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- Simpatia -
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"Non è casuale che le persone interagiscono con qualcuno e non con altri?"

Cos'è la simpatia? Cosa si definisce per persona simpatica?

 

(la simpatia come frutto dell'intrattenimento e dei modi di fare che produce un'attrazione differente, non collegata ai valori del soggetto ma a come si sta bene in sua compagnia

Livelli di energia nella simpatia, se esagero con gli altri o se non esagero rispetto alla situazione. C'è un punto oltre il quale tutto ciò che facciamo può essere troppo e risultare negativo per gli altri

collegamento fra simpatia e verve)

Si definisce simpatia quel sentimento che prova una persona verso qualcuno che le procura un benessere immediato per i modi di fare, di essere, un giudizio complessivo su ciò che si prova stando con quella persona a prescindere del valore che essa potrebbe avere ai nostri occhi.

L'utilità di questo termine è di evidenziare un fenomeno umano diffuso, ogni persona ci giudica più o meno rapidamente, in modo valido o meno, sulla base di quello che gli trasmettiamo, di come ci vede e se il bilancio di emozioni è positivo ci vedrà come persona simpatica, viceversa come antipatica.

 

 

(aggiungere collegamento con cordialità, un'abilità che fa parte della simpatia)

 

La simpatia è un termine comune che più o meno ogni persona usa per comunicare questo fenomeno, quello che sente per qualcuno e in base al livello di simpatia ed altri fattori ne conseguirà l'interesse e i tentativi di interagire e instaurare un rapporto.

La simpatia è il movente umano globale all'interazione, in alcuni casi il termine simpatia viene sostituito con innamoramento per differenziare l'attrazione che si ha verso un'amico da quella che si ha verso una persona che attrae anche sessualmente.

Non necessariamente il soggetto può essere in grado di concettualizzare questo giudizio, di arrivare ad esprimere il concetto di "mi stai simpatico" e il tutto potrebbe accadere a livello affettivo e basta, pensiamo a due bambini di 5 anni che giocano e si cercano fra loro, non sono in grado di concettualizzare la simpatia reciproca che provano, si limitano a seguire per istinto il piacere che hanno di giocare fra di loro, ciò non toglie che comunque per un osservatore esterno il fenomeno può essere descritto e concettualizzato appunto con la simpatia.

Riassumendo potremmo affermare che le persone giudicano o vedono simpatiche quelle persone che percepiscono essere portatrici di benessere, di emozioni positive e che hanno quindi da offrire in termini di intrattenimento e di come migliorano il loro tempo, cosa fanno e come stanno con la loro presenza.

Comprendere il concetto di simpatia è utile perché chiarisce le regole del comportamento umano, del perché le persone interagiscono e perché alcune persone ci cercano e altre no, qual è stata la discriminante che ha fatto si che dopo una conoscenza iniziale qualcuno abbia continuato a cercarci e qualcun altro no.

Da qui parte il concetto di autostima, del proprio valore in termini di "quanto mediamente risulto simpatico ad altri" "che valore ho da offrire" "qual è la mia abilità ad inizio conoscenza non solo di far stare bene l'altro, ma di dimostrarlo fin da subito in modo che l'altro lo veda".

Le persone non hanno un giudizio perfetto e infallibile, virtualmente a qualcuno potremmo risultare simpatici con una maggiore conoscenza ma le persone tendono a concludere subito e se dopo un'iniziale conoscenza non hanno visto "benessere in noi" potremmo aver perso la possibilità di attrarli e di essere risultati simpatici.

Così come si può non vedere la simpatia in qualcuno che ci potrebbe essere simpatico, accade anche il contrario e trovare qualcuno simpatico quando non lo è.

Il risultare simpatici va visto nell'ottica di abilità, in quanto può essere sviluppato, va manifestato fin dal primo momento, puntando possibilmente a mettere in pratica solo comportamenti "autentici" quindi risultando simpatici affinando delle abilità che si basano comunque su se stessi, su ciò ch piace fare o dire, piuttosto che fingere e impersonare qualcosa che non siamo solo per risultare simpatici a qualcuno e avere rapporti.

Valore e abilità vanno di paripasso, facciamo degli esempi per capire meglio. Immaginiamo una persona che coltiva la passione del disegnare, è abile, quando incontra qualcuno parla di questa sua passione, parla dei suoi lavori, li mostra, racconta il suo percorso e tutto questo intrattiene l'altro e aumenta le probabilità di risultare simpatici, questa passione è un valore anche per gli altri ma in ogni caso c'è anche l'abilità del soggetto che ha saputo parlare con l'altro, farglielo arrivare. Ci sono casi in cui una persona non ha nulla da condividere ma potrebbe comunque conoscere storie, raccontare qualcosa di divertente, far passare dei bei momenti solo sulla base della sua abilità senza alcun valore particolare da mettere in ballo.

 

I quattro possibili modi di essere giudicati dagli altri:

- Simpatia non conflittuale, che è la simpatia come descritta fino ad ora;

- Simpatia conflittuale, c'è simpatia ma anche altre emozioni negative, il soggetto porta al tempo stesso valore e sofferenza, una persona ad esempio a tratti simpatica e a tratti pesante;

- Assenza di simpatia, la persona viene percepisca come indifferente, non suscita nulla;

- Antipatia, solo emozioni negative, qui si genera proprio repulsione.

 

Quando una persona risulta simaptica si può fare l'analisi della simpatia, cioè analizzare i motivi e conoscere che tipo di interesse l'altro nutre nei nostri confronti, la differenza fra "amici per i soldi" e "amici perché mi fai stare bene, mi diverti".

La simpatia si basa sul fare, sul dimostrare e far arrivare all'altro il proprio valore, da qui l'illusione di "non ho fatto nulla per risultare antipatico quindi perché non sono rimasto simpatico" dimostrando di non aver compreso che la simpatia nasce dal fare, dal dimostrare all'altro di portare benessere, dal valore che l'altro percepisce, non fare nulla vuol dire non trasmettere e non far arrivare nulla all'altro diminuendo drasticamente le possibilità di risultare simpatici.

In alcuni casi però questo giudizio potrebbe arrivare da preconcetti, pensate a tutte quelle volte che avete espresso o avete sentito esprimere a qualcuno l'affermazione "mi sta simpatico/antipatico a pelle" basandosi solo su racconti, una prima chiacchierata o in alcuni casi solo averlo visto da lontano, senza averci mai interagito in modo approfondito.

Il modo migliore per giudicare qualcuno è di interagirci e arrivare a conclusioni che abbiamo un minimo di dimostrabilità, pensare di poter concludere in modo così superficiale è solo un errore.

 

Quindi è necessario tenere a mente durante il corso dell'articolo che  questo giudizio non è "perfetto" ma questo è un problema di ogni giudizio, l'articolo proseguirà con la spiegazione della dinamica di simpatia, se una persona dice mi sta "simpatico" potrebbe intendere sia che è innamorato ma anche che potrebbe aver preso un abbaglio (così come potrebbe averlo fatto pensando che sta antipatico).

 

 

Una delle cose più difficili da digerire è che le amicizie nascono solo perché si ha un valore per gli altri, valore che il soggetto sviluppa o casualmente ma che potrebbe sviluppare anche intenzionalmente. Un concetto difficile da digerire in generale nell'esistenza rendendosi conto che ogni azione è motivata, nulla è disinteressato e questo è valido in special modo in amicizia e amore.

Questo ci porta a creare quattro scenari amicali:

- il soggetto è conscio che i rapporti di amicizia nasceranno solo perché ha un valore da offrire, si limita ad essere trasparente e si rende conto che così comunque ha valore per qualcuno e si fa bastare le amicizie che ha. nel corso della sua esistenza ha sviluppato delle abilità amicale per esperienza o emulazione e ciò gli è sufficiente senza che avverta mai la necessità di intervenire;

-  il soggetto è conscio che i rapporti di amicizia nasceranno solo perché ha un valore da offrire, si limita ad essere trasparente e si rende conto che non ha abbastanza valore per creare la rete sociale desiderata, si rende conto che ci sono problemi a risultare simpatici in base ai suoi obbiettivi. Il soggetto si rende conto che è necessario che costruisca e migliora le sue abilità, il suo modo di porsi e costruisca anche dei valori da offrire agli altri nel caso;

- il soggetto non è totalmente conscio delle dinamiche di amicizia, ma comunque casualmente e nel corso della sua esistenza in qualche modo ha prodotto una rete sociale appagante e non si pone il problema, la persona "vive i rapporti che ha senza nemmeno rendersi pienamente conto del perché li ha";

- non è conscio delle dinamiche di amicizia e di rapporto in generale, si ritrova ad avere un'esistenza non appagante dal punto di vista sociale e proprio perché non comprende finirà per odiare la società, darsi spiegazioni distorte o rimanere ossessiato dal fatto che non comprende esattamente perché non riesca, perché gli altri non lo vogliano.

 L'ultimo punto è il più complesso nonché paradossale, la persona rimane intrappolata in una situazione che nemmeno comprende.

 

 

Il giudizio di indifferenza ci fa comprendere come non necessariamente le persone fatichino a costruirsi i rapporti perché risultano antipatiche ma anche perché risultano indifferenti per il fatto che non hanno nulla da offrire all'altro o nulla da offrire mediamente agli altri, non creare antipatia direttamente ma non offrire nulla ci farà risultare comunque antipatici di fatto, perché essere indifferenti vuol dire comunque non avere un rapporto d'amicizia.

 

Quando una persona dice "ma io non faccio nulla perché gli altri non mi vogliono" ad intendere che se non fa nulla non può sbagliare nulla, non si rende conto che in questo modo viene scartato comunque perché risulta indifferente e non ha alcun valore per gli altri che motivino a costruire un rapporto, a cercarlo.

Alcune persone risultano antipatiche o indifferenti in quanto non agiscono non per scelta ma per problematiche interne come l'inibizione o l'ipervigilanza che impedisce di essere simpatici, la persona entra in ansia e invece di avere un'ottica del "creo un ambiente gioioso, faccio ridere, tiro fuori me stesso così vedo a chi piaccio etc..." così che risulterà simpatico finisce per isolarsi, inibirsi e rimanere in attesa di chissà quale pericolo da evitare che lo farà risultare antipatico/strano/isolato

La strategia migliore è quella di essere se stessi e risolvere qualsiasi inibizione, questo non significherà risultare simpatici a tutti, ma in assenza di errori di socializzazione si finirà comunque per apparire simpatici alle persone per come si è senza  che si appaia "strani/costruiti".

 

Qual è la differenza fra  simpatia e cordialità? Quando ad una persona risultiamo simpatici ecco che questa inizierà ad interessarsi e ad avere un comportamento con noi che indica appunto questo interesse a ricercarci e averci come amici, la cordialità si potrebbe definire come le prime manifestazioni di interesse e innamoramento amicale.

Qual è il ruolo dell'impertinenza e pertinenza nella simpatia?

 

 

A questo punto si può scendere più nel dettaglio per comprendere da cosa è costituita questa simpatia e questo valore, l'AB ne trova diversi tipi:

- simpatia aspecifica, detta anche simpatia da intrattenimento, la persona non viene percepita di valore per come è esattamente ma perché si comporta in modo di piacere e intrattenere chiunque;

- simpatia specifica, detta anche simpatia da affinità e valori che quella persona ha per come è;

- simpatia da appartenenza, l'altro viene visto come una persona simile a sé, della propria subcultura e visione del mondo, una persona a cui si sente di appartenere e che fortifica con il solo fatto che esiste le proprie convinzione, una rassicurazione vivente.

 

La simpatia aspecifica si basa sul saper creare situazioni piacevoli senza che si necessiti di nulla, persone che sanno fare battute, persone con il sorriso stampato sempre in volto, persone che hanno qualcosa di stimolante e piacevole da raccontare e che sanno strappare una risata a qualsiasi sconosciuto, queste sono persone che sanno intrattenere qualsiasi persona e per questo risulteranno simpatiche e tenderanno ad essere ricercate dalla maggior parte delle persone perché "vanno bene quasi a tutti".

La domanda è a questo punto "che metodo scegliere?", non c'è un'unica risposta se non quella di seguire se stessi, ad alcune persone piace avere questa forma di simpatia aspecifica, fa parte della loro "natura" specialmente se sono state cresciute e hanno osservato fin da piccoli i propri genitori ed educatori comportarsi in questo modo.

La scelta migliore si traduce in essere se stessi, quindi se lo si desidera avrere una simpatia aspecifica oppure altrimenti limitarsi ad essere se stessi fino a quando non si troverà qualcuno a cui saremo simpatici per come siamo.

Qui potrebbero iniziare a sorgere i primi problemi dove la persona fatica a tirare fuori se stessa, l'amicizia è una cosa semplice ma alle persone questo potrebbe non essere chiaro, finendo per rimanere ingarbugliati in una distorsione di "queste cose non interessano a nessuno" o "non si fanno così amici", ma l'amicizia è esattamente l'opposto condividere anche le cose più effimere, le cose che in apparenza sono le più insignificanti, un amico è colui che o ci fa stare bene (aspecifico) o colui con cui condividere quelle cose che si farebbero da soli perché piacciono anche all'altro. 

Non conviene recitare una parte perché tanto questo prima o poi verrà fuori, se essendo voi stessi e esponendovi a situazioni sociali notate che nessuno vi trova simpatici allora lì si può iniziare a parlare di problema e di come intervenire ma è praticamente impossibile che ciò avvenga.

 Se arrivi a porti la domanda "perché sono solo" sono quattro le possibili risposte:

- hai problemi di socializzazione, il tuo modo di fare crea problemi nell'integrazione, problema che si risolve andando a miglioare l'adattamento sociale;

- hai problemi inibitori, a causa delle tue convinzioni non ti esponi, non fai vedere chi sei e cosa cerchi e questo impedisce alle altre persone di giudicarti, specialmente a quelle a cui piaceresti e che ti troverebbero per questo simpatiche;

- non fai in modo di immergerti in contesti sociali, rimanendo a casa non si trovano amici è necessario essere intraprendenti sfruttando ogni singola occasione e ne è pieno anche grazie a internet;

- hai così poco da offrire e così poche cose nella tua esistenza che non piaci alle persone a cui ti sei esposto, questa possibilità può essere presa in considerazione solo se i tre punti precedenti non ci sono.

 

Qual è il confine fra simpatia e innamoramento? La simpatia definisce il sentimento di valore a livello amicale, l'innamoramento specifica quel tipo di sentimento che sebbene abbia una logica simile include il desiderio fisico e sessuale e finisce per produrre un rapporto d'amore e non amicale.

 

La simpatia così come l'antipatia hanno diverse sfumature di intensità, ci sarà una persona più simpatica e una meno simpatica, una persona simpatica per qualcosa e una che ci è simpatica per un'altra cosa.

 

 

La simpatia così come l'antipatia sono componenti non eterne e facilmente mutabili, una persona che per un periodo di tempo risulta simpatica potrebbe ad un determinato punto cambiare e passare da essere una persona piacevole ad una persona spiacevole e quindi dopo un po' non essere più ricercata.

Quante volte vi sarà capitato di essere chiamati da una persona o un gruppo per diverse volte e poi all'improvviso non esserlo più, probabilmente senza che ve ne siate accorti all'inizio avete prodotto alcune emozioni che vi facevano risultare simpatici per poi invece fare cose che vi hanno portato a risultare antipatici, qualcosa che avrà creato situazioni spiacevoli.

In alcuni casi la simpatia poteva essere anche il risultante di una conoscenza parziale, poi conoscere il resto della personalità ha prodotto una componente di antipatia che ha sovrastato quella di simpatia.

Questo ci porta ad un altro concetto, quello dove valori e antivalori coeistono portando comunque ad un difficile e non sempre prevedibile giudizio integrativo.

In alcuni casi si tratta di risultante, dove se le componenti piacevoli superano quelle spiacevoli la persona continuerà ad essere percepita come simpatica viceversa antipatica.

In altri casi invece il giudizio integrativo segue dinamiche differnti ed è più complesso da comprendere.

 

 

 

L'articolo sulla simpatia porta a due conclusioni scomode:

- la prima conclusione che per alcune persone potrebbe essere difficile da accettare cioè che non necessariamente i rapporti amicali si reggono su cose profonde ma possono andare avanti anche solo per "cazzeggiare piacevolmente";

- la seconda conclusione è che questi giudizi non sempre sono validi, a volte si reggono su fraintendimenti, conoscenze parziali, idealizzazioni, preconcetti, pregiudizi, etc.. portando a giudizi errati che sarebbero stati diversi se la persona avesse speso più risorse per discernere e comprendere meglio.

 

 

Sull'antipatia è necessario specificare che esistono due livelli:

- il primo è quello dove la persona di fatto non fa nulla, questo produce comunque un'assenza di piacere e in parte crea anche del dispiacere perché la persona dedurrà a partire da questo non fare nulla che la persona è "snob" o "disinteressata" producendo comunque un livello medio/basso di antipatia;

- il secondo è quello dove la persona attua un comportamento che ad esempio produce risentimento negli altri, crea un ambiente opposto a quello del piacere dell'intrattenimento producendo direttamete dell'antipatia. Il soggetto fra mancanza di socievolezza o per ciò che è e ciò che fa rientra nell'antivalore dell'osservatore.

 

 

Test di cordialità

 

Un semplice test per comprendere il proprio grado di simpatia medio "quando conosco nuove persone queste tendono a ricercare la mia presenza una seconda volta?" in base a tale risposta si può avere un valore indicativo.

Come fare ad essere percepiti come simpatici? Esistono due modi:

- il primo è investire nell'intrattenimento generale e nella simpatia aspecifica;

- il secondo è conoscendo ciò che piace all'altro investire per poter avere questo valore se si desidera piacere ad una persona in particolare.

 

Ricordando che per l'AB la strategia migliore è essere se stessi e non aver paura del giudizio altrui ricercando il giudizio delle persone a cui risulteremo simpatici per come siamo.

 

 

Essere simpatici ma...

In alcuni casi si può risultare simpatici ad una persona ma nonostante questo non riuscire a produrre un rapporto, come si spiega questo fenomeno? La risposta la troviamo nel disagio e nell'inibizione del soggetto nel momento in cui si propongono attività non piacevoli sulla quale costruire il rapporto. Questo cosa vuol dire? Che per quanto possiamo risultare simpatici a qualcuno il rapporto si costruirà comunque sul fatto che non ci siano elementi negativi che spingano la persona a tirarsi indietro, ad essere motivata a non partecipare. Risultare simpatici nei primi incontri e maturare un valore agli occhi degli altri non vuol dire avere un amico in quanto sarà necessario sfruttare questa simpatia per costruir eun rapporto avanzando proposte. Questo ci suggerisce che non tutte le simpatie reciproche si trasformano in amicizia perché al momento di rapportarsi e costruire qualcosa si scopre che non ci sono affinità in comuni, non c'è modo di fare qualcosa che sia al tempo stesso interessante e metta ad agio entrambi.

 

Perché non ho amici o perché non ne ho abbastanza?

Una persona nel momento in cui si pone questa domanda può avere due possibili tipi di risposte:

- una serie di errori e disadattamenti che hanno portato il soggetto a perdere opportunità su opportunità o a non saper far vedere e comprendere il proprio valore agli altri;

- una situazione di povertà di opportunità, l'esempio classico del paesino, in cui il soggetto si rende conto che sebbene non abbia particolari problemi nel socializzare si ritrova con persone differenti al quale non interessa e gli altri non interessano a lui, specialmente se non rientra nell'omologazione di quel paese.

Mentre il primo punto richiede un cambiamento del soggetto il secondo richiede uno spostamento fisico.

Fare una statistica sulla simpatia, a quante persone mediamente si piace dove averci parlato.

FINO A QUI

Facciamo un esempio per comprendere da subito di cosa stiamo parlando, immaginate una persona che dal primo momento che la incontrate vi racconta una storia che vi fa morire dal ridere, si comporta in modo cordiale e vi mette a vostro agio proponendo cose che trovate piacevoli in modo che il tempo passi gioioso facendo e ascoltando cose che vi fanno stare bene e immaginate una persona che oltre il "ciao piacere" rimane in silenzio e non dice più niente, facendo sembrare ogni secondo che passa come un'ora.

Questa è la percezione di benessere, non stiamo parlando di nulla di trascendentale ma di sensazioni ed emozioni in un rapporto in cui non c'è niente da condividere al momento se non farlo passare con una persona in grado di intrattenere piacevolmente quei momenti.

A volte capita che le situazioni spingano due o più persone ad interagire per la prima volta e nessuna di queste sappia essere simpatico per creare un ambiente piacevole, in quel momento ognuno si sente di troppo, ognu si sente ridondante e non vede l'ora di prendere una scusa per interrompere quella situazione che tende a creare emozioni negative e questo spingerà ogni singolo partecipante a non ricercare gli altri appena incontrati.

 

Per molte persone il problema simpatia nemmeno si pone, prababilmente perché fra rapporti basati sulla compatibilità e un minimo di simpatia ereditata se la cavano in ogni situazione e anche se andasse male si ripeterebbero "vabbè che mi frega di essere antipatico tanto ho già le persone che mi interessano".

Il problema simpatia si pone per tutte quelle persone che si ritrovano in questi stati:

- non hanno rapporti profondi o comunque non hanno abbastanza rapporti da completare ogni singolo momento della giornata, questo li porta a soffrirne specialmente quando i tentativi di stringere nuovi rapporti falliscono;

- la persona è istrietica e soffre alla possibilità di essere giudicata antipatica, con tutte le possibili conseguenze di ansia, evitamento e sociopatia;

- la persona è espansiva e desidera avere quante più conoscenze e richieste possibile di uscita, anche da declinare.

 

Ci sono tre tipologie di persone che necessitano della simpatia per avere ciò che desiderano, pensate a quanto possa essere problematica la situazione in cui queste persone nemmeno comprendono cosa sia la simpatia, non sapendo come fare ad ottenere ciò che ricercano.

Qui si apre un bivio dove ci sono persone che rimarranno destabilizzate da questa situazione persone che desiderano allargare la loro rete sociale ma non sanno minimamente cosa fare e persone che invece comprendendo cosa sia la simpatia miglioreranno sempre più il loro metodo di rapportarsi così da poter avere ciò che desiderano.

 

Simpatici non ci si nasce ma lo si diventa, qualcuno è "fortunato" e lo diventa durante l'infanzia acquisendo a livello inconscio o semi conscio dei pattern e degli impulsi che riprodotti lo faranno apparire simpatico senza che se ne accorga, altri invece faranno un percorso di adeguamento in età più adulta, altri ancora tutte e due le cose per cercare di cavalcare la loro fortuna per raggiungere livelli elevati di simpatia (quello che probabilmente accade ad attori comici di successo).

 

Fin'ora abbiamo considerato la simpatia come una questione di "essere in grado di produrre un ambiente piacevole", ma c'è anche un'altra variabile da considerare quella delle inibizioni.

Alcune persone potrebbero anche avere la battuta pronta, sapere cosa dire o cosa fare ma a causa della loro sociopatia o a causa di altre varie inbizioni non fare nulla e quindi nonostante potessero essere potenzialmente simpatici, finire comunque per apparire come antipatici.

In questo caso è necessario prima lavorare sulle proprie inibizioni e poi nel caso comprendere il proprio grado di simpatia e nel caso se è necessario lavorarci sopra.

Avere un metodo per apparire simpatici non vuol dire essere infallibili, più il metodo è sviluppato, ampliato e più ci sono probabilità di risultare simpatici a più persone, ma pretendere di essere simpatici a tutti è una follia e un'illusione.

Una persona investe nella simpatia per una questione statistica e di avere maggiori chance possibile, se ad esempio una persona nella sua esistenza incontrerà 1000 persone, avendo investito nella simpatia avrà modo di rivederne 500, se risultasse antipatica potrebbe giocarsele quasi tutte.

 

 

La simpatia è un inganno? Si, la simpatia può essere visto come una sorta inganno, specialmente se fatta consciamente senza inseguire gli impulsi e farlo senza rendersene conto.

La simpatia, specialmente se conscia, può essere considerata coerente? Si, come?

In due modi, il primo riguarda i rapporti che rimarrano sempre superficiali è sufficiente che la persona non sfrutti mai questa simpatia per avere qualcosa, altrimenti sarebbe un mezzo manipolatorio, fino a quando si finge e all'altro si arreca solo piacere non c'è nulla che possa essere considerato incoerente, entrambi si godono il piacevole cazzeggio senza alcun risvolto negativo.

Il secondo riguarda invece riguarda i rapporti più profondi dove la persona nel momento in cui lo instaura getta la maschera e rivela che la sua simpatia era conscia e programmata, cosa che sarà ormai superflua dato che il rapporto si baserà su altro.

"Sono stato inizialmente simpatico con te per poter mandare avanti il rapporto, farti sentire a tuo agio così da avere modo di vedere se ci fossero altre affinità e compatibilità, dato che questo è avvenuto mi piacerebbe comunque gettare la maschera della simpatia intenzionale per mandare avanti il rapporto su questa nuova compatibilità instaurata".

 

 

Il fallimento simpatico e tutti a casa

Quando i rapporti sono basati soltanto sulla simpatia non è raro che capiti la giornata in cui i vari simpatici "falliscano" o non siano dell'umore adatto per intrattenere gli altri e quindi dopo poco si decide di comune accordo di rimandere l'uscita e tornare tutti a casa, un solo episodio infatti raramente è sufficiente per far cambiare idea alle persone, se questo invece accadesse spesso è probabile che nasca antipatia reciproca, ci si consideri antipatici e ci si smetta di cercarsi.

 

Come si stringe amicizia? Come si fa nascere un rapporto?

Sono poche le persone che sanno rispondere in modo accurato e valido a questa domanda, la maggior parte risponde con credenze ingenue come "si stringono in automatico quando sei piccolo" o "è tutto casuale" a dimostrazione di quanto le persone non siano conscie della logica alla base della formazione di nuovi rapporti ed emicizie.

 

Perché alcune persone finiscono per risultare antipatici a molti, per non dire tutti? Se guardiamo da un punto di vista statistico la realtà ci rendiamo conto che la maggior parte della popolazione mediamente finisce per risultare simpatica a qualcuno ed antipatico ad altri, poi ci sono quelle persone che hanno svillupato un metodo conscio ma anche un modo di fare di cui non sono pienamenti consci tale da farle risultare simpatiche a quasi ogni persona con cui interagiscono (almeno all'inizio) e poi troviamo anche quelle persone che invece finiscono per risultare antipatici a chiunque incontrano, la distribuzione è a campana per chi ha un minimo di conoscenza statistica, cioè questi due estremi sono quelli più rari ma esistono mentre la maggior parte della popolazione che corrisponde al centro più alto della campana è quella che più o meno consciamente riesce a risultare simpatico ad un po' di persone anche se non a tutte. Come troviamo una risposta a questa distribuzione statistica per quanto riguarda le persone che risultano antipatiche a tutte? La risposta la troviamo in una particolare tipologia di fallimento educativo che porta la persona a sviluppare delle caratteristiche specifiche che la faranno risultare antipatica ad ogni nuova conoscenza. Quali sono queste caratteristiche? Sono degli automatismi che la persona ha appreso dai suoi educatori e che la portano a dire o fare cose che creano disagio in chi si ha di fronte, rendendo la probabilità di risultare antipatico quasi certa. Pensate ad una persona che la prima cosa che tende a fare nel momento in cui incontra qualcuno è una faccia imbronciata di cui nemmeno potrebbe rendersene conto o la prima cosa che dice risulta apparire stupida o offensiva, non è difficile rendersi conto delle conseguenze che questo abbia.

In questo gruppo ci sono anche le persone inibite che tendono a non parlare e non fare nulla, la simpatia è un lavoro attivo, è necessario essere percepiti come portatori di benessere altrimenti si finirà per risultare anche in questo caso antipatici ad un numero elevato di persone, ma qui a differenza dell'altro punto è possibile essere riconsiderati da qualcuno per empatia, da persone che si rendono conto della problematica e per questo andargli incontro ugualmente o da persone che nel silenzio comunque trovano qualche altra cosa che potrebbe rivelarsi interessante. Tacere e non fare nulla lascia qualche possibilità verso persone che siano più profonde e meno superficiali, ma quando si parla o si agisce e si fa scappare ogni persona lì vuol dire che c'è un problema da risolvere. Come si risolve questo problema? Redendosi conto di ciò che si è, degli automatismi in gioco e di quello che è necessario apprendere per sviluppare un'attitudine alla simpatia più efficace che sostituisca il vecchio modo di fare inconsapevole, euristico ed automatico che generava il problema, mentre per quanto riguarda l'antipatia da inibizione nella maggior parte è sufficiente superare le inibizioni per tornare ad essere una persona nella norma, poi nel caso la persona desiderasse risultare maggiormente simpatica può investire nello sviluppare questa attitudine.

 

 

Simpatia, intraprendenza e imparare dai propri errori

Nell'articolo abbiamo descritto il fenomeno nel quale alcune persone imparino degli automatismi dalle persone che hanno intorno che le facilitano nel generare un contesto simpatico tanto da non arrivarsi mai nemmeno ad arrivare a porsi il problema, per altre persone invece il problema si pone e una volta resesi conto iniziare un percorso di cambiamento, di crescita. Anche qui l'intraprendenza potrebbe giocare un ruolo cruciale dove la persona potrebbe buttarsi in nuovi contesti per testare ciò che progressivamente studia, osserva negli altri, in coloro che più risultano simpatici, partendo dal presupposto che dagli errori commette potrebbe imparare a sua volta.

 

 

Il punto di vista di una persona che non capisce come si diventi simpatici:

"o non capisco, è vero che di per se io sia una persona timida,introversa e molto riservata, e quindi sono tendente allo star da solo...non che lo star da solo in effetti mi crei un qualche fastidio,insomma. 
Allo stesso modo non sono neanche una persona che non parla mai, o che non ha amici. 
No, io parlo, la mia riservatezza non mi permette,certo, di rompere il ghiaccio ma una volta che per motivi più disparati o casuali questo si è rotto di certo con l'altra persona non mi metto a parlare a monosillabi, non mi metto a balbettare, e d'altronde non mi pare neanche che mi metta a dire o fare cose che possano mettermi in cattiva o luce o che possa darmi una cattiva impressione ecc.
Il problema che sorge è che frequentando sale studio, università, ho modo di rapportarmi con le altre persone. 
Normalissimo.
Noto,infatti, che verso di me c'è un comportamento che ora non saprei ben descrivere a parole, però è un che, un'insieme di sguardi, di comportamenti delle altre persone nei miei riguardi, che mi fa presupporre che il mio modo di rapportarmi con le persone, il mio modo di comportarmi, di star a volte, o molte volte da solo sia visto male, insomma che nel complesso il mio comportamento faccia sorgere negli altri una sensazione come per dire "guarda quello che strano".
Forse do l'idea di uno che se la tira, che si fa i cavoli propri e per questa sembri che me la tiri !?
E questo il punto, lo noto, per darvi un esempio pratico in modo che capiate a cosa io voglia intendere...
Essendo io del secondo anno del mio corso di laurea ho avuto modo di conoscere diverse persone del primo anno, così come lo ha fatto anche un mio amico. 
Qui sta il punto, benché io a queste persone le abbia aiutate, nonostante le conoscessi da poco, passando appunti ecc, queste mi rivolgono un saluto circostanziato, ma mai che si mettano a far conversazione e le volte che io prendo l'iniziativa essa ha vita breve, di certo non sono io a concluderla. 
Mentre al mio amico,invece, non solo ci parlano,ridono,scherzano, chiedono consigli sul come per vari esami. 
Io invece è come se non esistessi.
Ecco,con questo non vorrei far passare a voi che io sia geloso o invidioso di questo mio amico, solo che non capisco dove io sbagli.
Perché se sapessi dove stia sbagliando, almeno la mia autocritica avrebbe una sua esistenza logica, un suo senso, qui non capendo l'errore, ammesso che ci sia non so,oltre al piangermi addosso, il come possa riuscire a correggerlo. 
E poi ritorniamo dove la piaga fa più male: RAGAZZE. 

Io non capisco effettivamete il perché e il come certi ragazzi riescano a frequentare e magari fidanzarsi con una ragazza ma anche lo strappare uscite vuoi il per il caffè o altro in una maniera semplice, paradossalmente semplice. 
Cioè come mai queste persone riescono in poco tempo a fidanzarsi, o a frequentarsi mentre io invece rimango come un'ebete con aria fritta nelle mani ?!
Nonostate,ripeto, essi sulla carta, sull'aspetto fisico non siano poi granchè cioè è paradossale ma in una qualche maniera loro riescono a trovarsela la ragazza.
Cioè voglio dire, sono un ragazzo che si reputa carino, cioè per essere più oggettivo possibile vengo e da più ragazze definito come un ragazzo carino, e quindi io attraggo molti sguardi femminili,solo che di sguardi non me ne faccio nulla. 
mi è capitato diverse volte che alcune ragazze prendessero l'iniziativa e facessero loro il primo passo, è arduo che lo faccia io, purtroppo.
Eppure con queste non riuscii a ricavarci manco un caffè, scappavano.
E l'interesse lo mostravano, lo palesavano perfettamente, i segnali di per se erano inequivocabili, eppure scappavano, non si facevano più sentire, per lo meno.
Questo il punto, che relazioni sentimentali voglio creare o ho intenzione di creare se in una qualche maniera, a me ancora oscura, il mio modo di pormi,di rapportarmi, di parlare,forse, fa stancare e scappare una ragazza ancor prima dell'appuntamento, ancor prima di aver inizio la frequentazione. 
Non ci si basa un'intera frequentazione coi giochi di sguardo,che seppur importanti, senza un buon modo di porsi son superflui ed inutili.
Per cui non so davvero come fare, come migliorare il modo di pormi...
come dare una svolta senza finire a fare autocritiche che altro non sono che lagne dal momento che non trovo una soluzione che funzioni e che dia anche un flebile risultato. COME??"

 

 

Un altro racconto dal web di una persona che si rende conto che forse il problema lei:

"Ciao a tutti. Sono una studentessa al terzo anno di università e oltre alle varie preoccupazioni dovute all'imminente tesi/tirocinio/futuro sono oppressa dalla social anxiety. E' un problema che ho da quando ho memoria, non ricordo di essere mai riuscita ad instaurare rapporti con facilità, che fosse a scuola o in altri contesti. Il mio desiderio di conoscere persone, condividere con loro un profondo sentimento di amicizia è bruciante, ma qualcosa va sempre storto. Qualcosa va storto quando inizio una conversazione con un collega di università, qualcosa va storto quando vado a prendere un caffè con le mie amiche... Qualcosa di sbagliato c'è sempre. E so che non è solo autosuggestione, perché se così fosse avrei molti più amici e mi sentirei molto più viva. Invece mi ritrovo con una cerchia di amicizie di un numero così basso da essere imbarazzante, e sono tutte persone che ormai conosco dal liceo e con cui mi sento per abitudine, ma da cui non mi sento affatto compresa. L'unica ancora di salvezza della mia vita è il mio ragazzo, come io abbia fatto a trovarlo è un mistero. Stiamo insieme da due anni ma al momento è via in erasmus, e la sua partenza mi ha tolto la terra da sotto i piedi. Ora mi ritrovo faccia a faccia con la mia solitudine, non posso più ignorarla come facevo quando passavamo giornate intere insieme.
Se solo volessi potrei riempire la mia vita in tanti modi: amo il cinema e potrei impegnare il tempo libero a scrivere, sperimentare o - se fossi in un universo parallelo - a incontrare persone con la mia stessa passione. Ma quest'ultima cosa, malgrado sia quella che più desidero, mi appare come scalare una montagna. 
Mi sento sgradevole agli occhi di tutti. Per fare un esempio, vivo coi miei coinquilini da un anno e mezzo e ancora non ho avuto con nessuno di loro una conversazione degna di chiamarsi tale (uno scambio di sogni, speranze, dettagli più o meno intimi). Per un po' sono andata avanti raccontandomi che avevo sfiga e che mi capitavano intorno solo persone del cazzo. La verità che non volevo vedere è che sono io che non funziono.
Mi sono iscritta a questo forum perché spero che parlando con qualcuno in situazioni simili possa almeno alleviare il peso che sento, o, magari, riempire il mio vuoto."

 

La persona si ritrova ad esistere in un doppio problema dato che essendo una persona espansiva (cioè con desideri sociali)  ma non riesce a raggiungere la rete sociale che desidera si ritrova sia in uno stato di "povertà sociale" sia a redersi conto che il problema è dentro di lei, anche se non comprende esattamente cosa c'è che non va.

 

Indicatori di antipatia:

"Vi capita o vi è mai capitato di trovarvi fuori dal cerchio creato da un gruppo di persone con le quali state/stavate interagendo?
Mi spiego meglio. Vi trovate a parlare, in piedi, con tre o più persone, non importa se per piacere o dovere, e dopo pochi secondi notate che queste hanno formato un cerchio per trovarsi più o meno l'una di fronte all'altra e dire ognuno la sua in modo che ogni volta l'interlocutore di turno possa essere visto dagli altri mentre parla. Ecco, voi siete quella persona che viene sistematicamente tagliata fuori dal cerchio?

A me succede nella stragrande maggioranza dei casi e mi provoca disagio perché mi secca crearmi un spazio e prendere la parola. Inoltre mi chiedo perché mi abbiano lasciato fuori e comincio sentirmi la pecora nera del gruppo."

 

 

Simpatia, portatori di benessere, portatori di malessere e persone non interessanti

class="smallfont">"Quando dico una cosa si crea il silenzio

Nella vita reale quelle poche volte che parlo poi si azzittano tutti..
Nel forum anche se c'è una discussione animata, faccio un intervento e nessuno dice più niente..
ma certo che è strano.. oppure semplicemente stanno tutti a dormire"
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class="smallfont"> 
class="smallfont">Simpatia, ipocrisia e superficialità
class="smallfont">"Siamo tutti diversi e se una persona vuole stare con più persone e starci bene deve necessariamente adattarsi e cambiare per apparire simpatici alle persone desiderate. Non ha senso parlare di coerenza proprio perché sono scenari diversi, se io e te ci vedessimo oggi e ti dicessi A e poi ci rivedessimo domani e ti dicessi B sarei incoerente ma conviene parlare di coerenza quando la persona si sta adattando a scenari diversi per stare bene con persone diverse? Secondo me no. Forse è per questo che tu e i tuoi amici non vi siete capiti, perché tu hai fatto un discorso e vedi dell'incoerenza dove gli altri semplicemente non la vedono, ma vedono una normalità adattativa.
L'ipocrisia è invece inevitabile per chi aspira ad avere numerose amicizie, l'ipocrisia è un lusso che ci si può togliere quando si hanno rapporti profondi e intimi ma è inevitabile per una persona estroversa recitare, è inevitabile o lo si accetta o non lo si accetta.
Secondo me non c'è alcun tradimento con se stessi, forse stai egocentricamente creando un falso problema che riguarda solo te e lo stai attribuendola anche agli altri, un estroverso vede ciò che fa come normale, come un gioco e non si sente minimamente incoerente anzi al contrario si sente realizzato quando vede che il suo modo di giocare gli produce il successo sociale desiderato. Ci sono persone che esagerano con l'ipocrisia e forse lì una critica inizia ad avere senso ma non è un problema generalizzato.
Rispondendo al titolo del tuo topic personalmente penso che avere a che fare con una persona estroversa sia tutta una finzione, ogni rapporto che non preveda una rispettiva conoscenza reciproca è profonda diviene di fatto finto perché le persone si comporteranno in questo rapporto con rituali di circostanza, useranno i loro metodi di adattamento concentrati più all'obbiettivo di rimanere insieme e stare bene non che a conoscersi. Questo però non è un problema perché se esistono rapporti finti esistono anche rapporti che non sono finti e che nascono nel momento in cui ci si apre, ci si conosce e si genera un rapporto più profondo e non necessariamente le due cose si escludono a vicenda, una persona può avere con alcune persone rapporti profondi e con altre rapporti più superficiali. Personalmente non mi peserebbe minimamente vedere che una persona che ha stretto con me un rapporto profondo e si è messa a nudo poi comunque si vada a divertire e faccia l'estroverso in modo più superficiale proprio perché distinguo le due cose, capendo cosa ha detto e ha fatto con me e cosa sta facendo con gli altri. Riuscendo in generale a capire la differenza di rapporti superficiali e profondi con le persone che mi circondano."
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class="smallfont">L'ultimi della lista ovvero le persone meno simpatiche:
class="smallfont"> 
class="smallfont">"Nel corso della mia vita ho ormai avuto diverse conferme del fatto che tendenzialmente sono "l'ultima di cui ci si ricorda", o per dirla in un altro modo "l'ultima della lista".
Proprio oggi sono venuta a conoscenza che una persona che conosco ha fatto una lista che con mia sorpresa contiene anche il mio nome, ma non ho fatto a meno di notare che tra una serie di altri nomi il mio è l'ultimo citato.
Ho avuto sentimenti contrastanti: da un lato sono stata contenta del fatto che questa persona si sia ricordata di me, dall'altro ho notato che come al solito sono l'ultima di cui ci si ricorda e ho sentito quella sensazione di sfiga che mi porto dietro da sempre.
Infatti con queste cose (tra le altre) è sempre stato così, nel 99% dei casi sono stata l'ultima in fatto di liste
l'ultima citata nei bigliettini d'auguri collettivi
l'ultima aggiunta ai (2) gruppi WhatsApp di cui faccio/ho fatto parte
l'ultima scelta nella formazione delle squadre nell'ora di ginnastica
quella scelta per fare qualcosa dopo che tutti hanno detto che non possono
l'ultima di cui ci si ricorda tra tanti altri.
Mi chiedo se sono davvero tanto inutile anonima e insignificante da far pensare solo alla fine "Ah c'è pure Aree".
E' una cosa a cui prima facevo caso "ma non facevo caso" nel senso che mi dicevo che era solo una casualità, che comunque non si mette molta intenzione quando si butta giù una lista di nomi...però la cosa continua a ripresentarsi con una certa costanza e 'sto fatto mi conferma che non si tratta esattamente di casualità.
Ci resto male quando succede perchè alla fine diventa una conferma del fatto che la maggior parte viene ricordata e scelta con più piacere rispetto a me. E state certi che quando si sceglie tra due io sono fissa la seconda."
class="smallfont"> 
class="smallfont">Un altro racconto dal web:
class="smallfont">"nella mia (fino adesso) ho avuto sempre problemi nelle relazioni sociali e non capisco il perché. Sono molto timida, ma questo non vuol dire che non ci provo a stare in mezzo agli altri. Io cerco di circondarmi di persone, ma i miei tentativi sono inutili. Cerco disperatamente di farmi invitare più volte ad uscire, ma sembra che più insisto e più gli altri mi evitano e mi odiano. Se non mando un messaggio a qualcuno di spontanea volontà, nessuno pensa a me e non mi scrive quasi nessuno.
Poi vengo giudicata dalla mia stessa famiglia che mi vede come un caso disperato e dice che non merito per colpa mia... Quando in realtà cerco di fare di tutto per far capire agli altri che esisto anch'io. Vedo in questo periodo che tutti si sono già organizzati su come festeggiare capodanno (senza che io ne sappia nulla), io sto cercando in tutti i modi di farmi invitare, solo che non c'è un cane che mi considera. Ogni anno è quasi sempre la stessa storia."
class="smallfont">Qui si evidenzia come la persona non si renda conto del perché gli altri non la ricercano, non capisce cosa va fatto per essere interessanti ed essere ricercati.
class="smallfont"> 
class="smallfont">"Mi chiedo da un po' di tempo perchè nessuno mi cerca. Perchè non c'è nessuno che mi dica "Se non vieni tu il compleanno lo festeggio un altro giorno" oppure nessuno mi dica se non vieni tu al cinema io non ci vado.

La spiegazione che mi sono dato è che creo disagio..Metto a disagio le persone.
Sento di NON SAPERE come COMPORTARMI con gli altri. Questo mi ha causato un forte evitamento.

Mettendo le altre persone a disagio creo dei buoni presupposti per non creare un rapporto, e di conseguenza non essere chiamato.

Io da parte mia ovviamente non chiamo nessuno anche perchè non saprei cosa dire.

L'unica persona che mi chiama è il mio capo ma anche lì penso che in poco tempo verranno fuori tutti i miei problemi e stati ansiosi per cui si fiderà di altre persone."
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class="smallfont"> 
class="smallfont">Dualismo simpatia e innamoramento
class="smallfont">Con la simpatia si crea quello che si potrebbe definire come un innaoramento di base, cioè la persona diventa piacevole non per qualcosa che ha di specifico che ci interessa ma perché ci si rende conto di come questa comunque sappia darci benessere e sia piacevole, cosa che la farà percepire simpatica e di conseguenza favorirà il richiamarla, mentre l'innamoramento ci suggerisce come la persona avendo trovato qualcosa che per lei ha valore è praticamente scontato che la desidererà, la ricontatterà e tenterà di instaurarci un rapporto amicale o amoroso che sia, arrivando alla situazione descritta dal racconto precedente "se non c'è lui/lei non vengo" dimostrando come la persona sarebbe venuta solo per avere l'occasione di rivedere e instaurare un rapporto con quella persona.
class="smallfont"> 
class="smallfont">"A me durante la mia vita mi è capitato diverse volte di incontrare ragazzi (soprattutto a calcio) che se ne stanno sulle loro manco salutano non ridono mai sembrano sempre arrabbiati ma poi vengo a scoprire che hanno una bella vita sociale con compagnia escono e si divertono (visti con miei occhi)...io non riesco proprio a capire. Cioè io faccio di tutto per essere socievole, saluto sempre, sorrido, cerco di essere altruista insomma una faticaccia eppure non mi vengono nemmeno a parlare o mi invitano a uscire a bere qualcosa...invece a questi qui che se ne stanno lì sulle loro con la faccia da incazzati vanno a parlarci i compagni di squadra. Io mi chiedo ma come è possibile ciò? Questa cosa mi fa arrabbiare molto e allora ho periodi che non saluto e non rido e me ne sto serio ma la cosa non cambia nulla non mi vengono lo stesso a parlare nè niente, che io sia allegro o triste o serio non modifica la reazione di indifferenza nei miei confronti degli altri."
class="smallfont">Questo esempio ci suggerisce come al soggetto sfugga il concetto di simpatia, ma anche quello di valore e adattamento sociale, seguendo metodi di comportamento che non sono efficaci a quanto pare.

FINO A QUI

Mi sento totalmente irrilevante nella vita delle persone,non mi sento cercato e credo che se non esistessi non cambierebbe molto per la maggior parte delle persone che conosco (tanto per far capire,io sono quello che viene dimenticato o avvisato per ultimo quando c'è qualcosa o in generale quando si sta parlando D: ) Pur non essendo completamente solo ho un senso di insoddisfazione,vorrei trovare persone con la quale possa essere me stesso e condividere le mie passioni,tuttavia le mie abilità relazionali sono pessime e non ho idea di dove incominciare per iniziare a fare nuove conoscienze.

 

Le 4 regolee auree della simpatia:

- non generare alcun tipo di risentimento sfruttando il metodo della diplomazia

- conoscere i metodi di base per intrattenere una persona, creare un ambiente piacevole anche senza conoscere nulla di lei e senza condividere nulla;

- non esporre niente che possa far scattare nell'altro senso di inferiorità, l'analogo del primo punto ma su base inconscia invece che conscia;

 

L'errore più grande nella simpatia e di conseguenza anche nell'antipatia potrebbe essere quello di limitarsi a considerare solo eventi intensi nel presente e non considerando che la simpatia e l'antipatia sono stati del rapporto, e alcuni elementi spiacevoli nel tempo potrebbero portare una persona che ci è inizialmente simpatica come antipatica.

La simpatia e la dominanza

Una persona simpatica è anche una persona che conosce il fenomeno per cui le persone sono sensibili alla dominanza e quindi fa in modo di avere un comportamento che non faccia mai sentire l'altro inferiore, ma anche che con una sorta di inganno lo riempia di lusinghe e complimenti che lo facciano sentire superiore così da dargli piacere da dominanza. Questo dimostra il perché la simpatia in parte sia qualcosa da vedere come un inganno e che può essere coerente solo se diventa uno strumento di passaggio per qualcosa di migliore.

 

Quando una persona desidera catturare l'interesse altrui per poter essere ricercato o comunque per avere attenzione su di sé ma non lo ottiene e fa fatica a capire perché/non lo accetta:

"

class="messageTitle">15 minuti di mediocrità

class="messageBody">
Mah, alla fine ho aperto 'sta discussione.
La premessa: leggevo (senza partecipare) i miei forum monotematici (fumetti e derivati) e, come già accaduto in passato, notavo elogi e interesse per discussioni... che avevo iniziato/accennato/proposto anche io tempo fa, ma ottenendo come risultato il totale disinteresse altrui. Questa cosa l'ho notata anche altre volte in passato e penso che la noterò ancora in futuro.
Il fatto: di nuovo, allora, il mio piccolo cervello ha rielaborato la seguente riflessione: non mi si fila nessuno perchè sono troppo avanti o perché sono troppo indietro? Oppure perchè suscito antipatia? O, ancora, perchè le mie opinioni sono talmente mediocri da passare inosservate?

Anche qui su nienteansia mi succede (molto spesso) di sentirmi inutile e mediocre. Di conseguenza, spesso (non sempre, dipende dalla discussione, ma ultimamente capita molto spesso) scrivo post (anche lunghi) e prima di cliccare su "invia risposta" li cancello o li accorcio fino a farli diventare corti ed effettivamente mediocri, di nessuna utilità. Penso: "vabbè, queste cose può scriverle chiunque, sicuramente lo farà qualcun altro, o è stato già fatto, tanto vale non scriverle, in fondo non sono nessuno".
Questo atteggiamento lo applico anche nelle comunicazioni orali. Parlo poco, e solo per dire alcune cose su alcuni argomenti.
E' ovviamente un atteggiamento controproducente, ad esempio ai colloqui di lavoro, ma anche nella mia attività di autore dilettante mi impedisce di fare il salto verso la professionalità, tuttavia non riesco a perderlo.

E mi chiedo veramente: ho poco da dire? Sono vuoto? Mediocre? Boh. C'è da dire che il mio "sogno" (tra molte virgolette), oggi, è proprio quello di avere una vita mediocre (lavoro-casa-hobby solitario (amici e compagna non sono fattori programmabili)): per come sono messo, quella sarebbe già una vita.
Aggiungo che la parola che dico di più in assoluto, almeno da 6 anni a questa parte, è "mah"."

 

 da approfondire

Non c'è nulla di naturale nella simpatia, le persone che lo fanno per impulso o inconsciamente lo fanno comunque perché lo hanno visto fare e hanno appreso inconsciamente quei comportamenti.

Stare con persone antipatiche pur di non restare da soli

 

ANTIPATIA DIRETTA E INDIRETTA, quella indiretta ansce dal fatto di non fare nulla per generare benessere e anche se non siete attivamente promotori di quello che potrebbe essere definita come sofferenza una situazione in cui non 'è benessere viene comunque percepita come non interessante, come strana, ed è come se quel vuoto emotivo finisse per divenire comunque qualcosa di sofferente e da evitare generando quella che è l'antipatia indiretta, ovvero anche se non fai nulla per risultare antipatico, il fatto che non fai nulla anche per risultare simpatico ti porterà indirettamebte a risultare comunque antipatico di fatto, una persona che non verrà ricerata. L'antipatia diretta invece è la conseguenza di azioni che fanno soffrire come azioni che tendono alla dominanza, risentimento e punizione.

 

"Ridi, e il mondo ridera con te, piangi, e piangerai da solo" una frase che in accordo con la teoria espressa in questo articolo potrebbe essere espresso con "sii fonte di benessere e il mondo si avvicinerà a te, sii fonte di malessere e il mondo scapperà via da te".

 

Appunti:

- quale è la differenza fra empatia e simpatia? 

La maggiorparte delle persone si trova in una situazione di mezzo, non sono conscie completamente della simpatia e della logica che vi è dietro ma comunque incosciamente riescono a mantenere una percentuale pari fra persone a cui sono simpatiche e antipatiche, imparando anche qualche "trucchetto".

- l'equilibrio fra simpatia e rapporti autentici

- simpatia a pelle, l'errore empatico

- non c'è solo antipatia o simpatia nei confronti di qualcuno

- l'atteggiamento nella simpatia

- l'errore di dedurre che fare qualcosa per apparire simpatici sia l'equivalente di mettersi in mostra, l'esempio lampante è chi sorride continuamente senza una profonda gioia, quello non è mettersi in mostra ma comunque è un metodo artificiale per apparire più simpatici

- la confusione fra simpatia e compatibilità, cioè parlare di caratteristiche di personalità che ci piacciono o non ci piacciono

 

la stretta correlazione fra simpatia e creatività

la simpatia nei confronti dell'atteggiamento e nei confronti del comportamento)

 

ultima modifica il: 14-02-2019 - 0:36:12
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