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- Insensibile -
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Cos'è l'insensibilità (psicologica)?

Si definisce insensibile l'assenza di emozioni e sentimenti in uno specifico contesto, detto anche comunemente "essere indifferenti". Si legga sensibilità per approfondire

Sono tre gli stati:

- sensibilità con azione

- sensibilità senza reazione, atarassia

- insensibilità

Quando sentiamo qualcosa a volte reagiamo e ne siamo influenzati in modo significativo ma a volte no, non perché non sentiamo, ma perché tramite la temperanza siamo in grado di resistere all'impulso che un'emozione può suscitare.

 

Seguirà ora un elenco di disambiguazione per fare chiarezza:

- lucidità, si definisce lucido qualsiasi soggetto sia sensibile e al tempo stesso conservi a pieno la propria coscienza e facoltà intellettive attentive, contrappendosi allo stato impulsivo e parossistico;

- insignificante, quando qualcosa non è abbastanza significativa da produrre interesse, qualcosa che per natura stessa non viene nemmeno considerata, non esiste nella mente del soggetto;

- indifferenza, non c'è nulla che porti a fare una modifica alle proprie scelte o azioni, non c'è una sensibilità emotiva tale da giustificare scelte differenti;

- finto insignificante, detto anche "metodo passivo aggressivo", il soggetto conscio di quanto l'indifferenza possa far soffrire altre persone simula questo comportamento ma nella sua mente sta solo intenzionalmente reprimendo delle emozioni e comportamenti per apparire come se fosse indifferente, cioè è aggressivo tramite il mezzo "passivo" ovvero apparire indifferente all'altro fingendo;

- distaccato, l'opposto dell'attaccamento, prima c'era un attaccamento, riguarda il fenomeno sia fisico che emotivo che hanno persone che dipendono l'uno dall'altra con relativo comportamento dipendente, distaccarsi vuol dire interrompere questo fenomeno. Un soggetto che ha un comportamento distaccato dai genitori vuol dire che mentre prima si comportava in modo dipendente nei suoi confronti ora non lo fa più. Facendo scelte in autonomia e non presentando più ad esempio un comportamento derivante da paure abbandoniche o altre emozioni collegate alla dipendenza;

- freddo, definisce l'inizio dei rapporti dove i soggetti se non vedono niente che gli interessa di conseguenza non mostrano interesse alla persona che sta tentando di conoscerli e quindi la persona che desidera conoscere l'altra trova una persona "fredda" e non interessata a lei a prescindere. Il comportamento freddo potrebbe comparire anche a fine di un rapporto, quando l'altro dopo un periodo di tempo tenta di contattare ma trova una persona che ormai non è più interessata e non va oltre quello che vede e che non gli interessa più. Una persona fredda è di fatto una persona indifferente ai tentativi dell'altro, in quanto questi tentativi non troveranno riscontro perché la persona anche se in un primo momento è conscia di questo tentativo lo vedrà come qualcosa che non gli stimola nulla, non gli cambia, nulla e non generando interesse produrrà risposte conclusive e che indicano lo scarto. Esempio "ciao come stai, mi piacerebbe conoscerti" risposa "ciao a me no" oppure "ciao ti trovo una persona interessante" risposta "grazie", la persona prende atto ma dopo poco nella sua mente cestina quasi immediatamente per non interesse apparendo fredda agli occhi di chi ha tentato di conoscerla.

 - anaffettivo, la persona anche se prova emozioni e sentimenti tende a non farli trasparire perché inibito, sopratutto nel frangente dei rapporti, non facendo nemmeno uscire quei comportamenti conseguenti a tale emozioni, provare un affetto e non farlo uscire fuori per le inibizioni che si provano;

- menefreghista, persona che sviluppa metodi e strategie cognitive tese a dimenticare e ignorare realtà e avvenimenti scomodi, strategia usata per evitare la psicopatia. La maggior parte delle persone usano metodi distrattivi ma ci sono anche metodi basati sulla rimozione come se la persona dimenticasse proprio. La persona piuttosto che elaborare o comunque affrontare "se ne frega". La persona tenta di seguire la linea del "non me ne frega" puntando ad un attivo "me ne frego" cioè tento di togliermelo letteralmente dalla testa, cosa non facile e che non ogni persona è in grado di fare;

- cinismo, persona che ha una visione priva di qualsiasi illusione (favola) sulla realtà, illusioni che a volta fanno anche comodo ma che il cinico ha messo da parte.

- imperturbabile, non c'è modo che qualcosa possa alterare le emozioni del soggetto;

- impassibile, pone l'accento sulla reazione comportamentale data dall'assenza di passione, solitamente dove invece ci si aspettava che ci fosse. Ad esempio è considerato normale che una persona di fronte ad uno spavento improvviso reagisca con passione, da una paura intensa, una persona impassibile potrebbe provare poca paura e quindi apparire impassibile.

 

Qual è la differenza fra insensibilità e impassibile?

 

 

 

 

FINO A QUI

l'assurdo in cui una persona arriva ad avere l'ansia per l'evento di far soffrire chi ha vicino a sé.

 

 

 

Guardando attentamente queste due situazioni appare evidente che se di fronte abbiamo uno sconosciuto non è possibile avere tatto perché non si conosce chi si ha di fronte, non si può sapere cosa lo fa soffrire e quindi soltanto una persona disposta ad annichilirsi e non esporsi pur di apparire simpatico e non far scappare l'altro avrebbe tatto. Soltanto uno zerbino, un manipolatore e una persona disperata in campo delle amicizie ha una motivazione a fare questo genere di discorso, persona che non conoscendo l'altro ha come unica opzione quella di annichilirsi e non esporsi in attesa che l'altro si faccia conoscere e si possa attuare un comportamento "posato" e mirato a non far soffrire l'altro. Mediamente questo discorso diventa fondamentale per le persoen più fragili, soggetti così sensibili che comportarsi in modo "normale" implicherebbe risultare antipatici e farli soffrire, mentre acquisisce meno spessore quando ci si rapporta con persone altrettanto normali, tranne per il caso che la persona butti immeditametne in campo discussioni (come quelle politiche) ad alto potenziale di incompatibilità. Fino a quando si parla e si cazzeggia con persone nornmali difficilmente si entra nel discorso di insensibilità e tatto.

Questo ci porta alla necessità di dividere questo fenomeno nelle due fasi temporali in cui si può manifestare, quindi si parla di insensibilità e tatto verso gli sconosciuti e le nuove conoscenze e di insensibilità e tatto verso rapporti avviati.

 

La situazione cambia profondamente quando si entra nei rapporti, pensiamo a due persone che avviano un rapporto e conoscendosi meglio salta fuori che conoscendosi un comportamento specifico produce sofferenza. Qui l'insensibilità o l'avere tatto diventa una richiesta e una scelta specifica. Qui in pratica si entra nella dinamica della tolleranza, in cui una persona fa capire che quella cosa non la tollera o che comuque sarà una cosa che da lì a breve non sarà più tollerata e la persona ha due scelte o continuare ad essere la stessa persona o avere tatto e attivare un comportamento algoritmico che la spinga a modificare e non attuare quei comportamenti che generano sofferenza nell'altro.

Qui la scelta diventa in pratica fondamentale per il futuro del rapporto, scelta che le persone ingenue tendono a dare per scontata ma che non è affatto così, una persona potrebbe a sua volta non poter accettare di cambiare quel suo modo di essere e non sta scritto da nessuna parte che uno sia obbligato a cambiare per salvare un rapporto.

Per non parlare del fatto cheuna persona per quanto possa accettare e scegliere di avere più tatto riuscire non comunque a farlo perché nel suo essere istintivo e nel suo essere automatico finirà comunque a volte (in alcuni casi perfino quasi sempre) a ripetere quel comportamento fastidioso non perché insensibile ma perché semplicemente non riesce ad entrare in una visione di tatto algoritmico, che senza pensare attua quel suo modo di fare "pesante" per l'altro.

 

Questo ci porta a definire 4 tipologie di insensibilità:

- l'insensibile per scelta verso chi non conosce;

- l'insensibile per scelta verso chi conosce perché non accetta di cambiare in quel versante per nessuno;

- l'insensibile per automatismi, la persona tenta di avere tatto ma poi non ci pensa

- l'insensibile per tatto fallace, la persona non riesce ad avere un tatto efficace e di fatto fa comunque soffrire chi ha vicino anche se l'intenzione era di non farlo.

 

Qual è la strategia migliore per l'AB? Essere insensibili con chi non si conosce a prescindere, scegliere di avere tatto quando un esterno ce lo richiede e al tempo stesso non si fa alcuna fatica nell'accettare tale richiesta. Per il resto restare insensibli e lasciare che l'incompatibilità faccia il suo percorso rimanendo solo con persone con cui grossomodo non si hanno problemi nel comportarsi liberamente ed esprimendo la propria persona.

 

 

La confusione fra insensibilità e la realtà che ferisce
Alcune persone potrebbe ingenuamente definire insensibile colui che semplicemente non mente, invocando una sorta di "menzogna positiva" -

 

 

 

Nel linguaggio comune il termine insensibile è diffuso ma potrebbe portare a fraintendimento a causa dei diversi significati attribuiti, elenchiamoli:

- insensibile per intendere una persona scarsamente o per nulla empatica;

- insensibile per come giudizio verso una persona che viola quelle che sono le proprie regole morali del rispetto e del comportamento con gli altri "non si dicono quelle cose ad una persona che soffre, sei proprio insensibile";

- insensibile per intendere una persona che non è sensibile ovvero che a differenza delle altre persone non soffre o non se la prende come gli altri o comunque lo fa come maniera minore come se ci si riferisse ad una sorta di insensibilità generale.

 

L'AB sceglie di ridefinire l'insensibilità sulla base del terzo significato. Essere insensibili vuol dire non provare alcun sentimento (si ricordi la differenza fra emozione e sentimento proposta dall'AB) questo vuol dire che concentualmente non si può essere insensibili ad ogni cosa altrimenti significherebbe che la persona non prova alcun sentimento, cosa che non è umanamente possibile.

L'insensibilità va intesa come mirata, ovvero "sono insensibile a questa cosa o queste cose". Nel linguaggio comune l'insensibilità ha un'accezione quasi sempre negativa, in una realtà che tende al sentimentalismo ogni sentimento perso è come se fosse un danno, una perdita.

Ma non è così, si pensi al sentimento del risentimento, chi non vorebbe farme a meno o comunque limitarlo? Ecco che l'insensibilità, specialmente se mirata, diventa conveniente per poter migliorare la propria qualità esistenziale andando ad eliminare ogni sentimento negativo e disfunzionale.

E' necessario fare attenzione a limitare questa teoria esclusivamente al sentimento (quella riguardo le emozioni invece si basa sull'indifferenza) perché le dinamiche per essere insensibili a qualcosa, per eliminare un sentimento sono completamente differenti da quelle per eliminare un'emozione.

Un'emozione è prevalentemente inconscia, c'è uno stimolo al quale segue un'emozione, e l'unico modo per spegnerla o diminuirla intensamente è tramite il decondizionamento, un sentimento invece cambia nel momento in cui cambia la personalità della persona, cambia la percezione e punto di vista verso quel qualcosa (questo spiegherebbe i vari fallimenti psicoterapeutici che puntano o ad un cambiamento o all'altro senza considerarli entrambi).

Come è stato già suggerito uno dei punti convenienti per insensibilizzarsi è quello sul risentimento, così da avere una personalità sempre più tollerante (convenienza che si riscontra ad esempio nella probabilità di compatibilità).

Ogni persona può nel momento in cui individua sentimenti disfunzionali scegliere di intervenire per insensibilizzarsi su quei punti, in modo da eliminare i problemi alla radice. Anche il terapeuta può aiutare nel suggerire quali siano i punti se la persona da sola non arriva a comprendere esattamente quali sentimenti siano coinvolti in alcune dinamiche.

 

Insensibilità strategica

Insensibilità casuale, perdere dei sentimenti laddove non si desiderava perderli

Insensibilità paradossale, la persona nonostante si renda conto che sono disfunzionali non desidera perderli per i picchi emotivi che questo gli da.

 

disambiguazione:

- persona fredda

- persona distaccata, rapporto distaccato. I

- persona cinica

- persona lucida

- persona pragmatica

- persona impassibile

- persona indifferente

- persona imperurbabile

APPUNTI:

- l'insensibilità non è parte dell'indifferenza

DA RISCRIVERE

Cos'è l'insensibilità? Nella quotidianità si ascoltano con frequenza rilevante espressioni del tipo "sei un insensibile, stai facendo soffrire quella persona", oppure "non pensi mai agli altri e quanto le tue azioni possano ferirli, sei un insensibile" oppure "tu sei una persona, insensibile, cattiva, non ti rendi conto di quanto male mi fai".

Chi accusa qualcuno di insensibilità forse sta esprimendo un bisogno a volte empatico a volte diretto che qualcuno la smetta di fare azioni che li facciano soffrire, che qualcuno comprenda la sua o altrui "sensibilità" e a sua vuolta sia "sensibile" con lui (riflesso empatico)), in modo da non farlo soffrire, cioè chiedono fino a pretendere che le persone modifichino il comportamento in modo che chi li osserva, chi sta con loro, chi fa delle azioni, insomma qualsiasi azione la modifichi per evitare di "urtare la loro sensibilità".

Conviene premettere che la sensibilità non è inevitabile, si legga l'articolo sulla sensibilità per comprendere che a differenza della visione quotidiana per l'AB l'insensibilità non è l'assensa di sensibilità ma una versione efficace a livello esistenza della stessa.

L'insensibilità a differenza di quello che suggerisce il termine non è azzerare le sensazioni, anche perché sarebbe utopistico, equivarebbe alla morte, ma conviene vedere l'insensibilità come un traguardo di desensibilizzazione non totale ma che porti le persone a raggiungere una coesistenza fra sensazioni e pensiero in una emotività attiva.

Cioè gli stimoli esterni non diventano una possibile bomba atomica di sensazioni, ma diventano sensazioni che la persona può integrare in un approccio che è prima di tutto pensato, quindi l'insensibilità è una condizione necessaria che insieme al distacco portano ad un intervento sull'emotività della persona. (si legga l'emotività per approfondire).

 

L'insensibilità/sensibilità insieme al distacco sono le due variabili più rilevanti nell'analisi della emotività (passiva e attiva)

DA RIVEDERE

Questo potrebbe portare le persone a credere che sia inevitabile questa "sensibilità", e che quando una persona faccia soffrire un'altra abbia "sbagliato", in special modo quando la persona che soffre faccia notare questa "insensibilità", e questo accade in modo più frequente quanto più la persona è stata "eticizzata" sulla regola del si "deve essere sensibili, è colpa mia se dico o faccio qualcosa che fa soffrire altre persone".

La persona si sente in colpa e soffre quando crede di essere stato insensibile e crede che essere insensibile sia sbagliato, non sia giusto, quindi l'insensibilità come porzione etica del "è sbagliato".

Possibili conseguenze dell'insensibilità nel comportamento umano, una persona comincia a modificare il comportamento anche solo supponendo che potrebbe far risentire qualcuno, portando questa supposizione anche a livello di paranoia, quindi il suo comportamento diventerebbe una risposta all'ambiente che gli impone di essere sensibile, la sua identità sociale quindi diviene un "NON ESSERE INSENSIBILE", fra le varie cose, come si può essere un individuo se fra le tante una cosa una persona pensa agli altri invece che a se stesso?

Questo può averi effetti come il fenomeno dell'incoerenza familiare per cui una persona avendo "soggiocato eticamente i familiari", e non possono più manipolarlo sulle regole etiche in cui crede, si comporta in modo "sensibile" con tutti gli altri giudici, quelli che incontra ogni volta che esce di casa avendo un comportamento che rispetti le sue regole etiche, fra le quali essere sensibile, per poi essere insensibile dentro le mura di casa, anzi a volte dentro le mura di casa potrebbe sfogare la pressione accumulata al di fuori, la pressione data dalla frustrazione che ha.

Dopo aver parlato di queste possibili conseguenze o esempi che sono "familiari" approfondoiamo il concetto di insensibilità. L'insensibilità si basa sul concetto altrettanto quotidiano ma non scientifico di sensibilità, leggendo l'articolo sulla sensibilità infatti si può comprendere come non convenga parlare di sensibilità ma di sensazioni, sulle quali la persona non ha modo di fare nulla dato che non ha investito ne' sulla tolleranza ne' sul distacco e si ritrova coinvolta in emozioni senza possibilità di scelta, che siano esse di gioia o sofferenza. 

Per definire l'insensibilità mi baserò sulla definizione di sensazionabilità ciò che viene definito nella quotidianità sensibilità, cioè sul fatto di non rispettare le regole etiche che affermino che non si deve far risentire una persona sensibile.

Quindi l'insensibilità diviene un caso specifico di distacco sociale, oltre che di deeticizzazione. E invece di essere qualcosa da evitare, una offesa, una cosa sbagliata diviene uno stato necessario per la serenità e per la felicità, una parte del distacco continuo che una persona ha con la realtà.

L'insensibilità quindi non segue più la definizione quotidiana di "fare l'errore di azione o parola che ha risentire qualcuno" ma si basa sull'essere consci "che qualsiasi cosa si fa ci sarà sempre qualcuno che si risentirà, ma a prescindere di questo se una persona si risente per una mia azione non mi sentirò in colpa, oltre che mettere quella persona nel mondo dell'indifferenza", infatti già arrivare a conoscere che questa persona si è risentita è un indicatore di indifferenziazione non efficace. Operare in base alla propria coerenza esistenziale, per il proprio scopo, rispettando la legge essere insensibile a qualsiasi persona si risentirà per queste operazioni, oltre che metterla nel mondo dell'indifferenza se incompatibile.  

L'insensibilità è anche un fatto curioso, di solito una persona è "fiera" "orgogliosa" di essere sensibile, dato che così può sentire tutto, capire, essere "calda", e di definisce "una persona sensibile",  a differenza delle persone "insensibili" che vengono definite fredde, però per l'appunto mentre la sensibilità si riferisce alla persona stessa, l'insensibilità viene riferita alla persona osservate, cioè noi siamo sensibili, ma gli altri sono insensibili con noi, curiosa come cosa? 

Specifico che la sensibilità e l'insensibilità non vanno confusi con l'empatia, l'empatia potrebbe far parte della persona sensibile, ma spegnere la sensibilità e l'empatia non è insensibilità.

L'insensibilità nelle reti sociali, l'insensibilità fuori dalle reti sociali.

L'insensibilità nelle reti sociali è un indicatore di incoerenza, perché di per se formare una rete sociale implica che una persona finisca trascinato nelle regole etiche, e accettando le persone nella rete sociale poi sarebbe incoerente a non accettare le regole come "devi essere sensibile". Quindi in questo caso l'insensibilità diventa a sua volta la spia di un io immaturo, potrebbe indicare ipocrisia e altri comportamenti incoerenti.

L'insensibilità fuori dalle reti sociali rappresenta la condizione necessaria con ogni persona consapevole può raggiungere, anche se finirà a contatto con persone non compatibili e sensibili, queste si risentiranno e giudicheranno, ma appunto sarà distaccato e indifferente. Ma l'insensibilità non è qualcosa con cui investire per approcciarsi a persone incompatibili, l'insensibilità come già detto è necessaria per operare con coerenza nella realtà, senza che ciò che accada itorno a noi ci perturbi, ci distragga, ci faccia perdere di coerenza.

Insensibile ai propri errori, insensibile alla morte, al giudizio, insensibile a tutto tranne che alla gioia.

L'insensibilità quindi è una condizione necessaria per raggiungere la serenità, ma non è l'unica condizione, l'insensibilità è una parte del distacco continuo e anche se la persona ha delle sensazioni queste vengono integrate senza che possano perturbare, l'insensibilità viene rappresentata da un io vigile, un io che analizza, un io maturo impavido.

L'insensibilità può arrivare ad andare oltre il risentimento, divenendo una scusa esistenziale, in cui le persone arrivano a buttarci dentro la delusione, l'insoffisfazione, per poi dare la colpa agli altri, gli altri sono insensibili, la colpa è degli altri se noi soffriamo, se noi falliamo etc.. qui infatti conviene mettere un paletto, cioè l'insensibilità è fare qualcosa che faccia risentire le persone al di fuori di noi, che venga riutilizzata come metodo stabilizzante esula da una definizione oggettiva.

 

Il bisogno di sensibilità come concetto ingenuo comprende il bisogno di una persona, Comprensivo, delicato, ragguardevole, dolce, affettuoso etc.. conta anche il come ci si comporta, come le persone vedono il nostro atteggiamento, la forma oltre che il contenuto.

Come raggiungere l'insensibilità? Smettendo di credere alle regole etiche, e comprendere come la propria felicità sia incompatibile con la sensibilità.

 

L'insensibilità in parte confluisce anche nella prevenzione dato che siccome non si può tollerare tutto, alcune cose conviene evitarle, per mantenere l'insensibilità continua.

BOZZA VECCHIA

Da non confondere con l'indifferenza. L'insensibilità non è il contrario della sensibilità, perchè il contrario della sensibilità è la morte, senza la sensibilità non ci sarebbe la vita perchè non ci potrebbe essere la sopravvivenza.

Per divenire insensibili è necessario, distacco, quindi nessun coinvolgimento e legame, ma solo trasporto attivo, è necessario raggiungere la solitarierà, e questo si traduce no nel non provare alcuna emozione, ma nell'avere un approccio alla realtà calmo, fare scelti coerenti e pensante sempre, creare una sorta di "recinto emozionale" dove le emozioni scorrerano "libere" con persone selezionate che sapranno coinvolgerci ma perché noi lo abbiamo scelto, ma non saranno comunque indispensabili, perché la gioia principale viene dalle nostre passioni.

Insensibile, no approccio istintivo, no sensibilità no riflessi.

on rendendosi che il problema non è le emozioni ma come l'io "immaturo" ci si integra, facendo pensieri euristici e disfunzionali, come il problema è nei vari riflessi acquisiti nel tempo, nei desideri che la persona mantiene, nei bisogni e nelle ossessioni, nella mancanza di autosufficienza, di decisioni distunzionali arrivando con una visione limitata delle cose a considerare solo il momento in cui soffre, e pensa che il problema sia solo li, nel momento in cui soffre, e arriva ingenuamente a pensare che se potesse spegnere le emozioni non soffrirebbe più. Le emozioni in questo caso sono un campanello d'allarme, un indicatore che suggerisce alla persona "svegliati che la realtà ti sta distruggendo, tutto ciò che desideri, tutto ciò che decidi è ciò che ti fa soffrire ma non te ne rendi conto".

 

Desensibilizzazione per non avere un approccio istintuale all'esistenza, l'insensibilità è qualcosa di abominevole per le persone, perché perderebbero la possibilità del trasporto passivo, ciò che le fa sentire vive tramite l'alternarsi di sofferenza e gioia

L'insensibilità non da più la possibilità di essere empatici e quindi di aiutare gli altri, di evitare di ferirli etc.. diventare insensibili equivale a divenire i famosi "mostri".

Allora perché parlare di insensibilità?

Il binomio insensibilità e distacco per avere un approccio continuo basato sulla calma e sulla consapevolezza

L'insensibilità è la libertà dal riflesso da sensibilità, ovvero la possibilità di gestire le emozioni cioè non provare automaticamente ogni sensazione, ed essere quindi liberi da eventuali riflessi e/o risentimenti conseguenze ad una scarica emotiva (emotore). Insensibilità e calma Una persona insensibile conosce le proprie sensazioni, e non le rifiuta o cerca di ignorarle, anzi può anche arrivare a provare ma non lascia che i riflessi prendano il sopravvento e quindi le sensazioni diventino parte integrante o sostitutiva della regolamentazione delle operazioni, ma rimangono informazioni aggiuntive per una strategia più complicata, informazioni aggiuntive per aumentare la probabilità di raggiungere l'obbiettivo, ottimizzare la funzionalità. Al contrario nel passivo, le sensazioni e ciò che si prova può essere sufficiente per una azione-reazione su base emotiva (il controllo quindi passa all'emotore), e relativo rischio di escalation. L'insensibilità è condizione necessaria per essere razionali, rinunciando alle sensazioni passive più intense, che sono quelle su cui di solito si difende un passivo arrampicandosi sugli specchi, perchè la possibilità di provare quelle intense sensazioni ha un prezzo, quello della propria libertà che diventa una illusione (non liberandosi dai condizionamenti e dai riflessi), rimanendo costretto a sentire, oltre quelle "meravigliose" sensazione intense, anche quelle più "terribili" basate sul dispiacere, provare le sofferenze anche quelle più tremende senza che possa fare granchè. L'insensibilità è sia parte integrante del controllo diretto e stabile sull'emotore, sia una conseguenza, condizione necessaria per riuscire ad utilizzare un'altro metodo di vita, e non essere costretti a sopravvivere. Emozioni che possiamo provare senza che ci controllino, ed emozioni a cui conviene rinunciare.

ultima modifica il: 24-11-2018 - 20:48:12
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