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"Depressione e disturbo depressivo non sono sinonimi, iniziamo ad accettare il fatto che la depressione è uno stato comune dell'essere umani"

Cos'è la depressione?

(la confusione fra depressione e patema

depressione come sintomo, https://www.stateofmind.it/2019/04/depressione-significato/)

Si definisce depresso un soggetto che, nel momento in cui viene preso in esame, non ha più voglia di inseguire quello che era un obiettivo o scopo di vita che possedeva. Il soggetto depresso è tale per due motivi:

  • Anedonia. Non avverte più nessun senso emotivo in ciò che vuole, se prima era qualcosa che sentiva e che desiderava ora non lo è più. Per il soggetto non ne vale più la pena e la vita stessa perde così di significato;
  • Nulla autostima (statica). Il soggetto non crede che potrà mai farcela, per lui è arrivata la fine e qualsiasi tentativo sarebbe vano. Il soggetto di fronte alla domanda "posso farcela" risponde un secco no e quindi nulla ha significato, tutto l'agire viene percepito come vano.

 

Per comprendere la depressione è necessario inserirla in una triade più ampia che spieghi fenomeni simili alla depressione ma che non sono depressione:

  • Distimia. Evidenzia il fenomeno passeggero indotto da un umore negativo che impedisce al soggetto di agire per i suoi obiettivi, di vivere la sua vita. Ma è un fenomeno passeggero legato all'umore e non ad una visione o percezione interna del soggetto. La distimia si basa su un effetto anedonico inevitabile, sulla flemma che inevitabilmente induce la tristezza, su tutta una serie di emozioni che, seppur passegere, possono impattare negativamente sulla propria esistenza;
  • AccidiaEvidenzia il fenomeno dell'assenza di scopo da parte del soggetto che non sa cosa fare della sua vita. La persona si rende conto di non avere una meta o una direzione, di poter passare la giornate, avere qualcosa con cui riempire le giornate ma un obiettivo significativo.

 

La depressione è uno stato interno e profondo che non dà più un motivo di vivere al soggetto, il depresso finisce per inseguire solo bisogni e doveri che sono abbastanza forti da vincere la fase depressivo, ma la sua vita perde di significato.

La depressione si manifesta in uno stato particolare di tristezza, dove l'umore è basso, ma il problema non è tanto l'umore quanto la visione del soggetto completamente spenta e rassegnata su presente e futuro, il soggetto non ha modo di uscirne, di riscattarsi perché crede di non poterlo fare e l'anedonia fa il resto.

La depressione diventa una sorta di "seduzione all'autodistruzione", più il soggetto rimane solo con se stesso più vi è la spinta a non fare nulla, a scendere nell'inazione, una confortevole inazione che però si scontra con la percezione da parte del soggetto, anche se parziale, di quanto la situazione sia disfunzionale, non solo nel presente ma anche per le conseguenze future.

Questo perché la convinzione di non valere nulla, che non cambierà mai nulla, unito all'anedonia e all'umore basso diventano un cocktail letale, dove il soggetto è praticamente morto anche se ha ancora le funzioni vitali attive.

Una persona depressa è ad esempio quella un giorno si sveglia mentre si sta laureando e pensa che nulla abbia più senso, il corso che ha scelto non gli piace e si convince che non ci sia nulla nella sua vita che possa piacergli. Una convinzione che lo butta nel baratro della depressione, che la porta a non studiare, a non fare più nulla per costruirsi un futuro, il male che prova al contrarlo la spinge a fuggire, spegnersi, nascondersi, rimanere a letto.

 

Per comprendere meglio la depressione è conveniente fare chiarezza con diversi fenomeni ad essa correlati:

 

La depressione è caratterizzata da tristezza e disforia, ma sono concettualmente due cose separate, la depressione ci dice chi in quel momento abbiamo davanti, ovvero una persona che ha perso la voglia di vivere la sua vita.

Il modo migliore per capire se un soggetto è depresso o meno è chiedergli che progetto aveva e perché non la sta inseguendo, una volta che si è escluso che sia inibizione (ad esempio paura) e si è capito che il soggetto ha perso la voglia o perché non sente più quella cosa come piacevole (anedonia) o perché non crede di poterla fare (autostima nulla).

 

La depressione è un fenomeno a cui non si può essere vulnerabili se si sviluppa un'autostima sana di sé, si definisce resiliente il soggetto che non solo è immune alla depressione, ma ha una propensione a superare immediatamente tutti questi stati negativi, anche quelli distimici. 

 

FINO A QUI

La depressione avviene nel momento in cui il soggetto smette di inseguire progetti, azioni, qualsiasi cosa che riguardi azioni presenti e future per il male che sta provando e non per motivi collegati allo scenario stesso.

Non è depressa una persona che si è resa conto che il suo corso di studi non gli piace, non è depressa la persona che ha paura di andare a lezione è depressa una persona che essendo lasciata dal partner soffre così tanto da non riuscire più ad andare a lezione, il dolore che prova nella sua vita inonda altri aspetti anche non collegati portandolo distruzione e ulteriore dolore.

Nella depressione c'è una demotivazione ma è indiretta, è indotta dalla disforia, è indotta dal dolore che il soggetto ha dentro di sé, una demotivazione transitoria che cessa di esistere nel momento stesso in cui cessa il dolore.

La depressione può essere accentuata da eventuali problematiche di autostima, la persona crede che non ci sia soluzione, che la vita farà sempre schifo, che non può cambiare le cose, etc... La depressione è un atto parossistico mosso dalle emozioni negative del momento che danneggia il futuro, se non c'è questa componente non può essere considerata una fase depressiva. (non confondere la depressione, scelta di non fare, con l'inibizione, il non riuscire a fare nonostante l'intenzione a causa di emozioni negative che frenano, schiacciano)

 

La depressione è "vorrei farlo ma non ne vale la pena, la mia vita fa schifo, è tutta una sofferenza, non sento più niente o quasi, ho solo voglia di dormire e non fare niente" la depressione è un vortice che si autoalimenta perché meno si fa, più la sofferenza aumenta e di conseguenza la spinta all'inazione, a non sentire più nulla e il tutto può essere ulteriormente pesante per persone che hanno problematiche di autostima, che si ripetono che non ce la possono fare, che non sono all'altezza, che gli manca questo o quell'altro.

Quando soffri è tutto più difficile, ogni persona ha una soglia soggettiva data dalla personalità che ha possiede in quel momento, che una volta superata inizia a far sprofondare nel buco nero della depressione, della spinta al non fare, a ritirarsi e al non vivere.

Qui entra in gioco il concetto di resilienza, quanto più una persona è resiliente quanto più ha la soglia alta, resistendo alla sofferenza che spinge alla depressione, impedendo che la sofferenza generi depressione, riuscendo a superare l'effetto disforico, la voglia di abbattersi e andare avanti nonostante tutto, sapendo che solo affrontando la sofferenza e sopratutto solo con l'ottimismo di sapere di poter superare tale momento di dolore che si impedisce che quello stato negativo evolva in depressione.

Il soggetto resiliente è tale perché come personalità ha compreso diverse dinamiche, l'ottimismo, la resistenza alle emozioni intense, l'importanza del futuro e quindi in qualche modo riesce a resistere meglio alla sofferenza e a quella seduzione che essa offre nel "non fare nulla e arrendersi ad essa".

La depressione è letale anche per l'effetto disforico, come fai a mangiare con gusto e con abbondanza se non senti il buon sapore del cibo? Allo stesso modo le emozioni negative che fanno sentire meno quelle positive facilitano la depressione, il non agire perché si sente anche meno, c'è meno piacere nelle cose.

La disforia ci fa capire immediatamente l'utilità del farmaco nella lotta alla depressione, arginando l'effetto disforico artificialmente si dà un mano al soggetto se questo in qualche modo vuole uscirne, vuole fare, ma non cura la depressione in quanto questa è curabile solo sviluppando una personalità resiliente che inizi a lottare e cambiare le cose.

Qui si entra in un concetto fondamentale che va contro numerose ipotesi contemporanee, ovvero che la depressione non è una malattia stile "virus" o "batterio" che si infila nella mente del soggetto o una tara ereditaria, la depressione è conseguenziale, semprconseguenziale per la sofferenza percepita del soggetto.

Questo cosa vuol dire? Che come già detto ogni personalità, per come è stata formata e per l'esperienza che ha fatto, ha sviluppato una soglia tale per cui arrivati a "tot sofferenza" cede ed entra nel vortice che abbiamo spiegato nel corso dell'articolo.

Per depressione endogenza si intende una eventuale componente biologica che aumenta la vulnerabilità psicologica, una ipotesi scientifica che non ha ancora avuto dimostrazione definitiva e che in ogni caso non avrebbe un ruolo significativo.

La depressione è causata da quello che il soggetto vive e che lo fa soffrire e quindi solo la persona, se istruita, può uscirne se inizia a trovare la forza di opporsi e costruire una nuova realtà che non abbia quella sofferenza, che costruisca una personalità che non scivoli più nella depressione e nell'inazione ma che inizi a reagire, a combattere e a continuare a vivere.

La migliore combinazione per combattere la depressione è una formazione attiva sul soggetto depresso che sviluppi resilienza e un aiuto farmacologico che diminuisca o elimini l'effetto disforico. Senza il farmaco ce la si può fare lo stesso ma perché perdere tempo prezioso?

Se lo psichiatra vi prescrive solo farmaci cestinatelo, se il terapeuta non vi offre anche un supporto farmacologico e voi state soffrendo in modo significativo proponetegli questa possibilità di accelerare il percorso di guarigione con il supporto dell'antidepressivo.

 

APPUNTI:

depressione e mania, la natura umana e gli effetti delle emozioni intense positive e negative.

il ruolo del pessimismo e della bassa autostima nella formazione e cronicizzazione della depressione.

 

FINO A QUI

 

Depressione o umore depresso, evidenzia un umore particolarmente basso condito da emozioni negative di varia natura, ansia, sofferenza, rabbia.

Depressione endogena, le emozioni negative provengono per lo più da pensieri che il soggetto fa su di sé e non da eventi esterni. Ad esempio il soggetto si vede brutto e costruisce un castello mentale dove si sente inadeguato, bassa autostima, il soggetto è vittima di una percezione distorta e pessimista della realtà che lo porta a provare emozioni negative.

Depressione reattiva, le emozioni negative provengono per lo più da eventi esterni. Ad esempio la morte di una persona cara, la mancanza di lavoro, la chiusura di un rapporto, il fallimento in qualcosa.

La depressione non si limita ad evidenziare solo l'umore ma anche dei fenomeni ad essa collegati quali:

- disforia, potenzia l'azione inibente, il soggetto depresso fa fatica a superare i conflitti

- anedonia, difficoltà a percepire 

- irritabilità, 

 

Mentalità che favorisce la depressione, bassa autostima, pessimismo, istinto mentre la resilienza si basa su una visione ottimista, nel pensare a superare l'evento, non farsi ulteriormente danneggiare in una dinamica di insofferenza.

 

Qual è la differenza fra insofferenza e depressione?

Depressione fenomeno "passivo" l'umore negativo mi porta a non fare cose, nello sprofondare nell'inazione che mi danneggia ulteriormente

Insofferena fenomeno "attivo" l'umore negativo mi porta a fare cose che mi danneggiano ulteriormente

 

Si definisce depressione quel fenomeno 

Va distinta la fenomenologia depressiva dal disturbo, si può essere depressi senza che ci sia un disturbo anche se è difficile da comprendere specialmente perché a livello psichiatrico si sono date solo definizioni riguardo al disturbo e nient'altro.

In cosa consiste la fenomenologia depressiva? Nel manifestarsi di sentomi depressivi senza che il soggetto percepisca danni tale da percepirne un disturbo, da sentirsi disturbato.

Ad esempio una persona potrebbe notare che ha meno motivazione a causa dell'apatia, che dorme di più, ma questo lo danneggia solo parzialmente senza che ci sia un disturbo.

(L errore della depressione reattiva, sono tutte reattive

si parla di depressione non quando l'umore scende, ma quando l'umore scende o qualsiasi emozione abbia il poter di generare anedonia o interrompre qualsiasi motivazione esistente nel soggetto. Fondamentale è comprendere la differenza fra inibizione, sono motivato a fare e motivato a non fare, e depressione, ciò che provo per quacosa mi sta togliendo "le energie e la voglia di fare in altro", non una demotivazione razionale, ma un attacco inconscio a ciò che ci spinge all'azione.

Il depresso si divide in due:

- depresso operativo, il soggetto in qualche modo e facendo ricorso a lena riesce ad opporsi alla motivazione caduta, riuscendo avanti a portare l'obbiettivo in modo strategico;

- depresso immobile, qui la depressione fa il suo corso, il soggetto non riesce ad opporsi o nemmeno ci prova (resilienza?) e quindi ogni volta che va in depressione tutte le attività colpite dall'effetto depressivo cessano o rallentano significativamente.

 

Fare attenzione alla depressione parziale, quando l'anedonia c'è ma non totale e il soggetto, specialmente in componenti dove è fortemente motivato va avanti senza particolari difficoltà (il concetto di soglia depressiva).

Il ruolo endogeno non è quello di far scatenare depressioni dal nulla ma al più quello di rendere il soggetto più vulnerabile a livello emotivo, quindi avere una risposta tale da favorire la depressione.

Ogni depressione è reattiva, ha cioè delle cause esistenziali specifiche in personalità che non sanno gestirle e si crea un evento unico depressivo, quindi anche se la depressione come fenomeno è simile e si ripete ogni "fenomeno depressivo" è un fenomeno a sé che avanalizzato e compreso per far uscire quella particolare persona dalla depressione, aiutandola nelle sue carenze, nella sua vulnerabilità e nel suo specifico percorso esistenziale)

Alterazione funzionale del comportamento causato dalle emozioni negative che prova il soggetto e dai pensieri ad esse associati. Il depresso è colui che non riesce a vivere la sua esistenza.

- depressione anedonica, le emozioni negative per effetto competitivo negativo impediscono al soggetto di percepire piacevole e motivanti alcune attività, questo lo spinge in un vortice depressivo o distimia (se alcune motivazioni permangono);

- depressione per desolazione, la percezione del soggetto lo porta a pensare a ciò che di desolante c'è nella sua esistenza, ovvero ciò che manca, ciò che non ha in base ai suoi valori. Il suo punto di vista è causa della depressione, il soggetto manca di ottimismo (per diversi motivi) e il fatto di concentrarsi a guardare solo quello che non ha lo porta in uno stato emotivo negativo e di inazione. Se il soggetto entra in una dinamica pessimistica (è così e non si potrà mai fare niente) è possibile che inizi l'ideazione suicidaria come via di fuga e metodo per elaborare la situazione, seppur paradossale, l'unica soluzione che il soggetto percepisce;

- depressione da tedio, la persona non ha trovato per diverse cause motivi significativi per vivere, o quelli che ha trovato li vede o irraggiungibili o "non possibili" ad esempio per educazione, questo lo fa sprofondare in un'esistenza dove non c'è uno scopo e questo pensiero e modo di vedere le cose produce lo stesso effetto dalla depressione per desolazione;

 

 

La depressione è l'opposto concettuale della vita, vivere vuol dire agire, provare emozioni, puntare all'azione, alla costruzione e inseguire ciò che motiva, la depressione è l'esatto opposto e nasce dal fatto che la persona può provare emozioni e fare pensieri che spengono o impediscono alla motivazione di esserci.

Il primo punto viene definito nel linguaggio comune anche "depressione da problemi" o "esaurimento", di solito questa è la depressione più socialmente accettata e compresa perché le persone riescono a vedere i problemi e la reazione "umana" nel cedere ad essi.

Mentre le altre due depressioni, che sono imputabili a problematiche di personalità, non sono socialmente accettate perché gli esterni vedono il "difetto di personalità" e quindi disapprovano ed esortano al cambiamento, come se la persona fosse in quella situazione per scelta e non avesse già tentato di uscirne.

Il problema principale delle ultime due forme di depressione è che c'è una personalità problematica che necessita non solo di aiuto per cambiare e migliorare ma c'è anche l'effetto depressivo anedonico che le peggiora ulteriormente il quadro rendendo l'esistenza ancora più pesante e difficile da vivere.

 

Una persona che possiede una personalità ottimistica e normale quando c'è qualcosa che manca o con un problema si da fare per realizzarla, quando una persona invece per diversi motivi (Fra cui anche l'inibizione) non riesce ecco che inizia lentamente a sprofondare nella depressione perché il tempo passa, la situazione non cambia anzi peggiora e le cose non sono come il soggetto desidera. Questa forma di depressione si potrebbe definire anche come "effetto sabbie mobili" perché le azioni del soggetto che potrebbero essere fatte proprio perché non sono ottimistiche finiscono per peggiorare il quadro, ad esempio al persona dopo qualche tentativo andato a male afferma "vedi è come dico io, non si può fare niente, va sempre peggio, sarà sempre così, etc...". La distorsione in questa depressione è più o meno estesa, alcune persone potrebbero comprendere grosso modo l'ottimismo ma comunque non riuscire a fare nulla a riguardo per problematiche più radicate come l'inibizione e varie paure che non hanno intenzione di affrontare.

 

 

[aggiungere la triade confortare, esortare, consolare

aggiungere il collegamento con la costernazione, ovver l'espressione del volto evidente che compare nel momento in cui una persona prova un'emozione negativa così intensa da modificare perfino l'atteggiamento

depressione da mancanza di autostima

l'illusione della depressione endogena, ogni emozione negativa che ha un effetto depressivo nasce da specifiche cause che sono da ritrovarsi nella reatà del soggetto e di come se la rappresenta, risolte queste cause, spariscono le emozioni negative e di conseguenza la depressione. Di endogeno può esserci fattori peggiorativi, come una predisposizione a sentire di più, ma quando il soggetto vede la realtà in un modo e questo modola fa soffrire e non vi vede soluzione ecco che scatta la depressione]

Cos'è la depressione?

Si definisce depressione quello stato di demotivazione che nasce a causa delle emozioni che il soggetto prova, nello specifico si tratta di demotivazione indiretta perché la persona si sente demotivata in un'attività non a causa di problematiche inerenti all'attività stessa ma di altra natura. Questo fenomeno esiste a causa della competitività emotiva, cioè emozioni più intense sono in grado di oscurare emozioni meno intense.

La dinamica della depressione si svolge su due frangenti:

- anedonia, le emozioni che si provano vanno ad ostacolare le emozioni di piacere motivano la persona nelle sue attività, queste non vengono più percepite piacevoli fino a quando non cesseranno le perturbazioni emotive;

- indolenza, le emozioni che si provano vanno ad ostacolare le emozioni di dispiacere motivano la persona nelle sue attività, la persona non avverte più bisogno di fare le cose perché queste non la "motivano più" non sente più quella sofferenza e quella paura che invece prima la muoveva a fare alcune cose.

 

Per comprendere questi due punti si ricordi la differenza fra desiderio e bisogno, cioè motivati dal raggiungimento di emozioni positive o dall'allontamento di emozioni negative.

 

La depressione si differenzia in modo netto da:

apatia, assenza di pathos, manca la motivazione perché non si prova nulla, l'attività non trasmette nulla

pigrizia, il soggetto sente un desiderio o un bisogno non sufficiente ad agire in quanto la persona considera i vari contro, le spese, lo sbattimento, etc.. 

 

atarassia, lo stato di passioni non così intense da far perdere lucidità;

inibizione, una persona che non riesce a fare un'attività nonostante lo desideri, perdere questi conflitti può creare un umore depressivo, ma vanno tenuti separati concettualmente;

umore negativo, la persona chiama depressione anche quando ha un umore basso ma questo non ha nulla a che fare con la depressione a dimostrazione di come ci siano persone che nonostante abbiano l'umore basso vadano avanti come treni, alcune emozioni come quelle nell'umore basso possono avere un effetto depressivo come spiegato pocanzi, ma le due cose non sono sempre collegate.

 

La depressione va intesa come una demotivazione indiretta, da non confondere con la demotivazione diretta che si ha quando ci sono problemi in una specifica attività che demotivano solo quell'attività lì.

Nel comprendere la depressione si presenta quello che l'AB definisce paradosso psichiatrico, cioè aver fatto convincere le persone che la depressione sia "endogena" cioè che sia una sorta di malattia, malfunzionamento cerebrale, virus, batterio da sradicare, questo lo dimostra il fatto che le persone prendono gli psicofarmaci come se stessero prendendo degli antibiotici sperando/desiderando di smettere il prima possibile.

La depressione è una conseguenza umana che capita a chiunque, ed è correlata ad accadimenti e come il soggetto li percepisce. 
Per questo la depressione  si può risolvere in due modi:

- si sistemano i problemi;

- si cambia il modo di percepirli.

 

Ogni persona può essere depressa, al punto che tutte le persone depresse possono essere suddivise in due macrogruppi:

- depressione comprensibile, al soggetto ci sono tanti di quei problemi che qualsiasi osservatore medio empaticamente si rende conto che anche lui in quella situazione si sentirebbe depresso;

- depressione non comprensibile, al soggetto sono capitate cose che per la media delle persone sono "sciocchezze" ma il soggetto le vive in modo tale da deprimerlo, qui le persone faticano a comprendere la depressione del soggetto perché empaticamente non ci arrivano.

 

Questi gruppi ci fanno rendere conto che le persone nel loro egocentrismo riescono a comprendere solo la depressione "simile alla loro visione", questo ci fa comprendere che se si hanno una serie di problemi "invalidanti normali" è probabile che la maggiorparte delle persone accetterà la vostra depressione e vi verrà incontro, viceversa se non siete con problemi "invalidanti normali" non verrete compresi quasi da nessuno, ma solo da quelle persone che ci sono passate o da addetti al settore come psicologi, etc...

A prescindere da quello che pensa la gente comune la depressione come già detto è soggettiva e ognuno può capitarci a prescindere da come sia fatto e da cosa pensino gli altri, aiutarlo vuol dire o trovare un modo di risolvere i problemi o fare in modo che il suo punto di vista in quella situazione non sia più depressogeno, ristrutturando la sua personalità.

Per fare comprende questo punto pensate alla persona che ha più problemi e che al tempo stesso non è depressa, quella persona non si deprime perché ha un modo di vedere la realtà che nonostante i problemi non la fa deprimere, sia che quei problemi non li veda che li veda, questo è il modo con cui si esce dalla depressione, riuscire ad uscirne anche se attualmente i problemi restano cambiando la personalità del depresso e il suo modo di vedere la sua realtà che lo deprimeva.

 

 

 

 

Per avere altri punti di riferimento si potrebbe dire che la depressione è l'opposto dell'effetto euforia, dove le emozioni positive sovrastano quelle negative e il soggetto perde qualsiasi freno inibitore, quindi portando la persona a fare quelle cose che tende a non fare per ritegno o per paura.

Nell'euforia le emozioni positive schiacciono per intensità quelle negative inferiori mentre nella depressione accade il contrario.

 

La depressione cessa immediatamente nel momento in cui l'emozione negativa non c'è più (aggiungere la durata temporale della depressione).

La depressione si complica nel momento in cui si scende in campo analitico dove oltre la percezione del soggetto che genera emozioni di varia intensità si parla anche si soglia depressiva e di attività depresse, cioè l'intensità del piacere o del dispiacere che viene soppresso da altre emozioni.

In termini tecnice non esiste il depresso, almeno che la persona non abbia una depressione totale su ogni attività, esiste una persona che ha determinati attività spinte da determinati livelli emotivi e poi posso capitare eventi negativi che generano emozioni che vanno a sovrastare tale emozioni.

Si parla quindi di "area depressiva" per intendere quali sono i settori depressi e quali no.

Probabilmente il caso più esteso e significativo di depressione si ha nel tedium vitae, cioè il tedio di vivere dove la persona percepisce la sua esistenza senza senso, non è più motivata a fare alcunché toccando il punto più basso della sua depressione.

Facciamo degli esempi per capire meglio la soglia depressiva, se una persona ha un'attività piacevole di grado 7, vuol dire che in quell'attività avrà una soglia di depressione a livello 7 e ogni emozioni più intensa negativa andrà a deprimerla. Se accadesse qualcosa che genera un'emozione negativa di livello 8 ecco che questa sovrasterebbe l'altra emozione e il soggetto non riuscerebbe a provare piacere e risulterebbe depresso su tale attività fino a quando questa situazione negativa non passa, vicersa se l'evento fosse di livello 6 non riuscirebbe a intaccare e il soggetto continuerebbe ad essere motivato anzi userebbe quell'attività proprio come mezzo per schiacciare l'evento negativo. Quante volte vi sarà capitato di usare ad esempio il piacere di stare con qualcuno e l'interazione con questa persona era sufficiente a scacciare qualsiasi altro evento negativo che era inferiore? Quante volte avrete ascoltato persone dire "quando ero con lui il resto dei problemi scomparivano" oppure "fare quell'attività non mi fa più pensare o soffrire ma mi fa sentire libero".

 

Ogni persona ha un mondo variegato fatto di attività e motivazioni con diversi livelli di soglie depressive, generando persone che nel complesso possono essere molto differenti alle quali seguiranno saranno manfiestazioni depressive differenti, quindi mettendo caso che due persone vivano lo stesso trauma nello stesso modo ci saranno reazioni totalmente differenti generando anche casi estremamente opposti come una persona che si deprime in ogni cosa e l'altro che non si deprime per nulla.  

Analizzare questa dinamica ci fa capire cosa sta passando la persona, quale è la soglia depressiva e quali sono le intensità in gioco ma a livello pratico ed esistenziale ciò che conta è vedere quante attività sono state depresse, perché e su quello che può cambiare l'esistenza di una persona e la relativa qualità esistenziale, nonché persino la possibilità che sfoci in un disturbo. 

 

 

Quando la depressione è altalenante a volte cè e poi sparisce si parla di ciclotimia, che tempistiche usare?

 

La depressione può manifestarsi in due modi:

 

- distimica, o depressione parziale, il soggetto nella depressione perde solo parte delle sue attività, facendo in modo che ciò che resti comunque non faccia arrestare la sua esistenza ma lo faccia apparire, specialmente ad osservazioni superficiali normale. Statisticamente parlando è probabile che restino quei bisogni intensi e radicati, come uscire e fare finta di niente per andare a lavoro o fare le faccende di casa, mentre le attività piacevoli e l'umore del soggetto restano basse. La distimia si basa sua depressione costante; 

- depressione totale, l'opposto di quella nulla dove il soggetto sta provando emozioni negativi tali da sovrastare qualsiasi emozione prova nelle sue attività perdendo di motivazione in ogni settore e generando quindi quei soggetti che passano l'intera giornata a letto, a pensare o comunque a non fare praticamente nulla.

 

Quando il soggetto ha un umore basso ma non entra in depressione come lo si può definire?

 

Le prime due sono depressioni parziali

La logica dietro questi cinque profili è sempre la stessa, emozioni più intense che competono con le meno intenso e in ogni persona generano effetti differenti che si possono comunque raggruppare in questi cinque profili. 

Per capire appieno questa distinzione e la sua utilità va considerata la depressione non come una cosa "a vita" ma si parla di depressione prendendo come punto di riferimento minimo un giorno intero dove le emozioni negative possono presentarsi con frequenza e durata differente ed andare a deprimere le attività. La depressione non è un continuum ma una "sfortunata coincidenza" dove emozioni negative intense vanno a deprimere attività che sarebbero in teoria potute essere praticate in quel frangente di tempo, ogni scenario poi è unico e va analizzato nel dettaglio. Questo fa nascere il concetto di diario della depressione dove un soggetto giorno per giorno può scrivere cosa sia accaduto conseguentemente alla sua sofferenza, avendo quindi una visione giornaliera delle attività che sono state depresse e perché o di quelle che sono state fatte nonostante tutto.

Una volta che sono passati cento giorni potrà ad esempio dire "il 30% delle giornate le ho passate in fase distimica" o "il 25% in fase eutimica" etc.. (ma la cosa potrà continuare anche dopo, i 100 giorni sono un modo per fare i calcoli facilmente).

 

 

La depressione nulla (stato eutimico) si riscontra in due scenari:

-1 il primo in quei soggetti che sono così motivati nelle cose che fanno (sia da emozioni positive ma anche negative) che difficilmente provano emozioni negative così intense da sovrastare motivazioni del genere;

-2 il secondo è che il soggetto sta provando emozioni negative così basse che di fatto vanno a ledere solo attività secondarie per non dire terziarie.

La depressione totale si riscontra invece in due scenari:

-1 il primo in quei soggetti che hanno motivazione deboli sia negative che positive, quindi avendo una soglia depressiva bassa per quasi ogni attività nel momento in cui arriva un'emozione negativa anche media ecco che vengono depressi in ogni settore;

-2 il soggetto prova emozioni negative così intense che è scontato che si deprima in ogni settore a prescindere di quanto sia motivato in esso, proprio perché sono emozioni negative estreme.

 

La distimia la troviamo in soggetti che hanno motivazioni radicate ed elevate verso i frangenti negativi ma invece basse verso le cose positive e quando arriva un momento anche di intensità media si finisce inevitabilmente per deprimere sulle cose positive che hanno per quel soggetto una bassa soglia depressiva e non per quelle attività motivate da emozioni negative.

La depressione parziale riguarda invece forse la maggior parte della popolazione che dentro di sé ha un mondo variabile fatto di numerose attività sia positive che negative su diversi livelli dal minimo al massimo, quindi è probabilme che qualsiasi depressione finisca per deprimere una parte ma non l'altra propro per questa distribuzione a livelli. Immaginatevi una città america piena di palazzi dai più alti ai più bassi, qualsiasi inondazione arrivi (che in questo caso rappresenta la depressione) finirà statisticamente per sommergere alcuni palazzi ma non altri.

 

Questa è la depressione, un fenomeno che nella sua logica appare evidente essere una inevitabilità umana, così come sarebbe scontato dire che gli essere umani provano emozioni allo stesso modo è scontato provare depressione nelle sue diverse forme.

La questione diventa soggettiva al momento del disturbo ovvero di cosa succe nel omento in cui la persona non accetta più che la depressione possa alterare la sua normalità o comunque non accetti che gli impedisca di svolgere alcune cose che desidera.

Da qui si capisce che la depressione come disturbo la si ritrova nella depressione totale, parziale e nella distimia ma non in modo così scontato come si crede, perché per alcune persone quella potrebbe essere a normalità e la accettano senza particolari problemi perché ad esempio sono stati educati così o ci hanno convissuto da sempre.

Probabilmente una schiera folte di persone va avanti fra distimia o depressione parziale senza nemmeno starsi a domandere o allarmare per qualcosa che reputa come normale e che passerà, diverso è il caso della depressione totale dove il soggetto nel suo immobilismo smette in pratica di vivere.

Quella proposta dall'AB è una visione accurata ma più complicata che differisce dalla versione proposta invece dalla psichiatria, analizziamola brevemente.

La psichiatria ha visto la depressione da un punto prevalentemente utilitaristico inquadrando la depressione in un disturbo dell'umore e procedere a determinate se un soggetto è depresso o meno in base a degli indicatori nel tempo.

 

Si parla nel caso specifico di depressione maggiore nel momento in cui il soggetto presenta determinati sintomi per un periodo maggiore di quattordici giorni.

L'AB scarta completamente questa visione perché non la ritiene efficace per capire cosa stia succedendo e perché, non si capisce quale sono le dinamiche interne al soggetto e non si capisce da dove partire per intervenire, divenendo un'etichetta che probabilmente è utile solo a quelle persone che necessitano di certezze e quindi preferisco illudersi di avere un disturbo anche se di fatto è solo un nome dato ad una serie di sintomi.

L'AB prosegue sulla strada descritta fino ad'ora ovvero vedere la depressione come un fenomeno competitivo e soggettivo, dove emozioni negative possono deprimere singole attività del soggetto per intensità emotiva.

Da un punto di vista statistico si possono descrive due scenari in base alla singola attività del soggetto:

- il soggetto ha una motivazione intensa in tale attività e quindi statisticamente parlando questa sarà depressa un numero di volte minimo nel corso dell'esistenza; 

- il soggetto ha una motivazione bassa e quindi è probabile che nel corso dell'esistenza tale attività sarà depressa un numero significativo di volte se il soggetto andrà in contro a diversi episodi negativi.

Soggetti che hanno un numero significativo di motivazioni basse vengono definite per comodità come persone "sensibili alla depressione".

Questo fenomeno ci fa capire come soggetti sereni e che hanno prevalentemente un'assenza di emozioni negative potrebbero avere una sensibilità alla depressione ma non manifestarla per l'esistenza che si sono costruiti.

Ora che abbiamo capito la depressione, se una persona si lamenta di tale stato cosa conviene fare?

- capire se si parla di depressione o di vuoto;

- una volta che si è esclusa una possibile confusione con il vuoto capire quali sono le attività depresse che più sono lamentate dal soggetto;

- capire se il problema nasce da una soglia di depressione bassa o da emozioni negative intense.

Il primo punto nasce dal fatto che alcune persone potrebbero confondere uno stato depressivo con il vuoto interiore, da dove nasce l'errore? Il soggetto se si ritrova ad avere anche il problema del vuoto particolarmente esteso e manca di interessi potrebbe pensare che le uniche cose positive siano quelle dimenticando completamente i piaceri che si possono trovare anche nelle piccole cose che non sono necessariamente passioni o comunque interessi radicati. Quindi potrebbe dire "io non sono depresso ma sono vuoto" andando a confondere due fenomeni e problemi che invece sono separati. La depressione può intaccare ogni cosa, anche quei piccoli piaceri ed è per questo che per quanto una persona possa essere vuota comunque può subire gli effetti depressivi e ad esempio non trovare piacevole più nemmeno farsi una passeggiata fuori casa.

Il punto è rimanere focalizzati sul fatto che sono innumerevoli le attività su cui una persona è motivata sia "poco che tanto" e l'effetto depressivo può colpire ovunque in modi diversi partendo dal deprimere solo le motivazioni più basse fino a prendere quelle più intense al salire dell'intensità depressiva e qualsiasi soggetto anche il più vuoto ha comunque una serie di attività motivate anche se in bassa misura.

Questo vuol dire che una persona può essere sia vuota che depressa senza che le due cose abbiano miniamente a che fare, sono due problemi con due cause differenti. Una persona vuota ha di meno da perdere di una meno vuota con l'effetto depressivo ma per il resto non c'è niente in comune per quanto riguarda la logica di base dei due fenomeni. La depressione può avvenire a prescindere in qualsiasi soggetto perché ogni singolo essere umano ha delle attività piacevoli a prescindere da quanti interessi e passioni abbia. Il problema si pone nel momento in cui un soggetto "da sempre depresso" tenta di capire se la depressione abbia avuto un ruolo nel fatto che negli anni non abbia trovato poco o nulla a cui interessarsi e domandarsi "il fatto che non mi sia piaciato quasi nulla è correlato alla mia personalità o alla depressione?".

Una volta chiarito questo punto vuol dire che il soggetto ha realmente un effetto depressivo in corso e quindi capire la causa di queste emozioni negative, l'intensità e di conseguenza rendersi conto quali sono le attività depresse che indicano una soglia depressiva inferiore.

Da qui si ha modo di intervenire in quanto una soglia depressiva bassa suggerisce che meccaniso di motivazione potrebbero essere sufficienti a far ripartire il soggetto in quel punto, oppure una soglia depressiva alta che forse ciò che conviene fare è aiutare il soggetto ad affrontare quello scenario sofferente e prevenirlo anche.

Sono diversi i modi di intervenire, alcuni rapidi e non risolutivi (in modo definitivo) altri meno rapidi ma più risolutivi.

Un'ulteriore dimostrazione di questa tesi la troviamo nel fatto che alcune persone chiamano il loro stato depressivo come "sentirsi demoralizzati" per intendere che ciò che è accaduto ha fatto perdere loro di motivazione a dimostrazione di come la teoria dell'AB sia pratica e si basi sul fenomeno piuttosto che dare etichette.

La depressione si distingue nettamente anche dal solo "umore negativo", si parla di depressione quando il soggetto si è demotivato in quanto la depressione manifesta necessariamente con anedonia.

Ci sono persone che per quanto possano soffrire portano avanti la loro esistenza, queste persone non vanno considerare depresse ma comunque con un disturbo che le fa soffrire e che va risolto.

La depressione si distingue anche per come si risolve, ovvero è sufficiente intervenire sulla soglia di depressione (aumentare la demotivazione) o ridurre il carico delle emozioni negative che quell'attività riparte immediamente, la difficoltà consiste nel cambiare la persona e la sua esistenza ma di fatto la risoluzione della depressione una volta fatti questi cambiamenti è immediata.

 

La depressione e le conseguenze sociali

La depressione oltre che generare un arresto delle attività contrastate dalle emozioni negative genera anche un allontamento da parte delle altre persone dato che il soggetto a causa di questo umore negativo e tendenza all'inazione non verrà più percepito simpatico dagli altri e di conseguenza allontanato o non più ricercato.

 

Disturbo depressivo

La depressione può causare disturbi quando il soggetto si rende conto che la depressione che prova è così frequente da modificare la sua normalità, per una persona con una bassa soglia depressiva è più probabile che finisca in disturbo depressivo se non sa affrontarle.

 

Approfondimento sulla distimia

Questo fenomeno è sempre più diffuso in quanto il soggetto avendo ricevuto un'educazione efficace dal punto di vista delle regole e delle attività da svolgere le ha radicate dentro con un'elevata motivazione mentre le altre attività come piaceri avendoli sviluppati in autonomia e per casualità potrebbero essere componenti a bassa motivazione, quindi se per diversi motivi il soggetto si ritrova ad avere un umore basso ecco che perde i piaceri ma le altre attività no diventando di fatto un automa che continuerà ad andare avanti ma non percepisce quella situazione come vita appagante e in alcuni casi per nulla soddisfacente. Questa situazione potrebbe dare luogo al disturbo distimico dove la persona non accetta più questa situazione al punto da soffrire in modo così intenso da andare perfino ad intaccare per depressione le attività che riusciva a portare avanti. Per alcune persone questa cosa potrebbe essere talmente la normalità da nemmeno pensare che sia un effetto depressivo, non riusciere nemmeno a vedere un problema ogni volta che non avevano voglia di fare nulla ma comuque portavano avanti i loro doveri e le loro regole.

 

Qual è la differenza fra eutimia e depressione?

Si definisce stato eutimico quello stato in cui il soggetto nonostante abbia delle emozioni negative non manifesti alcune fenomeno depressivo, cioè le emozioni negative non sono in grado di demotivarlo in alcun contesto. Quindi sono eutimiche tutte quelle persone che hanno sofferto nella loro esistenza ma non sono mai state depresse e quindi faticano a capire uan persona depressa o distimica perché nella loro visione assolutistica pensano che se ce l'hanno fatta loro allora ce la possono fare tutti non capendo il relativismo del fenomeno e le meccaniche depressive.

 

Depressione e senso di colpa

La depressione potrebbe portare il soggetto a demotivatarsi anche in quei frangenti dove viene motivato per dovere (questo succede quando la depressione è più intensa della motivazione al dovere o c'è un dovere debole) e di conseguenza a non fare quelle determinate cose produce senso di colpa che peggiora ulteriormente l'umore del soggetto e di conseguenza anche la depressione. Questo fenomeno scatta in persone che hanno doveri "deboli".

 

Il paradosso della depressione che amplifica la motivazione settorialmente

Per capire questo fenomeno è necessario ricordare che ci sono motivazioni basate su emozioni negative e motivazioni basate su emozioni positive, se un soggetto prova un profondo senso di colpa per qualcosa che ha fatto potrebbe passare l'intera giornata a casa in quanto questa emozione l'ha depresso su attività piacevoli facendogli passare la voglia di uscire o di fare qualsiasi altra attività. Una volta che è in casa però potrebbe ricordarsi che deve pulire e in questo caso il senso di colpa va a sommarsi al senso di colpa che prova al pensiero di "non sto pulendo, è sporco e dovrei pulire" e quindi trovare un'enorme motivazione in quanto la stessa emozione negativa che lo sta deprimendo è edello stesso tipo che proverebbe in quell'attività andandosi a sommare o comunque andandola ad alimentare, accentuando il senso di colpa. In sintesi emozioni negative che deprimono potrebbero andare a fare leva su motivazioni basate sulla stessa tipologia di quelle emozioni negative.

 

 

 

L'errore di dedurre dall'esterno che una persona sia depressa

Alcune persone potrebbero, una volta capito che la depressione ferma una persona, dedurre erroneamente che ogni qualvolta una persona smetta di fare qualcosa sia depressa ma non è così. Una persona può cambiare e scegliere di non fare più qualcosa per fare altro, ad esempio un estroverso che cambia e diventa introverso potrebbe essere dall'esterno giudicato come un depresso perché non esce più come prima. Oppure una persona che ferma un progetto perché non gli piace più non è depresso, ha perso motivazione per altre cause non riconducibili all'umore negativo. Prima di pensare che qualcuno sia depresso chiedeteglielo e scavate nelle cause perché non è detto che una persona sia necessariamente depressa se smette di fare qualcosa o più attività.

 

Perché la depressione ha avuto una comparsa significativamente statistica solo in quest'ultimo periodo storico ed in modo così manifesto? La risposta la troviamo con la necessità di fare determinate cose per sopravvivere, l'effetto depressivo come si è capito da questo articolo va a generare un effetto competitivo per cui non necessariamente spegne ogni ambito del soggetto ma solo quelli di un'emotività inferiore. Da qui si evince come in passato alcune attività umane legate alla sopravvivenza erano così radicate nel soggetto fra doveri inculcati e "necessità" che per quanto una persona potesse soffrire c'erano comunque delle attività profondamente radicate che continuava a fare e dall'esterno non traspariva questa inquietudine interna, anche se alcune attività piacevoli venivano risucchiate in questo buco nero depressivo. Detto in termini tecnici la depressione totale non la aveva quasi nessuno, o le persone entravano in stato eutimico o distimico. In questo momento storico non c'è più la stessa società di un tempo, ci sono persone che potrebbero sopravvivere rimanendo ogni giorno sul letto, non c'è più quell'educazione fatta di minaccie e punizioni corporali ed è questa differenza educativa e a livello di sopravvivenza a generare la possibilità di depressione più estese e manifeste. In poche parole la società moderna solo di recente ha prodotto delle persone possono presentare una depressione totale e manifesta, prima per motivi educativi e di sopravvivenza queste persone non potevano esistere anche se di fatto anche loro erano depresse e potevano perdere qualsiasi interesse in attività piacevoli. 

La depressione non è la malattia del terzo millennio, la depressione è un fenomeno umano sempre esistito che con il recente benessere ha portato diverse persone a manifestarla in modo lampante e quasi totale, cosa che prima era rara. In passato essere depressi voleva dire al massimo smettere di vivere inteso come avere qualcosa di piacevole da fare ma per il resto il soggetto rimaneva apparentemente uguale a prima in quanto continuava a svolgere quelle mansioni che erano così radicate che non venivano scalfite nemmeno dall'effetto depressivo più devastante, entrava cioè al massimo in uno stato distimico. Oggi questo non c'è più sia perché quel genere di educazione è venuta via via progressivamente meno sia perché non c'è nemmeno la necessità come c'era prima di "fare" facendoci capire che una quota significativa di persone sia diventa così sensibile alla depressione da avere un comportamento così lampante da far emergere un fenomeno che fino solo ad un paio di secoli fa era sommerso.

 

Depressione e pessimismo, perché si manifestano insieme?

Perché il pessimismo viene indotto da emozioni negative, più le emozioni sono intense più è probabile che questo accada così come accada la depressione. Questo spiegherebbe perché alcuni effetti depressivi siano dei circoli viziosi a peggiorare perché si attivano una serie di meccanismi che entrano in risonanza l'uno con l'altro e se una persona non è in grado di difendersi continuerà a sprofondare nell'inazione e in ulteriori pensieri ed emozioni ancora più negative e deprimenti.

 

Non rendersi conto di essere depressi

Alcune persone potrebbero non rendersi conto di essere depresse perché non riescono a vedere il passaggio fra essere motivati in qualcosa e l'arrivo di un'emozione che va ad inibire questa motivazione. Questo si può spiegare in tre modi, il primo è per effetto temporale, cioè il soggetto ha passato così tanto tempo depresso che è come se avesse dimenticato cosa gli piaceva e perché ed è finito per diversi motivi per autoconvincersi che quella cosa che non piace sia la normalità rimanendo sorpreso quando un giorno potrebbe uscire, anche solo momentaneamente o parzialmente, dallo stato depressivo in corso.

Il secondo è comodità, il soggetto invece di vedere alla logica depressiva preferisce convincersi che la "voglia" si qualcosa sia "biricchina" e che sia normale che alcune cose prima piacciono e poi non piaccono senza alcuna causa apparente, così da poter normalizzare e nascondersi da una realtà scomoda.

Il terzo è che la persona non si conosce, non ha una propria identità chiara, non investe in se stessa e quindi nonostante abbia numerose cose sotto il naso di fatto è come se non le vedesse e quindi non si definirebbe depressa per il fatto che non se ne accorge delle dinamiche depressive che attraversa che invece vedrebbe se si analizzasse meglio.

 

La depressione non è un sentimento

Alcune persone potrebbe affermare erroneamente frasi come "mi sento depresso" per evidenziare erroneamente le emozioni negative che provano, ma un soggetto può parlare di depressione sono nel momento in cui quelle emozioni negative stanno spegnendo la motivazione in attività specifiche, quindi la persona potrebbe dire "oggi la depressione mi ha fatto passare la voglia di fare tre attività" o "oggi la depressione mi ha fatto passare la voglia di fare la maggior parte delle cose" sottointendendo l'azione depressiva delle emozioni negative che si stanno provando.

Non confondere la depressione con l'inibizione

 

 

Il pessimismo potrebbe avere un ruolo cruciale nella depressione, in quanto il soggetto non riuscendo a guardare al futuro in modo positivo ma per l'appunto negativo rimane schiacciato da quelle emozioni che lo spingono all'inazione, dall'anedonia.

"Ripensando l'ennesima volta alla depressione o meglio profonda malinconia che mi affligge a momenti, cerco sempre una causa e se un altro al mio posto reagirebbe allo stesso modo.
Perché il problema forse non è la causa in sé ma come reagisce il nostro cervello.
Per esempio se uno è senza lavoro, senza una donna, senza o pochi amici insomma problemi abbastanza gravi,
ci sarà quello che si deprime e non vede vie di uscita e un altro invece continua a vivere normalmente, va al bar a bere e scherzare con altra gente , va al mercato , va alle sagre del paese e ride e scherza con tutti.
Condividete questo pensiero? Cioè ci sono 2 modi di affrontare i problemi, ma sicuramente due modi di amare la vita e due modi per stare bene in mezzo alla gente.
Due modi di vivere : ci si " chiude" in casa imprecando contro una vita non voluta e mai felice, o invece si esce e si continua a vivere con gioia tenendo presente che alla base ci sono sempre dei problemi.
Ovviamente niente forzature, deve partire da come ci si sente dentro se andare a dx o sx."

 

 

Esempio di persona caduta nella trappola della depressione endogena.

"Ormai è un mese che prendo l'antidepressivo. Nessun effetto positivo, forse giusto mi sento più calma, e diversi effetti collaterali, per fortuna poi diminuiti.

Mi pare di potermi fare la stessa considerazione che il medico fece a mia madre dopo aver provato alcuni antidepressivi: "il punto è che lei più che depressa è che ha troppi problemi", che è un modo delicato per dire che ha una vita di merda.

Ecco, penso di essere nella stessa situazione. Non sono depressa ma ho una vita di merda che non vale la pena vivere.

A volte credo che psicologi e psichiatri non abbiano semplicemente il coraggio di ammetterlo. Di ammettere che non c'è nulla da fare. E non credo di essere l'unica in questa situazione.

Edit. Forse l'ho posta male. La mia non è una riflessione sulla mia vita, ma piuttosto sul fatto che si tende ad escludere che i sintomi depressivi non vengano dalla depressione ma proprio da una vita di merda. Forse perché fa più paura come ammissione perché nkn controllabile?"

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ultima modifica il: 14-11-2019 - 12:01:29
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