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"Un professionista non fa la professione, se uno psicologo o un terapeuta vi fanno perdere mesi o anni non vuol dire che ogni altro professionista sia così, non vuole che la professione sia inutile, avete solo incontrato un soggetto scarso"

"Lo psicologo non è colui che ti fa solo sfogare e sentire compresa, è una persona che ti porta nelle condizioni di cambiare te stessa o la realtà che ti ricorda e risolvere ciò che ti disturba"

 

(psicologi non psicologi, non applicano la psicologia ma le loro regole esistenziali in modo non scientifico, per essere psicologi è necessarioa vere un approccio continuamente scientifico, rivolgersi prevalententemente alla applicazione di tesi scientifiche e nel caso non vi siano, usare il proprio vissuto in modo molto ipotetico e non con saccenza

lo psicologo non è solo un guaritore di disturbi ma è anche un facilitatore, la psicologia positiva

Psicologo figura attiva, ti fa domande, ti aiuta)

Chi è lo psicologo? 

Seguendo l'etimologia del termine è psicologo chiunque parla e si interessa della psiche, ma ad oggi la logica ha preso una direzione netta e gli unici discorsi riconosciuti sono quelli scientifici, da questo ne deriva che è definibile psicologo solo chi parla della psiche in modo scientifico e conoscendo e utilizzando solo le ricerche scientifiche validate.

Alcune figure sono state ulteriormente definite dalla legge e in Italia è definibile come psicologo solo chi segue uno specifico percorso di studi quinquennale e si scrive all'albo. Concettualmente parlando è psicologo anche chi ha studiato ed è ingrado di discutere in modo scientifico sulla psiche ma per la legge solo chi è iscritto all'albo è una figura riconosciuta per legge.

Questo ha prodotto una serie di problemi in quanto tutto ciò che ha a che fare con la psiche deve passare per lo psicologo ma questo sarebbe di fatto impossibile, in quanto in qualche modo è tutto collegato alla psiche, il nostro essere vivente ed essere umani pensanti è collegato ad esso, in tutto quello che facciamo c'è della psicologia e questa figura è come se avesse creato una sorta di "tutti dovrebbero essere abilitati ad essere psicologi ogni qualvolta si parla di psicologia e si fa riferimento alle ricerche scientifiche sulla psiche".

A complicare la situazione non c'è nemmeno una definizione chiara dei compiti svolti dallo psicologo, non c'è un ruolo descritto chiaramente, in linea con la descrizione precedente in cui ci si è limitati a sancire il ruolo concettuale e legale di coloro che studiano e sono "scienziati del cervello". In pratica lo psicologo è tutto e niente, si è creata una figura impossibile e fuori dalla realtà.

Un professore inevitabilmente leggerà qualcosa che ha a che fare con la psicologia, il suo compito è insegnare e come si può insegnare ed educare senza avere nozioni di psicologia, questo cosa comporta? Che quel soggetto non si può definire psicologo e non può parlare di psicologia, aggirando il problema a monte creato con questa figura generica.

Qual è la soluzione? La soluzione è nel dare allo psicologo un ruolo specifico e limitato, lasciando che la psicologia sia usufruibile e applicabile da tutti quelli che non rientrano nella figura dello psicologo.

Attinendosi per quanto più possibile al codice deontologico, alla legge e anche al come gli psicologi esercitano ciò che fanno si potrebbe dire che all'atto pratico lo psicologo è colui che può fare una diagnosi e che può applicare una psicoterapia (generica e non specifica, altrimenti è richiesto una formazione in psicoterapia) dove per psicoterapia si intende la possibilità di intervenire, di innescare un cambiamento nel soggetto tale che lo porti a passare da una situazione di disturbo ad una di non disturbo.

Ogni professore, ogni educatore, ogni professionista che usa la psicologia (studiabile e accessibile ovunque) continuerà a farlo senza essere psicologo come è scontato che sia, creando anche spazio a professioni quali "counseling" e "formatori" che hanno l'obiettivo di applicare la psicologia non in presenza di disturbo ma in contesti diversi e fuori dal campo riservato allo psicologo ed eventuale psicologo psicoterapeuta.

Questo cosa vuol dire all'atto pratico? Due cose:

- la prima è che possono esistere eccellenti formatori e persone che sanno applicare la psicologia che hanno studiato senza essere psicologi (senza scavalcare il ruolo dello psicologo), così come ci saranno guru scarsi, psicologici eccellenti e psicologici scarsi. Il valore lo si dimostra e non è l'etichetta o il titolo a fare la differenza;

- la seconda è che lo psicologo anche se iscritto all'albo potrebbe fare virtualmente tutto, proprio perché è la figura riconosciuta a parlare ed intervenire sulla psiche, non necessariamente lo psicologo seguirà il ruolo descritto in questo articolo, ruolo definito solo per avere una visione chiara di tutti quelli che inevitabilmente applicheranno la psicologia senza essere psicologi abilitati.

 

Questo spiegherebbe perché sia nato un mercato florido per quelle persone definire come mentori, life coach, counselor, etc.. sono tutte figure richieste dal mercato, richieste dalle persone che non vogliono e non hanno bisogno di trovare una malattia in loro e che non ce l'hanno ma vogliono al tempo stesso figure abili e preparate nell'ambito della psicologia che usino quel loro sapere per aiutare, per farle crescere, per potenziarle, per applicare la psicologia senza che vi siano patologie o terapie in gioco.

Questo è un punto cruciale perché ad oggi numerosi professionisti applicano la psicologia (Altri nemmeno la conosco) per esercitare un cambiamento sulle persone, questa situazione è spinosa perché come detto nell'articolo è impossibile che tutti questi diventino psicologi allora come fare? Come riuscire a risolvere il problema del garantire che almeno tutti gli educatori abbiano quanto meno una conoscenza basica della psicologia? Questa è la sfida da risolvere, che potrebbe porre fine anche alla diatriba sui counselor e affini.

 

APPUNTI:

- la psicologia dona il potere di facilitare processi di adattamento e cambiamento, conoscere il funzionamento della psiche, delle emozioni fa si che si possano aiutare le persone ad adattarsi a raggiungere i loro obiettivi, ma anche a reagire in modo più celere al cambiamento.

 -lo psicologo non deve necessariamente mettere pressione, esistono numero approcci e metodi, ma un terapeuta efficace rispetta le tempistiche ed evita che il paziente possa sentirsi a disagio

DA RIVEDERE

lo psicologo non ti criticherà mai ma al contrario comprenderà esattamente tutto ciò che hai fatto e perché facendoti sentire capita

[per l'AB lo psicologo è un formatore e consigliere

lo psicologo è colui che ti ridà la vita ma anche quella che te la rende migliore

se vai dallo psicologo allora è una cosa seria

il falso mito dello psicologo passivo che ti fa solo parlare

falso mito dello psicologo,lo psicologo moralista, lo psicologo che dice che è normale, etc.. No, si lavora sull'autenticità della persona]

[non dice per me è così ma è in grado di comprendere la situazione, la personalità dell'altro e immedesimandosi sa aiutarlo concretamente sulla base della sua esistenza e obbiettivi]

[da aggiungere lo psicologo che aiuta a conoscersi, che guida nel persone di autoconoscenza della propria personalità, per migliorare la propria identità

sapere che c'è un problema e non riuscire a comprenderlo o comprendere da dove partire per risolverlo, il ruolo dello psicologo è questo, sia all'inizio che nella risoluzione stessa del problema

psicologo e ricerca azione, conoscere e al tempo stesso apportare un miglioramento positivo, il problema non va conosciuto a scopo scientifico ma risolto

psicologo della scelta, della soluzione e della comprensione degli eventi]

rivolgersi ad uno psicologo per velocizzare il processo in cui si smette si soffrire analogamente a quanto si va dal medico dove si ricercano rimedi per guarire prima in quanto il soggetto di per sé già sa che nella maggior parte dei casi guarirà lo stesso solo con più tempo e provando dolore quindi per più tempo

le persone intorno possono darti un sollievo per lo più momentaneo ma solo uno psicologo e un professionista sono in grado di consolarti, cioè arrivare al nocciolo e alla causa della sofferenza per attenuarla e risolverla alla radice].

In Italia la figura dello psicologo è talmente fumosa che nel momento in cui si chiede "ma la sai la differenza fra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra" l'interlocutore ignoranteo va nel pallone ma anche quello più preparato fa fatica a dare una definizione di chi sia lo psicologo senza far uso di frasi che servono a dare un tono autorevole ma che a conti fatti non dicono nulla.

 

La seconda cosa divertente è ascoltare le definizioni di psicologo, persone che lo definiscono come uno scienziato della mente chi lo definisce come un tuttofare, chi come un esperto della mente e così via.

Esistono solo due possibili definizioni reali dello psicologo:

- la prima è basandosi sul percorso universatorio e in questo caso lo psicologo è una persona con un'infarinata generale sulle varie teorie della mente ottenuta tramite lo studio prettamente teorico lungo tre anni. Questo psicologo è una figura che ha una conoscenza generale che spazia dal neurlogico all'esistenziale, possedendo oltre che teorie anche una storia della psicologia accurata (in seguito tratteremo la qualità di questi studi e a cosa posso servire);

- la seconda è basandosi sull'etimologia del termine vedendo la figura dello psicologo come qualsiasi persona che si sia smessa a studiare la psiche utilizzando possibilmente un metodo scientifico, generando quindi delle teorie sulla base dello studio e dell'esperienza.

La prima definizione ci fa capire esattamente cosa sia uno psicologo eliminando le varie definizioni, per lo più illusorie e fumose, che le persone laureate e con il pezzo di carta in mano tentano di affibiare per dare un tocco di autorevolezza alla categoria a cui appartengono, la seconda definizione ci fa capire che gli psicologi sono in pratica tutte quelle persone che abbiano investigato la realtà e la natura umana. Per convenienza conviene comunque considerare come psicologo solo quella persona che non si è limitata a generare teorie fumose ma ha fatto in modo che queste fossero chiare e comunicabili oltre che utili, questa suddivisione è necessaria per distinguere qualsiasi persona che necessariamente ha capito in parte il mondo per necessità e adattamento da quella che è andata oltre quella che è la semplice necessità.

A complicare ulteriormente la situazione c'è una situazione di classificazione terapeutica problematica, le differenze fra terapeuti sono oggettivamente conosciute ma invece di basarsi sulle necessità del paziente si basano su un perverso meccanismo burocratico, diversi percorsi di studi portano ad essere una diversa figura; e al paziente? E il paziente basta che paghi in base a quanto il "titolo di studia" garantisce valore monetario al terapeuta.

Hai un problema d'ansia? La definizione di psicologo o psicoterapeuta o psichiatra non ti aiuterà a comprendere quale scelta fare e verso chi dirigerti, per questo l'AB propone una sua definizione dello psicologo, anzi una duplice definizione, quella che descrive gli attuali laureati in psicologia e quella che in teoria descrive uno psicologo efficace, non solo per capire cosa sia esattamente questo psicologo ma anche per aiutare a un possibile cliente nel capire quale figura scegliere.

L'articolo si concentrerà sul definire psicologo esclusivamente per una questione burocratica e anche di "assicurazione" del cliente, quando una persona consulta uno psicologo riconosciuto dallo stato ha una tutela che non può avere da una persona preparata ma non riconosciuta.

Lo psicologo è una persona che completa un percorso di studi di tre anni (più l'iter necessario all'abilitazione) e che per poter dare una cifra indicativa e di riferimento una volta completato questo percorso è al 5% della sua formazione professionale.

Per alcune persone questa cifra può spiazzare, specialmente per quelle persone che sono cadute nella trappola del "mi laureo e lavoro". 

Se pensate che studiare psicologia nella sua laurea triennale e poi specializzarvi possa portarvi a lavorare scordatevelo, siamo in 100000 (al 2016), a livello statale siamo poco o per nulla considerati. Chi intende lavorare ha qualche possibilità completando anche il percorso di specializzazione e iniziare a mandare curriculum a destra e sinistra con la speranza che qualcuno lo accolga, ma la situazione per chi sceglie questo settore in modo consapevole è completamente diversa.

Quando lo psicologo finisce la triennale non ha nulla di diverso da colui che si legge 10-15 libri dedicati al settore, ciò che produce di utile questa "infarinata di conoscenza" è di trovare un argomento che la persona trova interessante e a cui potrà dedicarsi nella sua successiva formazione.

Uno psicologo quindi dedicherà il 95% (sono dati indicatori per far capire rapidamente alla persona di quanto poco si faccia all'università e di quanto vada fatto fuori) della sua restante formazione a specializzarsi (specialmente senza alcun riconoscimento) nel settore che desidera capire, puntando se desidera lavorare anche ai bisogni e le necessità delle persone con cui andrà ad interfacciarsi. Il pezzo di carta che riconosce questo suo percorso va visto come la punta di un iceberg che si baserà prevalentemente sullo studio e sulla costruzione di un proprio sitoweb dove la persona metterà nero su bianco i suoi risultati, i suoi studi, le sue teorie, il suo orientamento e ciò che intende offrire.

Si assiste quindi all'evoluzione di uno psicologo che potrebbe diventare in pratica qualsiasi cosa, il campo della mente e del pensiero umano è sconfinato  che per assurdo potrebbe anche rinunciare a cercare "pezzi di carta" che confermano la sua evoluzione se la qualità del progetto che offre (che può essere un sito o altro) testimonia ciò che fa più di qualsiasi "etichetta".

Lo psicologo in quanto tale è come un bruco e solo con anni e anni di specializzazione può divenire una farvalla. Questo spiegherebbe perché diversi psicologi altro non siano che degli "amici" che si fanno pagare, persone che si sono diplomate hanno aperto uno studio, hanno elaborato qualche teoria a livello mentale (come fanno anche altre persone) e sono riuscite più per una questione di marketing o comunque con condizioni facilitanti ad iniziare un qualcosa con una qualità che definire scadente è dire poco.

Ma questo discorso vale per qualsiasi persona "fresca di studi di psicologia" (diverso è il discorso per una persona fresca di psicoterapia che sarà trattata in un altro articolo) e che si butta in qualcosa che sia diverso dal trattare con pazienti.

Questo cosa ci dice? Che per capire la qualità di chi abbiamo di fronto è sufficiente vedere se ha costruito un prodotto di sé consultabile e fruirlo, sarà questo a parlare per lui e se non ha fatto questo è probabile che avete di fronte una persona priva di "maturazione  e specializzazione" una persona che forse è maturata se è andata avanti con l'età, se ha comunque costruito il suo essere sull'esperienza ma non avendo un prodotto consultabile è comunque da scartare.

Cosa si può desiderare di più di poter conoscere grossomodo il pensiero e l'efficacia terapeutica di un professionista senza rischiare? Questo la dice lunga sul perché numerosi terapeuti non si azzardino nel lasciare che qualcuno possa capire chi è fuori dal suo studio lasciandogli l'opzione di non pagare in caso non fosse soddisfatto.

Ma ai tempi di internet sono sempre meno le persone che vanno da qualcuno senza conoscerlo affatto proprio perché si sono rese conto dell'alternativa che persone valide iniziano ad offrire e questo vale per gli psicologi come per qualsiasi altro settore.

 

In sintesi abbiamo una persona che una volta uscita dall'università non sa quasi nulla, specialmente se ha fatto uno studio mnemonico e non ha fatto alcun approfondimento personale.

Le persone ingenuamente pensano che uno psicologo sia in grado di capire alla perfezione o quasi "i processi mentali" di una persona, come questa pensa, perché fa determinate scelte, l'esistenza di problemi, lo psicologo non è niente di tutto questo, i 3 anni di studio di base lo rendono una persona che "teoricamente" conosce la "storia" e le teorie più rilevanti della psicologia, ma non è in grado nel fare alcun cosa, la persona più preparata saprà ricordarsi qualche teoria e dare delle risposte ma non sarà in grado di intervenire o fare alcunché e se lo fa lo fa perché come anche altre persone riescono a farle per una loro "abilità" appresa in altri ambiti esistenziali.

Come nelle altre università troviamo anche qui il problema dello "studio/memorizzazione" in cui lo studente memorizza per il fine "passare l'esame" per poi dimenticare quasi tutto. In psicologia chi fa questo passo ha praticamente buttato tre anni della sua esistenza per un pezzo di carta di cui non si farà nulla. Come già detto lo studente consapevole è colui che sfrutta questa conoscenza per capire dove più trova piacevole specializzarsi e far "frutta il 5%". Stare lì a studiare a memoria per il pezzo di carta ci fa capire come quello studente probabilmente non sia consapevole e si è ritrovato lì o per caso o perché crede che quell'università lo aiuti a superare i suoi problemi o che lo porti a capire quello che non ha ancora capito dell'esistenza, in pratica un illuso.

Queste persone in cerca di risposte di solito dopo il primo anno restano delusi e invece di mollare dicono "vabbè ormai ho iniziato ora finisco".

Questi laureati, a prescindere che siano persone deluse che continuano o "amanti del pezzo di carta" hanno due possibilità:

- o dopo la laurea accettano che è qualcosa che non gli serve a nulla e si dedicano ad altro;

- fanno fruttare quel pezzo di carta continuando ad accumulare altri pezzi di carta per poi cercare di lavorare, ma specialmente in qeusto ambito è una scelta non conveniente.

 

 

Per l'AB uno psicologo efficace è una persona che studia e completa i suoi studi in un'ottica di vasta formazione e specializzazione da attuare nel dopo laurea. Parlando in termini di numeri, una persona in regola con i tempi riesce a laurerarsi fra i 21 e i 22 anni, fino a 30 anni si dedica ai suoi progetti di formazione e specializzazione a realizzare le sue opere che saranno il suo contatto con il mondo del lavoro e rappresenteranno la sua formazione, generando un trentenne completamente formato e pronto ad offrire un servizio utile ed efficace andando in contro alle necessità di persone che saranno dispose a pagare per averlo.

Il discorso sull'età non intende essere un monito del "sei inizi dopo 30 anni sei un fallito" ma semplicemente che allo stato attuale un laureato anche senza perdere tempo e facendo un percorso di formazione, specializzazione e di costruzione finisce sui 30 anni, che poi uno lo faccia a 40 o 50 anni non cambia nulla.

 

Uno psicologo quindi evolve nel caso in psicoterapeuta nel caso il suo desiderio di formazione lo porti nell'aiutare le persone a superare i loro disagi, disturbi e sofferenze.

Qui si ritorna in una trappola burocratica ma difficilmente viene fatta rispettare, la legge dice che uno psicoterapeuta può intervenire sulla base del suo modello terapeutico e uno psicologo no, ma come ti opponi alla richiesta di un cliente che trovando quello psicologo formato desidera il suo trattamento a prescindere del pezzo di carta che usi per dichiarare le sue abilità?

Qui si ritorna alla differenza fra apparenza e sostanza, fra risultati e dimostrazioni e difficilmente le persone applicano delle leggi che vanno contro il "buon senso".

 

 

La definizione di psicologo ci porta ad un curioso interrogativo "se tutti abbiamo un cervello, perché nessuno studia psicologia?" questo ci ricorda come teoricamente quello che viene fatto studiare in psicologia andrebeb spalmato in parte nelle superiori per dare comunque modo ad ogni persona di avere maggiore conoscenza di uno strumento a sua disposizione.

 

 

 

"Gli psicologi non servono a nulla, a nulla serve una persona che mi fa riflettere sulle cose, su quali siano le mie dinamiche sul perchè ho paura di una cosa, su quale sia la sua origine"

Come rispondere a questa persona?

 

Lo psicologo che si è reso ridicolo in più occasioni nel corso della sua breve storia, nelle comparse in tv ad esempio.

 

Lo psicologo che segue una strada già battuta e lo psicologo che si butta su strade nuove, proponendo teorie innovative.

Ci sono due tipologie di psicologi che producono prodotti che rappresenteranno la sua offerta, psicologi che si formano su strade già battute che nel loro percoso finiranno inevitabilmente per metterci  la loro creatività e la loro "offerta unica". Per capire questo passaggio è necessario uscire fuori da visioni limitate come "ogni professionista che insegue un particolare metodo o  scuola di pensiero è uguale" pensiamo ad un medico che nonostante "l'elevata scientificità" può essere nettamente superiore ad un altro anche se usciti dalla stessa scuola, per uno psicologo questo fenomeno è ancora più accentuato dal fatto che sono professioni che hanno un più basso livello di "scientficità", che integrano il lato umano e il lato della personalità e ogni volta che un professionista si specializza finisce inevitabilmente per aggiungere "se stesso al prodotto" portando a qualcosa di creativo nonostante si tratti di una strada già battuta. Poi c'è invece uno psicologo che non si limita alla creatività ma punta all'innovazione (come ad esempio l'AB) o come potrebbe essere un Nardone che ha fondato una psicoterapia strategica breve, sono persone che dai loro studi comunque intraprendono nuovi sentieri e che avendo comunque un prodotto da mostrare e consultare (libri, siti, etc..) lasciano al fruitore al possibilità di buttarsi su vecchie sentieri o nuovi senza procedere a scatola chiusa.

 

Lo psicologo che si appoggia a prodotti altrui per essere rappresentato.

Fino ad ora sono stati considerati due possibilità, una in cui una persona mentre si specializza crea un proprio prodotto, creando la sua opera che include pensieri, modi di fare, teorie etc.. e una persona che non lo fa, non intende specializzarsi ma segue più un percorso standard basato per lo più su pezzi di carta "utilitaristici" creando professionisti che spaziano dal "non sanno nulla" al "sono preparati" cosa che si può scoprire solo dopo averci passato un po' di tempo insieme.

Ma c'è anche una terza possibilità, ovvero psicologi che si basano su prodotti di rappresentanza già creati da altri e che usano a loro volta come mezzo per farsi conoscere e dire "il mio modus operandi viene rappresentato da questo prodotto". Come considerare queste persone?

Basandoci su una scala qualitativa queste persone possono essere considerate quasi al pari del creatore con l'unica differenza che non essendo stati loro i creatori non raggiungono né le stesse abilità (quando scrivi qualcosa è necessario che si sia un livello di consapevolezza elevato ma anche un'abilità comunicativa) trovandosi con un professionista che ha la stessa forma mentis, i stessi metodi ma che comunque può presentare un livello di efficacia nell'insieme minore.

La cosa migliore sarebbe nel caso di una collaborazione diventare parti attivi nel prodotto, trovarsi una nicchia dove poter raprpesentare anche le proprie "minime diversità".

 

 

La percezione dello psicologo (ma anche del terapeuta) nella rete

È sufficiente fare una breve ricerca su internet digitando frasi come "Dopo quanto tempo lo psicologo vi è sembrato inutile?" o "lo psicologo è inutile" per rendersi conto di come esistano numerose persone che si siano ritrovate a perdere mesi, in alcuni casi addirittura anni, con persone che non le hanno aiutate minimamente e che le porta ad affermare che erano intenzionate ad andarsene da subito ma che per svariati motivi non l'hanno fatto. Se le persone fossero istruite e spronate al cambiamento non si arriverebbe a questo punto generando persone che non solo finiranno per odiare un'intera categoria ma screditeranno professionisti meno truffaldini e più preparati o semplicemente più efficaci su quella tipologia di persona. Se vi ritrovate in queste persone non arrendetevi e entrate nell'ottica che in questo settore, più di qualsiasi altro, c'è una differenza qualitativa e di efficacia fra terapeuta e terapeuta abissale.

 

 

Non vado dallo psicologo perché non ho intenzione di spendere soldi o di non gravare economicamente sui miei genitori

Sono diverse le persone che rifiutano di cercare aiuto verso un professionista per una questione puramente economica, non stiamo parlando di quelle persone che non hanno soldi ma di quelle che probabilmente hanno finanze più ristrette e per questo scelgono di non fare questo investimento. La domanda è se avessero scoperto un problema di salute medico avrebbero fatto lo stesso? Probabilmente no, tentiamo di capire perché. La prima risposta la possiamo trovate nel fatto che non esistendo uno psicologo pubblico e gratuito le persone associano "mi serve un terapeuta" a "devo pagare" cosa che già li inibisce, sono persone che non sono al corrente della possibilità di rivolgersi alla propria asl per poter accedere ad una serie di possibilità terapeutica in modo gratuito o pagando il ticket. Questa ignoranza danneggia l'intero settore perché cela allo stato un'esigenza che viene "repressa" a danno dell'individuo e di conseguenza della società stessa che conserva persone che necessitano di aiuto ma né lo ricercano e né lo ricevono.
La seconda risposta la troviamo nell'illusione dell'infallibilità della medicina e del medico, le persone è come se pensassero "qualsiasi medico mi aiuta" ma ciò non è affatto reale, ogni medico è umano e ogni medico può fare errori specialmente un medico di base che puntando più sulla quantità che qualità non ha tempo né modo di studiarsi un caso in modo tale da poterne cogliere eventuali sfumature complesse e non è raro che sia direttamente il medico a mandare questo paziente da qualcuno più specializzato. È il paziente stesso che nel momento in cui vede che il medico curante non è efficace inizia a rivolgersi ad un altro, disposto a spendere soldi per la sua salute fisica. Nel campo della salute mentale funziona allo stesso modo, anzi conviene che le persone maturino questo concetto di "cambiamento del terapeuta" per uscire da quello che sembra essere la fallacia che va di moda in questo momento dove si tende a concludere che "se il terapeuta non è stato allora l'intera categoria di psicologi e psicoterapeuti non serve a nulla".

Assodato che la salute fisica è fondamentale tanto quello la salute mentale, che senso ha vivere con una sofferenza fisica costante o con una sofferenza psicologica costante? I soldi sono un mezzo e non un fine e per questi vanno investiti affinché si possa trovare la possibilità di vivere  senza sofferenza sia psicologica che fisica.

Quindi come comportarsi di fronte ad uno psicologo o un terapeuta? Rendersi conto che chi ha fallito è appunto la persona come abilità terapeutiche ma potrebbe essere anche stata una scelta errata di scelta del metodo di intervento scelto ( non esiste un unico modo di affrontare la psicopatologia). Quini nel momento in cui vedete che al CSM (centro salute mentale) non ci sono persone in grado di aiutarvi vuol dire che è necessario rivolgersi altrove fino a quando non troverete la persona che vi ridonerà il vostro benessere psicologico, stessa cosa se il vostro attuale terapeuta si sta rilevando inutile.

Prima o poi questa persona la troverete così come un paziente che ha un problema fisico prima o poi trova un medico che riuscirà a dargli la cura più efficace.

 

Ci sono diversi terapeuti, per lo più di stampo psicoanalitico, che tendono a non prendere posizione, trasmettendo l'illusione che ogni altro terapeuta si comporti così.

Le persone dopo questi incontri formulano credenze come:

- "Lo psicologo non risponde alle tue domande, ma crea le condizioni affinché tu possa rispondere da solo alle tue domande"

- "Purtroppo non sempre lo specialista può aiutare fino in fondo, in alcuni casi può dare una mano ma in altri no perché non ti aiuta in modo diretto";

- "Lo psicologo può aiutarti a capire le cause da cosa si scatena il malessere. ma non può aiutarti capire chi sei e cosa fare e la vita."

 

Generando una serie di danni all'intera categoria professionale. Per questo l'AB propone l'inserimento di una nuova figura chiamata "psicologo/psicoterapeuta pratico" che si distingue per il suo schierarsi e per aiutare in modo diretto e pratico qualsiasi sia il problema del paziente.

"Lo psicologo pratico risponde alle tue domande, alle tue richieste e si disvela in caso di necessità (mette in chiaro le cose). Lo psicologo pratico ricopre il ruolo di mentore che sostiene chi richiede il suo aiuto, diventa un complice e perfino un maestro quando il paziente chiede un aiuto diretto e  chiede di risolvere un problema che da solo al momento non riesce a risolvere. Sarà lo psicologo ad avere l'accortezza di fare in modo che il suo aiuto diventi comunque un bisogno  innescando una crescita e un cambiamento duraturo che porteranno la persona in futuro a farcela comunque da sola. In sintesi lo psicologo pratico va oltre una generica spiegazione, ma arriva a ricoprire per intero il ruolo di mentore e perfino di maestro se necessario".

 

 

 

Le paure che impediscono ad una persona di andare dallo psicologo:"Buongiorno a tutti, sto da troppo tempo male per colpa dell'ansia, delle mie paure immotivate, quindi ho quasi deciso di andare dallo psicologo... Questa scelta mi crea altra ansia, ma vabbé, veniamo al dunque.... Diciamo che ho vari disagi, e per come la vedo io, nessuno e dipeso dall'altro, mi chiedevo, vado li, da quale problema inizio? Ho talmente tante cose per la testa che non so da dove iniziare.... Mi stanno venendo altre 1000 paranoie.... Se chessò, mentre parlo di una cosa, ne inizio a parlare di un altra che non c'entra niente? Ho paura di mandare in tilt anche il dottore"

 

 

Gli errori che commettono le persone quando non si rivolgono allo psicologo:

- pensano che i loro problemi non siano "sufficientemente gravi" e per questo provano un senso di vergogna, come se pensassero che lo psicologo possa giudicarli o che comunque lo psicologo sia una figura a cui ci si rivolge solo in casi gravi, non è affatto così;

- la paura di mettersi a nudo perché si vede lo psicologo come una figura giudicante, lo psicologo non solo non vi tradirà mai e conserverà per sé i vostri segreti ma non vi giudicherà né vi farà sentire giudicati anzi vi farà sentire capiti e accettati per come siete;

- Pensare che passerà da solo. Anche per me c'è stata sempre la fobia e non ho mai vissuto al netto della fs,ma da più giovane pensavo che sarebbe passato,che fossero sintomi dell'adolescenza e della crescita,che anche se mi sentivo così diversa un giorno avrei smesso di provare quelle cose e sarei stata come gli altri, che si sarebbero aggiustate naturalmente.

 

ansia pre psicologo come affrontarla?

 
di cosa parlare ad uno psicologo? Di qualsiasi cosa tanto sarà lui comunque a prendere le redini quando necessario, questa domanda probabilmente è una conseguenza della confusione innescata dalla psicoanalisi che nell'immaginario collettivo ha lasciato l'impronta del "io parlo lui ascolta", la psicologia attuale non funziona così, si può dire quello che più si desidera ma sarà anche il terapeuta attivamente che si interesserà e saprà scavare, chiedere, quindi non c'è da farsi problema alcuno su questo punto, se si ha qualcosa da dire la si dica altrimenti ci penserà il terapeuta, ciò che conta è la trasparenza, ovvero dire ciò che si ha in mente il resto verrà da sé.
 
Lo psicologo che non ha compreso la realtà o non sa spiegarla al paziente:
"

class="messageTitle">dubbi sulla terapia

class="messageBody">
Ci sono ancora, dopo anni, cose ce non riesco a capire.
Ho fatto terpaia per anni e recentemente ho iniziato una nuova terapia.

sono consapevole che devo aver pazienza...da una parte non ne posso più.

la seduta si svolge così: io racconto la settimana o espongo un problema, se non ho nulla da raccontare(coem avviene spesso, visto che non ho molte azioni da fare), la terapeuta mi chiede come mi sento, analizziamo la cosa, salta fuori il mio desiderio, la terapeuta ribalta la mia soluzione(molto spesso trovo soluzioni estreme o bianche o nere)e mi rassicura che si può vivere anche stando nel mezzo tenendo conto dei miei desideri...
la seduta finisce così. al momento io sono talmente presa a raccontare che in 40 min non si riesce a fare molto. saluto la terapeuta serena e me ne vado, senz aaver trovato alcuna soluzione. magari la giornata prosegue bene(visto che ho fatto la seduta), ma poi la sera provo a riflettere sule cose dette e mi accorgo sempre più che tra la realtà e ciò che mi dice la terapeuta c'è un abisso.
è tutto il contrario di tutto.

come se fossero due universi paralleli: la realtà che non fa sconti da una parte e la terapia dall'altra, che mi pare un cielo pieno di nuvole candide e unicorni che volano..
insomma io non riesco a vedere la connessione tra la realtà e la terapia.

uno sembra il mondo delle favole e l'altro l'inferno..."

 

APPUNTI:

-Non ne ho bisogno, non sto poi così male, è solo un capriccio.
- La verità è che finora non mi sono data abbastanza da fare, se mi impegno e la smetto di piangermi addosso posso farcela anche da sola.
- Non mi serve uno psichiatra/psicologo/quello che è, che ci vado a fare? Quello mi ride in faccia a sentire i miei problemucci.
- Gli farei solo perdere tempo, c'è gente che sta male davvero.

"Mi dà supporto, lo fa per lavoro quindi non c'è nemmeno la para mentale di assillare una persona con pensieri negativi ecc. Non ha la bacchetta magica e non farà cose concrete per te, sono gli assiomi da cui partire. Poi sta a te, inteso come paziente generico, fare il resto. 
certo, gli incapaci si trovano non v'è dubbio alcuno" 

Le credenze da smontare.

DA RIVEDERE

 

Lo psicologi di base è colui che studia se stesso tramite fonti esterne valide per arrivare a comprendere il funzionamento della propria psiche facendola funzionare nella sua esistenza, questo si potrebbe definire psicologo esistenziale.

 

Quando si parla di università della vita, di insegnanti di vita, di studiare, aggiornarsi, si sta parlando di questo fenomeno, essere psicologi di se stessi, essere consapevoli, comprendere la nostra psiche e quella di chi ci circonda senza sconfinare in ambiti terapeutici o predettivi, io ho un cervello? Si, è necesssario che sia in grado di farlo funzionare, ergo se lo comprendo sono lo psicologo di me stesso.

Perché si è specificato "senza sconfinare in ambiti terapeutici"?

Perché un conto è fare lo psicologo di se stessi, in cui si potrebbe assistere al compromesso del "dove non arrivo a comprendere la realtà, continuo con le mie illusioni e i miei metodi stabilizzanti", un conto è fare della terapia alle altre persone.

Qui si entra nella psicoterapia, nel metodo psicoterapico che non può essere dedotto solo sulla base del funzionamento della propria psiche.

Diverse correnti di pensiero hanno definito diversi metodi psicoterapici, anche l'AB ha proposto il suo, si legga psicoterapia per approfondire.

Ma la figura dello psicologo "che aiuta gli altri" oggi cos'è all'atto pratico? Cosa fa?

Per rispondere a questa domanda è necessario comprendere due cose, la prima è perché una persona si rivolge a queste figure, la seconda cosa fa uno psicoterapeuta.

Una persona si rivolge a queste persone perché sta soffrendo, perché è disturbata e non ce la fa né da sola né con l'aiuto di altre persone, e questo è relativamente semplice da comprendere, e a livello teorico questo ci suggerisce che nella persona si sono innescate delle dinamiche complicate, che necessitano di inverventi psicoterapici, di metodi psicoterapici.

Questo esulerebbe teoricamente il laureato in psicologia da qualsiasi "lavoro", così non è perché alcune persone hanno degli elementi di disturbo non complicati, immaginate questa scena, state avendo una esistenza disturbata, avete perso il lavoro, la ragazza vi ha lasciato, vostra madre vi rovina l'esistenza, e conoscete una persona "saggia", una persona "equilibrata", una persona "forte", la prima cosa che fate è andare da lei, ora immaginate che questa persona o non ce l'avete come amica, o non è disponibile o fallisce, allora andate dallo psicologo che è teoricamente l'equivalente di questa persona solo a pagamento.

Ma queste persone non sono infallibili, sono come il vostro amico, non hanno protocolli di inverevento, non hanno metodi, e sinvece li possiedono e li usano, teoricamente violano la legge.

Concludendo lo psicologo laureato è l'"amico" che vi aiuterà a stabilizzarvi, fornendovi ciò di cui avete bisogno per stabilizzarvi o facendovi arrivare a ragionamenti stabilizzanti, amico che non avete o  non avete disponibile al momento, ma che molto probabilmente non vi farà psicoristrutturazione (della personalità) perchè per legge non può e perché non conosce metodi per farla.

Vorrei proporre una conclusione personale che non so quanto possa essere oggettiva, molti dei miei colleghi se non tutti nel percorso di studio erano persone che aveva preso il percorso di psicologia per comprendere cosa non andava in loro stessi, per risolvere i loro elementi destabilizzanti, nessuno era interessato a comprendere l'esistenza, e nessuno era interessato a aiutare gli altri, o per lo meno questo non sembrava avere una priorità, queste persone una volta laureate quanto possono essere efficienti? Secondo me poco, quando una persona si rivolgerà a loro per essere aiutata a stabilizzarsi, questi non saranno efficienti, ci vorranno mesi, forsi anni, per fare qualcosa che ad altri richiederebbe poche settimane, si pensi alla psicoterapia strategica breve. Se io avessi un disturbo farei questo ragionamento, se chi ho davanti non mi ha diminuito sensibilmente il disturbo in due settimane, o comunque non mi da qualcosa di concreto in breve tempo, lo cambierei, questo porterebbe quindi a scartare probabilmente la maggiorparte degli psicologi, perché non hanno metodi o protocolli di intervento definiti  per quanto riguarda il processo di stabilizzazione (dato che per legge non possono fare psicoristrutturazione).

 

Una psicologa, un'autorità? Un pezzo di carta che in Italia forse dice quante persone hanno tentato di studiare psicologia per "auto terapizzarsi" e sono finiti con un pezzo di carta e le stesse dissonanze di personalità

Ciao a tutti, ho 35 anni, per ironia della sorte sono una psicologa anche se per adesso non lavoro, a breve dovrei iniziare. Circa un anno fa provai ad iscrivermi al corso di infermieristica e mi ritrovai in un aula piena di diciottenni, mi sentivo tanto scema e fuori posto...all'improvviso un giorno il primo attacco di tremori: arriva una ragazza di circa 3o anni del corso e prova a fare amicizia, io ero anche seduta, ma comincio a tremare vistosamente, mi era salita una paura tremenda di non sapermi controllare.. dopo questo attacco di tremori (mai avuto in precedenza) il giorno dopo inizio a pensare: "oddio, e se tremassi ancora?" e accadde che subito dopo inizio a tremare in ogni occasione, mentre fumavo una sigaretta nell'intervallo, mentre parlavo con altre ragazze......spaventata dai miei tremori mi faccio venire a prendere e abbandono il corso (il corso l'ho abbandonato perchè non mi piaceva per niente, mi sentivo vecchia e fuori posto, inoltre mi sentivo più psicologa che infermiera). Dopo questo episodio inizio a tremare dappertutto: mentre ero in coda al supermercato, mentre ero in coda in banca e soprattutto quando firmavo, mentre ero alle poste. Un giorno alle poste avevo sbagliato a scrivere una busta, me ne danno una nuova e mi chiedono di riscrivere tutto, a me mi assalgono i tremori e non riesco a scrivere, a un certo punto vergognandomi gli dico: "scusi, soffro di tremori, me lo scrive lei?".
Adesso col tempo sono spariti, tranne però quando scrivo in pubblico!
Ed ecco il mio grande problema: domani l'altro ho un'importante colloquio di lavoro, mi hanno detto che forse inizierò a lavorare come psicologa e quindi il mio problema ora è che prima di tutto devo ricominciare a guidare la macchina dopo 15 anni che non guido, inoltre mi domando se avrò tremori alle gambe o alle mani quando andrò al lavoro. Non so come fare. Volevo chiedervi: qualcuno di voi è uscito definitivamente dai tremori per ansia? se si come? qualcuno di voi si trova nella mia stessa situazione? vi prego rispondete in tanti perchè sono in ansia!!!!!!!!

 

La psicologa in cerca di auto aiuto che dopo anni di studio afferma "E' che sono brava ad aiutare gli altri, ma non me stessa."

 

Cosa rispondere a questa "psicologa"? Innanzitutto che psicologa non è, si è psicologi quando prima di tutto si "aiuta" se stessi, si comprende il mondo, e se una persona non ce la fa a vivere probabilmente diverse cose non le ha comprese.

 

 

[DA SCRIVERE ci sono 1/3 di tutti gli psicologi europei, questo ad indicare che si sono "vendute" le laure non direttamente ma indirettamente, lasciando l'università a numero aperto psicologia è diventata la laurea degli scartati e un modo per le università di battere cassa.]

 

 

APPUNTI:

vedere la figura dell'amico come quell'amico che stimi e che ha capito più cose di te della vita e che può aiutarti a crescere o comprendere quali errori sono stati fatti, cosa migliorare etc..

 

non farsi aiutare per orgoglio, la persona crede che deve farcela da sola e uno psicologo proprio per quanto detto prima, che è una persona che stimi, una persona migliore di te che ti aiuta a crescere/cambiare, viene percepito dalla persona sul piano animalsco, come se fosse inferiore e farcela da sola equivale a dimostare di non esserlo, nonostante la persona sacrifichi anni della sua esistenza soffrendo senza mai superare la situazione del tutto, ma preferisce questa strada così non si sente "debole/inferiore".

 

Paura della disapprovazione, istrietismo, specialmente per l'associazione "sei pazzo se vai dallo psicologo/psichiatra"

 

paura di conoscersi scoprirsi, sono persone che hanno già affrontato la psicopatia in passato (ogni volta che conoscevano qualcosa di sé, scoprivano qualcosa soffrivano) preferendo non conoscere e vivere in un mondo di illusioni.

 

fare un percorso di crescita facilitato, risparmiando sia in tempo (accelerando il percorso) sia soffrendo di meno, etc..

 

 

 

ultima modifica il: 23-12-2018 - 20:13:00
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