato una regola distorta solo perché i genitori lo premiavano se andava bene a scuola e gli ripetevano "vedrai che questo ti servirà per il futuro" ma poi uscito fuori si è scontrato con la dura realtà che lo porta a dire "io mi merito mi lavorare" quasi ad arrivare di pretenderlo perché lui ha seguito la regola.

Non necessariamente il merito è distorto dalla realtà, in alcuni casi potrebbe avvincarsi ad una valida logica di responsabilità ma rimarrebbe il fatto che la persona comunque ha una visione riduttiva e frutto di educazione ed esperienza piuttosto che di una reale comprensione della realtà e di come va il mondo.

Il merito può essere accompagnato dalla superstizione, cioè secondo il soggetto il premio e la punizione può essere portato dal caso, da una divinità o comunque da qualcosa di superiore e non è raro ascoltare frasi come "se non è stato punito ora verrà punito dopo".

Ad alimentare le convinzioni sul merito ci sono i collegamenti arbitrari dove la persona vede quello che desidera vedere, ad esempio per una pesona qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato e merita cose negative per questo, anche se passano anni da quell'evento appena vedrà che accade qualcosa di negativo ecco che potrebbe esclamare "vedi questo perché se l'è meritato per quello che ha fatto" pensando che i due episodi siano in qualche modo collegati, evidenziando come la persona non abbia capito nulla della reale dinamica di come si svolgono gli eventi.

La logica di merito collima con la visione di giustizia grosso modo, dove la persona al comportamento giusto crederà che conseguirà qualcosa di buono e al comportamento sbagliato qualcosa di cattivo.

 

Il merito potrebbe radicarsi nel profondo del soggetto al punto da essere vissuto come qualcosa di istintivo, un po' come il topo da laboratorio che una volta condizionato da premi e punizioni dello sperimentatore finirà per seguire un comportamento o non seguirne più un altro proprio perché a seconda dei casi si aspetta un premio o una punizione.

I genitore e gli educatori paradossalmente sono la causa di un merito disfunzionale che disturberà o danneggerà il soggetto per il resto della sua esistenza, dimostrando ancora una volta come un fallimento educativo impatti sulla qualità esistenziale del soggetto se non riesce ad intervenire. 

 

 

Conservare queste credenze potrebbe essere visto come un indicatore di una persona che è rimasta ad una visione di nesso causa effetto infantile e non ha mai investito per capire la realtà e andare oltre premi e punizioni ricevute, andare oltre le regole ascoltate dall'educatore o quanto meno metterle in discussione.

 A prescinder che queste crdenze di merito possano essere valide o meno, funzionali o meno,  sono riduttive per chi desidera comprendere realmente il mondo con le sue regole e nessi causa effetto.

Un esempio di merito funzionale è "dedicati con costanza ad un'attività e verrai premiato" in sintesi questa credenza anche se non spiega molto porterà il soggetto a sviluppare autoefficacia la quale sarà poi fondamentale per svolgere attività con risultati e mostrando un valore all'esterno reale, ma quella credenza di merito queste cose non le spiega così come non l'ha spiegato il genitore che ha spinto solo affinché la persona fosse costante in qualcosa.

L'illusione del merito ha generato l'illusione della meritocrazia, una società che funziona è una società concreta e pragmatica dove parlanoi fatti, ad esempio invece di spingere sull'illusione del pezzo di carta si spinge ad essere autoefficaci e crescere in un settore e allo stesso modo si spinge a riconoscere il reale valore delle persone.

Un indicatore rapido per smascherare le persone illusione sul merito è quello dell'impegno, se una persona ritiene che l'impegno versato in un'attività vada premiato allora è probabilmente una persona che possiede queste illusioni e a cui è stato fatto crede che il "sacrificio è una cosa positiva e che va premiata".

 

Il merito diventa in alcuni casi un'autorizzazione dove la persona ad esempio è stata educata che dopo tot doveri e sacrifici fatti può concedersi un "lusso" cioè un premio, e la persona continua così proprio perché è come se sentisse dentro di sé questa entità che gli concede questa cosa che se farebbe in un altro contesto si sentirebbe in colpa o temerebbe punizioni (super io di freud qui aiuta a capire).

Aspettativa basata sul merito:

"Nemmeno io ci sono mai riuscito a cogliere l'attimo, anche'io ho atteso per tutta la vita quello che credevo sarebbe successo, invece non è successo proprio nulla. Non c'era da aspettare, non c'era da attendersi il felice epilogo se nulla era stato costruito alla base. Vivere come se qualcuno ci avesse promesso qualcosa è lo sbaglio più grande che si possa fare, si sprecano gli anni migliori nell'attesa e nel sogno di qualcosa che non arriverà mai, quando infine lo si capisce è ormai tardi e già più di metà della vita è ormai irrimediabilmente andata. La restante metà poi la si passa generalmente nel rimpianto e nell'amarezza delle occasioni sprecate."

 

FINO A QUI

Da dove nasce il merito? Come già detto nasce in famiglia e negli ambienti educativo con quello che l'AB definisce, "merito del nucleo familiare". Cosa accade? Accade che i genitori educano i figli su queste regole del merito, regole che vengono date per universali e che questo individuo percepisce come reali nel momento in cui il genitore essendo l'ente che ha dettato le regole è anche quello che le fa rispettare che distribuisce "ricopense" e "punizioni". Ma quando il figlio esce da quello che è l'ambiente familiare continuerà a comportarsi seguendo quelle regole che erano in realtà "costruite" e non adatte al mondo reale (è più probabile che siano disfunzionali).

Non necessariamente le regole vengono espresse chiaramente, a volte diventano implicite dove ci si rende conto in base a come arrivano punizioni e premi quali sono i comportamenti da seguire per meritarsi le cose.

 

Questo ci fa capire come l'illusione del merito si crea non solo in modo diretto ma anche indirettamente dove nel fallimento educativo il genitore invece di spiegare la realtà si è limitato a premiare e punire secondo le sue regole finendo per generare questa visione in chi le ha ricevute.

 

 

Per evitare che si generi questa visione illusoria del merito è necessario premiare con incentivi argomentati, ad esempio al bambino gli si spiega perché va a scuola e perché prendere dei buoni voti lo potrebbe aiutare, ma al tempo stesso gli si spiega che quello non è tutto, che la realtà è più complessa e che quel premio è simbolico e che queste regole familiari non saranno le stesse regole che troverà una volta uscito dalle mura domestiche.

 

Alcune persone potrebbero far fatica a capire, a smascherare queste loro illusioni perfino in età adulta non rendendosi conto che la realtà è più complicata.

 

Quale è la reazione della persona nel momento in cui si rende conto che ciò che ha fatto non verrà premiato? Iinizia la delusione il risentimento con relativa rabbia verso quello che è l'ente che secondo lei dovrebbe premiarla, si passa da Dio, allo stato, al caso, alla fortuna, al destino, etc..

Teoricamente gli unici responsabili sono i genitori/educatori che hanno fallito nel non aver trasmesso una visione più concreta e funzionale della realtà.

 

 

La meritocrazia è un'illusione?

Si ma prima di rispondere è necessario specificare cosa vuol dire meritocrazia.

La meritocrazia ha due significati nel linguaggio comune, il primo che è quello letterale che richiama il merito, le persone in pratica assolutizzano il proprio merito e desiderano che il mondo vada in direzione del premiare ciò che loro ritengono comporatamenti giusti e buoni. L'esempio classico di questa meritocrazia è appunto il laureato deve avere maggiori premi del non laureato, chi esce con 110 merita di lavorare subito o chi si comporta bene va premiato, ogni persona assolutizza la propria visione del merito ma grossomodo su alcuni punti la maggior parte con questa visione concorderebbero.

Il secondo invece anche se viene chiamato meritocrazia in realtà richiama il concetto di "efficacia-crazia" cioè sono persone che usano il termine merito per riferirsi a premiare il migliore ovvero il più abile e adattato in un settore, ma non a chiacchiere e pezzi di carta ma su persone a cui si chiede una dimostrazione, persone che dimostrano le loro competenze.

L'AB critica e scarta la meritocrazia in senso letterale ma condivide e suggerisce la seconda, la "efficacia-crazia" coerentemente con il concetto attitudinale e la spinta alla crescita reale senza inseguire.

Una persona saggia non fa l'università per il pezzo di carta o per il voto ma la fa per acquisire una conoscenza e un adattamento maggiore, non memorizza ma studia, non si limita all'argomento d'esame ma spazia, esplora, approfondisce sapendo che quando dimostrerà di saper fare troverà in ogni caso qualcuno che pagherà per i suoi servizi.

Le persone che inseguono la prima strada hanno come unica speranza quella di trovare altre persone con quella stessa visione illusoria e che potranno premiarle, andandosi quindi ad orientare in quelle strutture anche statali o quelle persone che guardano a questa "apparenza di merito" piuttosto che alla sostanza.

La meritocrazia (in senso letterale) è la pretesa che le proprie regole sul mondo vengano riconosciute, che gli si venga dato ciò che la persona pensa di meritarsi.

 

"Puoi credere in tutte le illusioni che vuoi, puoi lamentarti quanto ti pare, la realtà non segue l'illusione del merito, ma segue un nesso causa effetto, segue una complessità tale che solo chi la conosce, chi la studia, chi la comprende e opera in essa efficacemente ottiene risultati, adattandosi ad essa e non pretendendo che essa si adatti a noi, l'unica speranza che hai di andare avanti con il merito è di trovare persone con la stessa visione e che premieranno i tuoi investimenti tesi a seguire delle regole e non a capire la realtà ed operare in essa".

Questo spiegherebbe perché esistano ancora un numero vasto di università "fuffa" in quanto ci sono ancora persone che perdono tempo a seguirle perché credono che tanto valga comunque la pena per il pezzo di carta che prendono e per la leva sul merito che pensano di esercitare.

Per merito e meritocrazia a volte si intende erroneamente il far rispettare la legge, ad esempio una persona che lavora entrando con una raccomandazione o che sta svolgendo un abuso di professione sono persone che stanno violando la legge, stanno usando la loro furbizia per scavalcare quelle persone che invece hanno seguito il percorso previsto dalla legge, ma qui il merito non c'entra nulla anzi se proprio si volesse essere pignoli, sono più efficaci e furbi loro che nella loro efficacia hanno raggiunto il loro obbiettivo, ma è qui compito della legge impedire che i furbi danneggino la società, se è previsto un percorso è perché questo percorso formativo ha una sua funzionalità sociale.

 

La sindrome dell'impostore

In alcune persone la visione del merito potrebbe essere così radicata che se capita loro di raggiungere qualcosa in un modo diverso da quella che è stata inculcata potrebbe sentirsi in colpa in quanto non pensano di essersela meritata, pensate ad una persona che viene inculcata una profonda credenza di merito che riguarda la sofferenza, secondo la quale più soffri e più meriti, se a questa persona capita un evento fortuito oppure è talmente abile da essere presa senza sforzi o sofferenza ecco che potrebbe scattare questo senso di colpa, questo senso di "non è possibile" perché nella loro visione delle cose i e nel loro "sentire" le cose non se lo sono meritato.

Qual è la differenza fra merito e diritto? Nel linguaggio comune quando si trasmette il merito si potrebbe usare il termine "diritto" erroneamente al posto di merito con frasi famose come "diritti e doveri" proprio a specificare che il premio te lo meriti solo dopo aver svolto il dovere.

Test "credi che la vita sia giusta ed equa?" chi risponde NO o Si, dimostra di credere nel merito e non capire che si ottiene ciò che si semina e che è una questione di adattamento alla vita, di scelte e di investimenti.

 

class="smallfont">"vi capita mai di pensare di essere vittime di ingiustizie, di trovarvi in una situazione che non meritate?
Spiego meglio dal mio punto di vista. Sono sempre più convinta che la mia condizione di ansia, paranoie, senso di inadeguatezza, incapacità nel relazionarmi e compagnia bella sia causata dall'aver inanellato, nel corso degli anni, una serie di conoscenze sbagliate di persone pessime.
Scopro per vie traverse che queste persone del mio passato fanno la bella vita, circondate da tante persone, uscite, amicizie, viaggi e quant'altro.
E si, provo rabbia. Provo rabbia perchè non lo trovo giusto, perchè penso che queste persone non lo meritino affatto. Provo rabbia perchè, dopo tutto quello che ho passato e sto passando, dovrei essere io a meritarmi tutto ciò.
Lungi da me voler passare da vittima. Però non posso negare di sentire come se subissi un'ingiustizia. Non trovo giusto che persone che hanno causato tanto male a qualcuno possano vivere la bella vita e avere mille persone intorno. Trattandosi di persone che, nei miei riguardi, hanno agito comportamenti pieni di cattiveria ed invidia, davvero non lo capisco.
Mi sento presa in giro dall'universo."

 

FINO A QUI

 

Per fare un parallelo potremmo paragoganare il merito al Karma orientale, sono due fenomeni simili se non fosse per la differenza dato che il Karma è qualcosa di meno complicato, parlando di un generico "fai del bene e meriterai del bene, oppure fai del male e ti meriterai del male" mentre nell'educazione italiana le regole sono più articolate dove ad esempio si va a premiare l'impegno, come se quanto più una persona si sforzasse e fosse inefficiente quanto più questo sia da considerarsi una cosa positiva, si vanno a creare delle regole anche più articolate ma che non rispecchiano la complessità del mondo e a volte sono regole perfino errate.

 

In conclusione si potrebbe dire che l'esistenza NON è una ruota che gira, non esiste il merito, la cosa più conveniente da fare è cancellare questo termine dal proprio vocabolario, esiste solo la consapevolezza di ciò che si fa a fare, la concretezza, l'adattamento, chi non lo fa ha di fronte a se uno scenario di fallimento, delusione e risentimento preannunciato.

 

 

ultima modifica il: 01-12-2018 - 11:14:26
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